lunedì 27 dicembre 2010

Il Reato d'opinione in Cina è prassi comune, ma la grande informazione mondiale preferisce non farci sapere quali torture siano riservate a chi dice ciò che pensa...

Forse nessuno di voi conosce lo scrittore Zhang Lin, e forse non sapete che ha passato quasi 5 anni della sua vita nei Laogai, esattamente dal Dicembre 2004 all'Agosto 2009. Ma forse non conoscete neppure i Laogai. 
Avete presente i campi di concentramento dove la gente veniva mandata a morire? Sapete che c'era una industria farmaceutica che pagava gli sterminatori tedeschi di stazza ai campi per poter condurre esperimenti sui prigionieri sani? Bene, i Laogai sono paragonabili a tali luoghi. Scusate, non vi ho detto dove queste prigioni governative sono disloccate. 

In Cina esistono oltre 1000 Laogai, ma non sono catalogabili perché cambiano di anno in anno la loro ubicazione. Mettiamo che l'America, o il comitato olimpico prima delle olimpiadi ad esempio, protesti per le condizioni inumane in cui versano i detenuti di una delle tante strutture presenti nelle città del nord, il governo cinese che fa? Non fa una piega, chiede scusa e ne chiude dieci di quei lager. Il problema è che in quindici giorni li riapre tutti in altri quartieri!

Ma a cosa servono questi pseudo-carceri? Ufficialmente sono istituti di correzione che dovrebbero fungere anche da ricovero per chi viene trovato in clandestinità, le ragazze abbandonate dalla famiglia proprio perché femmine ad esempio. Realmente sono lager in cui viene recluso, oltre a chi vagabonda, anche chi esprime opinioni contrarie al regime. All'interno di questi luoghi vige un controllo totale da parte delle forze del partito comunista cinese. I reclusi vengono mandati a lavorare, fino a 18 ore al giorno, e con il ricavato si pagano l'alloggio. Se c'è chi ci muore, e non si sa a chi dare il corpo, prima della cremazione tutti i suoi organi vengono venduti, per ripagare il Laogai dell'ospitatità, perché tutto di un essere umano è utilizzabile, specialmente in campo farmaceutico e cosmetico.

Però i lager cinesi ingoiano al loro interno anche le realtà culturali che hanno passato anni ed anni a leggere e a scrivere. E ritorniamo a Zhang Lin. In Cina c'è una regola da rispettare, una regola che vuole obbedienza assoluta al pensiero di regime. All'incirca come da noi e in Germania negli anni '30 e '40. Chi viola questa regola viene punito senza processo. Oddio no, un processo ci dovrebbe essere. Il problema è che agli avvocati dei dissidenti viene regolarmente revocata la licenza prima che il dibattito in aula abbia inizio. Per cui gli scrittori che vengono incarcerati non hanno la possibiltà di difendersi e restano isolati in stanze studiate per loro in balia di psichiatri e bellimbusti di vario genere che hanno il compito di far loro un vero e proprio lavaggio del cervello.

L'uomo di cui parlo era conosciuto anche all'estero in quanto collaboratore di diversi siti internet. La sua opinione era chiara già da tempo ma si è aspettato che un complesso rock cinese mettesse in musica una sua poesia per incarcerarlo. Al suo avvocato è stata revocata la licenza e lui ha vissuto senza avere contatti col mondo esterno per anni. E' una mia personalissima gioia inserire in questo blog parte di un suo scritto pubblicato in Cina e in America dopo la sua scarcerazione. Zhang Lin parla di cosa ha lasciato il Laogai a lui e ad altri forse meglio di lui. Fatevene una vostra personale opinione leggendolo.

"Vivere in un campo di lavoro è stato terribile, come un viaggio nell'inferno della Divina Commedia. Dentro i Laogai c'è tutto ciò che ha dipinto Dante, la sola eccezione è la mancanza dei politici. Oltre alla vita dura, alla tortura fisica, alle malattie, alla distruzione, c'è lo spirito del dolore, della sofferenza dell'anima, l'anima della tragedia. Non ci sono amici e neppure compagni. Solo rifiuti umani e la nuda brutalità della dittatura degli animali che toglie all'essere la normale natura umana. La razza più infame del mondo, la più offensiva, non è altro la Cina continentale. Lupi al potere in questo tipo di ambiente in cui la belva si mostra come non è, pura ed elegante. Mi serviranno anni per ricominciare perché quella esperienza, dopo essere stato torturato, mi ha lasciato complicazioni e complessi. Il primo è l'ansia. Sembra impossibile ma il campo di lavoro cinese non è una prigione sudafricana; Nelson Mandela ha sempre ricevuto un trattamento umano, poteva leggere i giornali e le riviste di tutto il mondo, poteva comunicare con gli amici al telefono, gli era possibile incontrarli, lui e sua moglie potevano vedersi più volte ogni settimana, una pura e semplice reclusione.
Nel campo di lavoro cinese si è completamente schiavi, senza alcun diritto, il vivere quotidiano è la minaccia del terrore. Come non soffrire di disturbi d'ansia nel corso del tempo a causa della depressione, dell'ingiustizia, dell'odio degli altri. Si è immersi nella passione che a nessuno interessa. Ai processi nessuno ha pietà di noi, nessuno ci aiuta, e veniamo condannati quali spie o ladri e ogni occasione è buona per attaccarci di fronte al popolo. La detenzione rende schiavi assoluti e non si può decidere nulla per se stessi o per altri; peggio ancora non ti permette neppure il pensiero perché in ogni minuto, per tutte le ore del giorno, c'è una disposizione che ti riguarda e che occorre rispettare perché si è soggetti ad approvazione. Praticamente si vive come bestie da soma, si diventa una macchina che esegue i comandi sulla linea, in caso contrario sai che ti spetta la morte. Ti abitui a resistere a tutto, a tutto ciò che è ostile, e diventi un monaco di clausura che medita solo seduto in un angolo. Col tempo sviluppi l'abitudine del solitario che non vuole sentire ciò che dicono gli altri, che non vuole interagire con la gente; ed è questo ciò che si vuole. In tale stato come si potrebbe, una volta liberi, esercitare una qualsiasi attività politica? Persone così ne ho incontrate tante nei Laogai. Uomini che potevano essere leader politici e che ora non riescono a concentrarsi, bevono alcolici in continuazione e non mettono insieme più di cento parole, scrittori che non riescono più a finire un articolo. Persone che erano filosofi che ora passano le ore su una sedia rotta fumando e bevendo, persone che erano riuscite a toccare il punto cruciale del governo cinese e che in un colpo solo potevano rovesciare il Partito comunista. Altre, dopo più di un anno, hanno avuto un discreto recupero; in primo luogo hanno recuperato molti dati della loro memoria, hanno ristabilito un pensiero coerente e non intermittente; prima dormivano in piedi, perché abituati dai torturatori dei Laogai, ora riescono a sedersi ed a leggere un intero articolo di giornale."

Che dire? Il reato di opinione esiste e resiste nel tempo ed andrebbe al più presto abolito. Ma la Cina è immensa e sottomessa ad un regime che ha collusioni coi politici di tutte le nazioni, grazie alle enormi possibilità economiche, che non hanno un reale interesse nel modificare le ingiustizie che minuto dopo minuto si verificano nel paese del sol levante, forse perché anche nei loro Stati ci sono scheletri nascosti, e che sussurrano, anziché urlarla, la rabbia della parte civile del mondo. Gli altri, cioè noi, non possono far altro che parlarne sperando di non venire inseriti nella lista gialla del governo di Pechino, lo stesso che ha oscurato i siti cinesi che parlavano dei Laogai.

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