sabato 12 febbraio 2011

Yara Gambirasio. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.

E meno male che ci sono gli sportivi, i ragazzi delle scuole e la grande comunità di internet a ricordarci che Yara non è ancora tornata a casa e che, comunque, non si sa che fine abbia fatto. 


Ad un mese dal silenzio stampa gli organi competenti tacciono non diramando neppure la più piccola notizia, neppure un piccolo trafiletto in cui sia scritto che stanno ancora indagando, ed il grosso dei volontari ha fatto ritorno alle proprie case; ora restano gli stanziali di Bergamo, oltre ai carabinieri ed ai poliziotti  sempre presenti, a perlustrare le zone fuori dal raggio di pertinenza cittadino, quelle a 50/60 chilometri da dove la ragazzina è stata rapita. Gli operai del cantiere Mapello, grazie alle temperature benevoli, hanno ripreso nuova spinta e lavorano a pieno regime senza alcun intoppo. Tutto, quindi, a parte le squadre di ricerca impegnate lontano da Brembate, sembra tornato al 25 di novembre, al giorno antecedente la scomparsa della piccola Gambirasio.

Tutto tranne la mobilitazione delle persone comuni che non ha dimenticato e che non vuole dimenticare.

Le ultime manifestazioni di solidarietà, in ordine di tempo, sono state quella degli sportivi, a cominciare dalle squadre di biliardo (presto altre federazioni si uniranno) che hanno deciso di partecipare alle gare con un nastro giallo con su scritto Yara attaccato alla divisa, e quella delle scuole di Bergamo. La prima fiaccolata scolastica, che ha sfilato nel quartiere Loreto, ha visto anche la partecipazione della preside e delle compagne di classe della ragazzina rapita e si è conclusa alla chiesa parocchiale. Di fiaccolate del genere se ne stanno programmando ancora.

Una nuova manifestazione è in programma per domani, domenica 13 Febbraio. Organizzata dal gruppo di sostegno per trovare Yara, che conta su Facebook ben 48.000 iscritti, partirà alle 13 e si dirigerà al Santuario di Caravaggio. Più che una manifestazione sarà un pellegrinaggio per testimoniare l'affetto e la voglia di rivedere in vita la ragazza. Chiunque può partecipare, quindi chi abita in zona se è possibilitato non manchi. Anche in questo caso il simbolo di riconoscimento sarà un nastro giallo appuntato sugli abiti. Gradite le gigantografie e gli striscioni su Yara. Altre iniziative sono partite, partono e partiranno, e chi volesse iscriversi o partecipare puo farlo in ogni momento entrando sullo spazio Facebook del gruppo.

Pertanto la popolazione italiana sta dimostrando di avere a cuore la sorte della piccola. Questo presuppone una più attenta vigilanza giornalistica che non eviti di scrivere per una promessa fatta un mese fa e solo da loro mantenuta. Nei giorni scorsi anche la Polizia svizzera ha chiesto il silenzio stampa sul caso delle gemelline rapite dal padre. Ma non a tempo indeterminato, per quattro giorni. Ed infatti ieri sono tornati a parlare ed hanno confermato la lettera in cui Matthias Schepp aveva confessato alla moglie di aver ucciso le bimbe. Questo è un modo di agire capibile ed agevolabile. Ma quanto stanno facendo alla questura di Bergamo ha dell'assurdo. Il loro ordine ha obbligato i quotidiani maggiori e le televisioni allo sciopero della parola per l'eternità. Non una data da rispettare e nulla da far mai sapere. E' incapibile ed inconcepibile.

Nei giorni scorsi i genitori di Yara sono andati in Procura, probabilmente per avere notizie su quanto si stia facendo per la figlia, il colloquio è durato pochissimo e dopo neppure un'ora si trovavano già sulla via di casa. Io spero che questo li possa convincere a chiedere un ritorno della stampa a Brembate, in barba alle leggi del sindaco (che a mio parere li capirebbe) e nella speranza che questo mese di inutile silenzio non sia stato di giovamento a chi ha rapito la ragazza. Solo i giornalisti seri, quelli che non buttano in pasto all'opinione pubblica il mostro creato a tavolino, possono riuscire a scavare nel territorio e nella mente di chi potrebbe sapere e mai andrà dai carabinieri a riferirlo. Solo pressando il nemico si può sperare di indurlo all'errore. Solo influenzando le emozioni personali si può cercare di far emergere quanto il silenzio sopisce.

Smettiamola con questa farsa che porta nelle stanze del dimenticatoio e svegliamo i segugi che non solo riportano le notizie ma le sviscerano per capire cosa abbiano di importante al loro interno. Al limite la famiglia Gambirasio può accordare la propria fiducia a quella parte dei media che ritengono migliori e più affidabili lasciando fuori dalla loro porta chi credono cerchi di fare lo scoop senza costrutto ma solo per influenzare i dati dell'auditel. In ogni caso basterebbe una loro telefonata per far ripartire quella macchina infernale che se vuole stritola anche i questori costringendoli ad accellerare i tempi. Non si aspetti un altro mese prima di ricominciare, non c'è data di scadenza in questo maledetto silenzio stampa e già i contorni della fotografia si cominciano a deteriorare.

E grazie a Dio che resistono i ragazzi, gli sportivi, ed i gruppi Facebook, altrimenti già sentiremmo nell'aria l'odore rancido del marcio.


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