Di solito le stragi si guardano con l'occhio dell'emotività senza porsi troppe domande. D'altronde immagini di ordigni che esplodono e di persone che uccidono non pretendono, sul momento, una spiegazione. Si dice ci siano cose inevitabili al mondo, destini che non si possono cambiare perché l'imprevedibilità delle persone non conosce limiti. Sarà vero o è il solito luogo comune, come il credere che quando una bomba esplode "nell'occidente libero", o per meglio dire nella patria della finta libertà, la colpa è sempre degli integralisti islamici? Terroristi che poco hanno a che fare con i veri mussulmani e molto con la repressione, o almeno con il cambiamento radicale fatto di violenza assurda, e vorrebbero il "Corano" diverso da come gli antichi l'hanno scritto e concepito. Ma non sempre ciò che a prima vista appare reale lo è, come quelle storie di vita che appaiono appaganti a chi non può permettersi l'agio ed il lusso che promette un futuro migliore, che appaiono perfette a chi crede che l'erba del vicino sia sempre e comunque più verde. Ci sono storie come la storia di Anders Behring Breivic, un uomo di 32 anni a cui, in apparenza, la vita non poteva dare di più.
Anders nasce nel 1979 a Londra, il padre è un diplomatico che per decenni ha rappresentato, e fino a pochi anni fa ha continuato a rappresentare, la Reale Ambasciata di Norvegia (prima in Gran Bretagna poi a Parigi), la madre un'infermiera con alle spalle un'altra storia d'amore che le ha lasciato in eredità una figlia. La coppia però si separa. Anders ha un anno quando va a vivere ad Oslo con la sorellastra e la madre. Lei si farà una nuova vita ed avrà un altro figlio, così come il padre che di figli ne avrà altri due. La situazione economica della famiglia è molto buona e gli permette di studiare nelle migliori scuole norvegesi. Tutti in quel periodo parlano in modo entusiastico del ragazzo che si espone aiutando i più deboli, le vittime del bullismo scolastico. Ha sedici anni vede il padre per l'ultima volta, ora è pensionato e si è stabilito definitivamente a Parigi, ma questo pare non influenzare la sua vita, infatti continua gli studi con molto profitto e si laurea in economia e commercio. Ancora acerbo d'età si iscrive alla massoneria, nell'Ordine del Liberi Muratori, ma viene espulso per atti contrari alla loggia.
Ed è dai primi anni duemila che la sua vita si modifica e prende strade estremistiche, strade di destra che lo portano ad odiare chi non è cristiano e chi non ha le sue stesse idee. Nel 2002 inizia la stesura di un libro molto particolare che titola: "2083-Una dichiarazione europea di indipendenza". Lo finisce nel 2009 e più che un libro è un memoriale di 1500 pagine che pubblica sul web con lo pseudonimo di Berwick. Saranno oltre 6000 le persone che ne entreranno in possesso imparando a conoscere Anders Breivic per come è e per come vorrebbe essere, un teologo del terrorismo. In vari capitoli, oltre che scagliarsi contro l'integrazione e l'immigrazione mussulmana, parla di come fabbricare ordigni chimici, di dove installarli per ottenere una massima resa di vite umane, di come si può portare a termine una strage con tecniche militari e quant'altro serve per diventare il perfetto terrorista (Per leggere il memoriale clicca qui). Inoltre afferma chiaramente la sua intenzione di farsi ricordare come il mostro peggiore del dopo-guerra. Il suo slogan risulta chiaro e capibile a tutti, "solo il terrorismo può risvegliare le masse", e non si capisce il motivo per cui nessuno lo abbia mai controllato lasciandolo libero di progettare e procedere col suo piano.
Lui stesso, è scritto nel suo diario, si stupisce del fatto di non essere mai stato controllato da nessun uomo dei servizi segreti, anche perché nello stesso periodo aveva partecipato attivamente ad un forum internet del sito norvegese di estrema destra document.no, fermamente contrario all'Islam ed all'immigrazione (che ora, dopo l'attentato, è molto critico nei confronti dell'uomo), postando scritti altamente razzisti e preoccupanti. Il suo nome, fra il popolo internet della destra norvegese, divenne perciò molto famoso nel 2010 per le sue idee estremamente estremiste e per come avrebbe voluto risolvere certe situazioni a lui contrarie, ciononostante nessuno degli enti preposti al controllo ed alla salvaguardia della popolazione pensò mai di preoccuparsi per quanto scriveva e per quanto faceva. Questo perché la Norvegia è considerata la terra della tranquillità, una sorta di "Paradiso" che negli ultimi cinque anni ha registrato "solo" 132 omicidi, e di questi oltre un terzo ad opera di psicopatici e più di un terzo in liti fra ubriachi. Quindi solo il 19% dei delitti sono stati trattati come casi di normale criminalità in cui l'assassino ha agito per cause di interesse o in stato di stress momentaneo.
E' qui dunque che va cercato il motivo del non controllo? Perché è a questo non controllo che va ascritta la causa scatenante dell'azione, programmata nel tempo, di Breivic. Ad un uomo del genere può consentirsi, dopo che ha insegnato a tutti con quali modalità ed ingredienti costruire un ordigno, di acquistare tonnellate e tonnellate di fertilizzanti, notoriamente obbligatori per bombe ad ampio raggio? Si è detto che gli acquisti non erano sospetti dato che aveva aperto, dopo essere andato a vivere in campagna a 170 chilometri da Oslo, un'azienda agricola. Ma non era sospetto che un laureato in economia e commercio, un estremista conosciuto nell'area razzista della popolazione, un uomo che aveva scritto, ed in tanti lo avevano letto, un memoriale a favore del terrorismo, cambiasse radicalmente stile di vita? Nessuno si è posto l'interrogativo: "Perché chi insegna a fabbricare bombe coi fertilizzanti va a gestire una fattoria ed acquista, il primo ordinativo ad aprile, montagne di possibili ordigni?". E' a causa di queste mancanze, che io chiamo negligenze dell'intelligence e dei servizi segreti norvegesi, che è maturata la strage evitabilissima di venerdì 22 luglio?
La ricostruzione. Sono le 15.15, Breivic parcheggia l'auto imbottita di esplosivo sotto le sedi governative di Oslo e si allontana. Alle 15.20 preme sul telecomando il tasto che aziona il detonatore. Sente il botto e se ne va, deve fare 30 chilometri ed arrivare ai traghetti che portano all'isolotto di Utoya. Ma perché vuole andare in quel luogo? Perché i giovani laburisti l'hanno scelta ed occupata, sono oltre cinquecento, per il solito campus estivo che alterna divertimenti e confronti ideologici; ed i laburisti norvegesi sono da sempre di matrice social-comunista, non hanno il credo cristiano e predicano l'unione fra le razze, l'integrazione fra i popoli. Tutto il contrario di quanto pensa Breivic che, già vestito da poliziotto, quando arriva al porto, armato di tutto punto, deve attendere perché la nave non è ancora arrivata. Tutti fanno caso a lui, è il primo a salire e vuol essere il primo a scendere. Una donna si insospettisce, in Norvegia la polizia non è armata ed anche se lui le dice che deve rafforzare la sicurezza dell'isola, proprio a causa dell'attentato di Oslo, lei quando scende va direttamente dalla guardia locale che ha l'ufficio a meno di cento metri dal porto di Utoya. Sono passate da poco le 17.00 e loro saranno i primi due a morire.
Nonostante queste due morti l'allarme non parte; i giovani sono nei locali sulla costa e seguono le dirette televisive che parlano di una strage nella capitale, non sapendo che presto loro faranno parte di quella strage, o sono intenti a sincerarsi, tramite i cellulari, di come stanno i loro cari. L'eco dell'esplosione non li turba, loro sono in un'isola distante. Capiscono che non è così quando Anders Breivic inizia a sparare. Chi gli passa a distanza di tiro viene falciato e resta a terra. Poche centinaia di metri ed entra nel campeggio dov'è il campus estivo gridando a tutti di andarsene. I primi ragazzi vedono un poliziotto e si fidano. Ma lui, uno alla volta, li uccide. Chi resta all'interno viene fatto uscire grazie ai lacrimogeni che ha con sé. Il fuggi fuggi è generale così come le richieste di aiuto. Troppe per non intasare le linee e per far intervenire in fretta reparti speciali.
Così l'orrore si mischia alla paura, oltre cinquecento ragazzi fra i quindici ed i ventitré anni si trovano impreparati all'evento ed un'ora e quindici minuti in balia di un assassino che gira indisturbato, e non finisce mai le munizioni, è lunga a passare. Chi si nasconde nei canneti usa i telefonini per mandare messaggi ai familiari chiedendo loro di non richiamare per paura che la suoneria attiri il killer, chi si getta in mare non sempre si salva dalle pallottole. I più forti nuotano per ottocento metri fino ad arrivare in un campeggio del continente, ma chi ha provato l'impresa da ferito non è riuscito ugualmente a salvarsi ed è stato risucchiato dall'acqua. Alcuni restano ad un centinaio di metri dalla riva e vengono soccorsi da chi ha delle imbarcazioni, una volta sullo scafo sono costretti a vedere vere e proprie esecuzioni perché Breivic non lascia feriti, chi non muore subito lo finisce con un colpo alla testa.
Alle 18.20 arrivano i soccorsi, le squadre speciali, ma i ragazzi non si fidano perché vestiti come il killer e scappano anche di fronte alla vera polizia. Solo alle 18.35 il killer viene individuato e fermato, l'incubo per i sopravvissuti è terminato (continuerà nella loro mente fino a quando avranno vita) e si iniziano a contare i morti. Alla fine saranno 68 i corpi senza vita sull'isola e 5 i dispersi. All'infuori della guardia e della donna uccisi per primi erano tutti ragazzi che pensavano di trascorre una vacanza divertente e rilassante nel luogo più tranquillo del mondo, nella nazione in cui nessuno gira armato.
Ora il governo norvegese dovrà dare tante spiegazioni ai suoi cittadini, non potrà cavarsela con scuse ufficiali o dando la colpa al destino o al solo Anders Breivic che, grazie alle leggi norvegesi, anche se si spera facciano eccezioni e per lui cambino qualcosa, rischia al massimo 21 anni di carcere.
Anders voleva diventare famoso, voleva diventare il mostro per eccellenza del dopo Hitler. Considerarlo sano dopo quanto ha fatto gli darebbe la qualifica a cui ambiva e lo incenserebbe agli occhi di certe persone, chiuderlo per la vita in un manicomio, al contrario, lo qualificherebbe per ciò che si è dimostrato essere, solo un pazzo criminale da curare.
7 commenti:
Chi, meglio di Vittorio Feltri potrebbe dare una risposta alla domanda del titolo del post ?
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=12GIET
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http://tuttoggi.info/articolo/34467/
Anche "Il fatto quotidiano" oggi lo ha massacrato.
Povero Feltri, passano gli anni ma lui non cresce mai da quel lato mentale. Ciao DSK,Massimo
Trovo allucinante che non ci fosse un servizio d'ordine presente ad un importante raduno e che le forze di polizia siano giunte con così tanto ritardo dando modo ad un solo uomo di compiere questa carneficina agendo praticamente indisturbato per circa un'ora e mezzo. Trovo ancora piu' incomprensibile che una volta giunte sul posto, non abbiano per lo meno tentato di colpirlo; è dura da dire ma in questi casi credo che non ci sia margine per altre soluzioni. Mi ha scioccato particolarmente una foto trovata in rete, che pare sia stata scattata da un elicottero della polizia in cui si vede l'uomo armato in campo aperto,facilmente raggiungibile, senza ostaggi, che continua ad uccidere puntando contro un ragazzo implorante che si trova in acqua ad una certa distanza e allora mi chiedo: se veramente su quell'elicottero c'erano dei poliziotti, quante vite di povere vittime innocenti avrebbero potuto salvare se avessero agito diversamente anzichè mettersi a scattare fotografie?
Sandra
Bell'articolo, vorrei solo precisare alcune cose. Poco tempo prima della strage il governo norvegese per bocca del suo premier aveva ufficializzato la posizione della Norvegia sulla imminente richiesta della palestina sul riconoscimento all'onu ed era favorevole. Subito dopo il premier israeliano Netanyahu ha pubblicamente minacciato la Norvegia di pesanti ritorsioni. X via di queste minacce i giovani laburisti avevano organizzato una grande manifestazione sull'isola in sostegno del proprio paese e del premier e contro israele (se cercate le immagini della convention sull'isola potrete accertarvene, era piena di striscioni anti isrealiani, ovviamente la stampa allineata non le ha mai mostrate).
A questo punto, con un tempismo a dir poco perfetto spunta il "templare" Brevik, che prima mette una bomba a Oslo vicino alla sede del premier Norvegese (avvertimento mafioso??) e poi si dirige sull'isola e fa una strage di giovani laburisti che stavano protestando contro israele (forse la pesante ritorsione promessa da Netan???).
Ora, ognuno la puo pensare come vuole, tanto la cosa + importante non è certo la verita ma strumentalizzare certi tragici avvenimenti a favore della propria ideologia o dei propri fini ma a tutti gli effetti il tempismo degli avvenimenti, il fatto che Brevik ha potuto agire indisturbato (copertura ad alto livello) e senza apparenti complici porta solo ad una strada che si chiama mossad (gli specialisti delle "false flag").
Ultima cosa, trovo scandaloso che alcuni blogger che dovrebbero portare alla luce tutto quello che la stampa di regime nasconde, omettano fatti oggettivi importantissimi enfatizzandone altri risibili.
Stando ai media allineati Brevik doveva essere un "neonazista", beh, allora non li fanno + come una volta, se adeso vanno a fare favori ai sionisti.
Detto questo ognuno puo tirare le proprie conclusioni, tanto la verita non uscira mai a galla, vorrei solo che la popolazione avesse sempre accesso a tutte le informazioni reali x poter giudicare da sola e non solo quello che ci vogliono mostrare x convenienza.
Saluti a tutti.
superbiker
Mi è piaciuto il tuo commento superbiker, ed hai ragione, i blogger dovrebbero svolgere quella funzione critica che i media non fanno per questioni economiche, colore politico o collusioni governative. Per questo mi piacerebbe pubblicare uno o più tuoi articoli, sia su questo argomento che su quanto più ti aggrada. Le capacità, visto come hai esposto il commento, non ti mancano di certo. Se tu avessi anche la voglia ed il tempo per scriverne... fammi sapere. Ciao, Massimo
Ti ringrazio x l'invito, ma se tieni al tuo blog sara meglio che articoli non te ne mandi, non vorrei che te lo facessero chiudere.
Scherzi a parte, non ho l'abitudine di postare commenti (men che meno articoli), da quando ho scoperto la rete (una decina d'anni fa) l'avro fatto piu o meno 10 volte e solo su blogs interessanti come questo.
Intanto nel poco tempo dispon sto curiosando un po in giro (ho letto i pezzi sulla Orlandi e su Casseri a Firenze entrambi interessanti) se poi riuscissi a buttare giu qualcosa su un argomento non ancora discusso saro contento di spedirtelo.
Ciao e a presto.
Superbiker
Rispetto la tua decisione. Quando vorrai sai che in questo blog sarai pubblicato. Ciao, Massimo
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