lunedì 18 aprile 2011

Livia ed Alessia. Chi parla per parlare abbia la decenza di tacere

In Italia, ed esattamente nelle trasmissioni televisive pomeridiane, esiste il tuttologo. Il tuttologo è un giornalista, uno psicanalista, uno scrittore, un qualcosa di indefinito che dovrebbe essere informato sugli argomenti per cui viene invitato a parlare nei vari programmi. Se per un qualsiasi motivo non ha una specifica preparazione sulla notizia trattata, prima di parlare dovrebbe informarsi bene altrimenti rischia di portare in video un carico di incertezze. Ma può andare anche da disinformato se la sua intenzione è quella di propinare al pubblico le solite banalità. Il problema gli sorgerà solo se il primo che verrà chiamato a parlare si mostrerà disinformato quanto o peggio di lui. Se al contrario sarà una persona competente, e dirà cose reali e sensate, indirizzerà tutti gli ospiti su una direzione corretta, questo perché capendone la preparazione lo si seguirà nella logica e nei discorsi. Per fare un esempio basta pensare a quando c'è in collegamento l'avvocato Marazzita, o altri di egual valore, che instradano sulle giuste vie la maggioranza degli ospiti di Pomeriggio sul 2. 

Ma oggi al povero Milo Infante è andata peggio perché chi era presente al programma non s'è dimostrato all'altezza. A lui, che non può chiaramente vivere informandosi di tutto e di tutti, hanno messo in mano una patata che alla fine s'è dimostrata bollente. Già inizialmente aveva dovuto dire che a Morges, in Svizzera, erano in atto le ricerche per trovare i corpi di Livia ed Alessia. Niente vero. Poi, quando da solo ha capito, grazie anche alle parole dell'inviata, che non c'era alcuna perlustrazione su quel suolo, gli hanno fatto cambiare il senso delle domande e l'hanno portato a dire, era scritto anche nella striscia che scorreva nella parte bassa dello schermo, che le ricerche erano iniziate perché un uomo aveva dichiarato di aver visto il padre delle gemelline trascinare due borsoni sulla spiaggia del lago. Falso che più falso non si può anche questo ma Milo Infante non era obbligato a saperlo. L'inviata lo ha corretto dicendogli che il testimone non aveva detto di aver visto il padre ma era rimasto nel vago e lui, logicamente, si è quasi scandalizzato per una ricerca effettuata senza alcuna base iniziale.

Ma la base, gli ha ricordato sempre la giornalista in diretta dalla Svizzera, c'era in quanto da quella località lo Schepp aveva inviato, poco prima delle 16.00 della domenica del sequestro, il primo messaggio a sua moglie. Ed allora il bravo conduttore, fino a quel momento bistrattato dalla sua redazione che lo aveva fatto andare allo sbaraglio dandogli in mano il nulla delle notizie infondate, si è rifugiato negli ospiti sperando di trovarli preparati. Ed invece si sono mostrati disinformati quanto i redattori del programma ed hanno dato un tono di antico alla puntata. Pareva fosse stata registrata due mesi fa, viste le notizie stantie. L'unica cosa che hanno fatto capire al pubblico, in maniera globale e coerente, è stata la loro convinzione, mista in alcuni ad una misera speranza, che le piccole siano di certo morte, uccise dal padre. E questo senza spiegare in realtà i motivi del loro triste pensiero, senza dare alcuna logicità alle loro parole se non il giustificarle con la scomparsa dei due borsoni. Borsoni che usualmente non servono per trasportare i cadaveri, ricordo io ai tuttologi, ma per trasportare vestiti e quanto serve durante un viaggio.

A dire il vero di qualcosa s'è parlato quando finalmente si è deciso di lasciar perdere la parte psicologica dello Schepp e la parte ricostruttiva degli avvenimenti che nessuno di loro, e questo per un programma che vuol fare informazione è davvero grave, in realtà conosceva. Si è criticata la polizia cantonale per quanto non ha fatto inizialmente. Peccato che questa sia una fase passata in giudicato e già superata ormai da tempo. Insomma, si è aspettato un po' troppo a denunciare, al Pomeriggio sul 2, l'inefficienza di chi era preposto a dare l'allarme ed a cercare un padre che aveva messo in atto il sequestro delle figlie. Dov'erano loro quando era il momento di farlo? Facile è il parlare quando la notizia è calda, difficile quando si raffredda e si ha paura di perdere ascolti. Dov'erano, quindi, quando nessun giornalista denunciava nulla e le indagini si trovavano ad un punto di stallo? Chi di loro può dire di aver aiutato l'informazione dando agli spettatori notizie corrette? Chi ha cercato di alzare i toni e la voce, dando una mano ad Irina Lucidi, quando il silenzio copriva le valli elvetiche, francesi ed italiane?

Così cari i miei tuttologi non va, ed a voi accomuno la redazione che ha sbagliato perché ha messo in buca Milo Infante costringendolo a far parlare, in meno quaranta minuti di trasmissione, ognuno dei sei ospiti presenti in studio (poteva ignorarli?). Sei ospiti che si sono mostrati molto disinformati ed hanno tolto spazio all'inviata e alla giornalista svizzera che le era accanto, giornalista di certo più addentro alla notizia di chi ne parlava senza sapere, e ad un magistrato della procura minorile. Per cui abbiamo assistito, io fino a quando sono riuscito a resistere, ad uno spreco assoluto che non è servito e ha portato il nulla a chi ascoltava e vedeva gli opinionisti parlare solo per tornaconto personale. Opinionisti che, come sempre sbagliando, hanno dato in pasto ai telespettatori la propria convinzione di morte senza neppure dire da quale loro pensiero logico derivasse. Possibile non si rendano conto che le persone non sono tutte stampate alla stessa maniera e ci può stare che qualcuna soffra più di altre nel sentirsi dire, da chi stimano proprio perché vedono spesso in video, che le gemelline, detto con le parole crude del Giangavino nazionale, sono morte e non c'è nemmeno più la speranza di trovarle vive.

Parlare per parlare non va bene. Se per stare sopra la notizia, se per vendere una lavatrice intelligente o un detersivo che sbianca che più bianco non si può, in un programma pomeridiano si deve parlare tanto per parlare allora è meglio mandare in onda le vecchie puntate di Zorro, molto più divertenti e di certo meno distruttive. E' chiaro che si può sempre cambiare canale, ed in presenza di simili scempiaggini lo faccio io e lo fanno tanti altri, ma non lo fa né mia madre né tutte le persone della sua età che amano i personaggi di quel programma perché sono gli unici che le informano entrando all'interno di quanto accaduto. La commozione che hanno provato e che provano ogni volta che sentono parlare di Livia, di Alessia e di Irina, da loro il diritto di essere informate correttamente. Da loro il diritto di non ascoltare stupidaggini.

In questo caso, invece, il linguaggio scelto dai tuttologi, o nientologi a seconda dei casi, oltre a non portare nulla di nulla è stato irriverente nei riguardi di due bambine di sei anni, da loro considerate morte, che rischiano, se ancora in vita, di dover fare a meno per sempre della vera madre. E' stato irriverente nei riguardi di Irina che vive nella speranza di trovarle sane e salve, speranza giustamente accresciuta dopo il mancato ritrovamento dei corpi a Morges. Ed era questo di cui credevo si parlasse e che mi aveva convinto a guardare il programma. E' stato irriverente nei confronti di quegli spettatori che si aspettavano notizie nuove da un mezzo televisivo che dispone di troupe esterne e di inviati speciali. E' stato irriverente anche nei confronti del conduttore del programma che non si sarebbe mai aspettato di trovarsi dinnanzi ad ospiti scarsi e disinformati. E Milo Infante, dati gli ospiti che a volte si ritrova, spesso e volentieri fa miracoli.



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