Il quadro scaturito dalla sua esperienza, quello dipinto sulle pagine del libro, è squallido e deludente. Lui non lo dice in chiaro, ma criptando le sue parole si capisce che parla di 'esseri' che preferiscono la 'tortura' fatta di minacce e intimidazioni, fatta negando i più elementari diritti alla persona: come l'aver un bicchier d'acqua quando si ha la gola secca o come l'essere interrogati alla presenza di un avvocato di fiducia che aiuti un incensurato, o chi non ha mai avuto problemi seri con la giustizia, a non ricevere offese e scapaccioni. Raffaele Sollecito è nato il 26 marzo, è un ariete e come un ariete non appena libero si è scagliato contro chi, a suo parere, ha giocato con la sua vita manipolandolo ed indirizzando le conclusioni investigative su una sola direzione, quella preferita dalla procura. Ma c'è da stupirsi se davvero l'hanno costretto a restare seduto su una sedia di uno stanzino ad ascoltare la Knox che dall'altra parte del muro piangeva e chiedeva aiuto? C'è da stupirsi se davvero è stato minacciato di morte da un poliziotto?
Forse no. Fateci caso: l'opinione pubblica alle sue affermazioni, e stranamente, non si è scandalizzata più di tanto, segno che la maggioranza della popolazione sa che fatti del genere possono accadere. Ma se la maggioranza sa e tace, accettando per vere le potenziali false confessioni di potenziali falsi assassini, significa che l'essere umano ha in sé i 'geni' dello struzzo, che quando sono 'gli altri' ad essere presi nel ciclone nasconde la testa sotto la sabbia, che accetta quanto dice chi ha in mano il potere senza preoccuparsi di sapere se le sue parole si basano su una realtà o su una convinzione. Infatti, quando un crimine eclatante entra negli schermi televisivi, troviamo sempre colpevolisti pronti a presentarsi di fronte ad una caserma, specialmente se le telecamere sono sul luogo, per dichiarare il loro odio all'indagato di turno non aspettando, come sarebbe logico fare, l'esito di un processo, e dando per scontato quanto sarà scontato solo a posteriori, dopo il verdetto di almeno tre giudici. Anche questo è strano e dimostra quanto il pensiero umano sia poco utilizzato da chi ha un cervello in grado di ragionare. Ora come ora però, alla luce di quanto scritto dal Sollecito e di tanti fatti noti, non ultimo quello riguardante Patrick Lumumba (fu accusato dalla Knox per porre la parola fine a quell'interrogatorio in cui chiedeva continuamente aiuto) che in un'intervista ha affermato di essere stato picchiato con calci e pugni dai poliziotti di Perugia, sarebbe interessante capire il motivo che spinge a certi eccessi... in fondo un poliziotto che meriti questa qualifica, se 'sveglio e preparato', conosce molto bene l'arte da usare negli interrogatori e sa come entrare nelle difese altrui senza l'uso della violenza. Sempre che l'altrui abbia davvero la coscienza sporca.
Ma lasciamo il compito di far cessare le violenze a chi ha in mano questo potere e cerchiamo di far luce sul motivo per cui il Sollecito si sente ancora oggi in colpa. Lui sostiene che se quella notte passata in questura fosse riuscito a ragionare in serenità, e se al tempo avesse fumato uno 'spinello' in meno forse ci sarebbe riuscito (ma sarebbe bastato fargli chiamare un avvocato), avrebbe capito subito che Amanda la notte dell'omicidio di Meredith non poteva essersene andata dal suo appartamento, visto che la mattina successiva era ancora accanto a lui e fosse uscita avrebbe dovuto suonare per rientrare. Se avesse potuto ragionare non avrebbe detto di non poter essere certo di averla avuta accanto tutta la notte. Perché da questa affermazione, fatta dopo ore di interrogatorio, fatta dopo essersi sentito dire che la sua complice stava dando la colpa a lui, è nata tutta la stramaledetta storia che a marzo del prossimo anno potrebbe, in Cassazione, trovare l'epilogo: o chiudersi in maniera definitiva o riaprirsi clamorosamente. Ad oggi tutta un'altra storia dovrà essere chiarita e trovare una giusta collocazione giuridica, vista la pubblicazione del libro e quanto i media hanno dichiarato esservi scritto. Mi riferisco agli ipotetici e fasulli 'accordi sottobanco', quelli che secondo i giornalisti d'assalto sarebbero stati chiesti alla famiglia del ragazzo, in nome del Pm Mignini, per ottenere la libertà a scapito della Knox. Se nel libro ci fosse davvero un'accusa così pesante, la logica ci avrebbe fatto sospettare non del pubblico ministero ma di Raffaele Sollecito, ci avrebbe posto di fronte alla domanda: perché non lo ha denunciato nei luoghi giusti preferendo scrivere le sue accuse su un libro?
Forse no. Fateci caso: l'opinione pubblica alle sue affermazioni, e stranamente, non si è scandalizzata più di tanto, segno che la maggioranza della popolazione sa che fatti del genere possono accadere. Ma se la maggioranza sa e tace, accettando per vere le potenziali false confessioni di potenziali falsi assassini, significa che l'essere umano ha in sé i 'geni' dello struzzo, che quando sono 'gli altri' ad essere presi nel ciclone nasconde la testa sotto la sabbia, che accetta quanto dice chi ha in mano il potere senza preoccuparsi di sapere se le sue parole si basano su una realtà o su una convinzione. Infatti, quando un crimine eclatante entra negli schermi televisivi, troviamo sempre colpevolisti pronti a presentarsi di fronte ad una caserma, specialmente se le telecamere sono sul luogo, per dichiarare il loro odio all'indagato di turno non aspettando, come sarebbe logico fare, l'esito di un processo, e dando per scontato quanto sarà scontato solo a posteriori, dopo il verdetto di almeno tre giudici. Anche questo è strano e dimostra quanto il pensiero umano sia poco utilizzato da chi ha un cervello in grado di ragionare. Ora come ora però, alla luce di quanto scritto dal Sollecito e di tanti fatti noti, non ultimo quello riguardante Patrick Lumumba (fu accusato dalla Knox per porre la parola fine a quell'interrogatorio in cui chiedeva continuamente aiuto) che in un'intervista ha affermato di essere stato picchiato con calci e pugni dai poliziotti di Perugia, sarebbe interessante capire il motivo che spinge a certi eccessi... in fondo un poliziotto che meriti questa qualifica, se 'sveglio e preparato', conosce molto bene l'arte da usare negli interrogatori e sa come entrare nelle difese altrui senza l'uso della violenza. Sempre che l'altrui abbia davvero la coscienza sporca.
Ma lasciamo il compito di far cessare le violenze a chi ha in mano questo potere e cerchiamo di far luce sul motivo per cui il Sollecito si sente ancora oggi in colpa. Lui sostiene che se quella notte passata in questura fosse riuscito a ragionare in serenità, e se al tempo avesse fumato uno 'spinello' in meno forse ci sarebbe riuscito (ma sarebbe bastato fargli chiamare un avvocato), avrebbe capito subito che Amanda la notte dell'omicidio di Meredith non poteva essersene andata dal suo appartamento, visto che la mattina successiva era ancora accanto a lui e fosse uscita avrebbe dovuto suonare per rientrare. Se avesse potuto ragionare non avrebbe detto di non poter essere certo di averla avuta accanto tutta la notte. Perché da questa affermazione, fatta dopo ore di interrogatorio, fatta dopo essersi sentito dire che la sua complice stava dando la colpa a lui, è nata tutta la stramaledetta storia che a marzo del prossimo anno potrebbe, in Cassazione, trovare l'epilogo: o chiudersi in maniera definitiva o riaprirsi clamorosamente. Ad oggi tutta un'altra storia dovrà essere chiarita e trovare una giusta collocazione giuridica, vista la pubblicazione del libro e quanto i media hanno dichiarato esservi scritto. Mi riferisco agli ipotetici e fasulli 'accordi sottobanco', quelli che secondo i giornalisti d'assalto sarebbero stati chiesti alla famiglia del ragazzo, in nome del Pm Mignini, per ottenere la libertà a scapito della Knox. Se nel libro ci fosse davvero un'accusa così pesante, la logica ci avrebbe fatto sospettare non del pubblico ministero ma di Raffaele Sollecito, ci avrebbe posto di fronte alla domanda: perché non lo ha denunciato nei luoghi giusti preferendo scrivere le sue accuse su un libro?
La verità è che nel libro non ci sono tali affermazioni. E' vero che ha scritto delle esortazioni fattegli dal Pm affinché collaborasse ed accusasse Amanda Knox del crimine, ma è una logica procedurale che avviene in ogni caso in cui siano indagate più persone. Ed è vero che ha scritto del continuo 'martellamento mentale' operato dalla sua famiglia, che per vederlo libero 'spingeva' affinché dichiarasse di non sapere dove si trovasse Amanda mentre lui dormiva, ma il consiglio a seguire questa linea difensiva non veniva da un legale 'molto vicino alla procura', come invece sbandierato ai quattro venti, proveniva da un normalissimo avvocato che sa, come lo sanno tutti gli avvocati, che chi collabora con i Pm ottiene buoni sconti di pena... dunque niente di nuovo in vista. Però sarebbe bello sapere quale giornalista ha letto in Honor Bound una simile accusa. Sarebbe bello far conoscere all'opinione pubblica chi per convenienza editoriale, in tempo di crisi le vendite non bastano mai, o per altri motivi ben più gravi, ha messo in bocca al Sollecito parole mai dette che hanno suscitato scalpore. Ma statene certi, nessuno si rivolgerà ad un giudice per chiedergli di fare chiarezza su un fatto così increscioso. In fondo il gioco ha funzionato. L'opinione pubblica come sempre non ha guardato dove puntava il dito, ad esempio a quanto avvenuto in un interrogatorio eseguito senza la presenza di avvocati difensori, ma si è fermata ad osservare l'unghia che pareva sporca...
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già.
RispondiEliminaarticolo eccezionale, Massimo.
ed una ciliegina speciale: mi è piaciuto il tuo riferimento agli arieti, evidentemente ne conosci la natura. grazie.
penso che anche amanda scrivera' un libro ..
RispondiEliminacosi' si evincera' quello che succede dietro la quinte ..
ricordo quello che mi racconto' mio cugino .. quello che fece non lo so di preciso .. so solo che gli dettero tanti di quei pugni in testa che quando usci' dalla caserma non ricoradava piu' nulla .. non fece prigione .. era stato un equivoco ,, ma tant'è che si prese un frac di botte ..
Caro Massimo,
RispondiEliminahai toccato un argomento di estremo interesse, soprattutto la prima fase delle indagini, quella degli interrogatori. Si rileva quanto da tempo si va dicendo dei metodi barbarici e primitivi tuttora mantenuti nel settore delle indagini, soprattutto nel caso di omicidio ed altre azioni particolarmente violente. Tutto ciò spiega e dimostra cone occorra essere estremamente cauti nel prendere per oro colato ogni provvisoria rivelazione, che poi può essere ritrattata. L'uso della violenza negli interrogatori, poi, anche trattandosi di presunto assassino, è vietata dai nostri Codici, dalle norme di natura internazionale, e nondimeno si adottano, mentre i responsabili di tali forme aperte o subdole, di violenza fisica o di violenza psicologica (ad es., far ascoltare gli urli o i pianti di un altro interrogato) sono autori di azioni che dovrebbero, in uno Stato che si dice democratico, essere duramente represse, e invece vediamo, come pur avendo massacrato un 17.enne (Aldrovandi) gli agenti, veri criminali, si sono presi solo tre anni e mezzo di carcere, confermati da una Cassazione che si fa corresponsabile, nella illogicità tra sentenza e pena, di questi abusi, dovuti a smania di violenza, a convinzione di impunità. Tutto ciò rivela ancora una volta quanto scarsa sia la formazione costituzionale, procedurale, penale, in una parola "PROFESSIONALE", in questi cosiddetti "tutori dell'Ordine pubblico".
PS. Grazie per la pubblicazione dell'articolo sulla "netiquette".
Io penso che Sollecito si sia limitato a dire quanto può dire qualcuno che deve vivere in Italia.
RispondiEliminaNon è che manchi qualche velata accusa a mio giudizio ben più grave di quella della presunta trattativa (anche se ci fosse stata).
Per esempio, per chi ha letto il libro, lo scambio di battute tra i due poliziotti che sequestrano il coltello o la motivazione data per non aver chiesto di testare la traccia di sperma sulla federa del cuscino.
Qualcosa che suona come un'accusa c'è ma rimane trasversale, indiretta, perché difficilmente un italiano può andare oltre, anche quando ha pagato per colpe non sue.
Amanda ha potenzialmente una molto maggior libertà di espressione (e di fare danno): vedremo quanto la sfrutterà.
certo questi 2 ragazzi hanno rischiato 25 e 26 anni di galera....
RispondiEliminae non solo a volte ci si fossiliza su delle persone e tante volte si perde di vista altre possibile indizi,che poi ad andare ad acchiappare sarà molto difficile...
senza dimenticare che meredit si ritrova senza colpevole.....buonaserata
Veramente un colpevole reo confesso ci sarebbe, ma questo processo per me resta un assurdo (al di là dei colpevoli effettivi) perché è stati diviso in due riti, così il "fesso" di turno è stato incastrato, i suoi complici (quali siano ormai non si saprà, salvo che il reo confesso non dia versioni più precise sui fatti) sono felici e contenti a spasso, pronti magari a ripetere l'esperienza. Una delle tante storie mal investigate e portate avanti con doppia procedura e doppio processo, malgrado la vittima sia una, il reato uno, il luogo uno. Tutto questo florilegio di processini e processetti, studiato e applicato per scopiazzare l'estero, contribuisce poi a dare risultati assurdi.
RispondiEliminaCarla,
RispondiEliminaNon è vero che Meredith si ritrova senza colpevole – dimentichi Rudy, anche se uscirà troppo presto. Non credo che ci siano altri coinvolti, o almeno, non hanno trovato le loro tracce.
Ho appena finito di leggere il libro di Raffaele e concordo con te, Massimo. I giornali sono stati disonesti a raccontare cose che Raffaele non ha detto. La vera storia nel libro di Raffaele è il suo coraggio, e il comportamento illegale dei poliziotti. Si continua ad ignorare che per avere una confessione la polizzia troppo spesso preferisce usare la violenza. Il loro pregiudizio a chiamare Amanda “vacca” e “puttana” è sconcertante. L’altra cosa è che Raffaele spiega molto bene ogni comportamento suo e di Amanda che è sembrato sospettoso dopo il delitto – ma sono cose che si poteva facilmente capire – peccato che gli inquirenti non sono stati bravi sotto questo aspetto. Le “bugie” di Raffaele non erano altro che momenti di confusione perché non si ricordava bene (addirittura, non gli permettevano di vedere il calendario per capire se si parlava del 31 ottobre o 1 novembre), o perché era solo in prigione senza avvocato, senza visitatori, e dovevo spiegare perché un coltello per tagliare il pane trovato a casa sua aveva il DNA di Meredith, e altre cose simili. Penso che anche io avrei reagito come lui. Eppure c’è ancora gente (la maggior parte) che dice che Raffaele dovrebbe stare zitto, che gli è andato bene, che ha vinto perché ha avuto un avvocato forte (Bongiorno) che ha usato il suo potere, ecc, ecc. La cosa mi fa innervosire parecchio!
Teddy
Teddy sono daccordo con te,per intuizione se non è sbagliata,ritengo che i due ragazzi sono innocenti,diciamo che hanno avuto una buona spalla per venirne fuori da quel inferno....che tanti detenuti innocenti non c'è l'hanno....
RispondiEliminama quello di rudy che mi lascia un po' perplessa,infondo che sappiamo di preciso,se non sbaglio si parlasse che era in preda dalla droga....poi sto fatto,a quanto fosse sospettato il possibile assassino ,come tu stesso dici,che uscirà al più presto....che significa questo?...che siamo a punto a capo.....che resta ?che meredit è una comparsa?....saluti
Rudy Guede è un reo confesso che, volente o per imposizione, aveva cercato di coinvolgere Amanda e Raffaele, come Amanda aveva forzosamente coinvolto il barista. Quando si ritiene di poter cercare la verità con questi mezzi, si finisce poi per darsi la zappa sui piedi. Come al solito, la parola definitiva o quasi la darà la Cassazione, che mi sembra debba ancora pronunciarsi sul caso. Ma è bene che finalmente qualcuno abbia il coraggio, che non è poco (potrebbe ricevere denunce per diffamazione a mezzo stampa ed altre forme di persecuzione) di rivelare quale barbarie persista in Stati cosiddetti o sedicanti democratici, nei quali - lo si vede bene in ogni altro settore - di democrazia non c'è che la parola.
RispondiEliminaRaffaele Sollecito ha probabilmente scelto la strada più pericolosa, piuttosto che quella di una denuncia formale alla Procura, presumo per la pavidità degli avvocati, i quali raramente - lo si è visto praticamente solo nel caso Scazzi - hanno l'audacia di denunciare i loro "cugini" di professione, ovvero i magistrati. Ma anche questo è per Sollecito assai rischioso, se non ha dalla sua prove o testimonianze di tali metodi. Per quanto umanamente possibile, siamo solidali con chiunque debba soffrire metodi iniqui e violenti, quand'anche fosse il reale colpevole, perché il metodo della violenza è sempre errato, e alla fine controproducente, così come l'inganno. I Palazzi, dove si ha l'impudenza di scrivere la parola "GIUSTIZIA", non dovrebbero conoscere metodologie di violazione della legge, e dove - invece - sia tutto, per quanto umanamente possibile, chiaro, trasparente, razionale, moralmente e giuridicamente corretto.
Una cosa voglio sottolineare altresì: vera è l'importanza del denaro e degli appoggi esterni che, nel caso, hanno pesato molto, ma conta anche la cultura. La cultura costituzionale, civica e politica, molto possono aiutare nell'autodifesa della persone. Chi ignora tutto è facile che sia travolto dall'abuso giudiziario e dalla pavidità degli avvocati.
Ciao Carla,
RispondiEliminapenso che Rudy prendeva droga, e ogni tanto vendeva anche, ma non penso sia vero che era “in preda dalla droga”. Meredith è morta e non avrà mai giustizia perché Rudy uscirà fra qualche anno, grazie ai PM e poliziotti di Perugia. A me, Rudy è chiaramente l’assassino. Ha avuto una buona spalla anche lui – non è il “povero nero” come spesso definito. È lui che sa cosa è successo. O protegge qualcuno, o ha fatto tutto da solo, in entrambi i casi è colpevole. Per me, credo sia stato lui, perché non ci sono altre tracce. La sua versione degli eventi non è verosimile – è partito scagionando Raffaele e Amanda con la telefonata via Skype. Poi col tempo ha iniziato a dare la colpa anche a loro 2, ma senza fornirci dettagli. Dopo 4 anni ha detto, quando domandato se lui accusasse loro 2 del delitto: “è sempre stata un’idea dentro di me”. Eh no, non ci stiamo con una dichiarazione così assurda! Lui è riuscito a prendere la responsabilità solo di un omicidio in concorso quando il concorso probabilmente non c’era, e quando non ha neanche testimoniato contro gli altri 2. È riuscito a redurre la sentenza per aver solo chiesto scusa ai parenti Kercher per non aver aiutato abbastanza (prima di andare a ballare) – non ha neanche chiesto scusa per l’omicidio! Ha avuto avvocati molto bravi, “il povero nero”. Per come si sono svolti i processi a Perugia, bisogna riflettere molto.
Teddy
Sr: Tummolo,
RispondiEliminaNon credo che Raffaele ha scelto la strada più pericolosa. Nel libro, c’è poco che possa essere considerata diffamazione/calunnia. Parla male dei PM ma li accusa solo di aver svolto male le indagini ecc. L’unica cosa sono alcune accuse contro poliziotti che gli hanno minacciato e schiaffeggiato – e io penso che questo è il suo modo di sfidargli a fare apparire le registrazioni che Mignini dice non esistono. Non rischia niente per quanto riguarda la cassazione a Marzo 2013. Invece, ha dato una mano ad Amanda. Nel libro racconta come sente le urla di “aiuto” di Amanda che viene interrogata nell’altra stanza – così Amanda ha un testimone del suo maltrattamento che aiutare per l’accusa di calunnia contro Patrick.
Teddy
E, caro Teddy, secondo Lei come si dimostra coraggio ? Scrivendo col solo pseudonimo ?
RispondiEliminaSr Tummolo: ho scritto qualcosa che le ha dato fastidio?
RispondiEliminaOops, non mi sono firmato: TEDDY!
RispondiEliminaA me personalmente no. Volevo capire quale sia il Suo concetto di coraggio, caro Teddy, visto che, secondo Lei, dire cose che molti avvcati anche celebri trascurano di dire o di far sapere, non è segno di coraggio. Il rischio di una denuncia per diffamazione contro una potente Corporazione è assai alto, ma sono convinto che, con le entrate del libro e quanto già in possesso del giovane, potrà sostenere ulteriori spese giudiziarie. Può tuttavia darsi che la Corporazione eviti uno scontro diretto, dal quale potrebbe anche uscire stavolta con la toga rotta.
RispondiEliminaVorrei tuttavia ricordarLe, egregio Teddy (visto che spesso poi la cosa va in dimenticanza nel web) che è stato Lei a rivolgerSi a me, prima che io Le rispondessi con un interrogativo.
Lei, Dr Tummolo, mi ha frainteso. Il coraggio, di cui parlo nel mio primo commento, era riferito a come il Sollecito si è comportato nei 4 anni di incarcerazione e processo. Perché è un tema principale del libro. Non era riferito a dichiarazioni nel libro contro i suoi accusatori. La risposta rivolta a lei, che ho fatto con rispetto e senza polemico, era riferito al fatto che non rischia tanto per quello scritto nel libro, perché non ha accusato i PM per corruzione o simile – semmai, rischierebbe qualcosa dai poliziotti che lui dichiara di avergli trattato molto male. Non parlavo di coraggio in quel commento. Quindi, sono un po’ perplesso per il suo commento ironico verso il mio pseudonimo.
RispondiEliminaTeddy
Io credo che finché il libro resta solo in inglese nessuno penserà a querelare, visto che significherebbe dare automaticamente al libro quella pubblicità e quella diffusione in Italia per ora ostacolate dalla lingua.
RispondiEliminaLe cose potrebbero cambiare se si arrivasse ad una edizione italiana, anche se dubito che qualche casa editrice nostrana si assuma il rischio.
Stesso discorso immagino valga per il venturo libro della Knox, a meno che le sue accuse non siano tali da costringere per forza chi si sentirà chiamato in causa a reagire, cosa che però, di nuovo, non farà altro che rimettere il caso sotto i riflettori.
Caro Teddy,
RispondiEliminanon sono affatto ironico verso il Suo pseudonimo, ma verso il fatto di accusare gli altri di non avere coraggio, quando non si ha il coraggio neppure di firmarSi con nome e cognome. Le pare atto di coraggio giudicare gli altri standosene tranquillo e nascosto ?
E credo di conoscere abbastanza il significato dei termini, per non aver affatto frainteso il senso del termine "coraggio" e quelo della mancanza di "coraggio".
Caro Teddy,
RispondiEliminanon sono affatto ironico verso il Suo pseudonimo, ma verso il fatto di accusare gli altri di non avere coraggio, quando non si ha il coraggio neppure di firmarSi con nome e cognome. Le pare atto di coraggio giudicare gli altri standosene tranquillo e nascosto ?
E credo di conoscere abbastanza il significato dei termini, per non aver affatto frainteso il senso del termine "coraggio" e quelo della mancanza di "coraggio".
Non ho accusato nessuno di mancanza di coraggio - mi faccia vedere dove l'ho scritto per favore - invece ho fatto i miei complimenti verso Raffaele per il suo coraggio. Non vede la differenza? C'è una bella differenza. E non ho nessuno motivo per nascondermi quando faccio i complimenti a Raffaele. Sono felice di farlo. Non mi nascondo dietro un psuedonimo - uso Teddy perché mi piace.
RispondiEliminaUn saluto, John Rowell, Roma.
Di coraggio del Sollecito, signor John Rowell, avevo parlato io; Lei, riferendosi a quanto avevo scritto, non certo ad altro, ha sostenuto che Raffaele Sollecito non ce l'aveva, almeno in relazione ai magistrati. Poi Si è corretto, rferendoSi ai poliziotti. Ora Si corregge ancora.
RispondiEliminaI commenti sono in tutto 21, questo mio ultimo compreso; basta rileggere il Suo primo. Quindi, come diciamo noi Italiani, "Non stiamo a menare il can per l'aia".
Allora Dr. Tummolo, lei ha letto il mio PRIMO commento dove scrivo del coraggio del Sollecito? Sì, o no? Ha letto dove ho scritto che ha criticato molto i poliziotti in quel commento? A Raffaele non gli manca certamente il coraggio, non l’ho scritto e non lo scriverei mai, perché sono un suo ammiratore. A lei, ho solo scritto che non ha diffamato i magistrati. Punto e basta. Se Lei vuole pensare che io, persona poca coraggiosa con pseudonimo, critico Sollecito per il suo poco coraggio verso i magistrati, è libero di farlo. In inglese diciamo che lei sta facendo “a strawman argument”.
RispondiEliminaTeddy.
Egregio Signor Rowell, Le riporto la frase da Lei scritta:
RispondiElimina"Non credo che Raffaele ha scelto la strada più pericolosa...". Mi pare che basti. Evidentemente, a Suo avviso, ha scelto la strada meno pericolosa. Prendersela con i poliziotti è prendersela pure con i magistrati, senza i quali, qui almeno in Italia (dalle Sue parti vige il common law, e non so) i poliziotti non possono muoversi. Un'indagine viene delegata alla Polizia Giudiziaria, da parte del magistrato inquirente, con tanto di metodologia da usare: questo almeno dal 1948 (art. 109 Cost.).
Comunque, se Lei concorda con me che la pubblicazione di quel libro, in inglese, italiano o mongolo che sia, è un atto di coraggio, che potrebbe costargli caro, non vedo ulteriori motivi di discussione.
Concordo con l’ultimo paragrafo. La strada meno pericolosa sarebbe quella di stare zitto e non scrivere niente. Mi pare ovvio che Raffaele non ha preso la strada “meno” pericolosa, ma se Lei vuole pensare che “non ha preso la strada più pericolosa” significa che “ha preso la strada meno pericolosa” e quindi “manca di coraggio”, vuol dire che è meglio evitare di rispondere a Lei in futuro. Teddy.
RispondiEliminaUna negazione, illustre signor Rowell, è il rigetto di un'affermazione opposta; un'affermazione è il rigetto della negazione opposta, implicita o esplicita che sia. Lei potrebbe obiettarmi che esistono vari gradi di pericolo, questo è vero; ma non mi pare che Lei li distingua (almeno non nel primo commento da cui siamo partiti). La strada meno pericolosa di tutte, a dire il vero, non era neppure il silenzio; poteva essere, almeno in apparenza, quella di affermare che la Magistratura e la Polizia, in quanto Tutrici dell'Ordine e della Legge, hanno sempre ragione. Ciò poteva implicare però l'opposizione di coloro che non ritengono affatto vera una tale asserzione. Il silenzio è la posizione meno pericolosa e più comoda perché non dà fastidio a nessuno. Anche nelle dittature più violente, il silenzio, in quanto non lode o esaltazione della dittatura stessa, è sempre ben tollerato e ben visto; nessuna dittatura obbliga a parlare bene di qualcuno, impone che non si parli male della stessa.
RispondiEliminaOra, credere che la critica pubblica ad un'istituzione non fosse la strada più pericolosa equivale a ritenerla meno pericolosa, ma di che ? Quali erano le strade più pericolose di questa, anche perché non suffragata (in apparenza almeno) dal sostegno di un avvocato, come viceversa poteva essere una querela formale per abuso d'ufficio, violenza, ecc. ? Piazzare bombe in Tribunale, per passare dalla parte del torto ?
A quanto mi risulta, i magistrati studiano, in questi anni in cui è molto di moda, l'inglese (come un tempo fu il tedesco o il francese), e alla peggio hanno traduttori a disposizione. Per cui certo non basta scrivere in quella lingua straniera per sfuggire agli strali della Magistratura, la quale potrebbe anche considerare un'aggravante la diffamazione stampa a livello internazionale.
Vede, caro signor Rowell, per una lingua assai complessa come l'italiano che ha una storia bimillenaria ed oltre sulla spalle, in quanto direttamente collegata al latino e questo al greco, il senso di una frase si desume non solo dalla parte scritta, ma anche da quella scritta da altri a cui si riferisce, ovvero in un dialogo dal contesto dello stesso dialogo. Quando io parlo di coraggio e Lei mi ribatte che l'uomo non ha scelto la "strada più pericolosa", il senso che se ne desume è appunto che abbia scelto quella meno pericolosa, implicitamente o esplicitamente che sia, appunto per "mancanza di coraggio".
Mi chiedo: ma quando intervenite a critica del pensiero altrui, vi aspsttate che questo taccia o dica "Sì, avete ragione ?".
Dr. Tummolo,
RispondiEliminastiamo molto off-topic.
Le dispiace se continuo questo scambio tramite Email? Avrei ancora da scrivere su questo strano argomento!
Teddy.
Manlio, io ho letto i commenti e mi pare ci sia stato solo un fraintendimento. Non ho ravvisato alcuna critica del pensieo altrui, ma solo uno specificare che Raffaele Sollecito non ha "messo in mezzo" i Pm parlando semplicemente di interrogatori "particolari" che non gli faranno avere guai. Ma lo avevo già sottinteso io nell'articolo.
RispondiEliminaC'è già un processo a Bari per quanto detto dalla famiglia Sollecito contro i Pm ed i poliziotti (che a quanto mi han detto quando dovevano testimoniare non si sono presentati), e pare che tutto si sgonfierà come una bolla di sapone.
Quindi credo che continuare a dirsi chi è il più coraggioso non porti a nulla... se non ad uno scontro controproducente.
Ciao, Massimo
"o per altri motivi ben più gravi" bingo Massimo, ormai in questo Paese assurdo si assiste continuamente alla gogna mediatica, strumentale e fatta ad arte da certa magistratura e stampa "amica". Un sistema di potere nemmeno troppo occulto oramai che condiziona la vita civile di questo Paese. Il Sollecito e la Knox (soprattutto perchè americana) era la colpevolo ideale, quello che per questo paese non può invece esserlo un ivoriano. Il caso Yara insegna, si vuole in tutti i modi che il Fikri esca di scena...
RispondiEliminaCaro Massimo e caro Signor Rowell,
RispondiEliminaho anche detto che, se egli concordava sul coraggio personale di Raffaele Sollecito nel pubblicare quel libro (del processo a cui ti riferisci, Massimo, non sapevo nulla di specifico, può darsi che nel leggere mi sia sfuggito), non vedevo motivi di ulteriore discussione. Così come non la vedo per via privata. Vorrei solo ricordare che, se ogni volta qualcuno dice qualcosa, l'altro vuole rimbeccarlo o ricamarci sopra, il chiamato in causa ha pieno diritto di rispondere (diritto di replica, si chiama secondo le leggi sulla stampa). Tutto qui. Del resto, mi pare, Massimo, che la discussione sia rimasta a livelli del tutto corretti, anche secondo la netiquette in vigore.
Cari saluti ad ambedue, Manlio Tummolo
Buongiorno,
RispondiEliminaDr. Tummolo - non era certo la mia intenzione di ricamare o rimbeccare (ho dovuto rivolgermi al dizionario per capire queste 2 parole!). Alla fine, siamo d'accordo su molte cose, quindi non c'è bisogno di continuare sui alcuni dettagli. Penso che abbiamo modi diversi di ragionare ed esprimirci che possano a volte creare malintesi. Un saluto a Lei.
Complimenti Massimo per l'eccelente blog. Scrivo qui pocchissimo, ma lo leggo sempre e volontierei come uno dei pocchi luoghi dove posso leggere una versione più critica dei fatti.
Teddy.
Amanda condannata con aggravanti a 28 anni e 6 mesi e Raffaele a 25 anni. E' ora di finirla con processi "monstre".
RispondiEliminaC'è un reo confesso condannato ad una pena inferiore! Pazzesca farsa