lunedì 18 luglio 2011

Albersano Ravani non è un assassino... ma chi lo deve scrivere tace.

Albersano Ravani
Conobbi Albersano Ravani alla fine degli anni '80; la sua azienda era in via di espansione ed aveva da poco cambiato denominazione passando da Acciai Inox srl a Ravani Acciai srl. Un giorno andai in provincia di Ferrara, dove aveva il magazzino, per incontrarlo, in quel periodo era da poco diventato presidente della Spal Calcio, la squadra della sua città, e l'impressione che ne ebbi fu quella di una persona seria che cerca di nascondere la parte buona e solidale che ha dentro per non essere fregato negli affari. Ed in effetti ad acquistare i laminati inox mi mandò, per non prendersi responsabilità, dal dottor Juliano, suo rappresentante nella mia zona. Io cercavo di ottenere prezzi migliori così divisi gli acquisti, che mi necessitavano ogni mese, fra la sua ditta ed un'altra di Parma sua diretta concorrente; l'intento chiaramente era quello di ottenere sconti, per questo non esitai a far sapere, sia all'una che all'altra, che mi rifornivo da entrambe. Forse però lui non lo seppe perché qualche mese dopo, quando lo incontrai in modo del tutto fortuito davanti ad un'edicola di Ferrara, era scuro in volto ma mi sorrise ugualmente, stranamente ricordandosi di me, e mi chiese se il suo rappresentante mi stesse trattando bene. Nel tempo gli avvenimenti mi hanno cambiato la vita, ma ogni volta che incontravo Juliano, abitava a pochi passi da casa mia ed ogni sera usciva con la sua cagnolina, rivedevo quell'uomo serioso, ma buono dentro, con gli occhiali azzurrati, forse da riposo, ed "Il Resto del Carlino" sotto braccio.

Immaginate il mio stupore di qualche giorno fa quando ho saputo dai giornali che aveva ucciso a coltellate la moglie e s'era gettato dal quarto piano di un appartamento di Lido degli Estensi. Non ci potevo credere ma le notizie sui media non ammettevano dubbi; i medici chiamati subito dopo la scoperta del cadavere avevano stabilito che la moglie era stata colpita diverse volte con più coltelli. In alcuni quotidiani avevo addirittura letto che era stata sgozzata. Così, per non credere a qualcosa di peggiore, ho creduto a quanto scriveva "Il Resto del Carlino".

"Albersano e Velina erano una coppia molto unita, nonostante l'età li si vedeva passeggiare ancora mano nella mano. «Si volevano molto bene - ricordano gli amici - e difficilmente li trovavi a litigare». Cosa, allora, ha scatenato la follia dell’ottantenne? Un raptus improvviso, secondo le prime ipotesi degli inquirenti, causato in primo luogo dalla malattia sulla quale poi ha influito notevolmente il caldo e l'afa di questi giorni. Un black-out durato lo spazio di pochi, assurdi, minuti che hanno stravolto per sempre un’intera famiglia. Tutto sarebbe avvenuto tra mezzanotte e mezza e l’una nella camera da letto. Qui Albersano avrebbe colpito la prima volta la moglie con un coltello all'altezza della gola. Tre quelli sequestrati e ritrovati su un mobile, tutti hanno tracce ematiche. «Non è escluso - precisano gli inquirenti - che siano stati utilizzati tutti e tre ma saranno gli accertamenti a dirlo con certezza». Velina - sempre secondo le prime ricostruzioni - dopo essere stata colpita è riuscita a trascinarsi fino alla cucina dove poi è morta. Ancora da fissare la data dell’autopsia".

Un raptus, pensai; d'altronde il caldo di questi giorni è opprimente ed è provato che in presenza di altre patologie può far scattare molle inattese ed impreviste. Quindi lasciai Ravani al suo destino e sperai che anche lui morisse. Come avrebbe potuto vivere dopo aver fatto quanto si diceva avesse fatto? Anche perché la richiesta d'arresto, subito accolta, non ammetteva dubbi ed al massimo si pronunciava per una follia momentanea, proprio come scritto dal "Carlino". 

Eppure in altri giornali, che tutti dicono essere bene informati (loro sanno sempre qualcosa in più), si insinuava una chiara premeditazione. E' il caso dei soliti noti, quelli del gruppo Caltagirone che in fatto di cronaca vanno a spanne e fanno credere ai lettori di aver misurato col calibro, e del loro leader indiscusso, "Il Messaggero", che apre la strada a decine di siti internet a lui collegati. Il suo cronista scriveva: "Prima di mettere in atto l'omicidio-suicidio, Ravani ha accuratamente chiuso l'appartamento dall'interno. Poi nella camera da letto ha colpito la moglie con un coltello e si è gettato nel vuoto". Quindi un omicidio volontario non dovuto al caldo ma chiaramente calcolato (prima di mettere in atto), questo ha voluto far credere il cronista rafforzando con la parola "accuratamente" il normale chiudere la porta dall'interno, cosa che tutti facciamo quando rientriamo a casa. E' chiaro che questo fenomeno con la tastiera ha ripreso un passaggio di quanto scritto agli atti, e cioè che la porta era chiusa dall'interno. Ma nella richiesta d'arresto, con quel passaggio, i Pm intendevano far capire al giudice che solo lui poteva aver ucciso, non che l'omicidio fosse premeditato.

Altro hanno scritto, non per colpa loro, i procuratori preposti a ricostruire la scena del crimine. Hanno ipotizzato che la prima coltellata fosse stata inferta in camera da letto, che la moglie fosse scappata verso la cucina, che il marito avesse continuato a colpirla fino a quando lei non era rimasta esanime sul pavimento, che solo a quel punto l'uomo, rendendosi conto di quanto fatto, aveva tentato il suicidio gettandosi dalla finestra. E queste ipotesi nascevano anche dai tre coltelli trovati in casa, ognuno dei quali con lama insanguinata. Una ricostruzione logica, per questo accettata dal giudice, nata dopo sei ore passate all'interno dell'appartamento, sia dai Pm che dal patologo che dalle forze dell'ordine, una ricostruzione che lasciava con l'amaro in bocca e nell'incredulità il figlio, i nipoti, e chi conosceva bene la coppia, ma che non ammetteva repliche in quanto pareva la sola plausibile.

Ma non era la sola plausibile e sabato mattina, durante l'autopsia, la verità è uscita prepotente. Nessun sgozzamento e nessuna ferita sul corpo della donna. La causa del decesso, ancora da verificare, potrebbe essere stata un semplice arresto cardiaco. Ma com'è stato possibile che il patologo, chiamato il giorno stesso del ritrovamento per constatare le cause della morte, abbia toppato in una maniera così clamorosa sviando i procuratori ed il giudice e portando i giornali a scrivere assurdità (e qualcuno ha pure inventato)? Può un patologo non accorgersi che sotto un grumo di sangue non c'è alcun taglio? Se c'è un taglio alla gola il sangue sgorga e difficilmente si raggruma e chiude la ferita; in ogni caso, comunque, crea nella pelle segni particolari, c'erano? Per logica no. Quindi?

Sul corpo del Ravani, viceversa, erano presenti diverse ferite. Era stato lui stesso a procurarsele nel vano tentativo di togliersi la vita prima di gettarsi dalla finestra, sono state notate? Sì dato che all'ospedale le hanno ricucite e curate. Ed allora perché non s'è pensato che il sangue, presente in quantità non esagerata (al contrario di quanto scritto sulla stampa) altrimenti il marito sarebbe a sua volta morto, trovato sul collo e su parte dei vestiti, potesse essere dell'uomo che vedendo la moglie morire vedeva anche la sua vita finire e chiedeva solo di andarsene insieme a lei? Perché siamo nell'epoca dei delitti tra coniugi e non c'è spazio per i pensieri che contemplino scenari diversi, scenari d'amore puro? C'è qualcosa da cambiare nei primi interventi, quando si prospetta un caso d'omicidio, o basterà fare più attenzione per evitare altre similitudini?

Lontana da me l'intenzione di creare sommari processi. Il patologo va comunque elogiato perché ha ammesso l'errore assumendosi tutte le responsabilità che ne deriveranno, e questo è un comportamento da uomo e da professionista.

Diversamente da lui si son comportati quei giornali che hanno calcato la mano, anche stravolgendo gli scritti agli atti e quanto inizialmente emerso, e né sabato né ieri né oggi hanno inserito la notizia per come è nella realtà. Ed in questo modo, lasciando che i loro lettori continuino a pensare Albersano Ravani assassino, dimostrano quanta poca importanza abbia, per certa stampa, l'essere umano, la persona. Ma davvero è meglio sparare cazzate, e vendere una copia in più, piuttosto che scrivere in verità e fare bella figura?



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1 commento:

Anonimo ha detto...

Voglio lasciare un commento su questa triste vicenda.Mi sembra che questo articolo rimane da solo senza alcuna considerazione,e non va affatto bene.Auguro al Sig,Ravani tanta tranquillita anch se la morte si è portata via la sua amata.
Bea.