mercoledì 16 febbraio 2011

Sarah Scazzi. Michele Misseri e il "Libero" pensiero del pregiudizio.

Ieri (martedì) abbiamo constatato come nasce, sboccia, matura e si fa mangiare un pregiudizio. Un quotidiano,  in questo caso parola più idonea di giornale perché per fare un giornale servono giornalisti, abituato da tempo ad ammaestrare tori e bufale, ha sparso il suo frutto all'interno del globo mediatico e tutti gli scribani minori, sottolineasi tutti, ne hanno mangiato come da tanto non ne mangiavano. Chi copia e incolla, o trasmette a colori per il popolo, si è fatto una abbuffata di vecchie frasi, vestite per l'occasione con gli abiti della festa, ed ha propinato agli ultimi indecisi il virus mediatico di cui nessuno sentiva la mancanza, nessuno tranne l'indice di ascolto economico. Il tutto sotto gli occhi assenti di due deputati del PDL che, forse senza colpa alcuna o forse coscientemente, sono stati al carcere di Taranto ed hanno passato pochi secondi sia con il Misseri padre che con la Misseri figlia. Da questo incontro è nato il "Libero pensiero del pregiudizio" ispirato dal desiderio dello scoop.

Così gli scribani, giornalisti è di certo troppo, han creato un articolo cercando i vecchi rimasugli di frasi dette dal contadino, a loro dire ai diversi politici susseguitisi al suo capezzale ma in realtà pensieri personali dei carabinieri che lo hanno in custodia, fra l'altro frasi già smentitie anche dal Galoppa e dalla Bruzzone che le avevano in precedenza sussurrate all'etere (l'essere costretto a dormire sullo sdraio in cucina ed il dover lavare i piatti sporchi ad esempio), ed hanno creato un articolo ad uso e consumo dei tanti personaggi che a bocca aperta non vedevano l'ora di aver qualcosa da dire.  E tutti a scrivere  quanto il quotidiano diretto dai nuovi Robespierre Belpietro e Feltri affermava: "Misseri intervistato da Libero"... ma quando mai!  L'articolo parte con la sensazione che sia uno del quotidiano a fare l'intervista ma poi spiega che non era uno di loro al carcere ma due onorevoli in missione. 

Di certo l'impianto descrittivo, quali i paesaggi ed i colori dei contorni, l'hanno copiato dal libro Cuore del De Amicis. Come il banco di formìca rovinato che al meschino pare una cattedra universitaria, come il paragone del bambino di sei anni che la scuola se la vede solo perchè la incrocia mentre va a lavorare, come il dover far la cresta ai soldi, in età adulta, soldi che gli passava col contagocce la moglie strega, donna che non vorrebbe rivedere neanche da morto, come il cencio sgualcito che il pover uomo era quando viveva in via Deledda e l'essere in carne, pio e da sempre credente, che ora è. Un bel quadretto, non c'è che dire, ed anche studiato bene a tavolino. Un articolo così ben strutturato non è roba di tutti i giorni,  un articolo così pieno di quelle belle parole che portano ad odiare quella schifosa della figlia che tiene sulla sua branda di certo perché colpevole, spifferano a "Libero" i parlamentari in missione, un libro che è tutto un programma e che di sicuro la collega al movente del delitto. Il libro in questione, scrivono, si intitola "Centoeuno motivi perché le donne preferiscono gli stronzi", ma si capisce bene che questo non può essere il titolo perché il perché non ci sta affatto bene. Ed infatti l'autrice, Stefania Nascimbeni, ha messo un "per cui" al posto del perché. Ma queste sono inezie che dimostrano solo la cura usata dagli scribani nello scrivere e nel non controllare quanto scritto. 

Una domanda vorrei porre ai parlamentari: "Avete passato tutto il giorno con i Misseri o siete riusciti a far visita anche agli altri 608 detenuti rinchiusi a Taranto?"

Ma a parte Libero, ad essere onesti, anche La Repubblica di Bari ha pubblicato le frasi riportate dagli stessi parlamentari; e non ha affatto scritto che le ha riportate o prese da altri quotidiani. Prima di farvi sapere quanto hanno scritto e dato per certo il Misseri abbia dichiarato, occorre sapere a chi  quel sant'uomo incarcerato ha fatto tali confidenze. La domanda quindi è: "Chi era il parlamentare ispettivo in visita al carcere con cui il nuovo portatore di stigmate si è confidato?

Si tratta di Francesco Paolo Sisto, avvocato di fama che è iscritto e lavora a Bari ed ha affari in essere, quale difensore, con quasi tutte le istituzioni comunali e provinciali pugliesi a causa di onorevoli condannati, al momento solo in primo grado, di capi della Polizia Municipale condannati o indagati (anche qui uno è stato condannato in primo grado) quindi, per questo, conosce molto bene sia i procuratori che gli avvocati della regione. Fra l'altro non è uno di quelli che frequentano spessissimo le carceri, come i parlamentari radicali ad esempio, e comunque quanto asserisce essergli stato detto, se non aggiustato a scoop, è del tutto irrilevante. Vediamo le parole che avrebbe pronunciato il Misseri in risposta alla domanda: "O lei misero o lei tapino, come è cambiata la sua vita in carcere?"

Risposta riferita dall'avvocato ai giornali: "Le guardie sono sempre gentili, gli infermieri e i dottori pure, ogni mattina a chiedermi come sto. Qui mangio come nei grandi alberghi, la differenza è che adesso, finalmente, ci sto con la testa. E pensare che prima di portarmi qui mi ripetevano frasi minacciose: vedrai, se finirai in galera, là troverai un inferno, ma io qui l'inferno mica l'ho trovato. Semmai l'inferno era prima. Certo mi manca la famiglia, certe volte, a chi non mancherebbe il sangue del tuo sangue, ma io, adesso, sto benissimo qui; perché qui le persone mi vogliono bene e mi rispettano. A casa lavoravo e solo le mazzate mi prendevo. Adesso è tutto finito; guarda le mie mani: lo vedi che non sono più nere di lavoro, sono belle pulite, mai state così bianche le mie mani. Alle tre del mattino mi alzavo per andare in campagna, qui invece posso dormire, riposo, mangio e leggo"

Certo che vien da pensare che l'uomo con l'aureola non ha perso tempo ed  in pochi secondi ha trovato un nuovo amico a cui confidare le proprie disgrazie, o fortune a sentirne le parole riportate. Ma quelle comunicate ai giornalisti saranno state realmente quelle pronunciate? Perché, a guardarle bene, basta togliere qualche parolina per far cambiare tutto il senso al discorso. Proviamo a togliere "semmai l'inferno era prima" che sembra una considerazione fatta a posteriori da altri, e "solo mazzate mi prendevo" che è una frase già sentita nei vari network ad inizio Novembre quando si aspettavano a bocca aperta le sue nuove rivelazioni. Senza queste la confidenza recita:

"Le guardie sono sempre gentili, gli infermieri e i dottori pure, ogni mattina a chiedermi come sto. Qui mangio come nei grandi alberghi; la differenza è che adesso, finalmente, ci sto con la testa. E pensare che prima di portarmi qui mi ripetevano frasi minacciose: vedrai, se finirai in galera, là troverai un inferno, ma io qui l'inferno mica l'ho trovato. Certo mi manca la famiglia, certe volte, a chi non mancherebbe il sangue del tuo sangue, ma io, adesso, sto benissimo qui; perché qui le persone mi vogliono bene e mi rispettano. A casa lavoravo. Adesso è tutto finito; guarda le mie mani: lo vedi che non sono più nere di lavoro, sono belle pulite, mai state così bianche le mie mani. Alle tre del mattino mi alzavo per andare in campagna, qui invece posso dormire, riposo, mangio e leggo"

Un succo molto diverso dal precedente... ed anche più logico non vi pare? Ed allora mi piacerebbe che qualche giornalista andasse dall'altra parlamentare, la dottoressa Melania Rizzoli, a chiedere se è vero che era presente al colloquio e se le parole erano realmente quelle riportate sui giornali. Pensate che qualcuno ci andrà?

Io credo di no. Ed il motivo è chiaro. Come ho già scritto il patibolo è già stato preparato ed altro non si aspetta se non il pollice. Il verso già si sa quale sarà. Tante frasi e titoloni  di oggi lo dimostrano. Ad esempio dopo la ricognizione del duo alla casa del Misseri il titolo più gettonato fra i quotidiani pugliesi è stato: "I legali della famiglia Scazzi: Uccisa in casa e portata in garage". Salvo andare poi a leggere e negli articoli, fra l'altro mal copiati da testate maggiori, nessun riferimento portava a quanto il titolo faceva credere. In altri casi si dava in modo singolare la notizia della porta. Ad esempio c'è chi ha scritto;"In casa Misseri spunta una porta che va al garage". Cosa dire se non andatevene al bagno a leggere più giornali che è meglio? 

Chiedersi il motivo di queste caciare non serve, ormai s'è capito. Viviamo in una società strana, una società in cui la vita e la dignità umana valgono molto meno dei pochi euro in più che quattro parole ti possono far realizzare. E le persone comuni che abitano lontano dagli scrupoli, nella sicurezza dettata  e scritta da altri, vivendo il pregiudizio non fanno altro che avvalorare la suddetta convinzione. 
Nulla va come deve andare. Lo dimostra anche la Cassazione, a cui s'è appellato l'avvocato Coppi perché decida se è giusto o no che la Misseri resti in carcere, che dapprima aveva datato l'udienza al 12 Febbraio e che ora, dopo probabili sollecitazioni, ha spostato il tutto al 17 Maggio.

Tanto, avranno pensato, un giorno in più o un giorno in meno... qual'è il problema.


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20 commenti:

Manlio Tummolo ha detto...

Egregio Prati,
la Sua analisi è ottima, ma direi di spingerla più in là. Queste pretese confessioni che, in ogni caso dimostrerebbero l'incoerenza dell'uomo anche nel momento stesso in cui sta parlando (ha nostalgia della famiglia dove prendeva "mazzate"), sono molto rielaborate in quanto la veste relativamente corretta non è quella di un uomo, abituato solo a zappare terra e a seppellire i morti, che fa fatica a leggere, scrivere e parlare, come si nota nei vari verbali di interrogatorio. Un'altra cosa strana: oltre che non andare a trovare gli altri detenuti, perché i signori onorevoli non ci riportano anche quanto detto da Sabrina Misseri ? Forse perché non rientrava nell'untuoso quadro della sana vita carceraria a Taranto ?

Unknown ha detto...

Avrei potuto portarla più avanti, gli spunti c'erano eccome, ma esigenze di spazio mi hanno costretto a restringere. Di Sabrina non hanno detto perché in cella non era presente; hanno visto il libro, l'hanno vista parlare coi suoi avvocati all'auditorio ma non hanno trovato cinque minuti per tornare da lei in seguito.
Forse perché non è piacevole parlare con chi si crede essere un assassino. Ciao.

Anonimo ha detto...

Caro Massimo
ti ho letto in maniera "globale" oltre quel di Avetrana , e devo dirti che condivido ogni virgola delle tue affermazioni.
La "diarrea" mediatica (consentimi la scurrilità, ma a volte è necessaria) che giornalmente evacuano per confonderci le idee, offendere la nostra dignità oltre che, naturalmente, l'intelligenza, ha come obiettivo lo "svilimento" delle nostre anime,l'annientamento delle nostre coscienze, in altre parole LA DISTRUZIONE
di QUELL'UMANITA' PENSANTE E SPERANZOSA, CHE COSTRUISCE SOGNI, Dà VOCE AI CAMBIAMENTI POSSIBILI, Dà SPAZIO AL COLLETTIVO .Tutto questo POLITICAMENTE viene espresso dalla parola DEMOCRAZIA.

P.S. Dimenticavo ... poiché sono donna, ed anche una donna sessualmente abusata dallo zio acquisito di parte materna, non ho una risonanza positiva dalla notizia che il carcere, per il Sig.Misseri sia migliore di un albergo.
Deve tuttavia essere anche chiaro che sono totalmente a sfavore della pena di morte e correlati, oltre al fatto che dopo tanto tempo ho ampiamente elaborato l'episodio citato, ma ciò che colpisce è L'ASSENZA DI COSCIENZA DI QUESTE PERSONE CHE RIEMPIONO I GIORNALI CON LA LORO INDECENZA CORROTTA DI USIGNOLI DELL'IMPERATORE..

Anonimo ha detto...

Io per la verità, non capisco perché si insista a dire che Misseri sta in cella, mentre è in isolamento in infermeria dal 1° di febbraio, da quando è sotto il provvedimento di “limitazione” della corrispondenza. Pertanto, leggendo dal “Nuovo quotidiano di Puglia”, ho interpretato le frasi nel senso che quando dice “ora” si riferisce alla sua sistemazione nell’infermeria (dove infermieri e dottori lo coccolano) e quando dice “prima” si riferisce alla cella. E quando dice: «E pensare che prima di portarmi qui mi ripetevano parole minacciose: ”Vedrai, se finirai in galera, là troverai un inferno”. Ma io qui l’inferno mica ce l’ho trovato sai? Semmai l’inferno era prima» si riferisce sempre a quando era in cella di isolamento, quando i secondini o le altre voci dai corridoi gli facevano arrivare messaggi di paura, e dove la cella era spesso perquisita, a tutte le ore specie di notte, mentre in infermeria questo inferno non c’è. Infatti essere trasferiti in infermeria è un’aspirazione di molti detenuti. Del resto, ricordo che anche in occasione della precedente visita di un consigliere regionale pugliese, che vide Michele sempre (anzi, ancora) in infermeria, dove l’avevano sistemato dopo il 16 ottobre, e Sabrina in cella, entrambi dissero che si trovavano “bene”. Loro e altri detenuti avrebbero potuto liberamente lamentarsi di qualche cosa? Mimosa

Unknown ha detto...

Vedi che comunque qualcuno che non è sotto spirito ancora c'è?

La Democrazia al mondo non c'è mai stata, o se c'è stata non è mai stata ad appannaggio di tutti. L'uomo è malleabile, l'ho gia scritto, e si compra con poco. Sia in senso figurato che fisico, basta leggere i giornali che seguono e parlano della politica ultraridicola. Ci stanno plagiando ad uso e consumo economico e noi ci adagiamo perché è più facile vivere così, in gregge.

Sono contento che tu abbia elaborato quanto accadutoti, significa che la personalità e l'intelligenza non ti mancano. Che nonostante il dolore hai cercato di trovare in te la forza di fidarti. Non stupirti dell'assenza di coscienza, certa gente l'ha lasciata sulle piste da sci o nell'albergo di Ibiza, in quei luoghi che economicamente forse non potrebbero permettersi se ne avessero una.

Ciao, Massimo

Unknown ha detto...

La cella dell'infermeria, Mimosa, è comunque una cella, senza troppi rumori di sottofondo ma cella. Per quanto riguarda le sue parole non credo si riferisse al prima di cui parli tu.

Se sottiliziamo, cosa che nell'articolo non ho potuto fare perché mi sarebbe venuto troppo lungo, ed andiamo a prendere alcune sue parole c'è molto da discutere; fra l'altro devi tener presente ciò che i pregiudizievoli non hanno voluto capire, che l'onorevole non può aver riportato alla lettera quanto saputo, mica è un registratore, ma come il gioco del telefono senza fili ha aggiunto qualcosa di suo e rimosso ciò che per la sua mente era insignificante.

E sta anche qui l'errore del quotidiano. Un intervista la registri mentre le frasi riportate sono discutibili in tutti i sensi. Se fossero stati onesti avrebbero intitolato l'articolo "intervista all'avvocato francesco paolo sisto".

Ma torniamo a sottilizzare. Chi secondo te gli ha detto "vedrai quando finirai in galera che inferno troverai?" Ed inoltre, quando e per quale motivo gli è stato detto?

Non è stato prima di essere arrestato, altrimenti significherebbe che qualcuno sapeva. Non al momento degli interrogatori, perché non aveva senso spaventarlo se volevano che parlasse. Quindi cosa e chi rimane? Forse la frase gli è stata detta quando era nella infermeria la prima volta? Forse alla frase va aggiunto un "veramente" tanto da farla diventare "vedrai quando finirai veramente in galera?".

Chi lo incontrava allora? E quale motivo aveva per spaventarlo?

Ci sei arrivata da sola, ne sono certo. Devi ragionare cercando di entrare nella mente di un avvocato. Lui sa che la galera vera, quella che tocca ad un condannato dopo il processo, sarà dura. Se ti cambiano carcere è pegio, ma anche non bambiandolo ti mettono dove stai peggio, ti mandano comunque in una cella comune con altri 4 o 5 detenuti.

A quel punto devi imparare a convivere con gli altri e, forse, anche con la violenza degli altri. Per uno che non ha mai convissuto in casa propria che trauma sarà?

Ed allora partiamo di qui, poi mi fermo altrimenti vado dritto ed occupo tutti gli spazi. Chi poteva minacciarlo lo abbiamo capito, a quale scopo lo si può intuire. Pertanto accumunando questa frase alla prima lettera in cui parla di ricatti e minacce possiamo chiudere il cerchio e dire di avere dato ad almeno una domanda una soluzione logica.

Lasciamolo star bene adesso il contadino di Avetrana perché ancora non ha realizzato cosa sia davvero la galera.

Presto realizzerà ed allora vorrei tornasse il Sisto a porgli domande.

Anonimo ha detto...

E se la frase della galera gli fosse invece stata detta dalla sua famiglia quando ha fatto ritrovare il telefonino.....

Anonimo ha detto...

Caro Massimo, non vorrei essere passata per ingenua, so benissimo che l'infermeria = carcere, ma non è certo la cella a fianco di altre celle che si affacciano su un corridoio in cui rimbombano i passi dei secondini, con l’eco delle porte di ferro che sbattono, con il via vai rumoroso degli altri detenuti, ecc. ecc. e quel che ne consegue e che non posso neanche immaginarmi! Misseri aveva detto già la prima volta che in infermeria si trovava bene (quando gli davano le medicine, che lo tranquillizzavano … e lo intontirono), ti ricordi che allora i giornali scrissero che aveva rifiutato il televisore e i giornali che gli erano stati offerti e questo alla faccia dell'isolamento! Il resto dei tuoi commenti è perfettamente in linea con le valutazioni che mi sono fatta io (compresa la questione del telefono senza fili, compreso il fatto che la galera ancora lui non l’ha provata) – sono impressionata nel ritrovare quasi le mie stesse parole, mi hai letto nel pensiero stamattina :-)? Però, se non leggo male, tutto il resto della tua risposta conferma le mie interpretazioni riguardo al “prima”. Mimosa

Anonimo ha detto...

Caro Massimo
la democrazia la si costruisce ed è frutto di un processo di civiltà.
Il concetto di utopia deve essere rivisitato alla luce delle numerose distopie ( le utopie in negativo) che ci vengono offerte come modelli.
Continuo a coltivare e a costruire quel piccolo spazio di civiltà che mi compete e lo unisco al lavoro collettivo nel quale tanti miei simili perseverano.

Unknown ha detto...

Hai ragione, ma a mio modo di vedere è il concetto di civiltà che in molti manca. Sarebbe bello tutti facessero come te e come me e la coltivassero rapportandola ed unendola ad altre creando collettivi sempre più vasti.

Ma forse sono solo pessimista...
Ciao

Unknown ha detto...

Ciao Mimosa. Non volevo farti passare per ingenua, volevo solo calcare il concetto e fare notare che fra cella e cella e cella (infermeria, isolamento, comune) c'è molta differenza ed il Misseri ancora non lo ha capito nonostante il suo ex avvocato gliel'abbia, a mio parere, spiegato anche in termini "spinti".

Leggere i pensieri è il mio hobby e quando entro in menti come le tue mi si illumina il sorriso.

Il problema sorge grave quando entro in altre teste... non mi chiedere quali. Ciao, Massimo

Manlio Tummolo ha detto...

Torno alle frasi incoerenti del Misseri, alle quali, chi ha riportato, ha dato una struttura sintattica e terminologica più corretta del reale e consueto frasario del Misseri. Tra le altre cose, c'è una sparata assai curiosa, che il poverino, eternamente perseguitato dai suoi familiari, seviziato, torturato, disprezzato, fin dal 1974 (!!!) non aveva potuto comprarsi un paio d'occhiali decenti. Alcune forumiste de "Il Quotidiano di Puglia" che frizzanno all'idea di cadergli presto tra le braccia per consolarlo dei lunghi patimenti, e lo rappresentano come un uomo tormentato dalle donne (e la solidarietà femminile, la dignità femminile tanto vantata ieri l'altro nelle grandi adunate di "Se non ora, quando ?" dov'è ?), mostrano appunto la terribile Cosima Serrano come una sorta di matrigna di Cenerentola (nel caso specifico, un "Cenerentolo" padre), con le figlie non meno feroci di lei, che si compra occhiali di lusso, mentre il povero geme nell'inedia. Ma mi pare che sfugga a tutti un semplice dato biografico. Michele Misseri è nel 58° anno di vita, dunque nel 1971 doveva avere tra i 21 e i 22 anni d'età (allora io ne avevo 26, tanto per dire). Era già sposato ? Erano già nate e ben cresciute le due figlie (le quali, allora, depisterebbero la Procura anche sulla loro vera età di nascita, evidentemente ben più antica di quanto risulta sulla stampa), per poter impedire al loro buon padre angariato di comprarsi un paio d'occhiali nuovo, con tutti gli annessi della vicenda. La verità, caro Prati, è come un iceberg, la gran parte si cela sotto l'acqua ma la cima, che nondimeno è grossa, emerge comunque. Qui la punta dell'iceberg di questo incontro in gran parte fantasioso (aspettiamoci pure che venga presto smentito, non sarebbe la prima vola nella vicenda) consiste, oltre che nel linguaggio ben parafrasato, soprattutto in questa data ridicola: il 1974 dista da noi ormai 37 anni, non 10 e neppure 23.

Unknown ha detto...

Rispondo all'anonimo delle 16:06. Scusa se non l'ho fatto prima ma non l'avevo letto.

Può essere, anche se un poco è ferruginosa, un'altra chiave di lettura; non la condivido ma immagino che vista dalla parte colpevolista ci stia e possa essere giustificabile ed allo stesso modo possa ampliare lo scenario inserendovi all'interno anche la moglie.

Vedremo prossimamente se ci saranno sviluppi in tal senso o in senso inverso. Ciao, Massimo.

Unknown ha detto...

Ciao Manlio. Come sempre condivido le tue analisi e ti dico qui anche la meta del Saggio che finora ho letto. Lucido e chiaro come pochi.

Anonimo ha detto...

E' una delizia leggere te e Manlio! Dov'è finita Norma? Un abbraccio a tutti, a presto! Mimosa

Anonimo ha detto...

A proposito di quanto asserito da Manlio Tummolo :
Ricordo di aver sentito tempo addietro una "precisazione "sui lavori svolti dal Misseri in Germania: non ha MAI seppellito morti, ma per un brevissimo lasso di tempo ha semplicemente fatto qualche lavoretto credo di scavo presso un cimitero. Tutto quà. Non rendiamo le cose più tragiche di quanto non siano, solo per far colpo sull'immaginario da thriller
della gente, per favore.
E comunque io continuo ad essere convinta dell'innocenza - almeno per quanto riguarda l'omicidio vero e proprio - del povero contadino di Avetrana.
Mi auguro che la piccola Sarah possa presto riposare davvero in pace, venendo a galla la verità.

Unknown ha detto...

E'vero, che non era un becchino lo ha detto la figlia Valentina in una trasmissione televisiva, non ricordo se a chi l'ha visto o ad un'altra.

E' giusto tu abbia un tuo pensiero d'innocenza se, come mi pare di capire dalle tue parole, ti viene dal cuore. Magari è quello giusto.

Anche a me piacerebbe venisse a galla la verità, qualunque essa sia, e tutti immagino ci auguriamo possa Sarah riposare in pace, visto cosa purtroppo ha dovuto subire da viva è il minimo che si merita.

Ciao, Massimo.

Manlio Tummolo ha detto...

Immagino che la figlia di Misseri, Valentina, non si senta onorata di aver un padre necroforo, lavoro in sé non solo necessario ma nobile, perché la sepoltura dei morti ed il loro culto, è fatto religioso ancor prima che igienico. Su questa professione, che nulla ha di thriller, è affermata dallo stesso Misseri nel verbale di incidente probatorio, il quale è (o si pretenderebbe che fosse) la cristallizzazione della sua versione. Per quanto mi risulta, dunque, l'affermazione è incontrovertibile. Che la figlia lo sapesse o meno, non posso ovviamente dirlo. Dico, ripeto e confermo quanto è scritto nel relativo verbale.

Anonimo ha detto...

Terribile quanto pare emergere dal programma tv di oggi "Pomeriggio sul 2" : pare che tutti gli avvocati del caso di Avetrana propenderebbero per un finale pari a quello del famoso caso Bebawi, ricordate? Niente prove concrete,e allora TUTTI A CASA! Non cesserebbe quindi mai il grido strozzato della piccola vittima nè l'urlo dal cuore straziato di mamma Concetta senza la verità e il giusto castigo. E io, credetemi, mi aggiungo a loro e non so' darmi pace.

Unknown ha detto...

Non ascoltare quei personaggi che parlano solo per fare star male le persone che credono nella giustizia. Non capiterà mai più un caso Bebawi in Italia proprio perché quel caso ha fatto troppo scalpore. Qualcuno pagherà, sia la persona giusta o quella sbagliata.

Se sarà quella giusta finirà nel dimenticatoio, se sarà quella sbagliata fra una decina d'anni spunteranno fuori le prove della sua innocenza, come capitato per tanti altri casi, e questa persona avrà pagato un conto non suo ma potrà girare a testa alta.

Di certo le persone che oggi parlano e dicono cavolate in tivu, condannando per scoop a prescindere e trascinando per stima chi le vede dal di qua dello schermo, non sentiranno i morsi nella coscienza per ciò che hanno detto... ciao, Massimo.