lunedì 10 dicembre 2012

Vincenzo Manduca ha ucciso Lisa Puzzoli. Una storia di stalking... e le procure alzano bandiera bianca e non sanno che fare...



Vincenzo ha ucciso Lisa. Qualcuno si meraviglia? Io no, visto che su di me pende una querela nata dalla mia esuberanza nel difendere chi si è visto sfondare la porta di casa (mia nipote), sbattere a terra, anzi sulle scale (mia sorella), e portare via dalle braccia un figlio di neppure tre anni ancora in pigiama. Come me non si meravigliano tutte quelle persone che lo stalking lo hanno subito e lo stanno subendo. Uomini e donne che tremano ad ogni sms che ricevono, che si trovano il cuore in gola quando sentono suonare alla porta di casa e quando debbono uscire per andare al lavoro. Insomma, viste le tre denunce per stalking presentate da Lisa Puzzoli, pare quasi normale che questa tragedia, l'ennesima, si sia verificata. Il motivo è semplice da capire. In casi del genere si vive e si cammina in equilibrio precario. La vittima, se ne è capace, cerca di mediare, di restare calma per non innescare reazioni, non considerando in maniera ragionata che il molestatore non è in grado di controllare mentalmente i propri impulsi ed ha il "vaso della rabbia" colmo già in partenza. Non considerando che ogni goccia aggiunta trabocca ed esaspera la sua voglia di farsi "giustizia" per ciò che ritiene essere torti. E non è detto che la goccia non se la crei autonomamente nei suoi pensieri malati. Perché è fuor di dubbio che lo stalking, prima ancora che un reato, sia una malattia da curare in strutture idonee. Una mente sana non si metterebbe mai nella situazione di dover aggredire una persona in modo continuativo, né a parole né con le mani né con un coltello o una pistola, e la perseveranza di un simile comportamento fa sempre aumentare il disagio, non lo fa di certo scemare.

Eppure, nonostante sia chiaro che senza un drastico intervento il disagio si amplificherà aumentando le possibilità di nuove aggressioni, c'è ancora chi si meraviglia e crede di non poter far nulla. E' il procuratore di Udine, Antonio Biancardi. Lui ad un giornalista del "Il Gazzettino" parla di una vera e propria "emergenza stalking". Ne parla ma pare non se ne renda conto, oppure che abbia alzato le mani in segno di resa. Prima ci rende partecipi del suo lavoro, dichiarando che ogni settimana sulla sua scrivania arrivano decine di denunce per stalking, poi ci invita a un "fai da te" di tipo hobbistico. Ci invita all'autotutela, quasi basti andare a un "brico" qualunque per poter acquistare l'esperienza che serve ad evitare tragedie e omicidi. Le sue parole fanno intendere che sulle procure italiane sventolino, oltre che la bandiera nazionale ed europea, anche tante bandierine bianche: "Non possiamo mettere la scorta a tutti. L'unica misura efficace sarebbe la custodia in carcere, ma bisogna fare i conti con i poteri e i mezzi a disposizione di gip e pm. Al più si ottiene un divieto di avvicinamento, ma se uno vuole uccidere non basta di certo. Le vittime devono stare attente e tutelarsi. In casi del genere non bisogna avvicinarsi o comunque non è bene farlo da soli".

Grazie procuratore, ma le ricordo che a Palermo Samuele Caruso ha ucciso la sorella della sua ex fidanzata proprio a causa del suo consiglio. Spero che non tutti i suoi colleghi la ragionino come lei, spero ci sia chi presto inizierà a chiedere TSO (trattamenti sanitari obbligatori) psichiatrici e non un divieto di avvicinamento. Inoltre curare è meglio che mandare in galera, esperienza buona solo a far aumentare la rabbia e il rancore. A questo proposito le ricordo che a Terracina, Luigi Faccetti non appena uscito dal carcere (andando chissà perché ai domiciliari), ha ucciso chi non era riuscito ad uccidere con dieci coltellate poco tempo prima, Emiliana Femiano. Per quanto riguarda l'omicidio di Lisa Puzzoli, devo dirle che non tutta la colpa ricade sulla sua procura, che aveva in corso di istruttoria un nuovo fascicolo contro il ragazzo, che anche il Gip deve farsi un esame di coscienza, visto che nel 2010 non ha ritenuto che gli innumerevoli messaggi di minaccia del Manduca fossero atti persecutori e li ha archiviati sotto la scritta: "giustificati dalla questione relativa alla gravidanza". Come se le minacce continue si possano giustificare. 

Non è un Gip a dover giustificare, è l'avvocato che segue il ragazzo che deve cercare di alleviarne la posizione. Ed a questo servono le sue parole quando rammenta a tutti che Lisa non voleva far riconoscere la bimba al padre. Padre che ha visto per la prima volta sua figlia a tre mesi dalla nascita e che per poterle dare il cognome ha dovuto chiedere il test di paternità. Padre che in due anni ha incontrato la bimba solo sette volte e solo per pochi minuti. Queste, se non ci fosse di mezzo un morto, sarebbero buone giustificazioni e servirebbero a trovar ragione di un torto subìto. Ma purtroppo Vincenzo ha ucciso Lisa credendo di fare auto-giustizia quando un tribunale gli ha comunicato che anche le prossime visite alla figlia non sarebbero durate che pochi minuti (la goccia in più che toglie altra ragione). Per farlo ha acquistato un coltello, si è presentato alla sua porta con uno stratagemma e per vederla le ha parlato dell'assegno di mantenimento compilato male. Lui è l'omicida, non ci son dubbi, sua era la mano e suo il coltello, ma chi non gli ha impedito di arrivare a questo punto? Chi gli viveva accanto poteva accorgersi del disagio, è indubbio, ma volendogli bene non avrebbe mai potuto credere che quel ragazzone fosse malato al punto da diventare un assassino. Cosa che invece avrebbe dovuto notare chi ha visto la sua storia scritta sui fogli e sulle denunce. Chi era emotivamente fuori e non coinvolto, poteva non pensare che presto qualcosa di brutto sarebbe accaduto e, sfruttando al massimo la legge, chiedere ad uno psichiatra di verificare se la sanità mentale del denunciato fosse intatta o intaccata?

Ora il dolore sarà eterno e toccherà in primis quella figlia contesa rimasta senza più madre né padre, quei genitori che passeranno le loro giornate a portar fiori e lacrime al cimitero e quelli che chiederanno di poter visitare loro figlio in carcere. Simona Pletto, per la Voce di Romagna, ha ascoltato la madre di Vincenzo Manduca: "L’hanno fatto impazzire di dolore. Sì, perché gli hanno sempre negato di vedere la figlia e lui ne soffriva. Soffriva tutte le volte che andava su per vederla, ma invano, ogni volta che si avvicinava una festa. Sono state scritte tante cose non vere... venerdì mattina Vincenzo era nervoso per via di quel documento arrivato dal tribunale, verso mezzogiorno stava uscendo nervoso e quando gli ho chiesto: dove vai, mi ha detto: a te non interessa. Poi è uscito di casa, per andare da lei... Vincenzo è sempre stato un bravissimo ragazzo, nessuno si aspettava una cosa così. E bastava poco per evitare questa tragedia. Hanno abitato qui sei mesi, quando è rimasta incinta, lei al secondo mese di gravidanza è tornata a casa. Non voleva che lui riconoscesse la figlia, Vincenzo non ha mai dubitato di esserne il padre. Lui voleva solo vederla".

Paola Treppo, invece, per "Il Gazzettino" ha ascoltato il fratello di Lisa, Luca Puzzoli: "Ero appena tornato a casa dal lavoro, in casa c'erano la piccola e Lisa. Pochi minuti e ho sentito il campanello. Ho visto l'auto sportiva di Vincenzo e ho detto a mia sorella che sarei andato io ad aprire. Ma lei non ha voluto. Non si aspettava di certo un attacco letale. Li ho visti un attimo parlare vicino al cancello aperto; lei appoggiata con un braccio al portone. Non si vedeva molto perché la luce di casa non illumina tutto il cortile: ho capito che lui era venuto a parlarle per una questione di un assegno di mantenimento scritto in modo sbagliato. Invece era soltanto una scusa. Se in casa ci fosse stato qualcun altro ero pronto a inseguirlo, con la mia auto, e a tagliargli il collo con lo stesso coltello con cui ha massacrato mia sorella. Se non sarà fatta giustizia, ci penserò da solo: se uscirà dal carcere, lo andrò a cercare". Nell'attesa dell'arrivo dell'ambulanza Luca sente il polso, chiama la sorella: "Niente, non dava più segni di vita. Vedevo solo questo coltello da macellaio infilato nella schiena. Poi, quando i soccorritori le hanno tagliato gli abiti ho notato, con sgomento, una lunga ferita lungo la colonna vertebrale e poi altre davanti, al collo e alla pancia. Ho trovato una cartellina vuota in strada: sono certo che dentro ci aveva nascosto il coltello, non i documenti dell'assegno di mantenimento. Quando sono arrivati i miei parenti l'ira e la rabbia sono salite ancora: mio zio e mio padre volevano inseguirlo per prenderlo a botte, ma credevamo se la fosse data a gambe, quando in realtà stava chiamando il 112 a due passi da casa. Non credo più a niente, né alla giustizia, né nelle istituzioni. Tutti sapevano e nessuno ha fatto nulla. Lisa e Vincenzo s'erano conosciuti in internet: Lui è venuto qui la prima volta a trovarla con tanti regali e i miei genitori l'hanno accolto come un figlio. Poi lei è andata a convivere con lui due mesi a Forlì e solo dopo, rientrata a casa, ci ha confidato che era stata più volte picchiata e minacciata. Aveva minacciato di morte anche noi parenti. Ci aspettavamo un fatto violento ma non adesso, non si è mai pronti... Si spera cambino le cose".

Nelle sue parole la rabbia e il dolore, la voglia di vendetta e la rassegnazione per ciò che è stato e si poteva evitare.

Vincenzo ha ucciso Lisa, questa è la cruda realtà che ora non si può cambiare. Ci rassegniamo ed alziamo bandiera bianca, come pare abbiano fatto le procure, lasciando che chi vive nell'incubo dello stalking si auto-tuteli, magari munendosi di guardie del corpo private, lasciando che i fratelli delle donne uccise si vendichino a posteriori... o iniziamo col cercare metodi curativi che possano dimostrarsi efficaci ed aiutare sia la vittima che il persecutore? 


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13 commenti:

Manlio Tummolo ha detto...

Caro Massimo,
non posso che confermarti la mia sentitissima stima pe i problemi umani e di giustizia che sollevi ogni volta. Nel caso che esamini, siamo in certo modo "vicini" per un fatto "geografico". Manduca è di Forlì o vicinanze, io abito, da alcuni anni, in un paese vicino a quello dell'omicidio (Villaorba di Basiliano). Su "Il Messaggero Veneto" on-line (quotidiano del Friuli) leggo che il problema figlia era forse più un pretesto di riavvicinamento alla sua ex-convivente, che non una questione di interesse per la figlia. Ovviamente non ho elementi diretti per giudicarlo. Ma chiunque strappa i figli alla madre o strappa definitivamente la madre ad un figlio, dimostra sì odio per l'ex-coniuge o convivente, ma anche indifferenza verso il bambino o la bambina, che nel caso di Villaorba ora non hà né padre, né padre, perdendo di fatto ambedue.

Riguardo ai magistrati, sappiamo anche troppo bene, per esperienza diretta che quelli si muovono sempre quando è tardi, e, invece, farebbero bene a tacere e a lavorare. Le loro opinioni sono inutili, mentre sarebbe necessaria la loro azione preventiva (prevista dalla legge), e quando questa non è più possibile, quelle esecutiva e repressiva.
Molto spesso basterebbe una diffida formale ed energica nei casi di "stalking", di persecuzione sistematica od occasionale, di violenza e di ricatto; basterebbe eseguire le leggi, con le sanzioni previste (magari solo pecuniarie). E, come già diceva un po' cinicamente il nostro Machiavelli, la gente dimentica facilmente l'uccisione del padre, non l'esborso di adeguate somme di denaro. Tenere sott'occhio per quanto possibile le persone pericolose, convocarle in polizia ove continuassero le loro azioni minatorie.

Ma la verità è che questi bravi inquisitori, talvolta santissimi, non si curano affatto di quelle che essi chiamano "bagatelle" e che archiviano con molta prontezza. Poi sproloquiano di fronte ad un morto.

Manlio Tummolo ha detto...

Errata Corrige: alla fine del primo capoverso ovviamente "né padre, né madre".

magica ha detto...

mi dicono che l'omicida è siciliano --
alla ragazza aveva rotto lo sterno dunque piu' che un avvicinarsi alla madre era stato il pretesto di farla fuori .
se i fratelli della vittima docono che lo lascio' per percosse e minacce . non penso avesse voglia di riappacificrasi , oramai era impossibile .
i soliti cafoni che non sentono ragioni .

Sira Fonzi ha detto...

Ciao Massimo,
ottenere il TSO in questo caso sarebbe stato un punto d'arrivo, il problema è che non c'è mai stato quello di partenza.

L'avvocato della ragazza aveva chiesto la misura cautelare invano da due mesi:

«Due mesi fa – racconta l’avvocato Lucchin – avevo depositato in Procura la proposta di applicazione di una misura cautelare nei confronti di Manduca, affinchè gli fosse impedito di avvicinarsi alla casa di Lisa. Ma l’ordinanza non risulta ancora emessa. Ora è troppo tardi. Spero almeno che questa tragedia serva come monito per evitare che altre giovani facciano la stessa fine. Aveva solo 22 anni, era anche lei ancora una “bambina” e le ragazze di quell’età vanno protette da situazioni che non sono in grado di gestire. Lisa rimarrà per sempre nel mio cuore, così come il rimpianto per non essere riusciti a fare di più per lei».

I precedenti. «In agosto – riferisce ancora l’avvocato Lucchin – l’aveva colpita allo sterno procurandole la frattura di alcune costole. In settembre si era avvicinato a Lisa e alla bimba e aveva chiuso nell’abitacolo la piccola per due ore. Erano dovuti intervenire i carabinieri per fargli aprire l’auto, mentre la figlioletta piangeva disperatamente. Dal 2010 ad oggi ci sono state almeno tre denunce per lesioni, minacce, stalking, violenza privata».

Ciao Sira

Manlio Tummolo ha detto...

La madre, ovviamente, dà del Manduca una versione diversa, come se il giovane fosse stato esasperato sistematicamente dai rifiuti alle sue richieste. Come sempre, è difficile districarsi tra versioni opposte. Senza anticipare misure coercitive, se i giudici o chi per loro incarico, avessero sentito separatamente le due parti, se le avessero poi fatte confrontarsi in loro presenza, forse non si sarebbe arrivati a questa orrenda tragedia. La legge lo prevede, ma i poveri magistrati troppe cose hanno da fare per reprimere, per cui manca il tempo per prevenire (e poi, che volete, sono solo "bagatelle" !).

Ciò che colpisce come fatti, spiegati un tempo con l'ignoranza, con l'analfabetismo, con un'aggressività istintiva e bestiale, avvengano anche oggi e forse più di ieri, c'è da chiedersi se basti l'istruzione, separata o senza un'educazioe profonda della ragione logica e morale; se si facesse capire che l'altro, moglie, amante, figli, non sono di nostra proprietà, non sono oggetti da usare, ma persone autonome con doveri e diritti, con propria capacità di scelta e di decisione tali e quali noi, se ci si rendesse conto che è migliore e più nobile la totale solitudine che non una forzata compagnia, anche gli istinti sarebbero dominati. Invece, il più becero e grossolano materialismo trionfa; abbiamo più istruzione che 100 o 200 anni fa nella media delle persone, ma forse abbiamo ancora meno educazione. Non bastano titoli di studio, occorre qualcosa che entri nel profondo dell'animo, che ci guidi in ogni nostra azione, che ci faccia porre la domanda: "E' giusta o ingiusta questa mia richiesta o pretesa ? E' giusto o ingiusto questo mio rifiuto a dare ?". Ecco, ogni volta che l'uomo agisce dovrebbe fare, prima, piuttosto che dopo, un esame di coscienza. Come scrisse Kant, in "Che cos'è l'Illuminismo ?": "Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza". Siamo uomini non perché abbiamo la televisione e usiamo i cellulari o l'automobile, ma perché abbiamo la logica e la coscienza morale che possono farci controllare, limitare, azzerare i nostri impulsi aggressivi. Quando ci arriveremo ? Quando sarà troppo tardi e la nostra specie sarà prossima all'estinzione ?
La solitudine nella vita non è una vergogna, è una vergogna voler costringere gli altri a fare quello che noi vogliamo.

Manlio Tummolo ha detto...

Sempre riferendosi a Kant, la seconda formula dell'imperativo categorico, nella sua Ragione Pratica, suona così:
"Considera l'umanità, in te come negli altri, sempre come fine, e mai come mezzo". Il che vuol dire che ciascuno di noi deve considerare la propria persona e l'altrui su un piano di assoluta parità umana, come del resto in altri termini diceva Gesù: "Ama il tuo prossimo come te stesso e Dio sopra ogni cosa".
Questo, in tema d'amore, significa che non possiamo imporre all'altro la nostra volontà e che l'amore deve essere sempre fatto reciproco, fondato sull'assoluto e reciproco rispetto, non si può né comprare, né imporre con l'inganno, col ricatto o con la forza.
A vent'anni è facile, viceversa, vedere nell'amore qualcosa di unico, di irripetibile, come fonte di piacere e di sofferenza ineguagliabili. Con l'età e con la ragionevolezza, si capisce la saggezza popolare di quella canzone, un po' cinica, che dice:
"Quanto è bello lu primmo ammore, lu secondo è più bello ancor". Un amore, anche molto passionale, può finire oppure trasformarsi, restare in uno e cessare nell'altro, è un sentimento evolutivo ed involutivo. Maturandosi con le esperienze di vita, si capisce poi che ogni amore successivo è forse più bello del precedente (perché più ricco di esperienza), e che quando, con l'avanzare della vita, gli impulsi passionali si riducono ma senza spegnersi, forse è massimamente bello.

Mimosa ha detto...

Caro Massimo
non ho parole!!!
Sono allibita sia per tua sorella (!) sia per la fine di Lisa ...
Trovo inutile che da tutte le parti si sollecitino le donne a denunciare mariti e compagni la prima volta che alzano le mani su di esse, ma chi lo farebbe per davvero, specie se ci sono figli di mezzo?
Le donne pensano sempre di salvare il mondo, pensano che l'uomo che si sono poste a fianco sia "recuperabile"
e gli organi di polizia non le sostengono, come è successo a Lisa e a tante altre donne e ragazze.

Siamo senza protezione, è sempre colpa nostra: o li abbiamo provocati o li abbiamo esasperati o abbiamo frainteso le loro intenzioni o non le abbiamo proprio capite: loro ci amano pazzamente (come no?) e noi, cattive, non sappiamo adattarci …
perché ci ribelliamo, non ci sentiamo appagate di un tale amore esclusivo?
Il loro senso di possesso raggiunge il colmo, come raggiunge il colmo il loro desiderio di annientarci.

Come si fa a metterli in galera o rinchiuderli in manicomio certi individui ossessionati?

Non sono deterrenti le misure restrittive, quando emesse: non devi avvicinarti a 100 metri da lei.
Anzi sono esasperanti e provocanti.

Ma in questo caso, non c’era già un motivo più che valido?
Come resta libero un energumeno che rompe lo sterno ad una donna incinta?
Delitto annunciato, hanno detto tutti.
Nessuno dei CC e in Procura si faranno un esame di coscienza?
E se capitasse alle loro figlie?

Mimosa

Manlio Tummolo ha detto...

I Carabinieri e Polizia sono puri esecutori: la vera vergogna è in quei magistrati inquirenti e giudicanti che sbattono in galera gente solo sulla base di pettegolezzi, illazioni, denunce magari anonime, e nulla fanno in questi casi evidenti che essi classificano come "bagatelle", nemmeno applicando l'istituto (esistente) della diffida, oppure, almeno almeno, una convocazione del denunciato al fine di calmarlo e indirizzarlo a migliori atteggiamenti. Nulla di nulla: il procuratore udinese, di cui tanto per cambiare non ricordo il nome, si è limitato a dire che "occorrono tempi tecnici", come se si trattasse di un fatto puramente burocratico, come la pacifica definizione dei confini di due proprietà o la pacifica quota di mantenimento per moglie separata e figli !

Si credeva, more solito, che, sfornando una nuova legge con reato detto all'inglese, si risolvessero questi problemi. "Atti persecutori" erano già previsti, ma capite che detti "stalkings" suonano più eccitanti ed efficaci, hanno un suono più imperativo.
Nondimeno, malgrado questo grande "balzo in avanti", se coloro che sono incaricati di eseguire la legge (povero Dante che già ai suoi tempi lo diceva) non lo fanno, anche dette in inglese o in cinese, non cambia nulla. E' la testa, la volontà, l'impegno di questi "tutori della Legge" che devono cambiare, altro che tempi tecnici ! Aspettiamo dal XIII - XIV secolo, non da ieri mattina !!!

magica ha detto...

sono sempre dello stesso parere ,
esiste ancora un maschilismo . convinto .
quello che mi da' da pensare è la poca solidarieta' di donne verso le donne .
non so che dire . qualcuna forse se le va a cercare le rogne? a volte vedo programmi di donne malmenate x i capelli e le prendono ,, ma ci sar' un nomento nel quale questo individuo è senza difese?. come mai certe donne sanno solo prenderle.. e darle? mai?
arrivano perfino ad essere uccise. vanno nel baratro senza pensarci . un spray al peperoncino .?di quelli che ti fanno vedere la strega .. dovremmo averlo . x ora non mi occorre . ma non si sa mai.. nel dubbio .... dove lo vendono? -

Manlio Tummolo ha detto...

Cara Magica,
voi donne avete ben altre armi che il peperoncino, volendo: la sa la storia di Giuditta e Oloferne? O di certe signore più recenti che, invece della testa, tagliano al marito/convivente/ amante altri attrezzi ?

Un consiglio generale: prima di legarsi ad un uomo cercare di vedere non solo il suo aspetto fisico o l'apparente simpatia, ma quello che ha in testa, oppure se la testa è solo una protuberanza messa per sbaglio sopra il collo. Non limitarsi a vedere solo se balla bene il rock in discoteca, se racconta barzellette divertenti o un po' sconce in compagnia, o roba simile. E prima di avere un figlio con certe persone, pensarci su milioni di volte: a differenza di un tempo, oggi mezzi per il controllo delle gravidanze non mancano.

Quante donne sono convinte che l'uomo con le mani lunghe, in vari sensi, un tantino maneschi ed aggressivi, siano virili ? la virilità è un fatto di cervello, di coscienza, non di muscolatura o di dimensioni, ecc. ecc. ecc.

magica ha detto...

esistono ancora donne che si vantano della gelosia del fidanzato : . si sentono amate .....,
avete sentito alla tv quella signora anziana cosa commento' dopo aver saputo dell'omicidio di udine? le voleva bene ed era geloso per questo l'ha uccisa ,
ne ho sentita una direttamente di persona . dopo un duplice omicidio . la nonna dire ai bambini , l'amava tanto per questo era geloso .
sono ipocrisie e dicono il falso

Manlio Tummolo ha detto...

Ha perfettamente ragione, cara Magica:
la gelosia è sentimento di possesso, mentre l'amore è senso di identità; l'amore è desiderio di dare, la gelosia è desiderio di avere o di non perdere. Tuttavia, la mentalità femminile fa ancora fatica a liberarsi da certi stereotipi.
Accenno ad alcune mie esperienze personali, ormai lontane:

1973. Parlando con un' amica, poi docente allora prossima alla laurea, le dissi che una donna deve resistere per quanto può alla violenza; lei mi rispose che, se avessero tentato di violentarla, non avrebbe resistito.

1987: era uscito il film con Farrah Fawcett "Oltre ogni limite", sul caso di una donna che resiste prima e poi si vendica crudelmente contro un aggressore maschile, riesce ad accecarlo con l'insetticida, stordirlo, e chiuderlo poi nel caminetto con una grata, tanto da martirizzarlo.
Due mie colleghe, ambedue laureate, mi chiesero un po' meravigliate perché fossi andato a vederlo. Risposi che mi piaceva l'idea di una donna che sapesse resistere e anche vendicarsi di un aggressore maschio, che vuole violentarla. Sembravano ambedue un po' scandalizzate, anche se non si espressero chiaramente.

In tutte e tre queste allora ragazze, ma di una certo grado culturale (non contadinelle ignoranti), c'era l'idea che la violenza sessuale fosse quasi un "atto dovuto" da subìre. Eppure, in tutti e tre i casi c'era già stata la contestazione e si era affermato il femminismo come forza organizzata. Ora certo, nessuna risponderebbe così, ma certo una piena coscienza di saper reagire alla brutalità maschile non è ancora generalizzata. Viceversa, l'uomo gentile e rispettoso spesso è apprezzato come amico, ma non affascina (generalmente parlando) le donne, non le seduce: ci vuole una dose, pur moderata, di animalesca brutalità.

magica ha detto...

mah sara' perchè sono cambiati i tempi . ma certe supposizioni di accettare un a violenza non la capisco.
queste mentalita' sono state dettate da tempi precedenti..ma pero' dettate dai maschi .. sara' perchè hanno piu' forza e le donne soccombevano ai loro voleri o ricatti .
basta pensare che una volta ste donne usavano le mutande con la scritta ricamata sul davanti ..
(non per piacere ma per volere di dio) una roba del genere .
e pensare che certi uomini andavano nei casini . e le mogli zitte e mosca ..
non sono assolutamente femminista anzi sono contraria alle loro prediche . le donne devono fare le donne. anzi con furbizia e intriganza per piacere . ai loro uomini ma ci vuole rispetto massimo la parita' dei sessi .
non mi identifico con quelle donne che non si curano ,che sono acqua e sapone sono insipide . ci vuole un tocco di femminilita' . dobbiamo fare le femmine . ma attenzione . magari ora quacuno dira' che farnetico ahaha