Anna Giulia Camparini |
La famiglia Camparini, genitori di Anna Giulia, nel 2007 vive a reggio Emilia, non ha trascorsi felici ma da due anni, dopo la nascita della figlia, pare aver trovato una certa stabilità tanto che la droga è solo un lontano ricordo. La coppia sta sistemando casa, vive in una bifamiliare con giardino e cortile e deve finire alcuni lavori ed imbiancare i muri per renderla confortevole, per questo ci sono scale e altre attrezzature sparse per le stanze. Una notte, all'improvviso, una squadra dell'antidroga fa irruzione nel loro appartamento. Per entrare passano dalla finestra della camera di Anna Giulia che a vedere questi omoni grossi nella stanza chiaramente si spaventa. I genitori corrono in suo soccorso e scoprono che è stata autorizzata una perquisizione in quanto si presume, voci di confidenti, che abbiano nascosto della droga in casa. Non c'è nulla e tutto pare essere passato, anche se i Camparini non han preso bene lo spavento subito dalla figlia e qualche parola in più l'hanno detta. Ma non è passato nulla, il peggio deve venire. Dopo qualche giorno gli assistenti sociali, allertati dai carabinieri che dichiarano la casa "fatiscente", li convocano nei loro uffici. Si fanno i controlli e la casa risulta in ristrutturazione ma non fatiscente, i lavori procedono e c'è un bellissimo giardino pieno dei giochi di Anna Giulia.
D'improvviso tutto tace, la procedura va avanti d'ufficio ed i genitori li si invita a fare colloqui o quant'altro serva per capire la situazione che sta vivendo loro figlia. Questo fino a metà 2008 quando, il 23 giugno, un giudice decide che la bimba dev'essere affidata ad un istituto nonostante alcuni operatori dei servizi sociali avessero dichiarato la coppia adeguata per capacità e empatia. Dopo questa sentenza i coniugi vengono invitati, assieme ad Anna Giulia, ad un colloquio, e qui succede quanto una madre non vorrebbe mai succedesse. La bimba è portata in un'altra stanza con la scusa di darle un gioco, ha tre anni ed un gioco in più fa sempre piacere, mentre i genitori vengono rassicurati ed obbligati a restare seduti... ed in meno di dieci minuti si compie il "fattaccio". La figlia sparisce nel nulla ed inizia così il loro calvario. Ma stanno alle regole, vanno ai colloqui ed a trovare la bimba nei tempi e nei modi stabiliti tanto che la relazione dei servizi sociali è nuovamente favorevole, Anna Giulia deve tornare al più presto con la sua famiglia. Ma a questa decisione si oppone il giudice dei minori di Bologna. Quale sarà mai il motivo? Non c'è motivo perché non lo motiva, è così e basta!
Certo, da quel momento in poi i Camparini non se ne sono stati con le mani in mano e per troppo amore hanno sbagliato a rapire la figlia, si sono beccati pure due anni e passa di carcere a testa (sei mesi li hanno trascorsi in cella), ma nessun giudice ha mai cercato di agevolare il rientro di Anna Giulia, nemmeno affidandola ai nonni (prassi comune in questi casi) anzi si è fatto esattamente l'opposto tanto che alle promesse non sono mai seguiti i fatti. Le due relazioni favorevoli al rientro in famiglia sono state accantonate e se n'è voluta un'altra. Il faldone è capitato così in mano alla dottoressa Sgarbi, di Bologna, che senza mai chiamare la coppia (in televisione ha detto che dovevano essere loro a mettersi in contatto con lei e non lei con loro, roba da matti) ha relazionato la non idoneità e ad oggi, dopo l'ultima sentenza di un paio di mesi fa, la bimba è stata dichiarata adottabile da altri. E questo è capitato perché ad un giudice non andava quella mattina di leggere relazioni favorevoli... o perché accanto a quelle favorevoli vi erano altre relazioni sfavorevoli? Non è uno schifo di prima grandezza il pensare che c'è chi si arroga il diritto di togliere un figlio alla sua famiglia solo perché soffre di prurito mattiniero e gli scoccia di andare a fare bene il suo lavoro? Altro non si può pensare perché "altro" potrebbe portare alla malafede o ad un tornaconto diverso da quello che la legge vuole da un giudice.
Ed alla stessa maniera del giudice che giudica senza leggere, si comportano troppi giudici che invece di essere autonomi nelle decisioni si affidano in tutto e per tutto alla struttura che annovera al suo interno anche personaggi ambigui diventati negli ultimi anni i "nuovi zingari". E seppure gli operatori dei servizi sociali si lamentino di questi termini, ed hanno ragione perché in maggioranza sono persone preparate e di cuore, lo dimostrano altre vicende eclatanti che incatenano alcuni di loro a relazioni mai disattese dai giudici. Quella di Vito Gigante, ad esempio, è una storia attuale. La situazione si sposta di zona, in questo caso siamo a Trieste, ma la realtà dei fatti è la stessa. Nessuna difficoltà economica del padre, nessun problema con la giustizia, eppure c'è una assistente sociale che da oltre due anni segue ossessivamente le mosse di quella famiglia. Non può aggrapparsi a nulla ed i figli restano sempre affidati a lui fino a quando, all'ennesima relazione, un giudice decide che il padre non è più in grado di dare al figlio, solo al piccolo di nove anni e non al grande di tredici (nessun giudice ha mai tolto un figlio di tredici anni al padre quindi i servizi sociali neppure ci provano a portarli via) quanto al figlio serve e sentenzia che sì, è in grado di accudire e mantenere il figlio piccolo, ma è poco "empatico" e quindi conviene che il minore si allontani.
Il suo avvocato si oppone, dice: "Chiediamolo al bimbo se vuole lasciare il padre o se assieme a lui sta bene, insomma ha nove anni". Ma non ce n'è per nessuno e viene fissata una data, il 14 ottobre, quale giorno ultimo che il bimbo potrà vivere a casa sua. E quel giorno due assistenti, accompagnate da due agenti, suonano alla sua porta. Ma il bambino resiste, urla e scappa, non ne vuole sapere di allontanarsi da quel genitore poco empatico che ama perché suo padre. Gli agenti non se la sentono di prenderlo a forza e le assistenti sono costrette ad andarsene a mani vuote. Ma è solo il primo round e quanto doveva avvenire avviene... anche se in maniera subdola e vigliacca, alla zingara per capirci. Il due novembre, pochi giorni fa quindi, alle nove il bimbo è in classe con tutti i suoi compagni, l'insegnante parla di storia e lui si sente sicuro, è a scuola, quale luogo lo potrebbe proteggere di più? Ma non c'è luogo che resista agli assistenti sociali. Infatti alla porta bussa una donna, la maestra si avvicina, le parla e poi lo chiama e gli dice di prendere le sue cose e andare fuori. Nessuno scrupolo, nessuna telefonata al padre, consegna un suo alunno, che segue da più di tre anni, come fosse un pacco postale. Immaginatevi il cuore di questo bimbo che mai si sarebbe aspettato un agguato a scuola. Lui esce di classe e per prima cosa prende il cellulare, preventivamente lasciatogli dal padre, per chiamare a casa. Con le assistenti sociali sono presenti anche due ispettori di Polizia, ma nessuno dei due ferma chi strappa il telefonino dalle mani del piccolo, anzi lo bloccano, perché non fugga, e lo caricano in auto.
Destinazione un istituto di Porto Marghera, a 130 chilometri da casa, che tratta solo bambini abusati in famiglia. Ma lui non ha mai subito abusi, perché farlo vivere a contatto con chi ha vissuto altre realtà? Eventuali confidenze non potrebbero traumatizzarlo? In ogni caso solo quando il bimbo è in quell'istituto si decide di avvisare il padre. Padre che non può né parlare né vedere suo figlio, almeno fino al 2 dicembre, perché questi sono gli ordini impartiti dal giudice. Ed io mi chiedo se ci sarà un giorno chi metterà ordine fra questi "zingari" che vagano per l'Italia spalleggiati da altri zingari che vivono immeritatamente nei tribunali. Mi chiedo se ci sarà chi metterà ordine gettando le mele marce, paragonabili a quelle pseudo insegnanti che maltrattano i bimbi negli asili nido, nei rifiuti. E' una domanda la mia, una domanda che nasce dopo aver saputo che basta la telefonata di un vicino per subire controlli invasivi. Ma prima di portar via un figlio altrui non ci si deve premunire di capire se è amato o trattato male? E questo ci porta a Mirabello Monferrato, un piccolo comune in provincia di Alessandria dove, grazie alla fecondazione in vitro, Gabriella De Ambrosis, una donna di 57 anni, e suo marito Luigi, di 70, a giugno 2010 da un mese accudivano la loro bimba. La felicità in quella casa era salita al cielo, dato che da anni volevano un figlio, ed il fiocco rosa che adornava il cancello sembrava aver dato nuova vita a quei genitori, anziani solo sulla carta perché giovanili in tutto e per tutto.
Ma dopo solo un mese la felicità si strozzò in gola ad entrambi. Tutto è partito alle 10 di sera di un giorno estivo molto caldo. Il padre era in giardino ed aveva sistemato sul sedile dell'auto la piccola (dentro l'ovetto) per poterla controllare mentre sistemava alcune cose. Ad un tratto sentì il telefono di casa suonare. Il suo sbaglio? Lasciare per cinque minuti la bimba nell'auto parcheggiata nel suo cortile. Ad un bravo e solerte vicino, che controllava da giorni i suoi movimenti, questo bastò per far quello che da giorni voleva fare. Sì perché questa fu la scusa che lo portò a telefonare agli assistenti sociali, ma in effetti erano gli strilli di Viola (il nome della bimba), questo ha detto in paese, che lo infastidivano e non lo facevano più dormire, come se un neonato potesse urlare a squarciagola e svegliare un quartiere. Ma una bimba di un mese "fa gola" a chi, invece di verificare per rendersi conto di quanto gli è stato riferito, vuole sistemare le cose e non farla soffrire. Ed è così che la denuncia del vicino fa scoprire l'età della madre, troppo anziana, e quel fiocco rosa ora pare piccolo e sbiadito più di quanto non sia. Come se avere figli oltre i cinquant'anni fosse vietato dalla legge, come se una madre di quell'età fosse meno madre di una ragazzina di 18 anni.
Leggete cosa hanno scritto i giudici Donata Clerici, Federica Florio, Alberto Astesano e Silvia Truffo, metto anche i loro nomi perché è giusto si sappia chi sono. "I genitori non si sono mai seriamente posti domande in merito al fatto che la figlia si ritroverà orfana in giovane età e prima ancora sarà costretta a curare i genitori anziani, che potrebbero avere patologie più o meno invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori. Il frutto di un'applicazione distorta delle enormi possibilità offerte dal progresso in materia genetica, e la volontà di concepirla, è una scelta che, se spinta oltre certi limiti, si fonda sulla volontà di onnipotenza, sul desiderio di soddisfare a tutti i costi i propri bisogni che necessariamente implicano l'accantonamento delle leggi di natura e una certa indifferenza rispetto alla prospettiva del bambino".
Ora io vorrei vedere gli stessi assistenti sociali andare a casa di Gianna Nannini per portarle via Penelope. Perché non vanno? Vorrei vedere gli stessi giudici scrivere le stesse cose della diva del rock, che ha esattamente la stessa età della madre di Viola, essendo nata nel 1954, Viola che al contrario di Penelope un padre lo ha, perché a lei nessuno dice nulla ed anzi gli si dedicano speciali sulle pagine patinate in cui si scrive che forse presto farà un altro figlio? Disparità di misure, disparità di pesi e di peso mediatico fra le varie famiglie, o si tratta di uno schifo "operativo e giuridico sociale" che legge in maniera differente la stessa situazione?
Ho scritto solo tre storie ma avrei potuto esagerare perché i casi, a volte identici, sono moltissimi. Avrei potuto scrivere di Paola che abita a Falconara Marittima, di suo figlio di undici anni prelevato un mese fa senza vero motivo da scuola, la madre lavora in ospedale ed ha l'unica colpa di essere "single". Avrei potuto parlare di Annamaria Impicciché che dalle assistenti sociali era considerata troppo sovrappeso per riuscire ad accudire la figlia. E proprio per risolvere questo problema, per non rinunciare a sua figlia di 8 anni, decise di ricorrere ad un intervento chirurgico. Quindi affidò la bimba alla nonna ed entrò in ospedale dove, a causa di uno sbaglio, restò cinque mesi, alcuni in coma, appesa ad un filo fra la vita e la morte. Ed è in questi cinque mesi che i servizi sociali agirono portandole via sua figlia e scrivendo sui fogli dati al giudice che la madre l'aveva abbandonata. Annamaria lotta ancora, e sono passati quattro anni, per riaverla. Avrei potuto parlare di Maria Cristina Conte che da tre anni non vede il figlio Kristian ed ha anche querelato il giudice del tribunale minorile di Lecce "Maria Rita Verardo. Avrei potuto parlare di Silvia Pini che dopo aver chiesto aiuto alle assistenti sociali ora può vedere sua figlia solo tre volte la settimana.
Avrei potuto parlare di mille altri, e mi scuso se non posso inserirli tutti, mille altri casi che hanno un solo denominatore, quello che porta gli assistenti sociali ad essere paragonati a quegli zingari che i genitori di un tempo temevano perché davvero rapivano i loro figli. Ed il guaio non si ferma a questi assistenti senza scrupoli, il guaio dei genitori che si vedono portare via una parte di loro stessi prosegue in quei giudici che ogni mattina scordano a casa i polsi e non accennano a dubbi quando vedono sulla scrivania un foglio timbrato dai Servizi Sociali. Ed il guaio per tante mamme e papà è sempre lo stesso, il guaio nasce dallo sbaglio iniziale. Siamo d'accordo, tanti bambini vivono meglio lontano da famiglie che li umiliano, li violentano, famiglie che non meritano e non vogliono avere figli accanto. Ma tante avrebbero solo bisogno di un piccolo aiuto economico per far star meglio i figli, e dare 2100 euro ad altri perché si prendano cura di un figlio amato dai propri genitori è, oltre che un macabro gioco, uno spreco. Basterebbe darne la metà alla madre del bimbo per migliorare la situazione, basterebbe usare un po' più spesso il cuore e la razionalità per migliorare la vita dei bimbi.
Visto quanto sopra mi chiedo se mai ci sarà chi avrà il coraggio e la forza di mandare in un istituto idoneo quella minoranza che ogni volta si avventa come un fulmine a ciel sereno su una famiglia e chi, senza chiedere chiarimenti, decide della vita altrui accettando relazioni palesemente false. Chiedo troppo o chiedo il giusto?
Ma dopo solo un mese la felicità si strozzò in gola ad entrambi. Tutto è partito alle 10 di sera di un giorno estivo molto caldo. Il padre era in giardino ed aveva sistemato sul sedile dell'auto la piccola (dentro l'ovetto) per poterla controllare mentre sistemava alcune cose. Ad un tratto sentì il telefono di casa suonare. Il suo sbaglio? Lasciare per cinque minuti la bimba nell'auto parcheggiata nel suo cortile. Ad un bravo e solerte vicino, che controllava da giorni i suoi movimenti, questo bastò per far quello che da giorni voleva fare. Sì perché questa fu la scusa che lo portò a telefonare agli assistenti sociali, ma in effetti erano gli strilli di Viola (il nome della bimba), questo ha detto in paese, che lo infastidivano e non lo facevano più dormire, come se un neonato potesse urlare a squarciagola e svegliare un quartiere. Ma una bimba di un mese "fa gola" a chi, invece di verificare per rendersi conto di quanto gli è stato riferito, vuole sistemare le cose e non farla soffrire. Ed è così che la denuncia del vicino fa scoprire l'età della madre, troppo anziana, e quel fiocco rosa ora pare piccolo e sbiadito più di quanto non sia. Come se avere figli oltre i cinquant'anni fosse vietato dalla legge, come se una madre di quell'età fosse meno madre di una ragazzina di 18 anni.
Leggete cosa hanno scritto i giudici Donata Clerici, Federica Florio, Alberto Astesano e Silvia Truffo, metto anche i loro nomi perché è giusto si sappia chi sono. "I genitori non si sono mai seriamente posti domande in merito al fatto che la figlia si ritroverà orfana in giovane età e prima ancora sarà costretta a curare i genitori anziani, che potrebbero avere patologie più o meno invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori. Il frutto di un'applicazione distorta delle enormi possibilità offerte dal progresso in materia genetica, e la volontà di concepirla, è una scelta che, se spinta oltre certi limiti, si fonda sulla volontà di onnipotenza, sul desiderio di soddisfare a tutti i costi i propri bisogni che necessariamente implicano l'accantonamento delle leggi di natura e una certa indifferenza rispetto alla prospettiva del bambino".
Ho scritto solo tre storie ma avrei potuto esagerare perché i casi, a volte identici, sono moltissimi. Avrei potuto scrivere di Paola che abita a Falconara Marittima, di suo figlio di undici anni prelevato un mese fa senza vero motivo da scuola, la madre lavora in ospedale ed ha l'unica colpa di essere "single". Avrei potuto parlare di Annamaria Impicciché che dalle assistenti sociali era considerata troppo sovrappeso per riuscire ad accudire la figlia. E proprio per risolvere questo problema, per non rinunciare a sua figlia di 8 anni, decise di ricorrere ad un intervento chirurgico. Quindi affidò la bimba alla nonna ed entrò in ospedale dove, a causa di uno sbaglio, restò cinque mesi, alcuni in coma, appesa ad un filo fra la vita e la morte. Ed è in questi cinque mesi che i servizi sociali agirono portandole via sua figlia e scrivendo sui fogli dati al giudice che la madre l'aveva abbandonata. Annamaria lotta ancora, e sono passati quattro anni, per riaverla. Avrei potuto parlare di Maria Cristina Conte che da tre anni non vede il figlio Kristian ed ha anche querelato il giudice del tribunale minorile di Lecce "Maria Rita Verardo. Avrei potuto parlare di Silvia Pini che dopo aver chiesto aiuto alle assistenti sociali ora può vedere sua figlia solo tre volte la settimana.
Avrei potuto parlare di mille altri, e mi scuso se non posso inserirli tutti, mille altri casi che hanno un solo denominatore, quello che porta gli assistenti sociali ad essere paragonati a quegli zingari che i genitori di un tempo temevano perché davvero rapivano i loro figli. Ed il guaio non si ferma a questi assistenti senza scrupoli, il guaio dei genitori che si vedono portare via una parte di loro stessi prosegue in quei giudici che ogni mattina scordano a casa i polsi e non accennano a dubbi quando vedono sulla scrivania un foglio timbrato dai Servizi Sociali. Ed il guaio per tante mamme e papà è sempre lo stesso, il guaio nasce dallo sbaglio iniziale. Siamo d'accordo, tanti bambini vivono meglio lontano da famiglie che li umiliano, li violentano, famiglie che non meritano e non vogliono avere figli accanto. Ma tante avrebbero solo bisogno di un piccolo aiuto economico per far star meglio i figli, e dare 2100 euro ad altri perché si prendano cura di un figlio amato dai propri genitori è, oltre che un macabro gioco, uno spreco. Basterebbe darne la metà alla madre del bimbo per migliorare la situazione, basterebbe usare un po' più spesso il cuore e la razionalità per migliorare la vita dei bimbi.
Visto quanto sopra mi chiedo se mai ci sarà chi avrà il coraggio e la forza di mandare in un istituto idoneo quella minoranza che ogni volta si avventa come un fulmine a ciel sereno su una famiglia e chi, senza chiedere chiarimenti, decide della vita altrui accettando relazioni palesemente false. Chiedo troppo o chiedo il giusto?
Leggi gli ultimi articoli sui casi di:
Annamaria Franzoni
Chiedi il Giusto, dalla Giustizia, Massimo.
RispondiEliminae il gioco di parole non è un'ovvietà
Tabula
Che argomento che hai toccato Massimo, e quanti spaccati apre, quante responsabilità da parte di chi deve fare i conti con la scelta più giusta da adottare per il futuro del bimbo.
RispondiEliminaQuanti loschi interessi si nasconderanno dietro tutto ciò?
Quanti pregiudizi verso persone che hanno sbagliato e che cercano faticosamente di divenire persone migliori?
Mi fa paura pensare al distacco del bimbo dal suo nucleo familiare, dal solo mondo che lui conosca.
E mi fa ancora più paura un futuro costruito sulle rovine della sua psiche, sulla distruzione delle sue poche certezze.
Per scelte del genere dovrebbe essere istituito un collegio di giudici e di psichiatri
e dovrebbero essere previste sedute innumerevoli che coinvolgano sia i genitori che la piccola con psichiatri infantili.
Invece come ben spieghi si tratta il tutto come fosse una pratica di divorzio, come non fosse un fatto di vitale importanza.
Il figlio del mio parrucchiere sta vivendo da anni un incubo.Mi sono stati raccontati dei retroscena inenarrabili di una vicenda che forse conosci, quella di Martina Infante:
Martina è una bambina italiana di 14 anni che da 8 anni viene tenuta lontana dal suo paese: è affidata ad una madre che risiede in Danimarca e che ha dimostrato più volte di non saper prendersene cura.
La vicenda inizia nel 1992 quando Fabrizio Infante (il padre di Martina) si sposa con Cristina, una ragazza danese.
Dopo sette anni di matrimonio nasce Martina.
Un anno dopo la nascita della bambina, la madre decide di tornare in Danimarca.
La donna si risposa e divorzia più volte con un altro uomo mentre il padre di Martina riesce ad ottenere l'affidamento congiunto della piccola.
Nel 2002 Fabrizio tiene con sè Martina durante le vacanze di Natale e nota subito che la bambina presenta una serie di problematiche.
Fabrizio decide allora di sottoporre ad una perizia la figlia e scopre che le sue paure sono fondate.
Avvisata la madre del responso della perizia, l'8 marzo 2003 Cristina per tutta risposta, viene in Italia e tenta di portare via Martina scontrandosi con la nonna (mamma di Fabrizio).
La contesa passa dal Tribunale dei Minori italiano che, nonostante la perizia e la volontà contratia della bambina, decide di affidarne la custodia alla madre. Questa decisione risulterà essere in netto contrasto con la Convenzione dell'Aia che in materia di di minori VIETA il rimpatrio nel caso in cui esso comportasse rischi per la salute fisica e psichica del minore stesso.
Ad oggi (marzo 2011) sono 8 anni che al padre viene vietato, da parte delle autorità danesi, il diritto di VEDERE sua figlia.
Anche al Console Italiano in Danimarca è stata più volte negata la possibilità di verificare le condizioni della piccola Martina.
Fabrizio Infante possiede dal 2006 la Patria Potestà sulla figlia Martina la quale, stando a questa attestazione, dovrebbe vivere presso di lui.
Ad aiutare Martina è sceso in campo il Ministro degli Esteri Franco Frattini che, già nella veste di Vice Commissario UE, ha richiamato le autorità danesi alle proprie responsabilità. Attualmente il Ministro si sta occupando del caso in sede di Parlamento Europeo.
Questa causa nasce da un suo invito, ed è rivolta a tutti coloro che desiderano far conoscere questa vicenda a più persone possibile, affichè l'informazione possa contribuire ad aiutare la piccola Martina.
Estratto dalla pagina facebook di solidarietà che ha oltre 3800 adesioni.
Massimo, semmai volessi occupartene e dare un tuo contributo non dovrai fare altro che dirmelo e ti metto immediatamente in contatto con il nonno, che sarà ben lieto di parlartene.
E' costantemente alla ricerca di persone disposte a non far cadere nel dimenticatoio il fatto, e credimi, vedere i suoi occhi lucidi quando parla di lei, ti si stringe il cuore.
Ciao Sira
Tu Sira il numero mandamelo, giusto il tempo di rinfrescarmi la memoria (credevo fosse una storia finita bene) e la prossima settimana il tempo per chiamarlo lo trovo.
RispondiEliminaCiao, Massimo
Massimo, mi hai commosso
RispondiEliminasei veramente una bellissima persona
lori
Grande, Massimo!
RispondiEliminaHai toccato un tema scottante e toccante, con sensibilità e la giusta indignazione.
Per me hai una capacità rara di rispondere alle nostre domande ancora prima che ti siano poste.
E la mia richiesta inespressa era proprio questa, comunicare a quante più persone possibili lo sdegno per i tanti casi ambigui dello stesso sistema antiabusi, che a volte finisce per danneggiare proprio gli stessi soggetti da tutelare, i bambini e le loro famiglie.
Difficilmente dalla lettura della cronaca si riesce a percepire la sofferenza che tu descrivi. E non conosco scrittori che trattano questo tema "impopolare" (forse con l'eccezione dell'autore del libro "Presunto colpevole", che farei adottare come libro di testo nelle scuole ad indirizzo psico-pedagogico...).
Scusa l'irruenza e grazie ancora
Pamba
Prendersela con i bambini e con i loro genitori, quando questi ultimi non presentino reali motivi di critica, bensì solo situazioni difficili ma risolvibili, fa rivoltare lo stomaco. Lacerare affetti e famiglie è uno dei peggiori delitti che possa essere commesso, ed orrendo quando vengono compiuti da persone che si spacciano per operatori della "Giustizia" (?), termine di cui vergognosamente si abusa, quando si dovrebbe definire soltanto Ordinamento Giudiziario o Amministrazione Giudiziaria (la Giustizia è ben diversa cosa). La cosa mi disgusta e non ho null'altro da aggiungere, se non elogiarti, Massimo Prati, per il costante coraggio che riveli in queste tue serrate e motivate critiche ad un sistema giudiziario che fa acqua (non chiara, per giunta) in ogni sede.
RispondiEliminaBell'articolo Massimo. Dal cuore e dalla testa, sara' perché hai due bimbi e ti guida il senso dell'amore, a sara' anche di sicuro perché ragioni guardando la realta' senza filtri e sovrastrutture. Ecco, questo si dovrebbe pretendere da chi si occupa di amministrare la vita di famiglie e bambini, da chi ce l'ha tra le mani. Buonsenso, se non amore, ma temo anche io che gli interessi in ballo siano enormi. Assieme alla incrollabile sicurezza in sé che il ''potere'' sugli altri porta. Assieme al malcostume della non responsabilita', dell'impunita' che in Italia é la norma: per quanti danni facciano, e anche se i danni saranno accertati, non dovranno risponderne. Solo alle loro coscienze, semmai, ma chi arriva a disporre con arbitrio delle vite di famiglie e bambini ci scendera' a patti in men che non si dica.
RispondiEliminaun'amica molto cara ha due figli naturali e un bambino adottato. Lo scorso anni le é stata affidata una bimba di sei anni, che a malapena parlava e certo non sorrideva mai. La madre affetta da una grave malattia mentale, il padre che non si vedeva da anni e non aveva mai voluto occuparsene. La bimba arriva e comincia a giocare, a parlare, ad andare a scuola. Sorride, recupera velocemente, fa anche sport, una bella festa per il compleanno, esce in bici con la famiglia, esce in bici con i ''fratelli''. E' felice,
anche le insegnanti gridano al miracolo. E qui intervengono i servizi che per sei anni l'hanno lasciata vivere in una baracca senz'acqua e senza luce con una mamma gravemente malata che non riusciva ad occuparsi di lei. Ora la bimba é affezionata alla famiglia che l'ha accolta. Orrore! C'é un padre, che anche se da sei anni non lA vede, secondo l'assistente sociale potrebbe un giorno ricostituire con lei un nucleo famigliare. Quindi lei deve essere pronta per quella remota e assurda evenienza. Troppo felice, troppo legata alla famiglia. Via nel giro di qualche ora, cambia citta' scuola amici, cambia tutto e soprattutto non sara' piu' in una famiglia con figli della sua eta', troppo forte il rischio di ripetere l'esperienza ed affezionarsi magari a loro.... Ora vive con una signora di 65 anni sola, che secondo i servizi sara' per lei una figura di nonna e non comportera' un legame emotiva tanto forte da impedire che in futuro si riavvicini al padre. Se lui vorra', se nel frattempo si ricordera' di avere una figlia.
Questa é follia, questa é malvagita'.Queste sono leggi che tutelano gli incapaci che si occupano di una materia così delicata e che dispongono di vite piccole e fragili. Di quelle piccole vite, la voce si sente pochissimo.Ciao e grazie come sempre Massimo
Ciao Nico,
RispondiEliminaquando a questa tua amica le è stata affidata la piccola, non hanno tenuto conto di questo?
Hanno atteso che la bimba si riprendesse, riacquistasse la serenità, l'equilibrio psicologico, per poi distrurre di nuovo tutto e farla ripiombare in una nuova realtà.(la terza, decisa per lei)
E non è detto sia l'ultima, c'è sempre una quarta realtà realizzabile, accanto ad uno sconosciuto che per legami di sangue può esigere il riavvicinamento.
Che vergogna!!
Ciao Sira
Ciao Nico,
RispondiEliminaquando a questa tua amica le è stata affidata la piccola, non hanno tenuto conto di questo?
Hanno atteso che la bimba si riprendesse, riacquistasse la serenità, l'equilibrio psicologico, per poi distrurre di nuovo tutto e farla ripiombare in una nuova realtà.(la terza, decisa per lei)
E non è detto sia l'ultima, c'è sempre una quarta realtà realizzabile, accanto ad uno sconosciuto che per legami di sangue può esigere il riavvicinamento.
Che vergogna!!
Ciao Sira
Scusate, per distrurre intendevo distruggere
RispondiEliminaSira
Nel 1994 è uscito il libro “Le assistenti sociali rubano i bambini?” (Cirillo Stefano, Cipollini Maria Valeria, Milano, Cortina, collana Problematiche sociali), titolo molto significativo se preso in senso affermativo e infatti mi pare risalga a poco tempo dopo il caso di quella bimba straniera adottata da una coppia di coniugi (mi pare piemontesi, non ricordo più i nomi) di cui fu detto non fossero a posto i documenti dell’adozione e pertanto i genitori furono accusati di averla rapita (ovvero di averla portata illegalmente in Italia con una falsa dichiarazione di paternità) cosicché intervennero gli ass.soc. e la bimba fu strappata letteralmente dalle braccia dei genitori adottivi. Furono anni di polemiche sull’operato degli ass.soc. che ancora – evidentemente – non hanno perso il vizio … Hanno troppo potere e questa vicenda dei Camparini dimostra anche che manca un coordinamento (oltre che sensibilità, intelligenza e buon senso) tra questi operatori e il tribunale dei minori.
RispondiEliminaE come non inorridire ai casi riportati in questo articolo di bambini “rapiti” all’uscita da scuola, e anche della vicenda recente di quei coniugi “anziani” genitori da pochi mesi e considerati non idonei … ma le altre 3 o 4 coppie della simile età (intorno ai 60 anni per la madre) che quest’anno hanno coronato il loro sogno con un parto sono a rischio anche loro di vedersi bussare la porta da un’ass.soc. accompagnata dai carabinieri?
Rimango sconvolta anche di fronte ai casi che le amiche hanno citato qui, ma – conoscendo la loro forma mentis, per aver lavorato in un istituto di loro formazione – so che gli ass.soc., una volta inseriti nel sistema pubblico, non possono fare altro che applicare il “protocollo” … ed è questo che deve essere meno protocollare e più “umano”, purtroppo non c’è speranza ...
Mimosa
ciao Sira.
RispondiEliminaHai centrato il problema. Non si capisce quali considerazioni abbiano fatto, perché abbiano dovuto aspettare come falchi che cominciasse una vita normale. Soprattutto perché deve essere stato considerato pregiudizievole che la bimba si fosse ambientata? Troppo bene hanno detto. In una famiglia che ha gia' un figlio adottato dopo un affido urgente (caso rarissimo, di solito non restano nella famiglia affidataria) e due bimbe piu' grandi... Ora la piccola vive con una donna anziana, a una incontro tra scuole ha visto le figlie della mia amica che le sono corse incontro, lei si é voltata e ha finto di non vederle. Capito quanta sofferenza? E' chiaro che si é sentita di nuovo abbandonata, e le assistenti sociali possono stare tranquille. Hanno fatto un buon lavoro, sara' difficile per lei affezionarsi a chiunque altro, ha pochi anni e gia' le barriere che erige sono altissime. Che tristezza, Sira. Ciao
credo non abbiate molta idea di come lavorino le assistenti sociali
RispondiEliminaintanto strappano così tanto i bambini che gli adottabili sono pochissimi, pur tendendo conto di quanti tra loro possano essere in tale necessità
troppi vincoli legali e si passa ad affidi di fatto sine die
ma lasciamo perdere questo argomento
non è che decide l'assistente sociale
ci sono perizie (solitamente psicologo)
c'è la decisione del giudice che può essere d'accordo o in disaccordo
anche nel caso di chi l'ha visto l'a.s aveva dato parere favorevole .. eppure ..
quindi per quanto ce ne siano di tutti i tipi la decisione non è solo loro (pertanto alla capzata dell'a.s potrebbe porre rimedio la psicologa o il giudice)
trovo profondamente sbagliato puntare l'indice contro la categoria
ma proprio profondamente
perchè impedisce di chiedere magari invece un miglioramento di tutto il sistema .. dove gli stessi giudici che devono appunto prendere la decisione abbiano una formazione più specifica non solo di tipo giuridico
perchè ci siano precisi protocolli da rispettare che riducano le possibilità di errore e gli spazi di discrezionalità da parte di tutti gli operatori
perchè sia più facile rendere adottabile quando è necessario, così da eliminare certe storture
quanto al sistemare in case famiglia i comuni non si divertono certo, visto che costa meno l'affido ma mancano le famiglie affidatarie (poi se ci sono collusioni tra amministrazione e struttura siamo nell'illegale come in qualsiasi altro appalto)
infine ti faccio ridere .. ho avuto pure il io il vicino folle .. che ha chiamato il telefono azzurro dopo due volte che mi ha mandato la polizia a casa non si sa perchè
RispondiEliminadavvero, la prima volta poi .. mi suonano due poliziotti .. mio figlio ca un anno si era appena svegliato ... nel pomeriggio .. io sistemavo cose in casa .. questi mi fanno che un vicino ha detto di aver sentito piangere tutto il giorno . boh .. ma veramente boh . a parte una bizzetta la mattina io sono talmente stralunata che se ne sono andati subito; la seconda volta in effetti qualcosa era successo era un periodaccio, mio figlio per l'appunto la mattina facendo una corbellata chiara da bimbo di due anni scarsi aveva rischiato di ustionarsi .. per fortuna mi sono girata in tempo, vai a sapere, mentre vedo cadere il the bollente caccio un urlo da 150 decibel che lo terrorizza al punto che si scansa e riesce ad evitare di essere investito se non molto molto marginalmente .. al che mi saltano i nervi tra spavento e bisogno di fargli capire che mai più doveva disubbidirmi e fare una cosa del genere così pericolosa .. in più si è spaventato, un po' si è fatto male, dieci minuti di urla mie e pianto disperato suo .. poi ovviamente si ritrova tutti la calma .. più tardi classica bizzetta da bimbo piccolo e fine .. dopo qualche ora sto dormendo con mio figlio che ai tempi purtroppo per me dormiva poco la notte quando sento un gran casino in strada .. sento qualcuno che fa domande su di me .. sento chi sta sotto a me dire che non gli risulta, non sa niente sì in effetti la mattina .. ma solitamente niente di diverso da quanto possa accadere in una casa dove c'è un bimbo molto piccolo .. io siccome erano in borghese mi spavento .. il padre di mio figlio non l'ha riconosciuto .. penso a chissà che .. morale mi incapzo cme una biscia e vado ad aprire la porta urlando di dire chi erano sennò chiamavo la polizia - senti te che delirio - si qualificano .. ti risparmio il resto .. cmq alla fine ci si chiarisce e pare tutto finito lì
due mesi dopo mi arriva una convocazione dall'assistente sociale di zona .. che mi dice della telefonata al telefono azzurro - tanto sapevo chi era stato - al che non so se ridere o se piangere .. si parla un po' .. delle difficoltà che potevo ed effettivamente avevo .. di qualche errore .. vabbè niente di grave .. quella che sdrammatizza è lei invece che io ..
ora avrò incontrato una capace
avrò avuto dalla mia che mio figlio andava al nido dai sette mesi e nessuno ha mai rilevato comportamenti strani, anzi ..
sarà che avevo un lavoro sicuro ..
ma è finita lì
l'assistente sociale si è scusata
il vicino non si è fatto più sentire e non ha rotto più le scatole
(o almeno non gli hanno dato più credito .. che ne so)
mio figlio è più grandino, va a letto alle dieci di sera al massimo, ma solitamente alle nove nove e mezzo invece che a mezzanotte l'una
io vivo meglio, pur lavorando più di allora
poi ogni tanto qualche urlaccio se lo becca sempre, del resto non sono perfetta
ma non mi pare osservandolo assieme ad altri bimbi che venga sù peggio .. salvo una cosuccia su cui voglio lavorare sù, perchè viva meglio
anzi, mi pare molto empatico socievole e intelligente e non sono la sola a dirlo (la maestra non fa che lodarmelo, fin troppo penso tra me e me)
Ora in tutta questa storia la cosa che più mi amareggio fu il comportamento di sto scriteriato di vicino
RispondiEliminaè vero che non era dentro casa mia
ma in sto appartamento ci vivo da 18 anni, non da ieri
lui sta nel palazzo di fronte al mio non sotto o accanto
vedeva in strada sia me che mio figlio
aveva modo di guardarlo
ed eventualmente pure di immaginare le mie ragioni di difficoltà (che qualche notte che sono sclerata io e non contro mio figlio perchè non dormiva e non ne voleva sapere proprio nonostante fossero le due del mattino ... )
e magari invece di fare il giustiziere a sproposito fare una cosa banale che fece una vicina in quel periodo .. offrirsi di dare una mano se per caso avessi avuto bisogno
che è un modo per fare capire tant cose, non intromettersi in modo invasivo, aiutare ..
come se non avesse avuto a sua volta lui dei figli, cui onestamente non avevo mai fatto caso prima .. e che ho osservato dopo quell'episodio ..
beh, il mio ride più spesso e ha una faccia più allegra
nonostante io qualche urlo lo cacci e io non abbia mai sentito cacciare un urlo lui o sua moglie verso i loro
sarà temperamento
o sarà che io cmq urlo abbastanza ma rido anche tanto e cerco di insegnarli a vedere le cose belle e il bello nelle cose?
poi nessuno è perfetto
ma mi ferì il suo essere inquisitore
come se fosse stato una persna senza modo di conoscermi avesse voluto, di sapere etc etc
o forse quel che sapeva andava contro i suoi principi, come il giudice che ha giudicato la mamma anziana (di cui hai citato la sentenza, che trovo in quel passaggio scandalosa e cmq non pertinente alle accuse di negligenza)
quindi tutto dipende dalle persone
e se ci sono a.s "zingare" sappi che ci vanno con mandato di un giudice
anzi il giudice comanda e la legge obbliga l'a.s che segue il procedimento, che sia d'accordo o meno con la decisione a presenziare
e per sapere queste cose basta conoscere qualcuno che sto mestiere lo fa
ciao
nico, il caso descritto da te è "strano"
RispondiEliminanon che nn ti creda anzi ..
il fatto è che proviamo a ipotizzare cosa sia successo ..
per un a.s riaprire un caso, trovare un'altra sistemazione per un minore se si guarda la cosa in generale e con cinismo è uno sbattimento
quindi perchè sbattersi quando sta bimba stava bene, tutto andava bene, sicuramente tutto era meraviglioso?
se è stato riaperto vuol dire che ci sono stata pressioni
e da quel che dici pressioni da parte del padre ..
che magari ha presentato una perizia in cui si dimostrava, cosa vera tra l'altro, che la bimba si sentiva parte integrante di quel nucleo e non solo gentile e gradita ospite
come si vede dalle storie raccontate (a parte quella del bambino conteso con la danimarca, che le assistenti sociali c'entrano poco, anzi mi par di capire avevano appoggiato la decisione di far rimanere la bimba con il padre)c'è tutto e il contrario di tutto
figli portati via che era meglio non portare via, figli non portati via che era meglio portare via, come mi sa nel caso descritto da nico
sarei curiosa di sapere i retroscena della storia
qualcosa mi dice che questo padre, che si dimentica di esserlo nel quotidiano, ma non all'anagrafe .. non doveva essere propriamente uno sbandato ..
o in alternativa è stata scelta del consulente psicologico
perchè se non erro quando sei in affido sei cmq controllato per vedere il grado di inserimento
e può essere che sia tale consulente ad essersi fatto questa teoria e vedendo a rischio il disegno di reinserimento futuro abbia deciso di farla uscire da questo nucleo
e anche in tal caso l'a.s si deve adeguare .. poco conta la sua parola di fronte a quella di un perito
in ogni caso pur sostenendo la necessità di ridurre al minimo gli errori, dato che ne va della vita delle persone più ancora che in una decisione di carcerazione
bisognebbe sempre tenere un profilo bassissimo nel valutare da esterni con poche info i singoli casi
già la vita è complessa e quindi difficile da valutare
ancor più le relazioni affettive
se poi si crede di poter da pochi o tanti indizi di capire da che parte sta la ragione nel singolo caso, senza averlo seguito o conoscendo personalmetne da tempo i suoi protagonisti
si fa lo stesso errore dell'a.s improvvida
del giudice incapace
dello psicologo incompetente
del vicino impiccione e pericoloso
perchè si sta già sentenziando
perchè si rischia di giudicare con i propri parametri di felicità e di famiglia adeguata
se c'è una cosa che un a.s che si occupa di minori (che poi non si occupano solo di minori) sa è che il concetto di famiglia "normale" è molto ma molto distante dal mulino bianco anzi non è proproi un mulino
poi se è incapace è chiaro che va per teoremi e schemi invece di sforzarsi di capire caso per caso, cosa che cmq non esclude gli errori
ma se tutti i soggetti(as giudici etc) agissero al meglio siccome sono più di uno sarebbe difficile arrivare ad errori clamorosi perchè ci sarebbero controlli incrociati
io vorrei solo questo
meno errori, assenza di pregiudizi, assenza pure di aspettative particolari, flessibilità, ma anche determinazione quando occorre, senza tentennamenti
rispetto al problema droga per esempio la mia amica a.s (avrete ormai capito che ne conosco bene una) mi diceva, cosa che mi fece inorridire, che alla fine più che quel che resocontava lei contava che giudice c'era .. perchè se era uno poteva pure motivare la permanenza nel modo migliore possibile ed era rarissimo ottenerla e con un altro doveva essere un genitore abusante seriamente solo per arrivare all'affido
non è giusto in nessuno dei due casi perchè prevale in questi due giudici la loro visione del mondo dei drogati, piuttosto che la comprensione del caso concreto dinanzi ai loro occhi
poi non sono una del settore, credo ci siano modi per migliorare il procedimento in modo da aumentare ancora una volta la verifica dei resoconti, i controlli incrociati etc etc