venerdì 13 settembre 2013

Claudio Grigoletto: un assassino o un mostro?


Non c'erano assassini alternativi e la procura aveva individuato quello giusto. Claudio Grigoletto ha ucciso Marilia Rodrigues dimostrando ancora una volta che non esistono i delitti perfetti, che non è possibile uccidere una persona senza lasciare tracce sul luogo dell'omicidio. Per quale motivo ha ucciso e come davvero l'ha fatto? La verità non la dirà mai e quella che ha dato a chi lo ascoltava in carcere (abbiamo litigato e lottato poi a Marilia son prese le convulsioni e ho cercato di aiutarla prendendola per il collo ma ha sbattuto la testa), causa le sue bugie ora risulta scadente e priva di argomentazioni a supporto: perché non ha chiesto aiuto quando la donna si è sentita male? Perché non ha chiamato un'ambulanza e raccontato ai carabinieri quanto accaduto, invece di lavarsi e andare a Bedizzole come se nulla fosse accaduto? Il procuratore di Brescia ha parlato di una ricostruzione poco convincente, ma è stato magnanimo dato che è lampante il fatto che dopo aver perso la capra (la libertà), il Grigoletto sta cercando di salvare almeno i cavoli. Inoltre si può intuire il motivo per cui ha confessato. Di certo pressato dai suoi avvocati, che per lui cercavano di operare al meglio (ai legali non piace difendere gli assassini e preferiscono ottenere sgravi di pena piuttosto che ergastoli sicuri), ha capito che le risultanze del Ris lo avrebbero sotterrato in una cella per oltre trent'anni ed ha preferito anticipare i referti delle perizie, così da poter chiedere agevolazioni in fase processuale e in carcere. Agevolazioni che a mio modo di vedere non merita; anzi, vista la sua mente criminale e una coscienza inesistente, perché capace di nascondere un simile omicidio dietro una finta normalità, all'ergastolo aggiungerei i lavori forzati.

Questo perché la ricostruzione della procura, secondo le ultime indiscrezioni, ci dice che l'uomo ha aggredito la donna subito dopo l'una del pomeriggio e che nell'Ipod del Grigoletto ci sono "tracce sicure" che lo posizionano a Gambara anche dopo l'orario della morte. Inoltre le anticipazioni del Ris, guarda caso uscite in contemporanea alla sua richiesta di essere ascoltato dal Pm, confermano che le tracce ematiche presenti nell'appartamento, sul divano e sul pavimento (tante le impronte di una sua scarpa), contengono il sangue di entrambi. Quindi, non essendoci una soluzione diversa e un diverso assassino, l'unica possibilità rimasta al pilota per scontare in carcere una decina d'anni in meno era quella di confessare un omicidio preterintenzionale prima della relazione finale dei periti. Ed io mi domando: davvero chi confessa merita di non restare in carcere per sempre? Davvero la nostra legge gli consentirà, dato che ora è reo confesso, di usufruire dell'abbreviato e risparmiarsi le aggravanti guadagnando anche anni dal fatto che ha "collaborato"? A mio parere non è giusto, perché l'ammettere a quindici giorni dal fatto, dopo aver mentito negando l'evidenza, di essere l'involontaria causa del decesso di Marilia, per come la vedo autorizza l'ipotesi investigativa peggiore fra quelle che si possono formulare.

Per me lui non dirà mai la verità, come ha capito il procuratore Ambrogio Cassiani, perché se parlasse del suo vero piano (quello che ora mi appare il più probabile) potrebbe portarsi in tribunale anche il reato di tentata strage. Ma a questo punto, visto che non ammette neppure un delitto d'impeto dovuto all'ira del momento - a cui si poteva persino fingere di credere se prima dell'autopsia avesse parlato di convulsioni e se l'orario della morte è davvero sulle 13.00 (in questo caso le quasi sei ore trascorse nei pensieri, il volo con l'allievo è partito alle 19.00, avrebbero potuto convincerlo a "provarci", a tentare di dichiararsi innocente per vedere come "andava a finire") - è chiaro che la sua intenzione finale era quella di far esplodere l'ufficio... o perlomeno di bruciarlo mettendo comunque in pericolo anche chi abita nei caseggiati fra cui è situato. Quindi è a causa del gas che si può parlare di un omicidio premeditato ideato in maniera criminale per portare alla morte una vittima designata, una madre che in grembo aveva un figlio (il figlio dell'assassino). La premeditazione non si evince dalla bottiglia di acido acquistato, che non aveva in sé alcuna impronta di Marilia, ma dalla chiave inglese entrata in ufficio col Grigoletto e uscita assieme a lui. Come pensarla diversamente? Voleva uccidere e a mio parere voleva si pensasse, vista la chiave non lasciata in loco, a un incidente più che a un suicidio... magari a una caldaia difettosa. Se non avesse voluto far capitare una tragedia, se si fosse trattato di un omicidio preterintenzionale, sapendo del gas in quell'ufficio sarebbe potuto tornare, di sera o di notte, per aprire le finestre e... perché no, chiamare i carabinieri e confessare.

Se si guarda il tutto sotto la nuova luce dettata dalla confessione seguita a quindici giorni di menzogne, ora pare chiaro che la sua intenzione finale fosse quella di bruciare a tutti i costi, oltre al corpo che poco poteva poi dire al patologo, le tante tracce lasciate grazie alla resistenza della sua vittima. In poche parole, l'unica ricostruzione che in tribunale risulterà credibile è quella che vede il Grigoletto mettere le mani al collo di Marilia perché i colpi alla testa non l'avevano stordita e perché non era riuscito a farle bere l'acido... col quale si era pure ferito la mano. Forse lei non aveva più fiducia in lui e stava sulla difensiva. Forse lo aveva visto strano. Di certo durante l'aggressione ha capito che la sua vita stava finendo, che non sarebbe mai diventata madre e non avrebbe mai cresciuto suo figlio. E se è crudele e aberrante togliere la vita ad un essere umano, lo è ancora di più toglierla a una donna che in grembo cresce tuo figlio. Come lo è anche usare la chiave inglese per liberare il gas della caldaia sperando che i giornali, appoggiati in precedenza su un corpo ormai inerme, bruciando sviluppino un incendio che potrebbe uccidere altre persone innocenti.

Io sono dell'idea che quanto accaduto a Gambara non sia un semplice omicidio e che il Grigoletto non sia l'uomo buono e tranquillo, descritto così da chi gli stava vicino e lo conosceva, diventato assassino per caso. Un uomo che uccide un altro uomo, sia per disgrazia sia a causa di un enorme sbaglio dettato dall'ira, per far tacere la propria coscienza si pente e chiede di pagare per quanto commesso. Qui invece pare di essere in presenza di un mostro crudele che non ha esitato a colpire e a strangolare una futura madre neppure di fronte al sangue del suo sangue, a un figlio che se nato lo avrebbe chiamato papà. Un assassino che per non far scoprire i suoi sbagli, in fondo nulla che non si potesse aggiustare con urla e pianti, ha preferito uccidere pur rischiando di perdere per sempre i due piccoli pupi da poco nati che un padre lo avrebbero voluto conoscere e avere accanto. A loro e a chi non c'è più va il mio triste pensiero. Al Grigoletto, invece, riservo solo il mio disprezzo...


32 commenti:

Anonimo ha detto...

E' una storia agghiacciante. Ma quello che trovo incredibile è la sua stupidità. Anche in un delitto ci può stare una qualche consequenzialità logica, una sua ratio sia pure contorta e criminale. Qui non c'è neppure quella, solo una immensa banalità del male, feroce e incomprensibile.
Gilberto

PINO ha detto...

GILBERTO, non l'avevamo già prevista la "grande stupidità", non disgiunta da scaltrezza come alternativa all'innocenza, come spiegazione di particolari stati psichici rivelati dopo un drammatico evento?
Beh, avevamo veramente la... sfera di cristallo. Ciao, Pino

Manlio Tummolo ha detto...

Attenzione alle confessioni, che si possono ritrattare, così come si possono modificare. Ce lo insegna almeno qualcuno, recentemente. Così si possono anche estorcere. Le leggi "premiali", come vengono chiamate dai giuristi, servono anche a quello: a facilitare le confessioni, a facilitare il lavoro dell'inquirente (che non si affatichi troppo poveretto, con tutti i delitti a getto continuo ormai di moda in questi ultimi anni). Gli avvocati, che sono i parenti stretti (ideologicamente e culturalmente) dei magistrati, cercano anch'essi di facilitare i riconoscimenti di colpa, se il loro patrocinato è cedevole.

Tutto ancora resta da vedere: certo se è stato lui, la cosa è grave, ma, Massimo carissimo, che si dovrebbe allora dare al signore di Lodi che non solo ama avere coiti strangolanti, ma pure fotografarli e proiettarli su You Tube o altrove? Anche quello è reo confesso (ovviamente di solo omicidio "colposo"), come se strangolare una persona per strani e contorti godimenti (Dio solo sa in che cosa consistano, soprattutto per lo strangolato) fosse una cosa lecita, che può sventuratamente finire nella morte del "gaudente"! Che cosa allora si dovrebbe dare a costui, che potrebbe anche essere reiterante nei suoi delitti "colposi" (vedremo che salterà fuori dal suo poco gradevole materiale)? Siccome i massimi del delitto sono, in ordine decrescente, il genocidio, la strage, il pluriomicidio, non tentati ma realizzati, è chiaro che l'ergastolo (visto che la pena di morte non è ammessa) con annessi lavori forzati, ma veramente forzati, dovrebbe essere destinato a costoro. Per la regola di proporzionalità, un colpevole di omicidio doloso unico, anche se crudele e per motivi futili, dovrebbe avere qualche decennio, ma non l'ergastolo.

Chiara ha detto...

Massimo

devo precisare due cose:

1. la scelta del rito abbreviato è una scelta dell'imputato e non una "concessione", nè tanto meno è legata all'avere confessato o all'avere delle attenuanti.
E' semplicemente una rinuncia alle garanzie del dibattimento (gli elementi contenuti nel fascicolo del p.m. assurgono a prove saltando il passaggio della "formazione della prova in dibattimento") in cambio della quale lo stato ti accorda uno sconto di pena. Il caso Parolisi c'insegna che tale sconto non è necessariamente sugli anni da scontare ma anche solo sul tempo di carcerazione da trascorrere in stato d'isolamento, quindi l'ergastolo non è affatto escluso;

2. la confessione non è automaticamente una attenuante da porre nel bilanciamento delle circostanze ed anzi quando perviene una volta che le risultanze istruttorie siano schiaccianti (come in questo caso) non viene minimamente considerata; se poi è diretta a tentare di alterare le risultanze sostenendo una versione meno compromettente viene valutata negativamente, ad esempio al fine della determinazione della pena base o della non concessione delle c.d. attenuanti generiche (che comunque difficilmente vengono concesse in un caso come questo connotato come ben dici dalla spregiudicatezza, dalla crudeltà e dalla freddezza).

Anonimo ha detto...

@ Chiara
Ben tornata.
Gilberto

Sira Fonzi ha detto...

@Massimo & Tummolo

Buongiorno Tummolo,
sono assolutamente d'accordo con Massimo riguardo la pena da infliggere e, la proporzionalità di cui lei giustamente parla, esiste anche nella pena stessa dell'ergastolo.

L'ergastolo ostativo, che conoscerà molto meglio di me, non permette permessi premio, semilibertà ,libertà condizionale etc.. e mi sembra perciò giusto farlo scontare per genocidio, strage e pluriomicidio, ma credo che l'ergastolo normale è la giusta punizione per chi ha privato un suo simile della libertà più importante che abbiamo: quella di vivere e di amare.

Con la buona condotta comunque più di 20 anni non li farebbe e sapere che il sig Grigoletto a 56 anni o poco più avrà la possibilità di riprendere in mano la sua vita dopo averne spezzate due, bè non mi pare sia il risultato di un provvedimento poco proporzionale.

Certo è che ci vuole la certezza della colpevolezza e qui purtroppo l'abbiamo e come dice Massimo se il suo piano andava a buon fine, per nascondere le tracce che volutamente o meno ha lasciato, avrebbe potuto procurare la morte di altre persone.

Con stima per entrambi

Saluti Sira

Manlio Tummolo ha detto...

Gentile Sira,
se fa 20 anni con la buona condotta, considerata l'età dell'indagato, qual è l'ergastolo ?

A parte il fatto che mi pare alquanto prematuro dare pene ben prima dell'inizio di un processo (ma che siamo noi ? una Corte di Cassazione ?), la mia convinzione qui espressa non era di ciò che avrà o non avrà il sig. Grigoletto, ma di quanto si dovrebbe dare se la giurisprudenza fosse una cosa seria, razionale, scientifica, e non legata all'arbitrio del giudice Tizio e della Corte Caia. In questo campo io sono del tutto montesquieviano: il giudice dovrebbe essere solo la "bocca della legge", o, meglio ancora, l'applicatore della legge al caso singolo singolarmente esaminato.

Sira Fonzi ha detto...

@ Tummolo

Buonasera Tummolo, nel suo post dice:

"Gentile Sira,
se fa 20 anni con la buona condotta, considerata l'età dell'indagato, qual è l'ergastolo ?"

Forse mi sono espressa male, intendevo dire che considerando che in caso di ergastolo dopo 26 anni è possibile ottenere la condizionale, e se si è stati "educati" si possono avere sconti di 3 mesi per ogni anno passato in carcere, ecco qua che dopo vent'anni, pur essendo stati condannati all'ergastolo, ci si può ritrovare liberi come l'aria
.
Figuriamoci quindi se la pena inflitta non fosse l'ergastolo ma 21 anni con rito abbreviato, arriveremmo così ad una pena ridicola di 14 anni.

Tanto vale la vita di un essere umano? Questa è la giusta proporzione?

Ps Grazie per l'aggettivo "gentile"
lei ne ha sempre uno per tutti, che usa accompagnare ad inizio post con il nome, e quello usato per me devo dire che mi piace.

Una buona serata

Sira

Chiara ha detto...

Spunto di riflessione: nemmeno l'ergastolo ostativo impedisce in eterno e in assoluto l'accesso dell'ergastolano alla liberazione anticipata; semplicemente, data la natura dei reati c.d. ostativi (delitti mafiosi e sequestri a scopo d'estorsione principalmente) detta facoltà è rimessa alla volontà dell'ergastolano di collaborare con la giustizia.

Per rendere il principio ancor più aderente non solo alla nostra Costituzione ma anche alle Carte dei diritti umani vigenti a livello internazionale (cfr da ultimo sentenza della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo del 9 luglio 2013 nel caso Vinter e altri c. Regno Unito) la Corte Costituzionale ha precisato (e il Legislatore ha cristallizzato) che l'ergastolo ostativo "vero" può applicarsi solo ove la collaborazione non sia "impossibile, irrilevante o comunque oggettivamente inesigibile" (ossia la mancata collaborazione e quindi la mancata liberazione anticipata sia una SCELTA dell'ergastolano), in quanto in caso contrario la condanna a vita sarebbe irrimediabile e ciò - come detto - cozza coi diritti umani positivizzati.

E allora la questione di questo, ormai "famigerato", ergastolo si risolve in una presa in giro POLITICA dell'opinione pubblica, che accetta l'abrogazione della pena capitale solo se sostituita da una sostanzialmente equivalente. E' troppo difficile spiegare alla gente perchè e percome non sia possibile, negli ordinamenti moderni, un "fine pena mai" (e come di fatto non esista nell'ordinamento e non sia invece una questione di "giudici che applicano o disfano le leggi a loro piacimento") e quindi LA POLITICA preferisce prenderla in giro dandole una PAROLA (ergastolo) che la soddisfi e "aumma aumma" snaturandola con previsioni correttive che rispondono a principi di umanità codificati.

Questo accade in TUTTO IL MONDO LIBERO: chi prevede sulla carta l'ergastolo, prevede anche i correttivi pratici.

Il concetto è ben espresso in questo passaggio, contenuto in una ordinanza di rimessione alla Corte Costituzionale da parte di un Giudice con pochi peli sulla...penna:
"Vale dunque quanto la stessa giurisprudenza costituzionale ha avuto modo di chiarire:«la liberazione condizionale è l’unico istituto che in virtù della sua esistenza nell’ordinamento, rende non contrastante con il principio rieducativo, e dunque con la
Costituzione, la pena dell’ergastolo» (sent. n. 161/1997). Trattasi, però, di
un postulato più suggestivo che
persuasivo.
In linea generale, costruire la legittimità costituzionale dell’ergastolo sull’idea
di una pena edittalmente perpetua
che trasfigura nella fase esecutiva in pena temporanea
è – si parva licet – un sofisma. Equivale a dire che l’ergastolo esiste poiché tende a non esistere.
E’ un’astuzia del linguaggio che
si traduce in una normativa rinnegante, con la quale si
affermano e si negano nello stesso tempo due principi tra loro opposti".

Questa è la politica; e la Corte Costituzionale l'asserve.
Vi immaginate che un giorno il Parlamento fosse coerente e abrogasse dal codice la parola "ergastolo"? Sarebbe la rivoluzione!
In questo contesto i giuristi si limitano ad applicare la legge vigente, quella scritta dal Parlamento con le mani legate dai padri costituenti e dalla codificazione dei diritti umani a livello internazionale.

I giuristi sono perfettamente consapevoli della stupidaggine della cosa, al contrario di quanto piace pensare.
Ma i conti si fanno con l'oste.
Sia dato a Cesare quel che è di Cesare.

Anonimo ha detto...

@Chiara
Non mi sembra che questo esista in tutto il mondo libero. Negli Stati Uniti, a seconda dei reati commessi vengono comminate pene di centinaia di anni e piu' ergastoli per cui anche con i correttivi un detenuto passa tutta la vita in carcere. Se commetti per tre volte lo stesso reato (anche risibile come rubare in un supermercato) vieni definito delinquente abituale e condannato a qualche decina di anni. In Italia manca la certezza della pena per cui anche questo, in un certo senso, contribuisce ad incrementare i reati.
Alex.

Manlio Tummolo ha detto...

Negli USA e in molti altri Paesi "civili" vige anche la pena di morte, e in qualcuno pure la tortura. Qualcuno vorrebbe pure ripristinarle in Italia, come ben sappiamo.

Ho già spiegato che le tortuosità della legge, l'uso scorretto dei termini (per ergastolo in origine si intendeva una condanna per l'intera vita con lavori forzati annessi), le giravolte dei giuristi, il continuo attaccare le persone, ecc. sono tutte cose che non mi piacciono. Soprattutto certe saputelle (non mi riferisco a Sira che ha fatto correttamente le sue osservazioni) mi hanno dato sempre enorme fastidio. Certa esaltazione dei tempi andati, dell'arcaica ed irragionevole cultura giuridica, ci riporterebbe, se applicata, allo squartamento, previa castrazione e successivo rogo del tronco umano.

Fu proprio grazie alle severe critiche illuministiche, da Christian Thomasius e Giuseppe Valletta (secolo XVII) in poi, che hanno reso non solo più ragionevoli ma più proporzionati i criteri di pena. Se l'avessimo aspettato da magistrati e avvocati, saremmo ancora alle sevizie di ogni genere, prima di farti morire nei tormenti.

E' mentalità arbitraria, viceversa, dare certe pene e poi creare tutta una serie di ridicoli sconti dati sulla base non della giustizia, ma della "clemenza" concetto da sovrano assoluto, come la grazia, come l'amnistia, come l'indulto (cfr. Montesquieu "L'Esprit des lois").

Ho detto e ribadito che delle convinzioni tradizionaliste ed arcaiche delle saputelle non so che fare, e non mi interessano. Rispondo soltanto alle osservazioni che mi vengono fatte direttamente, in modo ragionevole e senza propaganda.

Chiara ha detto...

Alex

scusa ho espresso male: non considero gli USA parte del mondo libero, dovevo specificarlo. Lo considero un Paese "civile" in cui i diritti soggettivi sono massimamente compressi, specie in campo giudiziario; una contraddizione vivente; il Paese degli estremi opposti.

Sulla mancata certezza della pena è proprio quello che dicevo: è ipocrita e scontenta tutti porre una certa sanzione e poi costruire tutta una serie di meccanismi per defraudarla della sua efficacia, meglio pene più contenute ma certe dall'inizio alla fine.
In particolare - ma è solo una personalissima opinione - non disdegno il sistema anglosassone che pone ad ogni sentenza un limite minimo prima del quale il reo, in considerazione di tutte le peculiarità del caso concreto e della sua personalità (non con regola standard che vale in astratto per l'omicida d'impeto come per il serial killer), non potrà accedere alla liberazione condizionale. Analogamente apprezzo del sistema statunitense la possibilità di "creare" una sanzione - principale o accessoria - ritagliata ad hoc per quel caso specifico (per dire, a fronte di un danneggiamento ritengo più proficuo condannare al ripristino piuttosto che ad una sanzione pecuniaria in sostituzione della reclusione; o in caso di condotte antisociali condannare alla prestazione di servizi alle comunità disagiate ecc.).

L'ergastolo inteso come "fine pena mai" inteso come proprio MAI cascasse il mondo, non è proprio possibile nel nostro ordinamento, posto che la Costituzione pone come obiettivo imprescindibile della reclusione la rieducazione del reo in vista del suo reinserimento nella società. Dello stesso stampo sono le altre costituzioni europee e così sono state concepite le Carte dei diritti umani sovranazionali e le tutele giudiziarie della U.E..

E' stata una libera scelta degli ordinamenti, che ora devono adeguarvisi. Per questo dico che è ipocrita mantenere sulla carta la pena dell'ergastolo se poi il sistema di diritto in cui ci siamo inseriti non lo consente se non in casi ristrettissimi (reati ostativi e mancata collaborazione). Bisognerebbe o essere coerenti ed eliminarne la dicitura (lasciandola solo per quei ristrettissimi casi in cui è effettivo) oppure riscrivere la norma costituzionale e uscire dalla U.E.; fino a quel momento rimane questa presa in giro che facendo apparire la gente accontentata, in realtà la scontenta e riversa il malcontento su chi la legge la applica anzichè su chi la formula.

Ci sono spesso problemi applicativi, è innegabile, ma questo non è uno di quelli: la mancata concessione della possibilità riabilitativa agli ergastolani che fosse disposta da un giudice interno che decidesse di violare la normativa italiana, comunque verrebbe bocciata dalla Corte di Strasburgo sulla base della normativa sovranazionale. L'ultima sentenza di questo tipo è quella di Luglio che ho segnalato.

Chiara ha detto...
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Manlio Tummolo ha detto...

Riguardo alla mentalità e al sistema di legiferazione, non bisogna dimenticare che in tutti i Parlamenti, fonti di produzione della legge, si trova un congruo se non abbondante numero di giuristi, prevalentemente avvocati e professori di Diritto, ma anche ex-magistrati. Come esempio, visto che a me non piacciono gli anonimi, ricordo il glorioso prof. Giuliano Amato, presto presidente di Corte Costituzionale, già ben noto e poco amato dagli Italiani per aver di notte trasferito ingenti somme di denaro dalle tasche dei cittadini italiani a quelle della speculazione internazionale nel 1993, anno nevralgico per l'avvìo di quel disfacimento dello Stato di cui fu il sommo realizzatore.

Non solo, le Camere dispongono di una commissione o ufficio che ha il compito di sistemare in termini e linguaggio giuridici qualunque proposta di legge venga poi tradotta in legge, in modo da assumere "lo bello stile che fa loro tanto onore" (ricalcato da Dante).

In generale, ogni assurdità o contraddizione nelle leggi è dovuta a mani giuridiche, conprese quelle che finiscono poi alla Corte Costituzionale, il cui compito non è quello di rendere logica una legge, ma solo di adattarla alla Costituzione, non priva anch'essa fin dalle origini di contraddizioni palesi (classico esempio, l'art. 5 che, mentre grida all'unità e indivisibilità della Repubblica - secondo la tradizione giacobina -, proclama al tempo stesso la disgregazione dello Stato attraverso le autonomie e il super-potere fornito a certe minoranze linguistiche.

E' vanto dei giuristi decantare la loro precisione del linguaggio tecnico, per cui ogni termine - dicono - avrebbe un significato preciso: ad esempio, la parola "ergastolo" dovrebbe significare "ergastolo" e non pena riducibile a piacimento. Invece amano gli arzigogoli ed arrampicarsi di qua e di là. Non chiedete ad essi lo sforzo supremo di domandarsi se esistano o meno criminali incalliti ed inguaribili: la loro conoscenza psicologica è elementare (cfr. caso del Circeo e conseguenze).

Gli articoli del Codice Penale (Parte Speciale, sui singoli reati e pene corrispettive), prevedono un minimo ed un massimo, detti "edittali". Nondimeno, per antica prassi, confermata da norme procedurali, il giudice (monocratico o collegiale che sia) ha il diritto di andare sotto al minimo e sopra al massimo, secondo attenuanti ed aggravanti, che valuta per mezzo di suoi calcoli, con rozze addizioni e sottrazioni. Una cosa veramente ridicola. Non succede solo in Italia, beninteso: la Germania si può gloriare di avere giudici che irrogano ad un omosessuale cannibale solo 4 anni di carcere, col pretesto che il cannibalizzato era consenziente. Peccato che, essendo finito tra le fauci dell'amante, non potesse confermarlo. Di recente, una sentenza svedese proclama la masturbazione in pubblico "non reato", non si capisce tuttavia se la considera almeno un illecito civile, oppure almeno qualcosa di poco estetico.

Questa è la mentalità dei giuristi, come legislatori e come attuatori della Legge. Fondarsi sul loro personale capriccio. Ecco perché, se uccidi una persona in quattro massacrandola di botte, puoi ricevere solo 6 mesi di carcere effettivo. Se rubi per fame, magari qualcosa di più.

W il Diritto, regno della (Il-)Logica.

Manlio Tummolo ha detto...

ANCHE IL FRIULI SI FA SENTIRE

Cfr. Corriere della Sera - on line Corriere del Veneto. A Pagnacco vicino ad Udine giovane avvocata di soli 28 anni, uccisa a coltellate a soli 400 metri di distanza dal figlio di altro avvocato con cui faceva jogging. Un nuovo tragico mistero !

E poi vengono a dire che, statisticamente, diminuiscono gli omicidi (sia di uomini che di donne !)

Manlio Tummolo ha detto...

La giovane donna si chiamava Silvia Gobbato, residente a S. Michele al tagliamento comune confinante con Latisana (il confine è segnato proprio dal fiume). Sarebbe diventata avvocato a pieno titolo superando il vicino esame orale di specializzazione, dopo aver brillantemente superato lo scritto (era seconda).

Molto strane le condizioni del delitto, trattandosi di zona verde vicino a Udine, pianeggiante, con pochi dossi, qualche magro boschetto e prati con erba alta. Era preceduta dall'amico, figlio dell'avvocato dove esercitava, di soli 400 metri, mentre dietro faceva jogging altra persona che poi ne ha scoperto io cadavere e avvertito l'amico della vittima. Se non avevano cuffie alle orecchie come può capitare, sarebbe stato impossibile non sentire l'urlo della ragazza presa e accoltellata. Nè l'uno né l'altro si sarebbero accorti di qualcosa di strano, vedendo qualcuno allontanarsi, salvo che non si sia nascosto tra le piante. Tutto dovrebbe essere avvenuto nell'arco di una decina di minuti se non meno.

filippo ha detto...

Un mostro della peggior specie.

Manlio Tummolo ha detto...

ASSASSINIO DI SILVIA GOBBATO (Udine).
A due giorni di distanza, salve ulteriori modifiche, hanno già trovato l'assassino, un povero disgraziato che girava ancor col coltello insanguinato (?). Adesso si tratterà di vedere se è proprio l'arma del delitto. Comunque è tipico cercare e trovare il primo fesso che con-fessi (chissà se c'è qualche connessione etimologica tra il fesso e la con-fessione ?), per risolvere problemi altrimenti difficilmente solubili. A me resta il dubbio su due persone che, per quanto non lontanissime ed eccezioni fatta che indossassero quelle cuffie per sentire musica ad alto volume, non abbiano sentito le urla di chi venga aggredito a coltellate, considerato anche il silenzio di un luogo in cui non c'è traffico o altro rumore ambientale.

Un omicidio compiuto materialmente da un minorenne o da un minorato mentale, su incarico di qualcuno, può essere la soluzione del problema, vista la diversa responsabilità penale in tali casi per l'esecutore materiale di un delitto. Ad ogni modo vedremo come saranno condotte le indagini, ma vedendo quelle del signor Sacher ucciso, nella medesima città qualche mese fa, anch'esso in periferia ma nella zona sud, da due ragazzine (???), a cui viene attribuita l'esecuzione del delitto, il che a me puzza molto, fa intuire che anche qui tenteranno di chiudere il caso col solito deficiente, unico assassino.

Chiara ha detto...

alla fine pare che la soluzione sia la più spiazzante.
non di pazzo conclamato si tratta. non di riconosciuto psicolabile. non di soggetto socialmente debole e facile capro espiatorio. semplicemente un bamboccio coglione e superficiale che a 36 anni pascolava nella vita come una barca senza timone nè vento nelle vele.
credeva con un gesto criminale goffo e impensabile di attuare un sequestro lampo per ottenere un riscatto...

ferma ogni doverosa cautela e formale riserva, prendendo per buona questa soluzione mi tormento su quale enorme problema sociale stia dietro un pensiero ed un atto tanto scellerato e stupido da parte di un giovane che dovrebbe essere spina dorsale del futuro e viceversa crede di campare sulla compromissione di quello altrui.

io, francamente, non riesco a darmene ragione.
se davvero si può essere intenzionalmente uccise per un tale nulla di sentimento (morire per prepotenza) e intelletto (morire per follia), siamo davvero una società ai titoli di coda.

scusate l'incursione, non voglio polemizzare nè partire in ipotesi, ragionamenti o conclusioni; semplicemente volevo esprimere questo sentimento che mi è montato dentro alla notizia e che mi attanaglia l'anima.

quasi vorrei che chi è scettico avesse ragione...

buona serata a tutti.

Manlio Tummolo ha detto...

Dal "Messaggero Veneto", quotidiano esclusivamente friulano, risulta che l'assassino era uno studente di ingegneria fuori corso, disoccupato e vivente con i genitori, ma non seguito da nessun centro di salute mentale, come invece sostengono altre fonti. Il domicilio presso i genitori confuta l'idea di un tentativo di rapimento finito in assassinio, perché dove avrebbe portato la rapita questo delinquente ? A casa dei genitori, dicendo loro che era una sua "fidanzata" ? Una storia che non sta i piedi, ma al solito fa comodo ai SS. Inquisitori udinesi che, con l'omicidio Sacher, fanno il bis, trovando "esecutori materiali del delitto" o minorenni, o scemi del tutto.

Una storia che può essere creduta solo dai giornalisti, altra categoria di saccentoni creduloni. Qualunque fiaba venga narrata dai togati, è presa per buona. Intanto l'uomo risolve i problemi: era stufo di stare con i genitori, ora se ne starà lontano da loro per qualche tempo a spese dello Stato.

Chiara ha detto...

verosimilmente non voleva molti soldi, la vittima infatti sarebbe stata scelta a caso e anche se fosse stata scelta è figlia di un operaio o un'infermiera, di sicuro non ci si cavava granchè.
da quanto ho capito (a proposito, anche il Gazzettino è aggiornato sugli ultimi sviluppi) ciò che aveva in mente era un sequestro lampo: trattenere la ragazza per qualche ora (basta un casolare abbandonato) chiedendo un riscatto modesto così da essere prontamente reperibile, indi lasciar andare la ragazza. Francamente da un personaggio che a 36 anni non ha ancora nè lavoro nè laurea non mi aspetterei nemmeno una minuziosa pianificazione: un uomo così è uno che non si pone domande sul domani e nemmeno sul dopo.
Se ne saprà di più nei prossimi giorni, e se si trovassero riscontri compatibili con la ricostruzione che ho proposto, la cosa non sarebbe inverosimile nè impossibile. Semplice opinione. Poi si vedrà.

Manlio Tummolo ha detto...

Storie ridicole:

il rapitore fai-da-te non sapeva chi fosse la dott.ssa Gobbato (poteva essere una morta di fame, e di certo ricca non era di famiglia, e neppure per lavoro: i ragazzi di studio sono notoriamente sfruttati), se avesse denaro sufficiente (rapimento per rapimento, merita sporcarsi solo per belle cifre, mica per 50 euro, magari a rate bimestrali come si paga l'ENEL), ma materialmente dove l'avrebbe portata ? A casa dei genitori non è credibile. L'avrebbe legata ad un albero del Parco del Cormor in attesa che arrivassero i carabinieri o la Polizia a prenderlo ?

Per carità, una storia meno credibile di questa non c'è. Già quella delle ragazzine del caso Sacher ucciso dalle stesse che poi senza patente sono andate in autostrada fino a Verona (!!!) non regge ad alcuna analisi logica e fattuale. Questa altrettanto non regge. E' ben più probabile che abbia agito per conto terzi ed ora si faccia passare per scemo. Sicuramente il suo avvocato chiederà una perizia psichiatrica dove lo decreteranno deficiente in toto.

Manlio Tummolo ha detto...

Nel Friuli Venezia Giulia i SS. Inquisitori al massimo riescono a risolvere piccole beghe di cortile e condominio, che non siano di natura penale; sanno trasformare omicidi in suicidi, la violazione di domicilio diventa un'aggressione del violato contro il violatore. Recentemente presso Gorizia una diciassettenne della minoranza slovena esce tranquilla da casa in bicicletta e la ritrovano dopo qualche giorno impiccata sul Calvario, una montagnola celebre per battaglie della Prima Guerra Mondiale. La fanno passare per suicida. Così non è molto, a Pordenone, una donna ultraottantenne, che non aveva grossi problemi di salute ma qualche problema psicologico dovuto all'età, sparisce e viene ritrovata scheletro a Caorle (ovviamente per "suicidio"). Qualche anno fa un tassista a Trieste viene ucciso con un colpo di pistola; null'altro sanno fare che condannare un mezzo trans, con grossi problemi intellettivi, perché era stato trasportato dal tassista stesso. Ancora prima una signora cieca viene uccisa in casa: gran battage pubblicitario ad opera del PM Frezza con tanto di identikit dell'assassina, che però poi non viene trovata. Mi diverte al ricordo, si fa per dire, perché, trovandomi in autobus, una signora seduta aveva in mano un giornaletto di quelli gratuiti con tanto di identikit. La signora assomigliava molto a quella dell'identikit, tanto era ben fatto! Di nuovo recentemente, in parte presso Opicina (sobborgo carsico di Trieste), in parte in altre zone verso il Goriziano si sono trovati resti scheletrici di donna in sacchi per rifiuti.

Non va dimenticato ancora che verso la fine degli anni '80, proprio a Udine in Viale Ungheria (zona intermedia tra il centro storico e la Stazione ferroviaria) la criminalità organizzata balcanica era riuscita a far saltare con una bomba a orologeria un'intera squadra di poliziotti. Dopo anni di indagini e di processi era stato tutto rinviato dalla Corte di Cassazione e, se non erro, col nuovo recente processo non si è arrivati a determinare nulla di preciso.

Poi l'avv. Serracchiani presidente ex-emiliana della Regione (del PD), che poco o nulla sa della nostra storia regionale anche giudiziaria, si augura che nel Friuli-Venezia Giulia non vi sia una grande criminalità. In realtà la criminalità c'è ed è anche abbastanza organizzata, da lunga data, ma gli investigatori sono quasi sempre di mezza tacca, e tentano soprattutto di usare il sedicente "rasoio di Occam" per chiudere prima possibile vicende passibili di ben altre analisi. L'unico successo recente, per il delitto di Lignano (una coppia di anziani gioiellieri massacrati da due "ospiti" cubani), si è dovuto più ai metodi duretti della polizia cubana che non a quelli della nostra, checché dicano o vantino.

Tornando al caso Gobbato, non si capisce se l'interrogatorio del futuro ingegnere (si laureerà in carcere, forse l'unico modo adatto alle sue capacità di studio) è avvenuto con o senza avvocato. In questo secondo caso, ci sono ampie possibilità di ritrattazione o di narrare altre versioni, secondo il metodo Misseri.

Anonimo ha detto...

"Nella zona in cui è stato trovato il corpo senza vita della praticante legale Silvia Gobbato, 28 anni, è in corso un controllo ad ampio raggio (al lavoro, oltre ai carabinieri, ci sono 44 volontari della Protezione civile che hanno il compito di cercare il coltello) e, a poca distanza, una pattuglia del Nucleo investigativo composta da due appuntati sta svolgendo un controllo capillare di aziende e abitazioni, anche per verificare l’eventuale presenza di sistemi di videosorveglianza. E mentre i due militari si trovano in un distributore – nella zona di Plaino – vedono spuntare un ciclista da un campo di mais.

Senza un motivo particolare decidono di seguirlo. È un uomo giovane, capelli piuttosto lunghi castani, indossa occhiali da sole, un paio di pantaloni e una maglietta sportiva e pedala in sella a un mountain bike rossa. Si dirige verso il centro commerciale Città fiera di Torreano di Martignacco. Ed è lì, all’altezza della rotonda che si trova di fronte all’ingresso di Udine Fiere (dunque sul retro del megastore) che i carabinieri decidono di fermare il ciclista.

«Da dove arrivi»? hanno chiesto i carabinieri. «Dal centro commerciale» ha risposto lui dicendo una bugia che ha subito insospettito gli investigatori. «Che cosa hai nello zainetto»?, lo ha incalzato uno dei militari. Ed è stato proprio di fronte a quella domanda che Garbino è crollato. Senza esitazione ha detto: «Mi avete beccato, sono stato io», mentre dallo zainetto spuntavano coltello e abiti insanguinati.

Dopo una confessione così, immediata e spontanea, i carabinieri hanno avviato tutta una serie di verifiche. Il rischio era quello di trovarsi faccia a faccia con un mitomane. Ma con il passare delle ore il quadro è diventato sempre più chiaro. Garbino, condotto dai carabinieri lungo l’ippovia, ha dimostrato di saper ricostruire tutto con precisione e ha reso molte dichiarazioni spontanee anche dopo, una volta condotto in caserma dopo il sopralluogo. In una seconda fase è scattato l’interrogatorio vero e proprio in presenza del difensore." (Messaggero Veneto, 20 Settembre 2013)

Manlio Tummolo ha detto...

Bello il raccontino, e soluzione facile facile. Col calcolo delle probabilità, su una popolazione di scarsi 100.000 abitanti (tralasciando gli immigrati e senza contare il circondario) avevano una probabilità su 100.000 di trovarlo sullo stesso posto e per giunta, il cretinetto col coltello insanguinato e il vestito insanguinato nello zaino. Tutto puzza di messinscene predisposte da tempo. E' facile prevedere che verrà considerato non in grado di intendere e volere. Dopo opportune cure in qualche CSM, verrà rilasciato presto, grazie a patteggiamenti. Poi si godrà il premio di qualcuno rimasto nell'ombra che lo ha incaricato di eseguire l'operazione. E tutti noi vivremo felici e contenti soddisfatti della fiaba gialla che ci è stata narrata.

Chiara ha detto...

non concordo sulla inverosimiglianza del resoconto nè sulla critica "acritica" degli inquirenti: risulta che il dubbio di mitomania vi sia stato, che l'assistenza legale sia stata assicurata, che si siano cercati riscontri prima di esprimere pubblicamente l'esito (non mi si dica che difendo una categoria perchè in tutti i casi che qui trattiamo sono sempre dalla parte "accusatoria"; semplicemente qui al momento non vedo crepe evidenti).
D'altra parte, lo stesso vedere dietro a questo soggetto un mandante in ombra (possibile, ad ogni modo le indagini non sono chiuse) è incompatibile col non credere che il fermo dell'individuo non sia andato secondo le modalità rese note. O meglio, l'una cosa non esclude affatto l'altra.
Non abbiamo elementi oggettivi per confermare nè per smentire quanto stiamo apprendendo, ma quanto meno in teoria non trovo irrazionalità o inverosimiglianza su:
- perchè fosse lì (a recuperare lo zaino occultato nel corso della fuga)
- con la bicicletta (sia mai qualcuno avesse notato l'auto nei pressi dell'ippovia e l'avesse segnalata)
- in quel tempo (trascorsi due giorni dal delitto, ossia passato il rischio di venire fermato immediatamente dopo il delitto ma prima che le ricerche dell'arma si estendessero ad una zona più ampia)
- per quel motivo (far sparire gli oggetti su cui le analisi scientifiche avrebbero rinvenuto elementi idonei all'identificazione).

Sul delitto in sè non è che non veda parti da vagliare, in particolare il tipo di reazione della vittima e se essa fosse compatibile col non essere stata percepita da alcuno; e il movente, veramente cretino e di soddisfazione praticamente impossibile dato il contesto. Pure non è che non vi siano possibili spiegazioni, chè l'impegno a tentare la fuga o il disarmo dell'offensore, non necessariamente prevedono le grida, che anzi sono un "impegno" del cervello in quel momento preso a dettare altre istruzioni al corpo. Meno facile che non si gridi quando colpiti, ma nemmeno sappiamo se la prima coltellata abbia potuto compromettere i polmoni faccio per dire. Idem per il movente, perchè se mi parlassero di una persona dotata d'intelligenza almeno media sarei d'accordo, ma questo è veramente un co.ne (mi si passi l'espressione) bon da niente che mai pare essersi confrontato con le difficoltà pratiche della vita, e quando per uno tutto è semplice e ottenuto senza impegno, è verosimile che non sia in grado di prendere nulla sul serio e nella sua concreta dimensione.

Specifico comunque che non sto negando che potrebbe esserci ben altro dietro e che le obiezioni che ho detto possano essere insussistenti nel caso concreto, ma semplicemente sto dicendo che non vedo tutta questa farraginosità da un punto di vista teorico, che è l'unico che al momento ci è consentito dato che apprendiamo unicamente notizie di stampa.

Manlio Tummolo ha detto...

Per parlare sui dettagli bisognerebbe almeno conoscere il posto, per capire una certa problematica investigativa occorre sapere che il Friuli-Venezia Giulia vuole porsi come regione intonsa dalla criminalità (mentre non lo è affatto ormai da decenni ritenendosi anche in questo una "regione a statuto speciale"), e per dialogare occorre essere almeno in due a volerlo. Ognuno è libero di credere a qualuque divulgazione faccia questo o quell'altro organo di informazione. Ognuno è libero pure di credere a Biancaneve o alla Bella Addormentata nel Bosco, alla vendetta di Krimilde e al tesoro dei Nibelunghi.

Quanto al resto, nell'omicidio della dott.ssa Gobbato siamo appena agli inizi del disvelamento. La causa di immediata ragionevolezza per ora è che sia stata aggredita a mano armata per scopo sessuale, e che l'abbia uccisa per la sua resistenza.
Favolistica la rapida soluzione del caso dovuta solo a miracolo: l'assassino così magicamente si fa prendere dai carabinieri il giorno dopo del delitto. Ricorda molto la magia con la quale due ragazze, dopo aver assassinato un uomo anziano, se ne vanno in giro per il Veneto, confidano a ragazzi casualmente incontrati in treno di averlo ucciso, poi a Pordenone si costituiscono, ed ora il caso è chiuso così. Sono magie che avvengono solo a Udine: può darsi che l'aria della città renda cretini gli assassini oppure i cretini li renda assassini.

Chiara ha detto...

Aggiornamento:

"Aveva studiato l'azione nel dettaglio per evitare di essere individuato. È arrivato a Udine in auto, l'ha parcheggiata nei pressi del cimitero, ad alcuni chilometri di distanza, e poi si è recato a Colugna a piedi. Senza cellulare così che non lo si potesse collocare sulla scena. Si è nascosto tra gli alberi in un punto che conosceva dove avrebbe portato una ragazza. Garbino ha spiegato agli inquirenti che voleva legare una donna a un albero e chiederne il riscatto utilizzando il cellulare della vittima. Ma non è stata trovata alcuna corda, né a casa né nello zaino. Silvia sarebbe stata scelta a caso, Garbino non la conosceva: è semplicemente stata la prima a passare sul percorso da sola, correndo piano. Ma il movente non convince del tutto gli inquirenti.

[...] il delitto sarebbe avvenuto in una manciata di minuti, dall'aggressione al trascinamento del corpo nel campo vicino. Proprio un attimo prima che uno dei testimoni ascoltati dai carabinieri arrivasse sulla scena, con il cane, e si accorgesse del telefonino, a terra. Alzato lo sguardo intorno, l'uomo ha riferito di aver avuto l'impressione di vedere un'ombra muoversi tra gli alberi.

Probabilmente, Garbino che si stava allontanando, il quale ha detto che la sua azione è stata disturbata dall'arrivo di qualcuno. Altrimenti, ha spiegato, avrebbe raccolto il cellulare caduto a terra nella colluttazione. Da quel momento ha vagato per ore nei campi. Si è sfilato la tuta che indossava sopra altri abiti e l'ha messa nello zaino insieme con i guanti e il lungo coltello da cucina."

Come a tutti, il movente puzza anche agli inquirenti.
D'altra parte visti i particolari emersi non potrebbe essere che così: raccontano di una capacità di pianificazione (soprattutto per l'impunità) decisamente buona, quest'uomo è sufficientemente lucido e intelligente da far ritenere che avesse previsto tutti i punti deboli di un sequestro con quelle modalità.

Il movente sessuale è decisamente proponibile come da più parti si comincia a ventilare e quel particolare sulla ragazza con cui si sarebbe appartato proprio in quel punto, se confermato direi che è un elemento di spiccato rilievo, proprio l'associazione mentale tra quel luogo, il sesso (immagino ci fossero andati per quello) e il piacere provato, potrebbe averlo spinto a cercare di reiterare l'esperienza lì...con anche del pepe in più (il possesso violento). Il coltello sarebbe servito per minacciarla affinchè non urlasse durante la violenza? E' abbastanza presente da averci pensato alla questione delle grida, ritengo.

O invece l'esito poteva essere in programma.
Non mi sfagiola infatti il particolare della tuta sopra gli abiti....qual era lo scopo? perchè se non intendeva ucciderla e quindi macchiarsi di sangue che gli avrebbe impedito di tornare a piedi all'auto inosservato, perchè cambiarsi? In fondo la contaminazione con la vittima l'avrebbe avuta comunque per via del rapporto e se tutto fosse filato liscio (la collutazione l'avrebbe evitata con la minaccia dell'arma) non gli sarebbe rimasto chissà quale segno addosso...un po' d'erba e poco più....mi pare piuttosto che l'uccisione fosse prevista a questo punto.

Beh via, comincia a farsi luce, vedremo come proseguirà.

Povera ragazza.

Chiara ha detto...

"Nel guanto destro i carabinieri del Ris di Parma hanno già trovato sangue sia della ragazza sia di Garbino, compatibile con una ferita che l'uomo ha proprio sulla mano destra.

Il coltello, con lama lunga 25-30 centimetri, sarebbe stato invece bonificato o lavato, forse nel vicino torrente Cormor. Su di esso sono state trovate infatti tracce di fango.

Per stabilire se ci siano anche tracce di sangue sarà necessario sottoporlo a esami più approfonditi. Le indagini non sono ancora terminate.

«Siamo ancora in una fase di riscontro», ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Udine, colonnello Roberto Del Piano. Ora seguiranno tutta una serie di accertamenti sugli innumerevoli reperti raccolti sulla scena del crimine dai Ris di Parma, comandati da Giampietro Lago.

Secondo quanto si è appreso, gli investigatori starebbero anche verificando l'eventualità che Nicola Garbino abbia agito per un movente diverso da quello da lui stesso denunciato. Secondo alcune fonti, le modalità dell'azione dell'uomo non convincerebbero del tutto gli investigatori: non si esclude che Garbino possa aver agito per altri scopi, ad esempio di natura sessuale."

Scrupolosi, non tralasciano di ordinare verifiche e non hanno posto la parola fine sulla vicenda.

Manlio Tummolo ha detto...

AUTOAPOLOGIA DELLA IV FORZA ARMATA

"Come siamo bravi, altro che gli altri !" Sentiremo prima o poi anche l'avvocato dell'omicida .

Dopo aver nascosto il sacco di tela con vestiti sporchi, guanti sporchi e coltello (lavato), se ne torna a prenderlo. Perché non lo ha lasciato lì o non se lo è portato subto con sé ?

L'uomo non è udinese, ma di Pozzuolo del Friuli, località a sud del capoluogo provinciale, famosa per il contrattacco della nostra cavalleria contro le forze austro-tedesche nel novembre 1917, dopo lo sfondamento di Caporetto. Tale contrattacco servì a rallentare la marcia nemica e a consentire alle truppe e ai profughi di passare il Tagliamento prima della distruzione dei ponti.

Lì'uomo, che non ha certo onorato la storia del suo paese, poteva tornarsene a casa, invece sembra che abbia vagato per i campi attorno Udine. Insomma non puzza solo il movente, puzza tutta la storia.

Chiara ha detto...

non è tornato a casa? non l'avevo letto. ho letto che ha vagato per i campi subito dopo il delitto, potrebbe essere pensando al da farsi (e allora non aveva premeditato l'uccisione), ad esempio al rischio di andare alla macchina con lo zaino, perchè contando il breve tempo che quel jogger visto sopraggiungere avrebbe impiegato a far intervenire la polizia, c'era il rischio di venir fermato per la strada magari. più fumosa la pulizia del coltello (motivata si suppone dalla consapevolezza di avervi lasciato tracce del proprio sangue; sia mai lo zaino fosse stato rinvenuto) a meno che non parliamo di una canaletta tra i campi o di una "bonifica" (come la definiscono) fatta con foglie (da cui il fango) e allora sarebbe già più verosimile...mah, non conosco la zona, andrò a vedere dov'è sto fiume...
non ho capito però se questa ferita superficiale fosse sulla mano (che sarebbe abbastanza prevedibile e riscontrato dal guanto) o sul braccio, ma in questo caso il sangue dovrebbe essere sulla manica della tuta o anche su essa. In ogni caso deve esserci anche un taglio su questo guanto o questa manica, altrimenti il conto non torna.
ma un'altra cosa: tuta invernale (e guanti di pile...che caldo!)...quanto c'avrebbe messo a denudarsi il membro per violentare la ragazza, dovendo aprire sia una tutona che poi i pantaloni? o si era già preparato? non dev'essere granch'è agevole, con tanto di vittima da tenere buona...
ancora tanti i chiarimenti necessari; chissà cosa ci aspetta; l'importante è che non si stiano fermando e che non lo facciano fino a quando tutto tornerà.

Chiara ha detto...

"La ricostruzione dell'indagato prosegue con la descrizione minuziosa del pomeriggio: «Per tornare verso la macchina mi sono diretto di nuovo verso il luogo del delitto, ma a un certo punto venni bloccato da un agente della polizia municipale di Tavagnacco».

Questi, lo invita a tornare indietro poiché la zona era presidiata proprio per il delitto. A quel punto Garbino chiede al vigile un passaggio in auto «per tornare verso il parco del Cormor», in direzione del cimitero, «dove avevo lasciato la macchina», ma questi, non accorgendosi di chi aveva davanti, rifiuta il passaggio.

Per il Gip, il rapimento regge. «Certamente ragionevole è la descrizione dell'obiettivo principale», ovvero il movente del sequestro di persona raccontato da Nicola Garbino.

Ne è convinto il Gip del Tribunale di Udine, Paolo Lauteri che lo scrive nelle sette pagine di ordinanza di convalida con cui ha disposto la custodia cautelare in carcere dell'uomo. I reati contestati sono tentativo di sequestro di persona per ottenere un riscatto e omicidio volontario, aggravato dal fine di procurarsi l'impunità dal primo reato. Garbino è accusato anche di porto di coltello.

Secondo il Gip, «la determinazione omicida è intervenuta in un secondo momento», quando la ragazza ha urlato. Lauteri riporta che Garbino, nel tentativo di zittire Silvia Gobbato, le mette una mano sulla bocca, ma inutilmente. «Ho pensato che con tutto quel rumore potesse sopraggiungere qualcuno, ho pensato di scappare - ha confessato durante l'interrogatorio, come riportato nell'ordinanza - ma all'improvviso l'ho colpita con una coltellata, credo alla pancia. L'ho quindi colpita con altre coltellate, non ricordo né il numero delle coltellate inferte, penso comunque una decina, né l'esatta ubicazione dei colpi».

Per il Gip il racconto dunque «è denso di particolari», tranne «quando si tratta di descrivere i colpi inferti col coltello, relativamente ai quali sembra quasi colpito da una mezza amnesia, quasi a voler eliminare la fase cruciale dell'azione».

Per il Gip, è fondato anche il movente economico: «Il soggetto è attualmente disoccupato, riferisce di non aver praticamente mai lavorato e di non aver completato gli studi universitari nonostante l'età non più giovanissima. Questo può aver verosimilmente stimolato il desiderio di compiere un gesto che gli avrebbe consentito di lucrare qualcosa».

Per il Gip, Garbino ha rotto «la barriera che normalmente si frappone tra l'azione e alcune forme di desiderio», barriera che «una volta infranta, rischia di non costituire più quell'ostacolo sicuro che poteva rappresentare prima». È «chiara la configurazione di un pericolo di ricaduta», continua il magistrato nel provvedimento. Dunque, «anche a voler ritenere che Garbino si sia reso conto dell'errore commesso, e confessandosi si è voluto liberare da un peso, l'orrore del fatto e la dimostrata capacità di porre in essere condotte tanto aberranti, non consentono di ritenere sufficientemente efficace la semplice comprensione dell'errore»."

1- c'è qualcosa che non va nelle procedure dell'isolamento della scena del crimine e sul controllo di chi vi si trovi attorno;

2- c'è più di qualcosa che non va in questo g.i.p...quando va detto lo dico.