giovedì 13 gennaio 2011

Berlusconi ha bevuto due birre tedesche e si sono ubriacati i politici italiani

Ci risiamo, il Premier a sgaffato ancora una volta. Ma una gaffes alla settimana ci sta considerando il personaggio ed il ruolo pubblico che ricopre. Proprio perché si trova sempre sotto i riflettori è obbligato a parlare ai giornalisti, e farlo parlare, si sa, è sempre un rischio. Questa volta la stampa era tedesca ed a loro ha esternato la convinzione personale che se alla Fiat di Mirafiori i lavoratori votassero no alle proposte di Marchionne, la più grossa industria italiana di automobili farebbe bene ad andarsene all'estero. Aria fritta visto che già si sa che vincerà il e che l'azienda andrà avanti con i programmi stabiliti dai dirigenti ormai diventati italo-americani.
Ma nonostante tutto, in fondo, ha esternato un parere personale che non inficierà il referendum e forse farà ottenere qualche voto in più agli iscritti alla CGIL. Non era una gaffes altisonante paragonabile a quando ha detto che i giovani italiani per cercarsi un lavoro devono andarsene all'estero! D'altronde tira acqua al suo mulino; non dimentichiamo che dirige un governo in cerca di soluzioni, e se riesce a far espatriare qualche milione di quelli senza lavoro potrà andare in televisione a dire che in Italia, grazie al PDL, la disoccupazione è calata, cosa che ora gli è impossibile fare. Va beh, avete capito che il soggetto aveva, visto che era in Germania, bevuto qualche bicchiere di birra.

Il problema è che quando lui beve si ubriacano gli altri, quelli dell'opposizione estrema che hanno fatto della cacciata di Berlusconi il proprio programma di governo. Bersani e Leoluca Orlando, presente in vece di Di Pietro, stavolta appoggiati da Vendola e dalla cigiellina Camusso, barcollando si sono presentati ai cronisti ed hanno cominciato la solita litania. Stavolta però Bersani si è superato, forse ingogliorsito dai tanti seguaci, ed ha dichiarato che noi paghiamo al Premier lo stipendio e che per questo deve fare gli interessi dell'Italia e non invitare le aziende ad andarsene.

Sono rimasto basito perché lo stipendio, oltre che all'Arcor men, lo paghiamo anche a lui... e dal tempo dell'impero romano! In questi duemila anni non mi risulta abbia fatto mai alcunché per la sua nazione. Considerando che nei governi Prodi-D'Alema-Amato-Prodi ha ricoperto vari ruoli, fra cui quello di ministro dell'industria ed dell'economia, e le parole della sua ultima lettera pubblica dove si leggeva che i problemi italiani sono ultradecennali, s'è tirato nuovamente la zappa sui piedi e come al solito avrebbe fatto miglior figura tacendo.

Poi è subentrata la litigiosa Susanna Camusso. Lei, che è da 40 giorni il nuovo segretario nazionale della CGIL, ha il dente avvelenato perché da quando è entrata a far parte del sindacato, nel lontano 1975, ha dovuto sempre arginare la moria di iscritti, lombardi prima ed italiani ora. La sua confederazione, che un tempo faceva scuola ed era seguita dalle altre manco fossero cagnolini, ora vive grazie agli extracomunitari ed ha un valore stimato pari a quattro gatti e due galline. La lotta di classe non va più di moda e si ritrova spaesata a seguire le orme Epifaniche, quelle del nulla. Sa di dover perdere il referendum e questo la stordisce al punto tale che ogni giorno litiga con qualcuno. Ieri era toccato a Marchionne, oggi ce l'ha con Berlusconi. Ma non per quanto ha detto in terra tedesca, per quanto ha fatto in Lombardia quando lei era il segretario lombardo della CGIL e non lo riusciva ad arginare, e lo è stata per un ventennio.

Dopo loro è entrato l'unico vero comunista italiano, Nichi Vendola, che prima di essere contestato a Mirafiori s'è fermato dai giornalisti per dire che il Premier andrebbe denunciato per alto tradimento, e non lo diceva scherzando. Può sembrare il vecchio metodo cinese per limitare la libertà d'espressione, anche in Cina sono comunisti. Strano però che il governatore della regione Puglia, dimostratosi oggi così giustizialista, non abbia denunciato anni fa i suoi principali assessori, parlo del suo primo mandato quando fu arrestato il vicepresidente della regione ed inquisito il suo sottosegretario, pur sapendo che facevano molti favori ad imprenditori amici ed incassavano mazzette e prestazioni sessuali. E' pur vero che non erano gli unici a far certe cose e che quindi il vezzo di recar danni alla regione (ed in conseguenza allo Stato) fosse tollerato e tollerabile.

Per ultimo s'è presentato il portavoce di Di Pietro, quel Leoluca Orlando che è stato inquisito tre volte e per tre volte se l'è cavata, che ha ricordato al Silvio lombardo che la Fiat per anni ha usufruito dei contributi statali e di una legislazione favorevole. E che c'azzecca con il puttaniere di Antigua, perché non lo va a dire ai suoi amici democristiani che erano loro, quanto ancora lui li bazzicava perché ivi iscritto, a fare prestiti e regali alla famiglia Agnelli? E dopo aver rinfrescato la menoria al palermitano bisogna ricordare al Di Pietro che suo figlio Cristiano, ex poliziotto prima che lui formasse un partito, assieme ad un certo Mautone sistemava gli amici facendogli avere lavori ed appalti statali. Occorre ricordargli l'accordo fatto con la Procura di Milano negli ultimi giorni di Mani Pulite quando, se non se ne fosse andato, avrebbe dovuto sottoporsi a tre procedimenti all'interno del tribunale di Milano.

Tutti questi politici parlano e parlano come se fossero i paladini della pulizia ed invece hanno tanti scheletri nascosti nei loro armadi, proprio come il marito di Veronica Lario. La parola d'ordine è cacciare chi sta rovinando l'Italia nella speranza di entrare a far parte della maggioranza magna magna. Pazienza il leader del IDV che la parola politica l'ha imparata da poco, pazienza la Camusso che da insegnante s'è trovata ad avere a che fare con gli operai, pazienza anche Vendola che ama la politica ma la politica non lo ama, ma gli altri quando Berlusconi beve due birre di troppo rimangono intontiti quasi fossero loro gli ubriachi.

E poi non si ricordano niente e tocca a me ripetergli che li ho visti gironzolare nei palazzi che contavano quando si rovinava l'Italia, quando la lira era un ferro che nessuno voleva e ci davano degli assegnini di carta a mò di resto. Quanti soldi hanno messo insieme in tutti questi anni? Per forza che i comunisti non ci sono più!

Berluscao è venuto dopo, ma essendo uno che ci mette poco ad imparare ha seguito le orme che portavano alla rovina sperando di guadagnarci quacosa... ma le impronte che ha seguito erano li da tempo.


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