L'interno dei servizi igienici del parco |
Mercoledì sera, all'interno del programma di Rai 3 "Chi l'ha Visto", Salvatore Parolisi ha spiegato in maniera convincente la dinamica di quella giornata ricostruendo gli avvenimenti fin dalla mattina presto, quando alle 8.30, lui la moglie e la bimba, sono entrati nello studio di un fisiatra, all'ospedale civile di Ascoli, per fare eseguire un controllo al piede destro della figlia. Da lì, successivamente, i tre si sono recati ad un'ipermercato a far compere per la Pasqua. Quindi, dopo aver portato a casa le uova di cioccolato, si sono recati prima in una clinica privata della città, questa volta era Melania a dover fare una visita, poi ad acquistare un regalo per un bimbo che sarebbe dovuto nascere nel pomeriggio, il bimbo della sorella di una cara amica della donna. E proprio a casa di questa amica erano attesi per una piccola festicciola verso le 16.00 della stessa giornata. Preso il regalo e tornati a casa si arriva ad un punto sicuro, alle 13.30 del 18 Aprile orario in cui la moglie riceve la telefonata della madre. Dopo questa, durata 12 minuti, si passa al momento cruciale in cui viene presa la decisione di andare al parco di Colle San Marco, decisione della moglie, in modo da far passare quelle due ore che li separavano all'appuntamento facendo giocare all'aperto la figlia.
Da questa ricostruzione già si capisce quanto sia improponibile un assassino orbitante nella cerchia di amici e conoscenti. Ed il motivo è semplice da comprendere in quanto, se anche può essere vero che chi aveva frequentazioni con la coppia poteva sapere delle visite mediche in programma quel giorno, nessuno poteva comunque essere a conoscenza della decisione dei due di andare al Colle perché fino a mezz'ora prima della partenza non lo sapevano neppure loro. Ciò non toglie che gli inquirenti, per scrupolo investigativo, debbano comunque valutare tutte le piste, questa compresa, anche se altri particolari tendono ad escluderla. Per capirli occorre continuare la ricostruzione fatta ieri sera dall'uomo ed arrivare al momento in cui, poco dopo le 14.30/14.40, Melania dice di dover andare al bagno. Lui si offre di accompagnarla perché, conoscendola, sa che l'unico in zona a lei gradito è quello del ristorante "Il Cacciatore", locale già frequentato dai due e quindi conosciuto. Ma io credo che ogni donna già stata in quel luogo, basta osservare la foto dei servizi igienici del parco ad inizio articolo, avrebbe preferito fare qualche metro in più e andare in un bagno pulito.
Qui capita un imprevisto. La bimba non ne vuole sapere di abbandonare l'altalena e la madre, per non farla piangere, lo rassicura e dice che andrà a piedi. E con questo anche la tesi di un eventuale appuntamento che avrebbe avuto con un altro uomo va a farsi friggere perché se la figlia non avesse pianto il marito l'avrebbe accompagnata. Da quando in qua si va ad un appuntamento accompagnati dal marito? Certo, lo si potrebbe credere un bugiardo e pensare non sia affatto vero la volesse accompagnare, come si può pensare che se la bimba non avesse fatto i capricci lei non sarebbe andata inventando una scusa, ma quali validi motivi ci sono per pensare cose del genere? Nessuno. Ed a me pare strano che pur non essendocene i motivi ci sia ancora chi segue la linea del sospetto, e parlo dei giornalisti. Chi lo fa non aiuta i lettori, che interiorizzando certi discorsi possono essere portati ad avere sicurezze e convinzioni sbagliate, ma sé stessi perché chi si convincerà delle loro tesi li seguirà costantemente aumentando gli introiti dei loro editori.
Continuando nel racconto della giornata Salvatore Parolisi s'è soffermato sul fatto di averla chiamata, perché preoccupato, solo mezz'ora o quaranta minuti dopo. Ed anche in questo caso è stato convincente in quanto la strada da percorrere, più di 800 metri, il dovere andare al bagno, e non era detto fosse subito libero, il farsi fare il caffè da asporto, ed anche in questo caso tutto dipendeva da quanta gente ci fosse al bar, portavano via tempo, tempo da lui quantificato nel lasso lasciato trascorrere fra la partenza della moglie e la prima telefonata. Poco importa se per andare al ristorante non servono quindici minuti ma solo dieci o dodici, ciò che conta è che il marito pensasse ce ne volessero quindici. Ed il conto è bello che fatto se gli diamo ascolto. Quindici per arrivare al ristorante, quindici fra andare alla toilette e farsi fare il caffè e quindici per tornare. In totale sono quarantacinque i minuti, e lui ha chiamato dopo aver fatto trascorrere fra i trenta ed i quaranta minuti. Quali sospetti può sollevare un simile comportamento? Perché c'è ancora chi alimenta i dubbi dato che anche il giallo dei doppi cellulari, delle doppie schede, non è un giallo in quanto è stato appurato che un numero, il Tim, era quello passatole dal reggimento del marito, il costo delle chiamate è minore, proprio perché moglie di un militare, e l'altro era il suo personale con numero Wind? Vale davvero la pena, per qualche sporco euro in più, sputare fango senza scrupolo alcuno su una ragazza morta in tal modo?
Fino alle 14.40 di Lunedì 18 Aprile la loro storia era quella di una coppia che si amava e stava trascorrendo un giorno di vacanza divertendosi a veder ridere e giocare la figlia Vittoria in un luogo ritenuto sicuro in cui si trovavano anche persone a passeggio, i gestori del chiosco, alcuni ragazzi di scuola media, gli operai addetti alla pulizia del parco (perché il 25 Aprile di ogni anno i cittadini di Ascoli si portano in massa su quel colle per fare un picnic), quale pericolo potevano percepire in quel momento? Salvatore Parolisi dalle 15.30 in poi si è messo a cercare la moglie senza il coraggio di guardare il volto della figlia, di certo spaventato, perché aveva il sentore che anche per la bambina, come per lui, si stava materializzando una perdita incolmabile. Per continuare le ricerche, nella speranza di ritrovare la moglie e di ridare una madre alla piccola Vittoria, l'ha lasciata ai proprietari di un albergo ed ha collaborato con le forze dell'ordine, da lui chiamate poco dopo le 16.00, fino oltre le 19.00 quando è stato chiamato in caserma.
Chi non ha mai provato cosa significa cercare e non trovare qualcuno che si ama non può capire cosa passa per la testa di chi si trova in una situazione del genere, quali pensieri si mischino fra loro in quei momenti, lo può solo immaginare... e già questo fa star male. Lasciamo che Salvatore Parolisi viva in pace il suo dolore e concentriamoci sul vero assassino. Un assassino malato, senza cuore e pieno di gravi problemi che non è possibile altri non conoscano. Io vorrei che i giornalisti stanziati per l'occasione ad Ascoli andassero a parlare con chi frequenta la zona dell'Eremo di San Marco, e parlo di chi usa i viali per fare trekking o le rocce per fare scalate, e farsi dire da loro chi si incontra all'interno del percorso, nelle baracche abbandonate e nelle grotte a poche centinaia di metri dal pianoro ben curato e ben tenuto solo quando si avvicinano la festa della Liberazione e Ferragosto.
Nei miei precedenti articoli sull'assassinio della bella madre Melania, specialmente nel primo, ho già toccato pesantemente l'argomento, dando riferimenti certi ed indiscutibili, ma nessun media ha osato parlare del degrado che si vive in quel luogo. Per cui se si pensa che non ve ne sia, che lo frequentano persone per bene, perché certi giornalisti non entrano all'interno del percorso che porta all'Eremo in un giorno poco frequentato, diciamo un Lunedì, oppure verso sera? Tanto di pericoli, a sentir quali sono le loro tesi, non ve ne sono, qual'è il motivo che li fa rinunciare ad una bella e rilassante passeggiata? Quando i carabinieri toglieranno le tende e smetteranno di passare da quella zona mi piacerebbe davvero la facessero una ricognizione del genere, meglio ancora se ad entrare, controllata da qualcuno a distanza, fosse l'inviata di Milo Infante, bella donna, con una piccola telecamera nascosta. Probabilmente sarebbe l'unico modo per farli sospettare anche di altri.
1 commento:
A distanza di giorni, caro Massimo, e alla luce di quanto finora ho seguito in tv e letto qui (e SOLO qui, perché di te mi fido), lascio un commento: per primo motivo perché sono ormai più che convinta che il titolo di questo tuo articolo sia la verità. Per secondo motivo perché qui parli di un aspetto della tempistica. Tu fai cenno alla distanza, 800m, tra le altalene e il ristorante, e parli di 10/12 minuti, concedendo anche 15: ti dò pienamente ragione!!!
Ti spiego: da casa mia alla stazione della mia città ci sono 550 m (lo dice google map), ebbene mia figlia di 27 anni compie il tragitto in 12-14 minuti (va bene che ci sono un paio di semafori, ma con il passo veloce e le gambe lunghe si riesce a prendere tutti i verdi … quindi è come se la strada fosse lineare …). E guarda che a me riesce uguale … con il mio passo da “bersagliere” (come mi chiamavano … e mi chiamano ancora, nonostante il fisiologico rallentamento, sigh). Ammettiamo che all’andata il passo sia più affrettato, se una deve andare in bagno, ma concediamo che al ritorno se la prenda un po’ più comoda, no? Aggiungiamo altri 10 minuti per il servizio … se vogliamo escludere un’ulteriore manciata di tempo per lo scambio di qualche parola per la chiave … Cosicché i conti tornano e i 40 minuti di tranquilla attesa del marito sono corretti ….
Pertanto sarebbe ora che quella massa di opinionisti la smettesse di fare illazioni!!! Provassero loro ad andare sul posto e a rifare i passi!
Mi fanno ridere quelli che dicono che il tragitto si copre in 7 minuti o giù di lì, che sono Speedy Gonzales? (se addirittura un testimone apparso in video oggi 13 maggio ha detto che con la macchina ha impiegato 3 minuti dal ristorante alla panchina di fronte al monumento ai caduti della resistenza! e il percorso sull'erba da lì alle altalene?).
Ciao, Mimosa
PS. Sto cercando di guardare le cose con distacco come mi hai consigliato nel caso di Sabrina … ce lo fatta per 20 gg … ora non riesco più! Ma stasera ho spento QG prima della fine!
Posta un commento