Di Vincenzo Postiglione e Massimo Prati
Le motivazioni del giudice Susanna De Felice sono un cane che morde la sua stessa coda e rafforzano la certezza dell'innocenza di Sabrina Misseri e Cosima Serrano...
Leggendole mi sono definito un masochista, perché se si conoscono bene le carte non si può non rimanere angustiati e frustrati per le narrazioni fantasiose racchiuse in un faldone di 1200 e passa pagine, degne di chi è accusato di più stragi di mafia, atte a dimostrare qualcosa che alla luce di quanto emerso in dibattimento non c’è mai stato.
Cerchiamo di capirci qualcosa analizzando i vari punti.
COSIMA SERRANO ANDÒ' AL LAVORO
Vi ricordate la spada di Damocle messa sul capo di Cosima per più di cinque anni? Lei aveva dichiarato di essersi alzata attorno alle tre del mattino per recarsi al lavoro e di essere tornata alle 13:30. Ma i magistrati e i giudici di primo grado non le hanno creduto. Anzi, hanno fatto di questo dato il punto di forza dell’accusa perché dimostrava che Cosima era una bugiarda e quindi tutto quello che dichiarava corrispondeva al falso. Peccato, però, che la De Felice abbia contraddetto l’asseverazione del giudice Trunfio scrivendo, testuali parole: “Questa Corte, pur condividendo la valutazione di falsità che dell’alibi di Cosima Serrano è stata effettuata nella sentenza impugnata, ritiene di dover dar credito all'imputata con riferimento alla circostanza inerente lo svolgimento di attività lavorativa la mattina del 26 agosto 2010”.
Quindi Cosima non mentì quando disse che andò a lavorare e ai procuratori raccontò la pura verità. Perché contraddirla dandole della bugiarda? Ah, già…non possiamo dimenticare la testimonianza “de relato” di Anna Pisanò, la “supertestimone” della procura, la quale avrebbe appreso dalla collega di lavoro di Cosima dell’assenza in campagna della donna in quanto quel giorno i camion adibiti al trasporto del raccolto non sarebbero stati scaricati. Raccontò il fatto mesi dopo, quando collegò la confidenza al ricordo di non aver visto l’Opel Astra di Cosima parcheggiata davanti al cancello di via Deledda. La procura le credette sulla parola senza verificare né interrogare la collega di lavoro. Eppure il giudice De Felice ha almeno avuto il buonsenso di affidarsi, in questo caso, ai fatti: alla testimonianza del datore di lavoro della donna, nonché a colui che l’accompagnò a casa. Chi più di lui poteva sapere se fosse andata al lavoro? Visto che Cosima ha detto la verità, dovremmo ora supporre che a mentire sia stata la Pisanò...
Quindi Cosima non mentì quando disse che andò a lavorare e ai procuratori raccontò la pura verità. Perché contraddirla dandole della bugiarda? Ah, già…non possiamo dimenticare la testimonianza “de relato” di Anna Pisanò, la “supertestimone” della procura, la quale avrebbe appreso dalla collega di lavoro di Cosima dell’assenza in campagna della donna in quanto quel giorno i camion adibiti al trasporto del raccolto non sarebbero stati scaricati. Raccontò il fatto mesi dopo, quando collegò la confidenza al ricordo di non aver visto l’Opel Astra di Cosima parcheggiata davanti al cancello di via Deledda. La procura le credette sulla parola senza verificare né interrogare la collega di lavoro. Eppure il giudice De Felice ha almeno avuto il buonsenso di affidarsi, in questo caso, ai fatti: alla testimonianza del datore di lavoro della donna, nonché a colui che l’accompagnò a casa. Chi più di lui poteva sapere se fosse andata al lavoro? Visto che Cosima ha detto la verità, dovremmo ora supporre che a mentire sia stata la Pisanò...
IL MOVENTE
La De Felice si è tenuta fedele al mosaico dei moventi precedenti, anche se ne ha aggiunto uno alludendo ad un presunto segreto che, si badi bene, non è mai emerso. Enfatizzare la storiella della gelosia e le pagine di diario di un’adolescente, in cui si dice insicura del fatto che un uomo le piaccia o gli voglia bene come amico e che "odia" Sabrina perché non la fa più uscire con lei quando c’è lui, non è sufficiente, così come è irrilevante che abbia raccontato al fratello del rapporto sessuale interrotto fra la cugina e Ivano (a cui Sabrina stessa non diede peso, come dimostrato dalla serata del 21 agosto quando discutendone attribuì la colpa a Claudio e non alla cuginetta con cui andò poi al karaoke). Per condannare all'ergastolo bisogna dare una valida giustificazione a un litigio violento che per l'accusa sarebbe poi sfociato in efferato omicidio. Il giudice è ben consapevole che il litigio sarebbe potuto scaturire quella mattina, quando le cugine erano in casa sole e ci sarebbero stati più motivi per litigare, anziché nel pomeriggio quando con molta probabilità sarebbero state al mare con Mariangela. E sa benissimo che per coinvolgere e condannare Cosima per aver partecipato al delitto serve un movente valido. Allora si butta sulla psicologia spicciola e senza aver fatto fare alcuna perizia scrive che la donna sarebbe stata talmente inviperita dai problemi coniugali e dai controversi rapporti con la figlia, che Sarah avrebbe aggiunto due gocce... quelle giuste giuste per far traboccare il vaso. La prima goccia scaturirebbe dalle dichiarazioni di Concetta Serrano, in particolare nel fatto che Sarah stesse mostrando una certa autorità, autorità che avrebbe mandato in bestia la zia avvezza a sgridarla senza aspettarsi alcuna replica. La seconda si troverebbe in un presunto segreto che Sarah avrebbe minacciato di rivelare. Qual è il segreto? Secondo lo stesso giudice che ne scrive, non si sa e non importa di saperlo!
GLI ORARI E LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO
Quando Sarah Scazzi scomparve, l’unica informazione certa fu quella dell’orario in cui uscì da casa. I carabinieri e i procuratori avevano bisogno di sapere quando la ragazzina uscì per strada e per questo convocarono i testimoni principali, ossia coloro che quel giorno erano in casa Scazzi. Si parla di Concetta Spagnolo Serrano, la madre, Giacomo Scazzi, il padre, e Maria Pantir, la badante rumena che assisteva il nonno. Questi testi sentiti nell'immediato collocarono l’uscita di Sarah all'incirca alle 14:30. Più preciso fu il papà, che riuscì a fornire un lasso temporale circoscritto in circa 20-25 minuti, ovverosia dal momento in cui Sarah comunicò alla madre di aver ricevuto il messaggio della cugina Sabrina Misseri al momento in cui quest’ultima, arrivata a casa Scazzi, gli chiese se Sarah fosse ancora lì. Lui rimase costernato e subito le rispose: «Ma come non è arrivata? Se è uscita poco fa!». A dare conferma dell’orario furono i tabulati telefonici e le testimonianze di Sabrina Misseri e Mariangela Spagnoletti. Le dichiarazioni di ambedue, in particolare di Mariangela, sono dirimenti ai fini di stabilire gli orari.
Se era probabile che le ragazze andassero al mare, è pacifico che ad avere l'auto fosse Mariangela. La sera precedente vennero presi accordi tra lei e Sabrina:: se Mariangela fosse tornata dal lavoro in tempo e in forma le avrebbe confermato la gita con un sms. Sabrina aveva a sua volta invitato Sarah, che rientrata a casa intorno alle 12:00-12:30 disse alla madre che attendeva un messaggio di Sabrina perché probabilmente sarebbero andate al mare. Difatti, i tabulati telefonici offrono questa sequenza temporale di sms:
Se era probabile che le ragazze andassero al mare, è pacifico che ad avere l'auto fosse Mariangela. La sera precedente vennero presi accordi tra lei e Sabrina:: se Mariangela fosse tornata dal lavoro in tempo e in forma le avrebbe confermato la gita con un sms. Sabrina aveva a sua volta invitato Sarah, che rientrata a casa intorno alle 12:00-12:30 disse alla madre che attendeva un messaggio di Sabrina perché probabilmente sarebbero andate al mare. Difatti, i tabulati telefonici offrono questa sequenza temporale di sms:
Ore 14:23 da Mariangela a Sabrina: “Il tempo di mettermi il costume e vengo”
Ore 14:24 da Sabrina a Mariangela: “Avverto Sarah?”
Ore 14:24 da Mariangela a Sabrina: “Ok”
Ore 14:25 da Sabrina a Sarah: “Mettiti il costume e vieni”
Sarah ricevette il messaggio alle 14.25 e lo comunicò alla madre, dopodiché scese in cantina, prese un telo da mare, si mise lo zainetto sulle spalle e uscì. Non rispose a Sabrina in quanto priva di credito sul cellulare, ma come era solita fare le inviò uno squillo che, stando alla loro consuetudine, significava: “Sto arrivando”.
Questa sequenza si ricava sempre dai tabulati telefonici:
Ore 14:28 da Sabrina a Sarah: “Hai letto il messaggio?”
Ore 14:28 Sarah effettua lo squillo di conferma a Sabrina.
Dopo aver ricevuto lo squillo, Sabrina inviò a Mariangela un sms per comunicarle che avrebbe tardato un po’ perché impegnata in bagno:
Ore 14:28 da Sabrina a Mariangela: “Sto tentando in bagno :)”
Nel frattempo Sarah, dopo aver percorso via Verdi, imboccò via Kennedy dove venne vista da Giuseppina Nardelli e Fedele Giangrande, meglio conosciuti al grande pubblico come “i fidanzatini”, anche loro diretti al mare. I due fornirono un orario precisissimo perché la Nardelli aveva guardato l’orologio della vettura incuriosita dal fatto che Sarah fosse in giro in un’ora così calda. L’orologio segnava giust'appunto le 14:30.
Gli orari erano dunque chiari e confermati sia dal padre, che la vide uscire 20-25 minuti prima dell'arrivo di Sabrina e Mariangela a casa sua, sia dai "fidanzatini" che la videro verso le 14:30 in via Kennedy. Pertanto Sarah dopo il messaggio di Sabrina uscì di casa e fu vista in strada a circa un minuto e mezzo da casa Misseri. Il percorso tra la sua abirtazione e la villetta della cugina è stato stimato in perizia in circa 3'56". Se consideriamo che alle 14:28 effettuò lo squillo per comunicare il suo arrivo imminente è ragionevole ritenere che sia arrivata in via Deledda intorno alle 14:31.
I tabulati telefonici segnalano anche una serie di sms tra Sabrina, una cliente e Mariangela:
Ore 14:31 da Angela Cimino a Sabrina: “Ma allora il trattamento non si fa?”
Ore 14:35 da Sabrina ad Angela Cimino: “No, non si fa”
Ore 14:39 da Sabrina a Mariangela: “Pronta”
Sabrina era in bagno, rispose al messaggio della Cimino quando uscì e una volta indossato il costume e le infradito, mentre si recava in veranda, inviò il messaggio a Mariangela che giunse a casa sua qualche secondo dopo, alle 14:40 circa. Lei testimoniò di aver trovato l'amica in strada e che le chiese se avesse visto Sarah. Alla sua risposta negativa Sabrina telefonò alla cuginetta due volte (una alle 14:42, quando era ancora in strada, e un’altra alle 14:44 mentre in auto si recavano a casa Scazzi), senza però ricevere alcun riscontro. Considerando che, come da testimonianze del padre e dei fidanzatini, Sarah doveva essere arrivata in via Deledda all'incirca verso le 14:31, col senno di poi pare evidente che l’omicidio sia avvenuto tra le 14:31 e le 14:39, orario favorevole a una azione criminosa compiuta da Michele Misseri che messo alle strette dai procuratori ad inizio ottobre confessò di aver strangolato la nipote dopo averla molestata.
In pratica, come da prima ricostruzione, Sarah vedendo la porta aperta scese in garage (probabilmente per chiedere se potesse citofonare senza disturbare la zia) e qualche minuto dopo lui le cinse una corda al collo e la uccise. Poco importa se lo fece per non venire sputtanato in paese o di fronte alla figlia e alla famiglia quando capì che molestando la nipote aveva fatto una grossa sciocchezza. Poco importa se lo fece in uno scatto d'ira a causa del forte nervosismo dovuto al trattore che non partiva e dopo aver ricevuto un calcio nelle parti base. Gli orari coincidono alla perfezione e dimostrano che Sarah alle 14:30 era ancora viva.
Un’azione criminosa diversa, come quella addebitata a Cosima e Sabrina è, per come ricostruita dall'accusa e da qualsiasi punto la si prospetti, una sorta di favola estrapolata da una pessima puntata del telefilm CSI e risulta altamente inverosimile. Innanzitutto, stando alla tesi della procura, si sarebbe verificato un litigio e Sarah per paura sarebbe scappata come mai aveva fatto le innumerevoli volte in cui venne ripresa e sgridata da zia e cugina. Poi, vista la fuga, le due donne, imbestialite, sarebbero corse all'auto della madre, quasi che le loro menti fossero in sintonia e reagissero alla stessa maniera agli stimoli esterni, l’avrebbero inseguita per strada, trovata, riacciuffata, riportata a casa loro e, dopo un ulteriore litigio, strangolata con una cintura.
Una sequenza che cronologicamente non poteva durare meno di venticinque minuti, se non mezzora, che non stava all'interno degli orari stabiliti dalle prime testimonianze. Queste non combaciavano con la nuova ricostruzione fantasiosa della procura. Per capirlo basta pensare che Sabrina rispose a un messaggio alle 14:35 e che dalle 14:28, orario del precedente sms da lei inviato, alle 14:35 ci sono solo sette minuti. Troppo pochi per litigare con Sarah, rincorrerla in auto, trovarla, riprenderla e riportarla alla casa di via Deledda per litigare nuovamente e poi ucciderla. Inutile menzionare l’arco temporale che va dalle 14:35 alle 14:39.
Ed allora come fare ad addossare la colpa della morte di Sarah prima alla cugina e poi, molti mesi dopo, anche alla zia? Nessuno di noi sarebbe riuscito a trovare soluzioni, questo perché non siamo prestigiatori e non abbiamo imparato ad usare i media per imbastire, ad uso e consumo della massa, quelle "magie spettacolari" che colpiscono gli occhi e la mente dello spettatore comune informato sempre e solo dai soliti noti. Ma i prestigiatori esistono... e se chi pratica la magia detiene il potere...
Fu così che tra la fine di novembre e la metà di dicembre si stracciarono i primi e i secondi interrogatori dei vari testimoni, perché in base a quelli Sabrina non poteva essere un'assassina, e come per magia iniziò il famigerato valzer degli orari. Prima si decise che la ragazza, dalla mente criminale sopraffina, subito dopo il delitto avesse, elaborando il tutto in una frazione di secondo, inviato sms sia dal suo cellulare che da quello di Sarah, così da crearsi un alibi di ferro facendo credere che Sarah alle 14:28 fosse ancora viva, poi decisero di cercare elementi che permettessero un'uscita anticipata della piccola, così da anticipare anche l'orario del delitto e far stare l'azione omicida, durata circa una mezzora, fra le 13:55 e le 14:23.
Avendo già la loro ricostruzione in mente, lavorarono di psiche e stimolando la testa dei vari testimoni riuscirono a far riaffiorare ricordi che nessuno aveva in memoria né la sera della scomparsa né nei giorni successivi. E fu così che basandosi sui nuovi ricordi familiari, affiorati magicamente grazie a chi interrogava, la ragazzina non uscì più mentre la famiglia pranzava, ma prima, quando l'acqua ancora doveva bollire. E fu così che Antonio Petarra, un teste che il 21 settembre 2010 disse di aver visto Sarah due volte quel 26 agosto (una alle 9:30 e un’altra alle 12:30, poi, sebbene fosse stato in strada fino alle 15:30 non la vide più) il 9 dicembre cambiò completamente la sua testimonianza. Aggiunse un terzo avvistamento e "rifece gli orari con i procuratori... perché non aveva guardato l’orologio” (parole sue). Dopo averli rifatti tutto si mise in linea con la nuova ricostruzione dell'accusa, perché il signor Petarra riuscì a dire di aver visto Sarah in strada anche alle 13:45... giusto l'orario che serviva come il cacio sui maccheroni.
Disse, il Petarra, che si ricordò del nuovo avvistamento e del nuovo orario grazie al fatto che la moglie doveva andare a lavorare tassativamente per le 14:00. Peccato, però, che sia stato smentito da Giuseppe Olivieri, datore di lavoro della moglie, che in aula dichiarò che la donna faceva le pulizie nei suoi uffici solo per un'ora e mezza a settimana e che non aveva un orario fisso. In pratica, non aveva orari tassativi e poteva andare quando più le faceva comodo visto che il pomeriggio gli uffici erano chiusi.
In pratica, come da prima ricostruzione, Sarah vedendo la porta aperta scese in garage (probabilmente per chiedere se potesse citofonare senza disturbare la zia) e qualche minuto dopo lui le cinse una corda al collo e la uccise. Poco importa se lo fece per non venire sputtanato in paese o di fronte alla figlia e alla famiglia quando capì che molestando la nipote aveva fatto una grossa sciocchezza. Poco importa se lo fece in uno scatto d'ira a causa del forte nervosismo dovuto al trattore che non partiva e dopo aver ricevuto un calcio nelle parti base. Gli orari coincidono alla perfezione e dimostrano che Sarah alle 14:30 era ancora viva.
Un’azione criminosa diversa, come quella addebitata a Cosima e Sabrina è, per come ricostruita dall'accusa e da qualsiasi punto la si prospetti, una sorta di favola estrapolata da una pessima puntata del telefilm CSI e risulta altamente inverosimile. Innanzitutto, stando alla tesi della procura, si sarebbe verificato un litigio e Sarah per paura sarebbe scappata come mai aveva fatto le innumerevoli volte in cui venne ripresa e sgridata da zia e cugina. Poi, vista la fuga, le due donne, imbestialite, sarebbero corse all'auto della madre, quasi che le loro menti fossero in sintonia e reagissero alla stessa maniera agli stimoli esterni, l’avrebbero inseguita per strada, trovata, riacciuffata, riportata a casa loro e, dopo un ulteriore litigio, strangolata con una cintura.
Una sequenza che cronologicamente non poteva durare meno di venticinque minuti, se non mezzora, che non stava all'interno degli orari stabiliti dalle prime testimonianze. Queste non combaciavano con la nuova ricostruzione fantasiosa della procura. Per capirlo basta pensare che Sabrina rispose a un messaggio alle 14:35 e che dalle 14:28, orario del precedente sms da lei inviato, alle 14:35 ci sono solo sette minuti. Troppo pochi per litigare con Sarah, rincorrerla in auto, trovarla, riprenderla e riportarla alla casa di via Deledda per litigare nuovamente e poi ucciderla. Inutile menzionare l’arco temporale che va dalle 14:35 alle 14:39.
Ed allora come fare ad addossare la colpa della morte di Sarah prima alla cugina e poi, molti mesi dopo, anche alla zia? Nessuno di noi sarebbe riuscito a trovare soluzioni, questo perché non siamo prestigiatori e non abbiamo imparato ad usare i media per imbastire, ad uso e consumo della massa, quelle "magie spettacolari" che colpiscono gli occhi e la mente dello spettatore comune informato sempre e solo dai soliti noti. Ma i prestigiatori esistono... e se chi pratica la magia detiene il potere...
Fu così che tra la fine di novembre e la metà di dicembre si stracciarono i primi e i secondi interrogatori dei vari testimoni, perché in base a quelli Sabrina non poteva essere un'assassina, e come per magia iniziò il famigerato valzer degli orari. Prima si decise che la ragazza, dalla mente criminale sopraffina, subito dopo il delitto avesse, elaborando il tutto in una frazione di secondo, inviato sms sia dal suo cellulare che da quello di Sarah, così da crearsi un alibi di ferro facendo credere che Sarah alle 14:28 fosse ancora viva, poi decisero di cercare elementi che permettessero un'uscita anticipata della piccola, così da anticipare anche l'orario del delitto e far stare l'azione omicida, durata circa una mezzora, fra le 13:55 e le 14:23.
Avendo già la loro ricostruzione in mente, lavorarono di psiche e stimolando la testa dei vari testimoni riuscirono a far riaffiorare ricordi che nessuno aveva in memoria né la sera della scomparsa né nei giorni successivi. E fu così che basandosi sui nuovi ricordi familiari, affiorati magicamente grazie a chi interrogava, la ragazzina non uscì più mentre la famiglia pranzava, ma prima, quando l'acqua ancora doveva bollire. E fu così che Antonio Petarra, un teste che il 21 settembre 2010 disse di aver visto Sarah due volte quel 26 agosto (una alle 9:30 e un’altra alle 12:30, poi, sebbene fosse stato in strada fino alle 15:30 non la vide più) il 9 dicembre cambiò completamente la sua testimonianza. Aggiunse un terzo avvistamento e "rifece gli orari con i procuratori... perché non aveva guardato l’orologio” (parole sue). Dopo averli rifatti tutto si mise in linea con la nuova ricostruzione dell'accusa, perché il signor Petarra riuscì a dire di aver visto Sarah in strada anche alle 13:45... giusto l'orario che serviva come il cacio sui maccheroni.
Disse, il Petarra, che si ricordò del nuovo avvistamento e del nuovo orario grazie al fatto che la moglie doveva andare a lavorare tassativamente per le 14:00. Peccato, però, che sia stato smentito da Giuseppe Olivieri, datore di lavoro della moglie, che in aula dichiarò che la donna faceva le pulizie nei suoi uffici solo per un'ora e mezza a settimana e che non aveva un orario fisso. In pratica, non aveva orari tassativi e poteva andare quando più le faceva comodo visto che il pomeriggio gli uffici erano chiusi.
Petarra, inoltre, rimasto in strada fino alle 15:30 come da sua testimonianza, stranamente non vide né Mariangela Spagnoletti né sua sorella né Sabrina. E stranamente non fu neppure visto da loro. Eppure le ragazze passarono più volte di fronte alla sua casa e, addirittura, le sorelle Spagnoletti stazionarono in auto a meno di trenta metri da dove il teste disse di trovarsi.
Anche i parenti di Sarah, che sin dall'inizio testimoniarono, anche di fronte alle telecamere di "Chi l'ha Visto", che la ragazzina era uscita mentre pranzavano, a dicembre cambiarono versione... pure in questo caso aiutati dai procuratori col cronometro in mano e con la nuova ricostruzione in testa. Serviva un'uscita anticipata della ragazza e un'uscita anticipata arrivò. Nella nuova testimonianza, infatti, Sarah si era allontanata da casa mentre l’acqua per la pasta era sul fuoco e non mentre la famiglia pranzava, come verbalizzato in precedenza. Quindi non 20/25 minuti prima dell'arrivo di Sabrina a casa Scazzi (14:46 circa), come detto in prima battuta, ma, addirittura, oltre un'ora prima!
I due fidanzati, fino a dicembre ritenuti attendibili e confermativi delle varie versioni di Michele Misseri, per la procura diventarono confusi e, paradossalmente, suggestionati da Sabrina.
Dunque, la versione finale dell'accusa, quella portata a processo che somiglia troppo a un copione da telefilm alla CSI, dopo i vari aggiustamenti dice che Sarah sarebbe uscita alle 13:45 dopo aver inventato un sms ricevuto dalla cugina (inventato perché sul suo cellulare non figura alcun sms in quell'orario). L'invenzione del messaggio, ipotizzata e voluta dai procuratori, ha permesso alla procura di mettere sul piatto processuale la propria ricostruzione, altrimenti destinata a finire nel cestino, perché solo uscendo in quell'orario Sarah sarebbe giunta alla casa di via Deledda alle 13:50 per poi litigare sia con Sabrina che con Cosima fino a sentirsi in pericolo e scappare. Da notare che il copione è monco di un particolare che nella vita reale le ragazzine seguono normalmente. Insomma, chi si sente minacciato tanto da scappare usualmente chiede aiuto a qualche abitante delle case limitrofe o a qualche amica, suona un campanello e fa di tutto per non tornare dove si è sentito minacciato. Per la procura invece, non solo Sarah non ha chiesto nulla a nessuno, non solo è scappata restando invisibile per strada, ma sarebbe stata anche inseguita dalla cugina e dalla zia nel frattempo salite in auto per cercarla. Le due l’avrebbero alla fine acciuffata e riportata in via Deledda, dove, nel silenzio più totale, avrebbero posto fine alla sua giovane vita all'incirca alle 14:15.
Un tempismo micidiale, perché subito dopo aver ucciso la cugina Sabrina riceve il messaggio di Mariangela, alle 14:23, che conferma l'uscita verso il mare. Qui il copione dell'accusa ci mostra una Misseri junior dalla incredibile e fuori dal comune mente criminale. Questo perché reagisce immediatamente in maniera fredda e calcolatrice e, dopo aver inviato un sms alla stessa Mariangela per chiederle se può avvertire la cuginetta (a cui riceve risposta affermativa alle 14:24), in pochissimi secondi decide di crearsi l'alibi perfetto. Per crearselo alle 14:25 manda un primo sms dal suo cellulare a quello di Sarah, oramai morta, in cui le scrive di mettersi il costume e andare da lei. A questo punto, visto che per i procuratori il telefonino di Sarah lo ha in mano Sabrina, per suffragare il suo alibi le sarebbe bastato inviarsi uno squillo, ma per essere più credibile attende qualche minuto e decide di inviare un secondo sms alle 14:28. In questo chiede se ha letto il messaggio. Pochi secondi e dal cellulare della cugina, per l'accusa Sabrina fa partire una telefonata verso il suo... il famoso squillo di conferma.
A suffragare questa tesi ci sarebbero un sms e uno squillo ricevuti dal cellulare di Sarah, il primo alle 14:18 e il secondo alle 14:23. Questo perché entrambi non ricevettero risposta. Il che, sempre per il copione scritto dalla procura, significava che la ragazza era stata uccisa da Sabrina prima (o attorno) alle 14:18.
Ma questa tesi, se trasportata nella vita reale e raffrontata alle prime testimonianze è infondata e altamente contraddittoria.
Vediamo perché:
1) Nel messaggio ricevuto alle 14:18, a cui la ragazzina non rispose, è scritto: “Sarah, questo è il numero di Antonietta, non darlo a nessuno”. Un sms del genere pretendeva forse una risposta immediata e tempestiva come vorrebbe l'accusa? Non c'è una domanda e non c'è un invito. E' un sms a cui, se si è momentaneamente impegnati, si può rispondere successivamente con calma e tranquillità. Alle 14:23, cinque minuti dopo l'sms, l’amica le fa uno squillo ed anche in quel caso la risposta non arriva. Ma, sapendo quale speranza avesse Sarah di andare al mare, perché non supporre che in quei momenti si stesse preparando per accorciare i tempi nell'eventualità che il messaggio di conferma di Sabrina fosse arrivato a breve? Inoltre, che senso logico ha l'ipotesi dei procuratori che vuole una risposta immediata all'sms, o perlomeno allo squillo (con un altro squillo), quando la stessa amica ha asserito che molto spesso Sarah le rispondeva ore dopo? E per finire: Se davvero Sabrina in quei momenti ebbe una mente criminale sopraffina, almeno è questo quanto voluto pensato e detto da chi la accusa, perché dopo il messaggio arrivato al telefonino di Sarah alle 14:18 non rispose con un semplice "ok" all'amica di Sarah? Se davvero aveva il suo cellulare a disposizione, se davvero lo ha usato in quei momenti per crearsi un alibi, poco ci voleva a rafforzarlo con un ok o con uno squillo.
2) Sarah alla madre disse che non era sicura della gita e per tale ragione aspettava un sms della cugina. Il che, sostanzialmente, significa che non si sarebbe mossa di casa fino all'arrivo del suddetto messaggio, che in effetti Sabrina le inviò alle 14:25. Ma l'insicurezza di andare o non andare di per sé non preclude la possibilità che Sarah si sia ugualmente preparata per essere pronta a partire dopo il probabile arrivo dell'sms. Per cui, se sua madre ai procuratori parla di un sms che la figlia attendeva e se durante le indagini si scopre che l'sms è effettivamente presente nel cellulare della ragazza (Sabrina non poteva sapere che Sarah aveva parlato dell'sms a sua madre e non era obbligata a inviarglielo una volta uccisa la cugina) è ridicolo ipotizzare che alle 13:40 (con molto anticipo rispetto agli orari concordati da Mariangela e Sabrina) abbia inventato di averlo ricevuto per eludere eventuali faccende domestiche. Usando la logica si può dire che Sarah non poteva, senza avere certezze, uscire di casa in anticipo di tre quarti d'ora vestita da mare, con tanto di telo e zainetto al seguito, rischiando di scoprire che la gita, per un qualsiasi contrattempo capitato a Mariangela, era stata rimandata.
2) Sarah alla madre disse che non era sicura della gita e per tale ragione aspettava un sms della cugina. Il che, sostanzialmente, significa che non si sarebbe mossa di casa fino all'arrivo del suddetto messaggio, che in effetti Sabrina le inviò alle 14:25. Ma l'insicurezza di andare o non andare di per sé non preclude la possibilità che Sarah si sia ugualmente preparata per essere pronta a partire dopo il probabile arrivo dell'sms. Per cui, se sua madre ai procuratori parla di un sms che la figlia attendeva e se durante le indagini si scopre che l'sms è effettivamente presente nel cellulare della ragazza (Sabrina non poteva sapere che Sarah aveva parlato dell'sms a sua madre e non era obbligata a inviarglielo una volta uccisa la cugina) è ridicolo ipotizzare che alle 13:40 (con molto anticipo rispetto agli orari concordati da Mariangela e Sabrina) abbia inventato di averlo ricevuto per eludere eventuali faccende domestiche. Usando la logica si può dire che Sarah non poteva, senza avere certezze, uscire di casa in anticipo di tre quarti d'ora vestita da mare, con tanto di telo e zainetto al seguito, rischiando di scoprire che la gita, per un qualsiasi contrattempo capitato a Mariangela, era stata rimandata.
3) E, riusando la logica, se Sarah fosse uscita alle 13:40 suo padre non avrebbe detto alle 14:45: «È uscita da poco»... con quel "poco" intendendo 20/25 minuti. Si può strizzare lo straccio quanto si vuole, ma non si otterrà neanche una goccia perché in ogni caso il ragionamento dell’accusa non torna. Anche perché, se il signor Petarra davvero vide Sarah alle 13:45, non esistono motivi plausibili che possano giustificare il suo reiterato silenzio. Perché ha lasciato che per mesi e mesi si parlasse, sia in ambiente investigativo che mediatico, di un orario di uscita attorno alle 14:30... quello verbalizzato sin da subito dalla famiglia e dai fidanzati? Davvero è possibile credere che sia stato vittima di una amnesia prolungata curatagli solo mesi dopo da chi lo ha più volte interrogato?
3) Inoltre, ipotizzando che sia andata come ritiene l’accusa e accettando una Sabrina Misseri assassina, non trova alcuna logica investigativa il pensiero della procura di un alibi creato con l'ausilio di messaggi e squilli. Che sicurezza poteva dare un simile alibi dato che i genitori di Sarah avrebbero potuto smentirlo in meno di un secondo? Poco ci voleva se davvero l'sms a Sarah fosse arrivato alle 13:40 e non alle 14:25. Poco ci voleva ma nessuno ha fatto questioni. Anzi, per mesi si è dato per scontato che la ragazzina fosse uscita mentre a casa sua pranzavano. Solo a dicembre i familiari di Sarah hanno lasciato che i procuratori facessero di conto su cotture e bolliture convincendoli dell'uscita avvenuta mentre l’acqua era sul fuoco.
C'è poi una incongruenza che scaturisce dal raffronto delle motivazioni dei giudici che hanno, stranamente, condiviso la tesi accusatoria. Come si capisce facilmente, la ricostruzione dell'accusa sta in piedi (con le stampelle) solo ipotizzando un'uscita di Sarah alle 13:40/13:45 e un suo un arrivo dai Misseri prima delle 13:50. Questo perché nei 28 minuti successivi, quelli che si contano dalla sua entrata nella casa della cugina all'sms dell'amica arrivato alle 14:18, devono starci dentro un litigio importante, una fuga con relativo inseguimento per le vie di Avetrana, un ritorno in via Deledda, una reiterazione del litigio e un omicidio... e già questo "popò" di movimento nei 28 minuti ci sta stretto, perché un conto è arrivare in una casa e dopo un approccio sessuale rifiutato essere strangolati (dieci minuti bastano), un altro è arrivare a commettere un omicidio dopo un litigio pauroso che fa scappare, dopo essere stati cercati e riacciuffati per strada e dopo aver litigato nuovamente in maniera veemente. Per stare all'interno dei tempi previsti la sentenza di primo grado stabilì che Sarah era uscita alle 13:45 e arrivata a casa Misseri alle 13:50, rispettando i 3'56" di percorrenza stimati in perizia. Ma non ci fu valutazione logica, perché il giudice Cesarina Trunfio non tenne conto della testimonianza di Anna Lucia Morleo che alle 13:50 uscì di casa col marito e sostò davanti alla villetta dei Misseri. In quei minuti di sosta avrebbe dovuto vedere Sarah, se davvero fosse arrivata nei tempi stabiliti dall'accusa, e invece non la vide. L’incongruenza nelle tempistiche l’ha rilevata il giudice di Corte d’Appello Susanna De Felice che nelle sue motivazioni colloca l’arrivo di Sarah in via Deledda dalle ore 13:55 alle 14:00, così impossibilitando la Morleo a vederla perché ripartita prima del suo arrivo.
Ma la coperta risulta sempre corta, perché spostando in avanti l'ora di arrivo circoscrive un lasso temporale impossibile per la consumazione dell'azione che porta all'omicidio. Per cui, per chi ha sentenziato l'ergastolo, le tempistiche dell'azione omicida vanno dalle 14:00 poco meno alle 14:15 poco più, valutando possibile che per far combaciare i fatti accaduti secondo la ricostruzione dell'accusa bastino 15/16/17 minuti. La corte d'appello ha corretto la discrasia del giudice di primo grado, ma ha accorciato i tempi non rendendosi conto che in 15 minuti o poco più tutta l'azione omicida, per come impostata e voluta dall'accusa, non ci sta.
Ma la coperta risulta sempre corta, perché spostando in avanti l'ora di arrivo circoscrive un lasso temporale impossibile per la consumazione dell'azione che porta all'omicidio. Per cui, per chi ha sentenziato l'ergastolo, le tempistiche dell'azione omicida vanno dalle 14:00 poco meno alle 14:15 poco più, valutando possibile che per far combaciare i fatti accaduti secondo la ricostruzione dell'accusa bastino 15/16/17 minuti. La corte d'appello ha corretto la discrasia del giudice di primo grado, ma ha accorciato i tempi non rendendosi conto che in 15 minuti o poco più tutta l'azione omicida, per come impostata e voluta dall'accusa, non ci sta.
LA PERIZIA SULLE CELLE TELEFONICHE
Cosima Serrano non era in garage alle 15:25. Lo ha stabilito il politecnico di Torino incaricato dalla Corte d'Appello. Nella sua perizia si legge che non è possibile stabilire dove fosse, il che, in dubbio pro reo, va letto a favore dell'imputata. Invece la De Felice conferma il dato che ha tenuto in carcere questa donna per più di cinque anni scrivendo: "Può ritenersi probabile che Cosima fosse in garage". Alla faccia delle garanzie e delle norme del nostro Stato di Diritto! A cosa serve spendere migliaia di euro per le perizie se poi non vengono considerate?
IL SOGNO DEL FIORAIO: BASE INAMOVIBILE DELLA CONDANNA E MANNAIA SULLA TESTA DEI GIUDICI CHE L'HANNO USATO PER CONDANNARE
Un giudice degno di questo nome, prima di iniziare un processo contro chicchessia avrebbe preteso che la procura portasse nella sua aula ricostruzioni basate su fatti accertati e reali, non ciò che ancora nessuna corte di giustizia ha vagliato. Un giudice serio e imparziale, prima di ogni altra cosa avrebbe chiesto a gran voce di conoscere la verità su quanto detto e poi ritrattato dal fiorista di Avetrana. I procuratori hanno puntato tutto sul sequestro che avrebbe visto il signor Buccolieri. Senza sequestro salta ogni ricostruzione accusatoria... e dato che il fiorista ancora oggi parla di un sogno e afferma che nella vita reale non ha visto nulla di quanto, confuso da mille parole durante l'interrogatorio, ha verbalizzato la prima volta...
E' proprio a causa della sua ritrattazione che i procuratori hanno chiesto per lui il rinvio a giudizio. Deve subire un processo e solo la sentenza che ne deriverà ci dirà se ha sognato oppure ha visto. Ma ad oltre cinque anni da quell'interrogatorio non c'è alcuna sentenza al riguardo. Ciò non ha impedito all'accusa di affermare, addirittura in due processi, che il fiorista è stato testimone di un sequestro di persona. Sarà vero? Sarà falso? Chi lo sa? Sarebbe bastato accelerare qualche pratica e attendere che fosse processato in un'aula di giustizia (non sui media) per sapere se davvero ha visto un sequestro reale. Lo stesso su cui si insiste molto nelle motivazioni.
Ma non si è atteso preferendo imbastire due processi "Misseri" monchi perché poggianti su basi oniriche, quelle usate a mani basse per motivare due condanne all'ergastolo senza attendere che un altro giudice dichiarasse il signor Buccolieri colpevole o innocente. E questo è giuridicamente ridicolo e umanamente crudele... una crudeltà gratuita come quella che a volte si riscontra a livello infantile fra i pargoli di un asilo. Un giudice di polso non avrebbe accettato di condannare avallando una ricostruzione che, di fatto, al momento è del tutto onirica... almeno fino a sentenza contraria. Siamo a fine duemilasedici e i termini della prescrizione per il fiorista sono a pochi passi. Ogni magistrato sa, visto che i tanti anni passati non hanno portato a nessun giudizio (a fare slittare il processo ci ha pensato anche chi lo ha assegnato allo stesso giudice - Misserini, poi rinunciataria - che già aveva condannato i parenti del fiorista), che il signor Buccolieri si ritroverà presto con la prescrizione del reato. C'è solo da chiedersi se lui la accetterà o se vi rinuncerà chiedendo che il processo si svolga regolarmente così da essere assolto (più che probabile) e creare un caos giudiziario fuori da ogni schema... perché a quel punto ci sarebbero due donne condannate all'ergastolo (e segregate in galera da anni) per via di un sogno. Sogno dimostratosi sogno che altri giudici hanno creduto reale e usato per condannare.
In pratica, ciò che si evince da quanto accaduto a Taranto è il tripudio di una illogicità atta a suffragare il nulla assoluto. Un cane che mangia la sua stessa coda. Se soltanto si fosse accettata la realtà (i primi orari, le prime testimonianze, la prima confessione di Misseri) il faldone delle motivazioni sarebbe stato molto leggero. Ma, si sa, per costruire qualcosa che non c'è mai stato occorre tanta pazienza e molta, troppa carta straccia...
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19 commenti:
Gentile Massimo Prati, le faccio una domanda che forse nessuno le ha mai fatto nessuno: QUANDO TUTTO SARA' RISOLTO, E FINALMENTE SI CAPIRA' CHE E' MICHELE MISSERI L' ASSASSINO, QUEI 2 PERSONAGGI A TARANTO (non li ho mai chiamati per titolo e mai lo farò, per rispetto dai Sarah), PAGHERANNO MAI, QUANTO HANNO COMBINATO? solo questo vorrei sapere, nient' altro.
Saluti a lei, a tutti coloro che seguono questo DELIZIOSO blog.
Ripercorrendo amaramente, per l'ennesima volta, grazie all'efficace sintesi dell'articolo (che condivido punto per punto e a cui non aggiungo nulla) le infinite discrasie del proteiforme impianto accusatorio, mi chiedo allibita come sia stato possibile non dico condannare, ma persino processare Sabrina Misseri e Cosima Serrano. In questa vicenda giudiziaria le prove ci sono, certo: ma sono prove di innocenza, sono le prove incontrovertibili (già dirimente è la questione orari, senza considerare tutto il resto) dell'innocenza di Sabrina Misseri e Cosima Serrano. E, come si sa, le prove di innocenza non dovrebbero nemmeno servire, perché è la colpevolezza a dover essere dimostrata, non l'innocenza. Qui, dunque, abbiamo addirittura, a favore delle imputate, il sovrappiù rispetto a quanto dovrebbe bastare - e sarebbe dovuto bastare da tempo - per ridare loro la libertà. Libertà della quale non dovevano essere private neanche per un minuto, e siamo invece a sei anni di carcerazione cosiddetta "preventiva". Questo è un vulnus nella coscienza civile, qualcosa a cui deve essere posto rimedio quanto prima, se di rimedio si può parlare quando due persone stanno per anni in carcere da innocenti, subendo un danno indicibile e incalcolabile, ma persino inimmaginabile, peraltro nell'indifferenza pressoché generale. A che cosa sarà dovuta questa indifferenza (fatte salve poche eccezioni) anche di giornalisti che in genere si battono per i diritti delle persone e dei detenuti? Anche questo mi chiedo da anni. Trovo un'unica risposta: troppo forte e martellante, in questo caso, è stato il battage scaturito dal pregiudizio, il quale a sua volta è nato, all'inizio, per lo straordinario improvviso interesse mediatico sorto intorno alla vicenda (ricordiamoci della diretta televisiva della sera del ritrovamento del corpo della giovanissima vittima, una circostanza dalle gravi conseguenze, a mio avviso), interesse mediatico che ben presto ha dato forma alla fiction che sappiamo, alimentata da ore e ore di trasmissioni televisive violentemente sregolate, sempre più dimentiche dei dati oggettivi, intente solo a diffondere il gossip, assordanti, abbaglianti nel senso peggiore del termine. Qualcosa che si spera non accada mai più.
Avete fatto una ricostruzione perfetta. Gli orari sono il punto più debole delle motivazioni. Poi a seguire l'nattendibilita' dei testimoni e la solita interpretazione antigourisprudenziale di elementi ambivalenti. Motivazioni piene di contraddizioni e a tratti scioccanti come a pag. 841 e seguenti dove pur amnettendo che le sorelle Spagnoletti hanno avuto il tempo di concordare le proprie dichiarazioni darebbero attendibili avendo detto le stesse cose. Ancor peggio sulla maggiore delle due. Benché venisse informata in anticipo delle dichiarazioni di Sabeina e venisse stimolata a farlo da giornalisti, Pm e dallo zio Carabiniere Biagio Blaiotta: lo stesso che ebbe il cellulare si Sarah da Misseri. Nonostante ciò ella sarebbe attendibile! Assurdo eppure fuintrcettata anche lei: strano no?
una delle supposizioni che contribuirono a incolpare SABRINA furono le parole del padre .,che si decise a confessare , con la ricostruzione dell'avvenimento : disse e ridisse la parola (andiamo )
e altre parole al plurale .
se dice andiamo in campagna , lo dice al plurale , significa che non era solo vi pare? invece era solissimo: perchè SABRINA E LA MADRE ERANO DA TUTT'ALTRA PARTE - ma i giudici cavalcarono questo sospetto per molto tempo, infatti avevano condannato madre e figlia di omicidio e occultamento di cadavere .. perchè ! non si accorsero subito del loro sbaglio , e accusare madre e figlia anche di questo? l alla fine gli imbecilli piu' imbecilli si accorsero della cantonata e diressero il sospetto sul fratello e nipote di misseri
forse non piacera' a qualcuno .. io SPUTEREI IN FACCIA A QUEI 3 ai quali NON PIACE IL POST . IRRIDUCIBILi e pericolosi personaggi .
e insistono nel condannare i fratelli di misseri ,
come se occultare il corpo della ragazzina fosse una passeggiata .
inoltre anche sa verifiche fatte loro risultarono etsranei ma si contunua su questo livello . beh siamo messi molto male .
Ciao Massimo
Ho pubblicato un post che non viene conservato.
Puoi controllare, per favore?
Complimenti per l'articolo, che riassume molto bene quello che andiamo sostenendo da anni.
Sotto l'articolo precedente del 28/9/16, ho postato dei commenti su alcuni punti critici della sentenza particolarmente erronei ed arbitrari, come ad esempio:
1) L'ulteriore arretramento dell'orario di avvistamento dei "fidanzati", che partendo dalle originarie 14,30 e fissato in dibattimento tra le 14 e le 14,30, è stato anticipato dai giudici a prima delle 14,00 . Tale arretramento parte dalla valutazione degli orari APPROSSIMATI del pranzo a casa Nardelli, basati sui vaghi ricordi dei due fidanzati, per giungere alla fissazione di un orario di avvistamento compreso ESATTAMENTE tra le 13,49 e le 13,54 (da notare la "finezza" di quel 49).
Per i dettagli ecco il link:
https://www.blogger.com/comment.g?blogID=1405638310708373968&postID=7811668454438365176&isPopup=true&bpli=1
Commento di Giacomo del 16 ottobre 2010 h 0,21-0,24
(continua...)
(...continua)
2) L'arbitraria, ILLOGICA ed ERRONEA fissazione alle 14,52 dell'orario della PRIMA visita a casa Scazzi effettuata da Sabrina, accompagnata da Mariangela.
Il ragionamento in sentenza sembra lineare. La madre della vittima dichiarò che Sabrina arrivò, mentre lei si accingeva a rispondere ad una chiamata che la stessa Sabrina aveva effettuato alle 14,52. Ma c'è il "piccolo" dettaglio, COMPLETAMENTE TRASCURATO nella sentenza, che in dibattimento Mariangela negò RECISAMENTE per ben CINQUE VOLTE di seguito che durante il PRIMO viaggio verso casa Scazzi Sabrina avesse effettuato delle chiamate, se non quella delle 14,44 a Sarah. E allora come fece la madre della vittima a vedere la chiamata di Sabrina delle 14,52, nel momento in cui questa arrivò la PRIMA volta???
In realtà quella che in sentenza viene considerata la PRIMA visita, fu in effetti la SECONDA visita. La prima visita ci fu intorno alle 14,46-14,47.
Questa circostanza è molto importante, perché dimostra l'illogicità e contraddittorietà della sentenza, che pur di definire Sabrina bugiarda e caparbia depistatrice, porta a una decina di minuti la durata di un percorso che si effettua con l'auto in due minuti (in particolare Sabrina e Mariangela partirono dalla villetta alle 14,44 e giunsero a casa Scazzi LA PRIMA VOLTA alle 14,46), e IGNORA la DECISIVA testimonianza di Mariangela.
Per i dettagli ecco il link:
https://www.blogger.com/comment.g?blogID=1405638310708373968&postID=7811668454438365176&isPopup=true&bpli=1
Commento di Giacomo del 10 ottobre 2010 h 18,58-19
Saluti agli amici del blog.
Giacomo
Ciao Massimo.
Ho diviso in due il mio post che forse era troppo lungo. Adesso sembra che funzioni
Comunque grazie.
Giacomo
Mi dispiace aver dovuto leggere in velocità, ma non posso che dare un ottimo all'autore.
Desidero ringraziare il dott. Massimo Prati per il prezioso lavoro di documentazione che ci mette a disposizione.
Gli esprimo vicinanza e solidarietà per le azioni giudiziarie promosse contro di lui dalla dr.ssa Bruzzone. Tutti noi dovremmo fare quadrato quando qualcuno porta un duro attacco al diritto di critica e dissenso che il nostro ordinamento democratico sancisce e tutela. A maggior ragione quando questo diritto viene minacciato da persone che occupano indiscutibilmente posizioni di potere, sia esso istituito sia esso riconosciuto.
Nel merito del caso, la mia posizione pubblica è nota. Le dichiarazioni lacunose e ondivaghe di Michele Misseri potevano e dovevano essere vagliate da esperti onde valutare la preesistenza di deficit neurologici/psichici, l'eventuale sussistenza del fenomeno dell'amnesia legata al trauma degli autori di reato violento, il grado di suggestionabilità. So bene che perizia psichiatrica fu, a suo tempo, richiesta e rigettata. Mi chiedo se tale istanza sia stata ben motivata, fondata su osservazioni tecniche precise e argomentate. Insomma supportata da un sapere scientifico e non, come ho incredibilmente sentito affermare proprio dalla dr.ssa Bruzzone per Manuel Foffo, "come scappatoia psichiatrica".
Ringrazio anch'io Massimo Prati per tutti gli articoli con cui, negli anni, ci ha illustrato in modo puntuale e documentato la vicenda giudiziaria del caso Scazzi, e ringrazio anche Lei, dottoressa Sacchi, per questo suo intervento, confortante per chi come me sostiene l'innocenza di Cosima Serrano e Sabrina Misseri, e per la schiettezza del suo esprimersi e spiegare il suo autorevole punto di vista su una vicenda in cui così poche (incredibilmente, inspiegabilmente) sono le voci fuori dal coro e i giudizi non omologati. Verissimo, il diritto di critica e la facoltà di dissentire nella dialettica del confronto civile sono valori fondanti in una democrazia, e come tali vanno difesi con coraggio, come beni preziosi, beni di tutti e indispensabili a tutti. Un caro saluto a Lei e tutti gli amici del blog.
Bellissimo articolo Massimo, chiaro e preciso.
Credo all'innocenza di Sabrina e di Cosima, su Michele ho delle riserve ma non come assassino, come colui che sa cosa girava nel territorio.
Molti lati sono in ombra, soprattutto personaggi nascosti.
Molto non si è trovato e non si è indagato intorno alle letture della ragazza ad esempio, già tutte presagi di una morte annunciata.
Non è stato un omicidio avvenuto nella controra pugliese, non è sicuro che sia arrivata al garage, non è sicuro il movente.
Altri hanno "coccolato" in silenzio e procurato la morte della ragazza.
Evidentemente le due donne devono uscire come è fuori chi si è addossata la colpa.
Anonimo Giacomo ha detto...
Cassazione. 20 febbraio 2017
Da la Stampa 11-1-17
Il 20 febbraio la prima sezione della Cassazione deciderà il destino di Sabrina Misseri e di sua madre Cosima condannate all’ergastolo (sentenza conforme in primo grado e in appello) per l’omicidio di Sarah Scazzi.
Oggi la comunicazione della data agli avvocati delle due donne. Franco Coppi, difensore, di Sabrina insieme a Nicola Marseglia spera «che adesso possa essere fatta giustizia». «E’ un caso che mi tormenta - ha spiegato più volte in questi anni, perché ho la certezza che una ragazza innocente sia in galera».
Una carcerazione preventiva che dura ormai da più di sei anni.
Nel ricorso in Cassazione il professor Coppi rileva come la sentenza di appello «abbia proceduto a ricostruzioni dei fatti attraverso esasperate analisi di tempi e di orari ottenuti attraverso palesi forzature di dati probatori acquisiti al processo (possiamo fin da ora ricordare le acrobazie della sentenza intorno all’orario di uscita di casa di Sarah Scazzi il 26 agosto 2010 e quelle, correlative, in merito agli avvistamenti della giovane da parte di questo o quel testimone)».
E anche che «nel contrasto di due possibili letture dei fatti, abbia sempre privilegiato quella contraria a Sabrina Misseri, nonostante la Corte di Cassazione, nella sentenza 17 maggio 2011, avendo già rilevato l’adozione di siffatto criterio nei provvedimenti cautelari, avesse avvertito che avrebbe dovuto essere seguito il criterio opposto».
Un ricorso che analizza una condanna basata essenzialmente sul racconto di un sogno dove il sognatore non è stato ascoltato in aula. Il fioraio di Avetrana, Giovanni Buccolieri, raccontò alla commessa del suo negozio di avere sognato Cosima e Sabrina che rapivano Sarah trascinandola in auto dopo averla inseguita. La commessa lo ha raccontato alla mamma, Anna Pisanò, e questa lo ha raccontato a un carabiniere. Così Buccolieri ha dovuto spiegarsi in caserma. «Il sogno devo raccontare?» , «Si». Ma nel verbale quel sogno diventa realtà e quando lui chiede che sia specificato che di sogno si trattava scatta l’imputazione per false dichiarazioni al Pm.
E nonostante a Buccolieri bastasse cambiare versione e dire che il sogno era realtà per cavarsi di impaccio, non lo ha mai fatto. «Non voglio andare all’ inferno per aver fatto condannare due innocenti», ha sempre ripetuto. La cosa bizzarra è che si è potuto sottrarre al processo. Quindi in un processo dove il sogno è protagonista il sognatore non c’è. Ma ci sono stati suoi amici e parenti accusati di false dichiarazioni quando hanno ripetuto che loro hanno sempre saputo che si trattava di un sogno e non di realtà. E in appello Prudenzano e Colazzo, rispettivamente suocera e cognato del fioraio, condannati in primo grado per favoreggiamento, sono stati assolti.
Dunque il sogno era tale? E allora dovrebbe, per logica, cadere anche la colpevolezza di Sabrina e Cosima almeno nella parte del rapimento. E anche se i giudici pensano che i due possono essere stati ingannati dal fioraio, come mai allora non si è sentita la necessità di ascoltare il sognatore visto che in ballo ci sono due ergastoli, ossia due sentenze alla morte civile?
continua...
Sinceramente questo caso mi lascia sconvolto, se già è umanamente difficile non provare rabbia per altre sentenze come minimo "forzate", qui siamo davanti alla pura follia. Il caso era chiuso il colpevole aveva confessato, la ricostruzione calzava perfettamente ma si è voluto stravolgere tutto ,mandando in carcere due probabili innocenti, riuscendo ad imbastire un processo farsa oserei dire senza precedenti.
Perchè tutto ciò? Manie di protagonismo di taluni individui? Veramente non riesco a capacitarmi della cosa.
Proprio così, Hobgob:
SIAMO DAVANTI ALLA PURA FOLLIA
almeno finora...
Giacomo
Ogni volta
che leggo di questo caso,sempre credetemi,mi sale una amarezza indicibile. è disumano il tutto.
questa volta non sono d'accordo con l'autore dell'articolo. di sicuro una delle due ha ucciso Sarah. Il dubbio è che se Cosima fosse stata presente al litigio e vista la brutta piega che stava prendendo la discussione tra Sabrina e Sarah, si ipotizza che lei avrebbe fermata la figlia e Sarah immediatamente rispedita a casa sua. Quindi si può ipotizzare che Cosima al momento cruciale della contesa non fosse presente, quindi è da escludere che sia lei l'assassina di Sarah. A meno che viceversa: Sara ha confessato qualcosa di Sabrina alla madre e che la madre preferisse non sapere, allora l'assassina e la madre. Adesso che l'ergastolo è stato confermato per le due donne, queste verranno separate, forse Cosima lontano dalla figlia confesserà come siano andati veramente i fatti o viceversa, prospettandosi per una di loro una condanna leggera se non addirittura l'assoluzione. D'accordo Tra di loro decideranno chi ha ucciso veramente Sarah adesso che finalmente avranno capito che i giudici non crederanno mai che Misseri sia l'assassino di Sarah.
avete fatto ricostruzioni fantasiose o di comodo soprattutto nel messaggio di Francesca delle 14.18 ...se gli ha telefonato con squillo solo 5 minuti dopo e perchè non era consuetudine di Sarah non rispondere ...ok aveva solo 3 cent di credito quindi non poteva rispondere con un altro messaggio ma non rispondere alla chiamata non è come dite voi...."si stava preparando " ma fatemi il piacere va....e il messaggio di Sabrina a Sara delle 14.10 ? " confermato , andiamo al mare " questo è un clamoroso autogol ...come faceva a sapere Sabrina che sarebbero andate al mare se il messaggio della Spagnoletti di conferma arrivò solo alle 14,20 ? ma avete visto dopo la scomparsa di Sara gli atteggiamenti di Sabrina? incolpava tutti ....falsa e depistatrice e mentre il padre si trova in carcere cosa dice a Ivano? " sta esagerando per essere credibile " ovviamente rivolto al padre e per Cosima come mai nei giorni successivi andò dal suo datore di lavoro per dirgli che se glielo avessero chiesto di non dire che non andò a lavorare la mattina del 26 agosto? Sempre Cosima ...«Sarebbe stato meglio - dice al marito, durante un colloquio in carcere intercettato lo scorso 7 marzo - che un fulmine fosse caduto sulla casa ed avesse fulminato tutti noi quel giorno, prima dell’arrivo della ragazza». Una esclamazione che è particolarmente evocativa perché è evidente che se la responsabilità dell’omicidio di Sarah fosse stata esclusivamente del marito, Cosima non avrebbe invocato la maledizione per tutti, comprese se stessa e la figlia Sabrina, ma avrebbe cercato le ragioni di un così terribile gesto e di una altrettanto drammatica ed inspiegabile accuse, se falsa, rivolta dal marito alla sua figlia prediletta. Per ultimo andate a leggervi ( sono agli atti ) le intercettazioni del 5 ottobre alle 6,59 quando Michele per la prima volta dice la verità in quanto sta parlando da solo in macchina ....facile scrivere quello che vi fa comodo ma credere veramente che Michele sia l'assassino di Sarah dopotutto quello che di ridicolo poteva dire è come insultare l'intelligenza umana ( alla pari del fiorista che ritratta un fatto realmente accaduto e prendendo per i fondelli l'intera opinione pubblica lo fa diventare un sogno )
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