giovedì 3 febbraio 2011

Elisa Benedetti. La cronistoria di una giornata fra droga paura e morte.

Ritrovamento dell'auto guidata da Elisa
Elisa Benedetti era una bella ragazza, abitava a Città di Castello e da due mesi, a causa di una malattia fulminante, era senza madre. Questa disgrazia l'aveva segnata nel profondo e probabilmente era il motivo per cui aveva deciso di non restare nella grande casa di campagna dove era vissuta assieme a lei. Da pochi giorni era andata a convivere col suo ragazzo, Alex. 
La mattina del 29 Gennaio si erano alzati presto, lei doveva andare con Vanessa, la sua migliore amica nonché collega di lavoro, a Milano, lui doveva raggiungere la sua famiglia a Firenze. Aveva deciso, visto che non voleva restare sola in casa, che quella notte sarebbe andata a dormire da suo padre.

Le ragazze vanno e nel pomeriggio tornano. E' ancora presto e decidono di andare in Centro. Passeggiando incontrano uno spacciatore, si chiama Marco e non è il solito, però acquistano ugualmente una bustina di polvere da inalare, credono sia eroina ed invece si tratta di ecstasi, una metanfetamina che mischiata all'alcool provoca stordimento. Passa la serata ed alle 22.00 o poco più, mentre sono dirette in discoteca, si fermano nel bar di un distributore. Bevono whisky e parlano con dei ragazzi tunisini. Di lì a poco arrivano altri due ragazzi, sono marocchini e le amiche escono con loro restando all'esterno a parlare. Una mezzoretta, forse più, poi ripartono ma, fatti pochi chilometri subiscono un tamponamento. E' in quel momento che tutto cambia e la storia si trasforma nell'incubo che porterà la ragazza alla morte. Ripercorriamo le tappe facendo alcune considerazioni.

Vanessa è all'interno della vettura dei ragazzi che l'hanno tamponata, sta compilando il Cid perché si è deciso per una constatazione amichevole dell'incidente. Ad un tratto la ragazza seduta sul sedile posteriore le dice che la sua amica se n'è andata con l'auto. E qui sorgono i primi interrogativi. Le due erano amiche per la pelle, per quale motivo Elisa se ne va lasciando Vanessa a piedi e senza dirle nulla? Un testimone riferirà alle forze dell'ordine che prima di salire in macchina la ragazza aveva detto di dover andare da Matteo. Matteo è il nome dello spacciatore a cui si rivolgevano di solito. Poco dopo l'auto viene notata nel parcheggio della discoteca; che pensasse di trovarlo all'esterno di quel locale? Ciò che si sa e che nel far manovra sbatte contro una casa. E' all'incirca mezzanotte e quindici, in quel momento il fratello di sedici anni la cerca al cellulare; lei è calma e lo tranquilizza dicendogli che presto sarà a casa, invece imbocca una stradrina di campagna in frazione "Casa del Diavolo". E passata da mezzora la mezzanotte quando si ferma sotto una abitazione e comincia a suonare il clacson. Una, due, tre, quattro, cinque volte. La coppia che vi abita esce e vede la ragazza sola in auto, chiede di cosa abbia bisogno e lei si scusa e dice di aver sbagliato casa.

A questo punto occorre fare una prima considerazione. Sono passate due ore da quando ha ingerito il superalcolico; la combinazioni ecstasi whisky stava facendo ancora effetto? La droga era stata acquistata nel pomeriggio ed è presumibile l'avessero sniffata entro la prima serata. Chi la usa sa per certo che quando senti che l'effetto comincia ad affievolirsi devi ingerire un superalcolico per farlo ripartire e farlo durare ancora un'oretta. Quindi il whisky era stato ingerito per questo? Possibile che frequentando uno spacciatore fidato, il che fa pensare lo conoscessero da tempo, non sapessero dei rischi a cui si sottoponevano bevendo subito dopo l'inalazione della polverina? E d'altronde c'è da chiedersi per quale motivo, se tutto era ancora in circolo nel suo corpo, volesse andare da Matteo. E' più probabile che la droga, nonostante l'alcool, stesse finendo il suo effetto e che lo cercasse per acquistarne di nuova.

Che ancora non fosse completamente in sé lo dimostra il fatto che ha sbattuto contro una casa, ma che non fosse completamente fuori di testa lo ha dimostrato lei stessa arrivando al parcheggio della discoteca. Insomma, sapeva dove andava e cosa voleva, altra droga. Ed allora, dato che non ne ha trovata, perché addentrarsi in quella stradina e perché suonare tanto insistentemente? Se pensava che lì abitasse qualcuno che conosceva avrebbe benissimo potuto entrare sotto il porticato e mettere il dito sul campanello. Era inseguita da qualche auto e s'è fermata per paura e per una sua sicurezza? Poteva tornare indietro Elisa, ma non lo ha fatto ed una volta sulla stradina ha proseguito verso l'interno, in direzione del bosco. Per quale motivo? Cercava un'altra casa o aveva visto l'auto che la seguiva fare manovra e tornare verso la statale? Perchè è andata avanti ancora per qualche chilometro nonostante la strada fosse diventata un viale fangoso? Perché ha proseguito senza fermarsi fino ad impantanarsi?

Probabilmente tutto questo è accaduto verso mezzanotte e quaranta. Ciò che fa storcere il naso è che la coppia a cui aveva suonato e detto di aver sbagliato casa ha riferito ai carabinieri che dopo di lei altre due auto sono andate nella direzione del boschetto. Loro non ci hanno fatto caso perché pare sia un luogo frequentato dalle coppiette, ma dopo quanto è avvenuto c'è da porsi molte domande perché ci troviamo di fronte ad un mistero. Se fosse stata stordita dall'alcool e dalla droga non sarebbe riuscita a proseguire senza uscire di strada perché quel viottolo è talmente stretto che più di una macchina per volta non vi passa. Inoltre ha tante curve e controcurve. Ed una persona stordita vede due strade e due curve. Fra l'altro quanto accade dopo è ancora più illogico se si considera che è passata una nuova ora e che l'effetto ecstasi non può essere durato tanto tempo.

Per cui quando si è trovata impantanata ed ha visto a terra solo fango la cosa più logica da fare era chiedere aiuto, anche perché in auto c'erano quattro cellulari, due suoi e due dell'amica. Ma la richiesta non arriva subito, telefona al 118 solo all'una e quindici, più di mezzora dopo essersi impantanata. Urlando e disperandosi dice di aver subito una violenza sessuale e di non sapere dove si trova. Ha mentito davvero? L'ha fatto per fare accelerare le ricerche? Chiude la conversazione ma poi chiama i carabinieri e ripete le stesse cose. Lo farà ancora due volte, l'ultima resterà al telefono ben 25 minuti. Nonostante le tre chiamate nessuno riesce a rintracciarla, nessuno sa dov'è. Possibile sia vero che s'è fatto tutto ciò che si poteva fare?

Solo il giorno dopo viene ritrovata la sua auto, e solo dopo qualche ora il suo corpo. E' steso a terra in una pozza di fango accanto ad un fiumiciattolo. Elisa è morta a causa del freddo. Dall'autopsia risulta che non ha subito violenza sessuale ma i due cellulari, quello con cui ha chiamato ed un altro in suo possesso, non sono ancora stati trovati. Siano caduti nel torrente?

Tutto il quadro risulta strano ed è chiaro che manca di quelle parti che lo renderebbero capibile. D'altronde è difficile pensare che abbia assunto una dose talmente potente di droga da farle fare ciò che ha fatto in quelle ore. E' più probabile che l'alcool le servisse per allungare l'effetto e che sia partita per cercare lo spacciatore perché sentiva che stava svanendo.

Può guidare senza grossi problemi una ragazza stordita da una combinazione di droga e whisky? Io non credo; per questo mi chiedo il motivo per cui si è infilata in una strada di campagna suonando e risuonando sotto la casa di chi non conosceva, per cui ha proseguito senza tornare sulla via principale impantanandosi vicino ad un boschetto, per cui è uscita dalla macchina camminando sul fango mentre fuori pioveva, per cui ha chiesto aiuto al 118 col cellulare dell'amica mezzora dopo essersi fermata, per cui ha telefonato ai carabinieri, e per ben tre volte dall'una e venti alle due e tre quarti, senza riuscire a farsi trovare.

Possibile che questa storia possa davvero finire con la scritta "morta a causa della droga"?




1 commento:

Temepaimegrè ha detto...

L'articolo è di due anni fa. Nel frattempo alcuni aspetti non trascurabili della vicenda si sono rivelati essere, per i magistrati, diversi da come sono qui raccontati.

1) Marco - alias di Ahmed Aouini - non era affatto sconosciuto ma era il pusher abituale della Benedetti oltre che del suo fidanzato e della Coltrioli. Per questo è stato recentemente condannato dal tribunale penale. E' sempre possibile, ma meno probabile, che abbia venduto alle ragazze droga sconosciuta piuttosto che eroina. Non è stato incontrato per caso in centro ma in zona "elce" secondo un appuntamento convenuto.
2) dell'esame tossicologico non si è saputo più nulla, probabilmente non ha dato risultati utili
3) L'acquisto ed il consumo di droga non sono avvenuti prima della bevuta alla stazione di servizio, ma dopo ( anche se a questo proposito non si capisce come i ragazzi incontrati al bar, diretti verso Perugia, siano potuti ripartire in direzione opposta alle ragazze, anche queste dirette verso Perugia)
4) La Benedetti, già ubriaca, avrebbe così assunto droga e sarebbe poi ripartita verso Ponte Felcino, dove è avvenuto l'incidente. Alla luce di questo,le considerazioni sullo scemare degli effetti perdono di valore.
5) Gli abitanti della casa dicono di aver sconsigliato la Benedetti di andare oltre, perchè oltre non c'erano che case abbandonate. Bene, oltre la casa dei Rosi, ci sono due antichi casolari, questi forse disabitati, ma attorno all'ultima casa, che sta 300 -400 m oltre i casolari, si vedono su google maps auto parcheggiate e attrezzature varie. Forse proprio lì, la scomparsa voleva recarsi, andando invece ad impantanarsi poco dopo, perdendo definitivamente il controllo per il buio, la paura e la droga