sabato 12 febbraio 2011

Alessia e Livia. Matthias Schepp non voleva uccidere le gemelline ma la ex moglie.


Si dice che la follia nasca improvvisa ed invada la mente senza lasciare spazio al giusto ragionamento. E' vero, molto spesso è così, ma non in questo caso. Se osserviamo quanto fatto dal padre delle gemelline  ci accorgiamo che è la logica a comandare, una logica folle dettata dal rancore verso chi gli ha impedito di avere una famiglia che riempie la vita. Si è detto che la tragica storia di Livia ed Alessia sia partita il 30 di gennaio, data della loro scomparsa; non è vero, è partita molto prima  perché già da tempo i genitori vivevano fra liti e rancori. Cerchiamo di capire, per quanto possibile, da quale sorgente è nata questa triste vicenda.

Matthias ed Irina sono sposati ed entrambi lavorano per la Philip Morris, la multinazionale del tabacco. Lui, ingegnere, è stato un dirigente della sede di Bologna, lei, avvocato ed esperta del Diritto sulla Concorrenza, ha un ruolo superiore tanto da essere stata la responsabile dell'area sudamericana dell'azienda. Dalla diversità dei ruoli cominciano gli screzi che, nella primavera passata, degenerano tanto che lui spinge la moglie fuori dall'auto in corsa. E' la fine del matrimonio. Non appena la donna si ristabilisce porta con sé le bambine e va a vivere in un'altra casa, non distante da quella del marito, e chiede la separazione. Lui si rende conto di non essere stato abbastanza uomo, e comunque di aver sbagliato, e cerca di riappacificarsi. Quando la causa approda in tribunale e le bambine vengono affidate alla madre capisce che non ci sarà più futuro per loro. Da quel giorno andrà a prendere le figlie solo il sabato pomeriggio e le riporterà la domenica prima di cena, perché il lunedì c'è scuola ed alle 20.30 sua madre le mette a letto. Probabilmente è da qui che occorre partire per cercare di capire se è possibile le abbia uccise.

La mattina dell'ultima domenica di gennaio sia lui che le figlie sono al paese, le bambine restano fin oltre il mezzogiorno a giocare nella casa dei vicini. Quando le va a prendere dice che andranno a mangiare da suo cugino, anche lui abita nel raggio di pochi chilometri. Nel frattempo Irina è tranquilla, almeno fino alle sei  di sera quando non le vede rientrare. Lo chiama al cellulare e litigano, manda un sms a cui lui risponde scrivendo che le porterà direttamente a scuola il giorno dopo. Ma non è il comportamento dell'uomo che conosceva e quindi inizia a cercarlo. A casa sua non c'è, dai parenti non è andato e neppure dagli amici. Ha ancora le chiavi ed alle otto di sera decide di entrare nella villetta dell'ex marito; all'interno non c'è nessuno però una cosa attira la sua attenzione, gli zaini che lei dava alle figlie, quelli in cui metteva il cambio degli abiti, sono nell'ingresso ed all'interno trova anche i pelouche senza i quali le piccole non riuscivano ad addormentarsi.

Fa qualche altra ricerca senza esito e visto che il cellulare di Matthias continua ad essere spento chiama la Polizia. Le forze dell'ordine perquisiscono l'abitazione ed in un cassetto chiuso trovano un testamento datato due giorni prima nel quale l'uomo dichiarava di voler lasciare i suoi beni alle figlie ma, e questa è la parte più strana, scrive che in mancanza delle bimbe tutto va ai suoi fratelli. Chi mai scriverebbe un testamento in quel modo? C'era da subito qualcosa che non quadrava ma gli agenti non se ne sono preoccupati ed hanno catalogato il caso come il solito rapimento dei figli da parte di un genitore, ne accadono tanti di fatti del genere e non necessitano di interventi veloci e tempestivi. Ed è quello che fanno gli agenti svizzeri. Mentre loro non agiscono ed indagano in maniera blanda Matthias è giunto in Francia.

E qui ci sono altre particolarità. Gli avvistamenti dell'uomo sono frequenti ma tutti parlano solo di lui e non delle figlie. L'unico che a Marsiglia dice di averli visti è un giostraio presentatosi solo ieri (venerdì 11); L'uomo si dice certo di averli visti la mattina del 31 gennaio quando il padre ha acquistato per le bimbe dieci giri sulla sua giostra. Ha aggiunto che sembravano tutti felici. Chissà se erano loro, di certo c'è solo che da quel giorno in Matthias Schepp sembra partire la logica del nonsenso. In mattinata spedisce una cartolina alla ex moglie, in cui vi è scritto che una vita senza lei non ha senso, e nel pomeriggio acquista tre biglietti per il traghetto che porta in Corsica, uno a nome suo e due per le figlie, ma nella nave solo una donna dirà di averle sentite piangere e, forse, di averne vista una che giocava sullo scivolo. Ma questa seconda affermazione è difficile da accettare perché sia la partenza che l'arrivo sono avvenute in uno scenario notturno, avvolto nel silenzio del Mediterraneo e dei pochi passeggeri presenti sulla nave, e nessuno fra i molti addetti ed inservienti di turno ha notato né lui né le bambine.

Una volta sbarcato in Corsica diventano ombre. Solo una persona dirà di aver visto due bambine, assieme ad un uomo alto e ad una donna bionda, passeggiare nel centro storico di una piccola cittadina. Per certo si sa che Matthias riprende il traghetto verso la Francia da solo. Questo potrebbe far supporre abbia lasciato le figlie sull'isola, ma è la realtà o quanto il piano congegnato dall'uomo ci vuol far credere? Una volta arrivato a Tolone preleva quasi ottomila euro dal conto cointestato con la ex moglie e ne spedisce una parte in Svizzera. Di certo si sa che ha fatto una sosta a Nizza e che la sua targa è stata fotografata alla barriera di Ventimiglia mentre entrava in Italia. Poi il vuoto. Possibile abbia fatto rifornimento solo in distributori automatici? Possibile non si sia mai fermato in un autogrill a fare colazione? Possibile abbia dormito in auto e mai in albergo?

Da quell'ingresso nella nostra nazione, al giorno del suicidio, di Matthias Schepp si perdono le tracce. L'uomo diventa un fantasma che sa come muoversi fra le migliaia e migliaia di telecamere installate nei vari punti strategici del nostro paese. Il tre febbraio ritorna ad essere visibile. Entra e mangia in un ristorantino di Vietri. Parla col titolare, scherza ed è sereno. Lascia una mancia di 12 euro e se ne va in direzione di Bari. E' nella città pugliese che scrive l'ultima lettera. A dire il vero ne spedirà sei, anche se lui ne voleva spedire otto. Due infatti le imbuca in cassette per lettere abbandonate. In sette buste inserisce solo denaro, in una anche l'ultima lettera di addio. In questa è scritto che le figlie sono morte, che non hanno sofferto (e la parola "non" è ricalcata più volte dalla penna), che si trova a Cerignola e sta andando a suicidarsi.

Ed in effetti arriva alla stazione; è sera, parcheggia l'auto e si avvia lungo le banchine. Non vi sono inservienti perché è automatizzata e pochi treni, tutti regionali, si fermano. Qualcuno lo nota entrare ed uscire varie volte, altri lo vedono bere una birra ed andare verso la parte estrema della passerella. Resterà oltre due ore coi suoi pensieri, fino a quando non deciderà che il momento di morire è arrivato.

Oggi è lo scoramento a farla da padrone. E viste le parole inserite nell'ultima lettera, visto i siti internet visitati dall'uomo nei giorni precedenti al rapimento, siti sui veleni, visto l'imbarco in uscita dalla Corsica in cui era solo, non c'è da stare allegri. Ma osservando bene tutto il piano messo a punto da Matthias Schepp ci si accorge che è molto probabile sia stato congegnato con l'intento di dare giorni di vantaggio a qualcuno. Mi spiego meglio. Se avesse voluto uccidere ed uccidersi lo avrebbe potuto fare la domenica del rapimento. Se il suo intento era inteso a portare le bambine alla morte, con la conseguente sofferenza della madre, le avrebbe uccise in casa col veleno, quello stesso veleno che poteva usare su sé stesso. Perché fare il giro dell'oca, perché passare in tante città e prendere due volte un traghetto?

No, non può essere. Solo nel suo immaginario quell'uomo ha ucciso le figlie. E le ha uccise consegnandole a qualcuno che ora le ha in custodia e probabilmente le terrà come fossero sue per il resto della vita (a meno di improvvisi ravvedimenti). E' molto probabile le abbia portate ai suoi nuovi genitori già nel primo pomeriggio della domenica e che i pelouche  rimasti non stiano ad indicare la fine della loro vita ma l'inizio di una nuova, diversa. I vari viaggi successivi erano solo un ritorno al passato. Un depistaggio. Matthias Schepp era già stato negli anni passati sia in Corsica che sul Gargano.

E' più facile che per fare soffrire la ex moglie, e dare un vantaggio a chi doveva tornarsene a casa propria con le sue bimbe, abbia viaggiato andando nei luoghi che meglio conosceva fingendo di avere le figlie con sé. Il pianto sentito sul traghetto potrebbe essere stato riprodotto da un registratore, quel registratore da cui non si staccava mai e che ora non si trova. A mio modo di vedere per trovarle occorre andare in quelle nazioni non visitate dall'uomo, occorre controllare i voli in partenza dalla Germania e dall'Olanda o le navi partite per qualche altro continente. Questo per capire se qualche coppia arrivata in europa senza figli se n'è poi ripartita con due bimbe al seguito.

Matthias era diventato pazzo? Se sì la sua si è dimostrata una strana follia, una follia lucida e cosciente. Non è una pazzia normale quella che ti permette di congegnare un simile piano. Cinque giorni di viaggi per portare a termine quello che in dieci minuti si sarebbe potuto fare non sono nel pensiero di un folle. Il denaro portatole via dal conto, come aveva portato via le figlie, rispedito al mittente poco per volta è un messaggio alla moglie, è come dire: "Ti ho portato via il denaro e vedi che nel tempo te lo ridò, ma ti ho portato via anche le figlie e quelle non le rivedrai più".

Il signor Schepp era un ingegnere e, comunque, non un pazzo qualunque. Il signor Schepp non ha ucciso le bimbe ma la vita di Irina. Una madre senza figlie e tombe su cui piangerle non potrà mai più trovare la pace e la serenità. Questo lui lo sapeva ed era l'intento, a parer mio, che voleva raggiungere dopo essersi sentito la vita rovinata a causa della separazione. Credeva di aver subito un torto talmente grande da desiderare di morire, perché far vivere la moglie?

Portando a termine il piano che si era prefissato lui è morto fisicamente in un attimo, psicologicamente già credeva di esserlo, la moglie morirà poco a poco nel tempo che trascorrerà piangendo alla ricerca delle figlie che mai saprà per certo siano vive o morte. Voleva farla soffrire per la vita, non per qualche anno, e ci sta riuscendo.


Cosa faceva Matthias Schepp la sera del rapimento all'aeroporto di Lione?

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7 commenti:

Unknown ha detto...

può essere

Anonimo ha detto...

può essere le abbia lasciate in corsica, uccise non credo. più aspetti e più diventa difficile farlo per un padre....

Anonimo ha detto...

A questo punto tutto è probabile, leggevo che uno psichiatra chiamato dalla famiglia ha detto che probabilmente è tutto un tranello la storia di aver ucciso le figlie... E visto che Valerio è un medico molto in gamba, non penso abbia fatto appello al primo psichiatra arrivato.
Pero in questo articolo ci sono informazioni particolari, per esempio la litigta di Matthias e Irina con conseguente lancio dall'auto in corsa. Questei sono dettagli che non sono usciti finora... La domanda sorge spontanea: coem avete fatto ad averli?
Paola

Unknown ha detto...

Il cugino di Irina è l'avvocato di Ascoli Roberto Mestichelli, è lui ad aver dato queste notizie che i media di maggior rilievo non hanno ancora preso.
Quando mi informo su fatti non leggo i quotidiani maggiori, perché dispersivi, ma quelli locali stanziati nei luoghi della famiglia. In questo caso le notizie le ho prese da Ascoli, dove vivono i parenti di lei, e da Losanna, la città più vicina a dove viveva la famiglia delle gemelline.

Sotto il link che riporta il fatto dell'auto. Ciao, Massimo

http://www.ilrestodelcarlino.it/ascoli/cronaca/2011/02/07/455112-indaga_passato.shtml

Francesca ha detto...

Le mie ipotesi sono tre

1) Irina (la moglie) è la causa della sua infelicità per cui che c'è di meglio del farla soffrire in modo atroce? Una mamma può morire di disperazione non trovando più le bambine. Affida le bambine a persona di fiducia incaricandola di nasconderle e poi scappa, non sa nemmeno lui dove e alla fine si uccide.

2) Idem come sopra ma uccide le bambine e le occulta in un posto a lui caro (la Corsica) dove aveva vissuto momenti felici con la famiglia poi, disperato, si uccide.

3) Forse malato mentalmente, in modo sadico organizza il tutto. Uccide le bambine (credo sempre in Corsica) poi vaga fino ad uccidersi dalla disperazione.

Lo scopo finale è comunque quello di far soffrire forse per tutta la vita colei che non voleva più una famiglia con lui.

Unknown ha detto...

E una buona impressione. Lo scopo finale è di certo il far soffrire la moglie almeno quanto ha sofferto lui.

Potrebbe essere che le abbia uccise, magari proprio nella zona in cui hanno passato vacanze felici e, forse, le hanno cercate e concepite, però la madre mi sembra molto sicura di ritrovarle in vita, nonostante la sua disperazione, e lui, a quel che tutti dicono le amava alla follia.

La domanda è: perché fare tutto quel che ha fatto se era in preda alla follia? E mi riferisco alle cartoline, alle buste coi soldi, a tutti i movimenti strani di quei giorni (Lione, Marsiglia, Corsica del sud e del nord, Tolone, Nizza, Ventimiglia, probabilmente Bologna ed Ascoli, dove vivono i parenti della moglie ed hanno alcuni amici, Vietri, Bari e Cerignola). Ed inoltre perché cancellare tutti i dati del computer e lasciare solo quelli che indirizzano alle armi, ai veleni ed ai traghetti?

Le domande sono tante e tante altre non le sto ad elencare. Per essere un pazzo ha depistato bene e continua a depistare nonostante sia morto.
Non è una mente facile da capire; ma se sua moglie, che lo conosceva meglio di tutti noi, è ancora convinta siano vive, significa che non lo crede capace di tale gesto.

E, dato che nella penultima lettera lui la invita a non suicidarsi, il che presuppone che la madre serva viva a qualcuno che presto o tardi tornerà, anch'io mi affianco alla sua sicurezza e credo siano vive. Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Ho seguito Chi l'ha Visto ieri sera. Potrebbe essere che questa signora svizzera scomparsa si sia nascosta con le bimbe presso qualche parente o conoscente nel sud Italia. Dopo aver accertato con i parenti, tramite il cappotto e il biglietto trovato nella tasca, che si tratti proprio di lei, sapere se potrebbe avere dei contatti in sud Italia (lo deduco dal suo cognome), dove comunque le bambine sono state avvistate con il padre da una barista di Cerignola.