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sabato 14 dicembre 2013

Annamaria Franzoni è la maledizione che colpisce la mente dei giudici e li manda in confusione...


Annamaria Franzoni per poter tornare dai suoi figli si sottoporrà a una nuova perizia psichiatrica. La notizia potrà sembrare insignificante, in realtà non lo è perché dimostra come la magistratura, sempre più confusa e confusionaria quando prende in mano il fascicolo che riguarda la mamma di Samuele, sia riuscita ancora una volta a piegarla ai suoi voleri. E lei, pur di chiudere la triste e maledetta farsa in cui l'han voluta protagonista, per amore dei suoi figli si sottoporrà a ciò che nel 2006 aveva rifiutato. Infatti dopo la prima perizia disposta dal Gip Gandini, eseguita a meno di due mesi dalla morte di Samuele dai professori Barale, De Fazio e Luzzago (che assieme ai consulenti dell'accusa e della difesa incontrarono la Franzoni molte volte al carcere di Torino), perizia che sancì la sua completa sanità mentale, i giudici d'appello ne chiesero una seconda. Ma, visto che ne esisteva già una esauriente, che senso aveva farne una seconda se non a trovare il modo di giustificare una condanna più mite di quella comminata in primo grado dal Gup? Il giudice Eugenio Gramola senza alcun motivo plausibile aveva deciso di condannare la Franzoni a 30 anni di carcere. Una condanna che cozzava con la sanità mentale dell'imputata, una sanità mentale che non si poteva in alcun modo unire a nessun movente e faceva a botte con gli indizi e gli innumerevoli errori investigativi e peritali. La Franzoni quella volta non si piegò alla volontà della Corte e rifiutò di farsi psicanalizzare asserendo, appunto, che si cercava solo un appiglio utile a farla figurare malata per poterle scalarle anni di carcere. Ma la perizia, nonostante la sua assenza, si fece comunque utilizzando i filmati delle interviste televisive, il diario del carcere di Torino e la sua testimonianza a processo.

Forse voi sapete, in verità, cosa portarono i nuovi psichiatri al giudice? Ve lo dico io. Non portarono nulla di che vantarsi: solo ipotesi in astratto e la certezza che la Franzoni fosse sana di mente.

Ed ancora: sapete voi cosa volessero i giudici dai nuovi psichiatri? In fondo è facile da comprendere e non serve essere avvocati per capire dove si voleva andare a parare, perché il significato delle parole che si trovano sulle motivazioni della sentenza d'appello sono inequivocabili. Infatti il giudice Romano Pettenati scrisse: "all’udienza del 4 dicembre 2006 gli esperti hanno spiegato alla Corte le ragioni per cui sono giunti alla conclusione che, partendo da un’idea di colpevolezza così come era stato espressamente indicato, la Franzoni doveva aver colpito il figlio in uno “stato crepuscolare orientato". La frase che ho evidenziato col grassetto non lascia alcun dubbio e significa che la Corte ai periti aveva posto un quesito colpevolista (partendo da un'idea di colpevolezza così come espressamente indicato). Perché non ha posto un quesito imparziale? Perché, al contrario, non ha anche chiesto agli esperti, facendoli partire da un'idea innocentista, se davvero la Franzoni poteva aver colpito suo figlio? Come ho scritto sopra, è facile da capire per chi lo vuol capire. E più facile ancora è il comprendere che in quella pseudo-perizia nulla c'era da comprendere, visto quanto gli psichiatri scrissero per la Corte. Leggiamolo insieme:

"Nel caso in esame, tuttavia, l'uccisione del piccolo Samuele è senz'altro un fatto accertato, ma certamente la Franzoni non se ne assume la responsabilità e non sussistono, allo stato, evidenze di rilevanza probatoria tali da sostenere in capo alla stessa una concreta attribuzione di colpevolezza... va detto preliminarmente che da tutto il materiale raccolto ed esaminato non emergono elementi per effettuare una “diagnosi” all'interno di una delle patologie psichiche maggiori (psicosi, depressione maggiore, insufficienza mentale, sindrome paranoide, ecc.). In altri termini, non emergono elementi che possano indirizzare verso una diagnosi nosografica di patologia psichica di gravità tale da poter essere considerata alla stregua di una“malattia” o di una “infermità” di per sé rilevante ai fini della valutazione medico legale".

Porca l'oca! Allora anche per loro, come per gli psichiatri che per primi l'hanno periziata, la Franzoni era ed è sana di mente! Come avranno mai fatto, quindi, a portare al giudice, che come abbiamo visto li aveva espressamente richiesti, elementi utili alla causa colpevolista? Vediamolo:

"I sottoscritti Periti ritengono quindi possibile una analisi crimino-genetica e crimino-dinamica, come esplicitamente richiesto dai quesiti peritali. Questa ultima tuttavia, in assenza di collaborazione della perizianda, verrà effettuata formulando delle ipotesi... le ipotesi che verranno avanzate sono ipotesi in astratto e toccherà al giudice, non solo in qualità di peritus peritorum, la valutazione...".

Ecco come si è fatto. E se già non si conoscesse l'esito, vista la sentenza accettata dalla cassazione (seppur modificata nella forma), ci sarebbe stato da chiedersi come la Corte d'Appello avrebbe usato quelle ipotesi in astratto che andavano bene solo a comminare una sentenza astratta. Ma non poniamoci domande, perché se in Italia esiste un caso giudiziario che manda in confusione e rischia di rendere ridicolo ogni magistrato, questo è l'omicidio di Samuele Lorenzi. Tutti i giudici che si trovano di fronte ad Annamaria Franzoni, forse a causa della voglia di aggiustare nella maniera migliore le carte carenti che ricevono in eredità dai loro predecessori, finiscono con lo scrivere cose inverosimili, quando non stupide o assurde. Tutti si perdono e per tirar fuori qualcosa di utile finiscono con l'inventare nuovi teoremi che esulano da ogni reale accertamento. Il primo a perdersi nell'enormità di inesattezze portategli dalla procura di Aosta, il primo giudice a non capirci nulla di nulla, fu il dottor Eugenio Gramola, che al tempo giudicava cause penali. Nulla aveva in mano di concreto, nulla c'era fra le carte che potesse portarlo a sentenziare una colpevolezza... eppure la colpevolezza la sentenziò e a conti fatti, rivedendo il tutto a posteriori, molte sono le stranezze che si trovano nelle sue motivazioni. Ma non fu l'unico, visto che nessun togato legato al caso è mai stato la classica eccezione che conferma la regola. Facciamo un poco d'ordine fra la tanta confusione:

1) Eugenio Gramola scrisse che il figlio grande fu dalla Franzoni vestito nella camera da letto dove si trovava anche Samuele. Grazie a questo si allargarono i tempi: se il piccolo si fosse svegliato non quando madre e figlio erano pronti per uscire, ma durante la vestizione, lo spazio temporale in cui inserire l'azione omicida aumentava; chiaramente i procuratori gli inviarono fogli scritti in tal senso, il giudice non può essersi inventato i fatti che ha inserito nelle motivazioni. Eppure ora sappiamo che non fu così, dato che al secondo processo si ammise, visto il pigiama trovato appoggiato su una sedia del piano superiore, che il bimbo non fu vestito in camera da letto ma in cucina.

2) La deposizione del figlio maggiore (che se al tempo aveva solo sette anni), l'unica fatta davanti alla procuratrice Stefania Cugge, negli atti venne scritta riscritta e trascritta sempre in maniera diversa; nella motivazione del giudice Gandini le domande furono esposte e scritte in un modo, in quelle del processo di Appello in un altro completamente diverso.

3) Il giudice che presiedeva la Corte d'Appello, Romano Pettenati, scrisse che i suoi periti avevano riscontrato in Annamaria Franzoni uno stato crepuscolare. Non scrisse che gli psichiatri avevano scritto in astratto e in base a un quesito che prevedeva la certa colpevolezza, non scrisse che in aula gli stessi periti esclusero lo stato crepuscolare. Lo fece forse per dare un colpo al cerchio e uno alla botte? Nella confusione e nell'incertezza nata dal nulla di serio portato a processo dal Pg, meglio non liberare l'imputata e agevolare la procura per non esporre la nostra bistrattata giustizia a nuove figuracce? Per cui, meglio condannare la Franzoni e legittimare il pessimo lavoro dei carabinieri, dei procuratori e dei periti? Meglio infliggere una condanna minima, simbolica e non idonea a chi si macchia di un simile delitto, che sostituisse quella a 30 anni inflitta dal dottor Gramola? Una condanna che si sapeva sarebbe ulteriormente diminuita grazie a un ulteriore sgravio? Quindi, già sapendo che tre anni di carcere li avrebbe limati e cancellati l'indulto, altri quattordici si son tolti dando per certa una malattia inesistente.

4) E che fosse inesistente lo scrive la Cassazione, nello specifico il giudice Severo Chieffi che nelle sue motivazioni smentì il giudice Pettenati negando che lo stato crepuscolare esistesse: questo perché al processo era stato escluso dalle testimonianze rese in aula. Ma nelle stesse motivazioni, lo stesso giudice Chieffi, dimostratosi vittima della stessa confusione che pochi mesi prima aveva "posseduto" i suoi predecessori, scrisse anche che il dottor Viglino, il patologo tuttofare incaricato dalla procura anche di eseguire l'autopsia, non era stato in grado di determinare un'ora esatta della morte perché non presente al momento dei primi soccorsi prestati a Samuele. Che dire delle sue affermazioni? E' da i brividi il solo pensare che un giudice di cassazione possa scrivere una semenza del genere. In ipotesi si corre il rischio che questa affermazione, scritta su una sentenza di cassazione e non su una vignetta delle Sturmtruppen, crei un precedente capace di invalidare migliaia di processi in cui si son dati per certi orari impossibili da dimostrare... visto che nessun patologo mai è stato e mai sarà presente al momento di prestare i primi soccorsi a una, forse, futura vittima (semmai viene chiamato dopo il ritrovamento di un cadavere)!

5) Anche il giudice Roberto Arata fu una vittima della maledizione che Annamaria Franzoni trasmette ai magistrati. Infatti al processo Cogne bis la condannò perché di certo sapeva di dire falsità quando nel 2004 in una denuncia puntò il dito contro un suo vicino di casa. Peccato per lui e per la giustizia che nel 2002 la prima Corte ad aver giudicato la Franzoni, parlo dei giudici del riesame che decisero in suo favore e la scarcerarono, già avesse scritto nelle sue motivazioni dirette essenzialmente alla procura, che a Cogne c'erano diverse persone da controllare meglio perché avevano alibi poco convincenti. Fra queste anche il vicino additato due anni dopo, quello mai davvero controllato a fondo dalla procura. 

Ed anche in questo caso occorre fare chiarezza fra quanto scritto dai giudici e quanto in effetti fatto dai procuratori. I giudici del riesame scarcerarono la Franzoni e scrissero che altre persone avevano "alibi poco convincenti". La procura a caldo si disse pronta a fare verifiche in tal senso, ma poi in men che non si dica cambiò idea e infamò i giudici che li aveva invitati ad indagare meglio (perché questo era scritto tra le righe delle motivazioni). La dottoressa Stefania Cugge arrivò addirittura a criticarli apertamente. L'articolo che inserisco è del giornalista Fabrizio Gatti ed è stato pubblicato sul Corriere della Sera. 

"Illogica. Apodittica. Apparente. Stupefacente. Erronea. Fantasiosa. Fallace. Non risparmia aggettivi, il pm Stefania Cugge, per smontare la ricostruzione del delitto di Cogne ipotizzata dal Tribunale del riesame di Torino... ieri è stato rivelato il testo delle 50 pagine, firmate anche dal procuratore Maria Del Savio Bonaudo, inviate alla Corte di Cassazione per il suo giudizio definitivo. Tra i nove punti contestati dal pm, il più corposo riguarda gli alibi dei vicini di casa Lorenzi. I tre giudici del Riesame avevano spostato i sospetti su... (..) Dando per vera una testimonianza della difesa, il Riesame sostiene che la vicina spiava le abitudini dei Lorenzi; la procura smentisce definendola una “mera suggestione del collegio giudicante”. Il vicino (...), sempre secondo il ricorso del pm di Aosta, è stato “inspiegabilmente sospettato dal Tribunale... mentre non si comprendono le ragioni per cui non credere a suo figlio (...), sentito lo stesso pomeriggio del giorno dell'omicidio”. Si dovrebbe allora ipotizzare, ma il Tribunale non lo fa, che i due abbiano concertato una versione comune dei fatti e siano coinvolti nell'omicidio..."


Mi fermo un attimo per capire, perché la dottoressa Cugge dicendo: 'si dovrebbe ipotizzare', fa capire che in procura nessuno ha mai ipotizzato né ha mai indagato in tal senso. E fino a prova contraria non sono i giudici a dover fare queste verifiche, al massimo loro si accorgono che padre e figlio si son forniti un alibi a vicenda e ti dicono di controllare meglio e in maniera più professionale. Ma proseguiamo con l'articolo:

"Gli altri otto punti contestati riguardano l'attendibilità come testimone d'accusa del medico Ada Satragni (...) La procura critica duramente i criteri di valutazione del Riesame, che avrebbe potuto indicare ulteriori atti da compiere ove si ritengano incompleti quelli svolti (in procura volevano la pappa pronta? Anche in questo caso dovevano essere i giudici a dire ai Pm quali passi fare e come indagare per mostrarsi inattaccabili e professionali?); l'omessa indicazione di essi non conduce allora se non a una conclusione. Quella secondo cui altri e diversi accertamenti seriamente possibili non sono prospettabili. I magistrati definiscono fantasiosa e stupefacente la ricostruzione del Tribunale sulla possibilità di un assassino esterno; si tratta di una mera ipotesi dell'estensore neppure supportata da un sospetto concreto, sia pure minimo".

Quindi, in Procura piuttosto che indagare ulteriormente, piuttosto che verificare in una maniera consona e precisa, come invitati a fare dai giudici del tribunale del riesame, preferirono attaccare la sentenza ed aggiustare gli scritti esistenti aggiungendovi un video del Ris in cui un analista inginocchiato su un letto picchiava con il martello sulla testa di un manichino infarcito di sangue di maiale e, tanto per creare con la stessa pasta minestre più appetibili ai futuri giudici, nuove e più dettagliate descrizioni, al 90% illogiche, delle macchie di sangue sul pigiama e sugli zoccoli. Un piccolo esame di coscienza a volte sarebbe necessario prima di annullare la logica processuale e portare chi deve giudicare sul sentiero dell'emotività. Ma non sono i procuratori i soli a doversi fare un esame di coscienza, perché tutt'ora resta da spiegare come sia stato possibile che nessun giudice si sia reso conto che in assenza di una vera malattia psichica, ogni indizio portato dai Pm contro la Franzoni andava a cadere nel vuoto e a perdere di valore. 

 Enzo Tortora alla fine del suo penoso Calvario trovò giudici di polso capaci di giudicarlo non per l'antipatia dovuta all'arroganza che sfoggiava in aula, nata dal suo essere innocente, ma in base alle carte e senza pregiudizi di sorta. Anche Daniela Stuto dopo un anno dal suo arresto ebbe la stessa fortuna giudiziaria quando si trovò di fronte il giudice Mario D'andria, a cui bastò poco per capire l'inconsistenza degli indizi portati dalla procura che pur non avendo nulla in mano voleva che la ragazza fosse condannata a 25 anni di carcere. Anche in quel caso si trattava di un processo indiziario, anche in quel caso chi aveva indagato aveva commesso un'enormità di stupidate investigative. Chiamiamole errori se preferiamo, come li chiamò il pubblico ministero al processo d'Appello voluto dalla procura sconfitta in primo grado. Infatti il Pg Cozzella disse:

"Troppi errori. Nessuno potrebbe condannare una persona in base a questi elementi e tornare a casa tranquillo. Ho pensato anche a una rinuncia all'appello, ma mi è sembrato scortese sottrarre il giudizio di questo fascicolo processuale a questa Corte. Io punto il dito contro le improprietà e gli errori a cui non si è potuto porre rimedio e che hanno compromesso l'esito dell'inchiesta. Si era partiti con la convinzione che si potesse trattare di intossicazione da farmaci, di colpa professionale o di suicidio, tant'è che nella perquisizione domiciliare non si sono cercati né cibo né stoviglie. Non si fece caso neanche a un fatto di estrema importanza e cioè all'agenda, quel diario nel quale la ragazza annotava i suoi pensieri e che venne preso dalla sorella e consegnato alla madre che volle gestirlo al fine di tutelare l'onore della figlia. Gli errori che sono stati commessi nella fase delle indagini non hanno consentito di stabilire con certezza l'ora di assunzione del pasto e del cianuro. In particolare, le imprecisioni e la non puntualità nella individuazione e nella risoluzione dei problemi da parte del consulente del pm hanno dato luogo a vari equivoci".

Ecco cosa fa e dice un magistrato capace di leggere e capire le carte quando si trova di fronte a un'indagine indiziaria iniqua, come le perizie che ha letto e valutato. Non si può dire che altri abbiano fatto la stessa cosa con la Franzoni, una madre che senza vere prove s'è trovata in carcere additata e perseguitata per un omicidio che con troppe probabilità non ha commesso. Forse un domani, a sentenza completamente scontata, troverà la forza per lottare ancora, per chiedere a gran voce di sapere chi ha ucciso il suo bambino. Ma ancora il tempo non è maturo, ancora il pregiudizio e la confusione profusa a piene mani sono presenti sia fra l'opinione pubblica che fra i suoi giudici. Al momento, se vuole alimentare la speranza di tornare presto dai suoi figli, le conviene assecondare i nuovi magistrati e fare anche quanto non voleva fare e non serve di fare. Quei nuovi magistrati che se vogliono possono già leggersi due perizie, una in cui è scritto che la Franzoni è sana di mente e l'altra in cui solo quando si è ipotizzato in astratto non è scritto che è sana di mente. Magistrati che non sapendo purtroppo da che verso leggerle, vista la sentenza di colpevolezza giunta nonostante la sanità mentale, tendono ad essere insicuri e ad andare tilt come chi li ha preceduti.

Annamaria Franzoni è la maledizione che anche a distanza di anni continua a colpire i giudici che le si avvicinano... e quanto deve affrontare per cercare di tornare finalmente a vivere non stupisce più nessuno, come ha detto anche l'avvocato Paola Savio: "Ormai non mi stupisce nulla nella vicenda umana di questa donna. Affronteremo anche questo nuovo approfondimento con serenità".

Cosa fare dunque se non augurare ai giudici di riuscire a trovare la loro di serenità? Forse l'unico sentimento che può trasmettere una sensazione di pace e portare la mente dei togati a un sereno giudizio, forse l'unico antidoto capace di annullare quella maledizione che continua a colpire chi per giustificare una non motivabile sentenza altrui ingegna altri scritti e non capisce che così facendo rischia di spararne di grosse... 

Speciale delitto di Cogne: i 15 punti fissi che scagionano Annamaria Franzoni
Annamaria Franzoni Cap.2 (come preparare un bimbo per la scuola in 7 minuti scarsi)
Annamaria Franzoni Cap.3 (come contaminare la scena del crimine e far finta di nulla)
Annamaria Franzoni Cap.4 (come analizzare un pigiama senza essere esperti in BPA)
Annamaria Franzoni Cap.5 (come far passare per malato chi per i giudici non lo è)
Annamaria Franzoni Cap.6 (come modificare i verbali di interrogatorio)
Annamaria Franzoni Cap.7 (gli zoccoli della discordia ed i testi alla non ricordo ma...)
Annamaria Franzoni Cap. 8 (la perizia ridicola del bimbo morto ma ancora vivo)
Annamaria Franzoni Cap. 9 (gli errori del Ris e le anticipazioni rilevanti...)
Annamaria Franzoni Cap 10 (Questa è la vera arma del delitto?)
Annamaria Franzoni Cap 11 (una condanna nata dalle chiacchiere di paese)
Annamaria Franzoni. Cap.12 (Le intercettazioni spacciate dai media e dalla procura...)
Annamaria Franzoni. Cap.13 (Ed il Pm disse che gli alibi dei vicini erano buoni alibi...)
Annamaria Franzoni. Cap.14 (L'alibi della vicina e i movimenti alquanto particolari...)
Annamaria Franzoni. Cap.15 (Il delitto efferato? Una fantasia dei giudici copia-incolla)

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6 commenti:

  1. @ MASSIMO
    Ho seguito anch'io QG ieri sera, e nonostante i pareri dei soliti ospiti (pro e contro) e le precisazioni da te ripetutamente messe a fuoco (di cui non metto in dubbio la buona fede e la legittima convinzione), mi domando cosa abbia contribuito alla dichiarazione di colpevolezza della Franzoni, da parte delle 3 Corti giudicanti, in altrettanti, successivi processi.
    Me ne puoi dare una succinta, logica spiegazione, oltre quello che hai già scritto?
    Grazie, Pino

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  2. Caro Pino, ti ho scritto in privato e inviato il libro, perché non posso spiegare in un commento ciò che necessita di troppo spazio... ciao, Massimo

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  3. @ MASSIMO
    Grazie!
    Leggerò attentamente il suo contenuto.
    Intanto ti faccio fervidi auguri per le prossime festività, estensibili ai tuoi cari, Pino

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  4. Personalmente trovai stranissimo che si cito' in atti il fatto che la F. sarebbe stata "protetta" dal suo clan, "gravissimo fondato sospetto" di questo volubile assunto doveva essere il sopranome che era stato dato alla donna, "bimba".
    E qui s'innesto' un'altra novita' giudiziale mica da ridere, credo che una perizia analitica, molto fine e psicologica, a ben vedere fu fatta " ai " giudici, il particolare sfugge e se il sessismo non ha veramente senso ha senso chiedersi cosa potrebbe colpire di una donna indagata, funzionalmente alle conseguenti o precedenti sue convinzioni, una donna magistrato???
    Intendo che per un uomo, anche magistrato, e' del tutto normale che un'indagata/o vedendosi suo malgrado, anche in ipotesi di innocenza, attaccato ricerchi psicologicamente l'appoggio delle persone che le/gli vogliono bene.
    Non per la donna magistrato che ha visto in questa ennesima sindrome da nido un forte sospetto di colpevolezza, ma Dio mio non capisco piu', cioe' ho appena accusato una madre del delitto piu' truce ed infamante, oserei dire intimamente disintegrante e subito dopo ritengo che il suo normalissimo cercare aiuto da chi le vuole bene sia un forte indizio di colpevolezza, dico ma siamo impazziti??? Qualcuno cerchi ora, se non era possibile allora, di spiegare all'esimia donna magistrato che dovrebbero interessare zero i legittimi ed umani lati familiari emotivi di un'indagata, nemmeno se sentenziata.
    L"equilibrio familiare sottoposto alla zona d'ombra che vede i criteri etici di una donna valutare quelli emotivi di un'altra funzionalmente a sue convinzioni pervicaci ed ostinate.
    Ma cosa c'e' di piu' normale che un indagato/a che chiede, anche con comportamenti inconsapevoli, aiuto in una situazione che, certamente non e' bella da possibili colpevoli ma ancor meno da possibili innocenti???
    Nella tradizione di alcune famiglie addirittura il "non aver protetto" la moglie diventa una colpa morale da imputare al marito quando forse conviene, ad Ascoli il padre di M.R. disse al genero "non l'ha PROTETTA", da cosa dovesse proteggerla non si sa ancor oggi, se un attimo dopo lo stesso padre si diceva convinto che proprio lui l'aveva uccisa, ma le frasi pubbliche sono tradizione e cultura, oltreche' accuse, e' l'estrazione che si determina come diversita'.
    Per una donna, emotivamente, e' normale stuzzicare la protezione del marito e s'intende una protezione emotiva nello specifico, CHE DIAVOLO DI INDIZIO O SOSPETTO SAREBBE???!!!
    L'inquisizione e l'accusa doveva pervadere anche l'intimo equilibrio, non si accontentava di pseudo indizi pseudo reali, bisognava colpire nell'intimo la donna "orco" che continuava a ricercare un equilibrio nella forse insana convinzione che "volente o nolente la vita continua".
    E' incredibile questo aspetto, e' incredibile che le donne dimostrino tanta solidarieta' fra di esse quando si tratta di crocifiggere chi le attacca, piu' o meno a ragione, ma che in questo caso neppure una richiesta emotiva d'aiuto diretta ai familiari sia stata considerata per quello che era normale potesse essere, un indagata/o non e' colpevole o meno se non e' un robot o se non risponde ai nostri criteri di innocenza, ed il discorso e' molto infimo e sottile.

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  5. Quel bambino qualcuno lo ha ucciso: chi allora, se non lei? gli alieni? l'uomo invisibile?
    La Franzoni è stata condannata perché non poteva essere che lei l'assassina: chi avrebbe avuto il tempo per entrare, uccidere un bambino, dovendolo cercare in casa, e uscire completamente imbrattato di sangue senza essere visto?
    O per Cogne c'è uno psicolabile che va ad uccidere infanti altrui.

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  6. FERMI TUTTI...avete messo in campo tutto TRANNE LA COSA PRINCIPALE che è la VERGOGNOSA PERIZIA DEL PROF.VIGLINO! Sul palcoscenico con tanto di plastico si sono alternati in tanti a blaterare, come al solito, senza cognizione di causa...e MAI MAI MAI ALCUN MEDICO E MAGARI NEUROCHIRURGO, TRAUMATOLOGO, PEDIATRA, ORTOPEDICO, ANESTESISTA mai mai NESSUN MEDICO è stato chiamato a discutere su quella vergognosa perizia! Vi dico solo una cosa e poi basta che questa storia mi ha impegnata per tanti anni, mi ha causato grande sofferenza e mi è costata anche due gradi di vista per aiutare una stronzissima giornalista pace all'anima sua. Sappiate che Viglino...prima di "cercare" ad esempio delle tracce di materiale (eventuale corpo contundente) nelle ferite di Samuele HA ACCURATAMENTE DILAVATO le ferite.. vi basta? E allora ve ne dico un'altra...lui parla di corpo contundente su ferite CHE NON HANNO ALONI DI CONTUSIONE! Lui elenca tutte le fratture compresa una in regione occipitale "a mappamondo" (frattura che si produce per l'impatto violento e rapido contro una superficie dura)..MA NON LA ELENCA NELLE CONCLUSIONI CHE OFFRE AL GIUDICE. Non c'è stato alcun omicidio! La dinamica fratturativa nei bambini è particolare.. tutto è cominciato proprio DA QUELLA FRATTURA IN REGIONE OCCIPITALE che ha innescato una serie di conseguenze e le cui onde d'urto si sono propagate attraverso gli interpilastri fino alla regione frontale (dove erano le due sole lesioni importanti da cui usciva materia cerebrale);aumento della pressione endocranica, le convulsioni e le fratture delle piccole sottili e taglienti ossa craniche che da DENTRO hanno tagliato la cute (non c'erano contusioni!!!!) , e quindi il vomito a getto (spiegate le macchie di sangue a 360 gradi e a quella distanza). Quale corpo contundente sarebbe mai quello che NON LASCIA SEGNI DI CONTUSIONE e lascia ferite millimetriche DI SVARIATA FORMA...( a x, a stella, a semiluna, ad H, as S, a croce...)... Inoltre la calotta cranica è fatta a strati...e guarda caso alcune ferite hanno lesioni del tavolato esterno...il che vuol dire che la forza fratturativa è partita dall'interno... vabbè troppo lungo spiegare e sono stanca, stanca stanca. il mio parere ENNESIMA PORCATA GIUDIZIARIA FAVORITA DALLA MERDA PARTORITA DA VESPA E I SUOI 17 COLPI CHE NON CI SONO MAI STATI!!!!! AMEN magari se mi gira pubblicherò la perizia Viglino.

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