Nessun controllo equivale a nessuna tutela, a nessuna garanzia di usufruire di quella giusta informazione che da troppi anni è solo un'utopia, una chimera sacrificata sull'altare dell'audience e del facile guadagno. E pensare che basta davvero poco a capire che se in una trasmissione televisiva partecipano quattro colpevolisti e un solo garantista, la "giusta e seria informazione" va a farsi benedire da altre parti. Inoltre, si può dire che sia serio un Ordine che nei comunicati si affida a luoghi comuni obsoleti e li pubblica senza verificare i motivi che hanno portato "qualcuno" a scrivere certe frasi e metafore? Un Ordine che si attorciglia su se stesso ed è capace solo di scrivere fregnacce sapendo bene che col sistema informativo attuale non c'è modo di smentire nulla di quanto vien detto e scritto dai soliti noti? Un Ordine capace di scrivere che se qualcuno chiama pennivendolo un giornalista lo fa perché non sa come ribattere a quanto portato dal giornalista stesso? Ma quale voce tombale o tavolo a tre piedi ha suggerito allo scrivente (che neppure si è firmato) che non si sa come ribattere a quanto dicono i pennivendoli suoi colleghi? Alle frottole non basta forse contrapporre la verità? Oppure vige la legge del "chi urla più forte e si associa al gruppo ha sempre ragione"?
No cari signori dell'Ordine, il problema che impedisce di ridicolizzare troppi pennivendoli iscritti al vostro sindacato viene dalla casta che si è formata nei decenni che non permette al cane di mangiar cane. Che non permette di contraddire, usando i giusti tempi e le giuste informazioni, nel momento esatto in cui lo sproloquio viene pronunciato. E' quello l'unico momento in cui si può far capire che il pennivendolo è davvero un pennivendolo perché non racconta la storia per come va raccontata ma per come vuole raccontarla (o per come gli han detto di raccontarla). Voi non fate nulla per salvaguardare la legge e lasciate che tanti vostri associati se ne freghino della presunzione di innocenza e delle persone che massacrano per lucro e non per amor di verità... e questo si che è sconvolgente!
Che i giornalisti di partito seguano il colore della loro corrente politica è risaputo. Ma questo in fondo non comporta stravolgimenti mentali dato che ogni italiano è libero di scegliere lo schieramento e il giornale che preferisce, sia di destra che di centro che di sinistra. Ciò che invece stravolge la mente della casalinga o del pensionato che potrebbero finire a fare i giudici popolari in un processo, e appare imbarazzante il fatto che il fenomeno sia in aumento, è che ci siano giornalai che sguazzano fra la cronaca nera come fossero su un lago di gossip e oltre a non fornire giuste informazioni si ergono prima a detective, poi a pubblici ministeri e infine a giudici (popolari e togati) come se avessero il diritto di rovinare chi più gli pare, come se avessero il diritto di presiedere un processo e sentenziare a favore di una colpevolezza da provare solo in un vero tribunale da veri giudici non informati da fonti mediatiche unilaterali. Il tutto in barba alla legge che vuole l'imputato non colpevole fino a sentenza definitiva e in barba alla deontologia che predica, ma non impone a suon di multe, il loro stesso ordine sindacale.
Ciò che fa specie è che chi dovrebbe intervenire in pratica non interviene preferendo parlare e poi mettere la testa sotto la sabbia, preferendo pubblicare comunicati prestampati e lasciare che il pus mediatico allarghi la ferita e aumenti l'infezione. Ciò che fa specie è che chi dovrebbe fermare l'emorragia che infetta l'opinione pubblica resta immobile, forse infettato a sua volta, così facendo credere al pubblico che gli intoccabili degli schermi e dei giornaletti siano imparziali e giusti, quando di imparziale non hanno nulla e di giusto hanno solo un buon conto in banca che ad ogni ospitata cresce.
Loro, dicono, hanno letto tutti gli atti e maturato un convincimento personale che esprimono pubblicamente. Peccato che ad ogni critica si alterino e si coalizzino per darsi manforte. Peccato che se vengono attaccati, oltre a dimostrare quanto poco ci capiscano della lingua italiana dimostrino anche di avere la coda di paglia. Perché mai quei fenomeni si sentono tirati in ballo quando un avvocato, che non ci sta a subire le angherie dei media senza reagire, professionalmente squalifica i pennivendoli inserendo una metafora sul proprio profilo facebook? Parlo dell'avvocato Claudio Salvagni che dopo alcuni interventi televisivi dei soliti noti ha scritto un post in cui, come da sua abitudine, non si è nascosto dietro il dito dell'ipocrisia ma ha attaccato chi strapazza la cronaca nera dimostrandosi scarso e non preparato per un argomento così delicato. Cosa ha scritto l'avvocato di Massimo Bossetti? Leggiamolo inseme quanto riportato dai giornali:
"Che pattumiera, che disinformazione. Pennivendoli, come dice qualcuno. Si parla del nulla dando voce ad emeriti ignoranti (purtroppo per loro ignorano) nonostante qualcuno affermi di aver letto le 60 mila pagine. Disinformazione all'ennesima potenza. Mi viene voglia di usare la calibro 38".
A queste affermazioni si sono annunciate querele e denunce e si è squarciato il cielo tirando in ballo i giornalisti gambizzati o uccisi negli anni di piombo (ma quelli erano davvero giornalisti e il paragone con gli attuali pennivendoli che monopolizzano gli schermi per guadagnare trenta denari in più non regge). In pratica, come sono soliti fare in tanti anche in altri ambiti e istituzioni statali, i giornalai della nera si sono nascosti all'ombra dei veri giornalisti che hanno subito la ferocia della storia italiana (senza vergognarsi di paragonarsi a loro) per far credere alla pubblica opinione di avere a che fare con una persona pericolosa, l'avvocato Salvagni, che con le sue parole istiga il pazzo di turno alla violenza quando, invece, i pazzi sono chiaramente quelli che alla frase del legale, frase che avrebbe letto solo chi lo segue su facebook, hanno fatto da eco. Quindi, semmai, le persone pericolose sono gli stessi giornalai per quanto hanno deciso di divulgare a trombe spianate. Loro sono i pazzi che per aumentare lo spessore della notizia e catturare più lettori hanno tradotto la metafora sulla calibro 38 nella maniera pubblicitaria più conveniente, quando la stessa frase si può leggere anche in un modo più soft e convincente.
I privi di coda di paglia, i giornalisti seri, poco ci han messo a capire che la calibro 38 dell'avvocato, vista la pattumiera in premessa, vista la denuncia sull'ignoranza di tanti pennivendoli e sulla disinformazione, non è stata inserita perché si volevano morti i giornalai e gli opinionisti incapaci. Che metaforicamente serviva solo a far capire che è giunto il momento di eliminare le menti ignoranti e disinformate da una scena mediatica che non meritano. In pratica, certi personaggi andrebbero emarginati dagli editori. Questa la traduzione che più si addice alla personalità dell'avvocato Salvagni, alla metafora che ha esternato e che i soliti noti con la coda di paglia si son sentiti cucire addosso. L'avranno capita secondo voi? No, visto che sentendosi parte in causa hanno preferito non cercare un altro mestiere (per alcuni sarebbe più consono aprire un bar - in società - con un palo al centro dove si possano fare qualche struscio di lap dance e tante chiacchiere) e dare un senso diverso a una frase che se ignorata sarebbe rimasta in ombra e mai entrata nel circuito mediatico. Ma alla calibro 38 si doveva dare massima visibilità per poter continuare a fare quanto i soliti noti sono abituati a fare: "vendere la loro verità un tanto al chilo". Infatti il settimanale della Cairo Editore ha postato la "notizia" in copertina sotto la scritta "sconvolgente".
Sconvolgenti sono altre cose molto più gravi. Sconvolgente è il mestiere che rovina la vita altrui e che alcuni per guadagnare più denari si sono inventati. Sconvolgente è vendere l'informazione che non è informazione pubblicizzandola come fosse Zimil... senza però dire che il prodotto non contiene lattosio.
Faccio un esempio di come venga stravolta una non notizia e pubblicizzata per essere venduta un tanto al chilo. Per farlo mi baso sul settimanale che ritocca i personaggi con Photoshop. Parlo del settimanale che in copertina dice una cosa, la copertina la vedono tutti quelli che passano accanto a un'edicola (anche chi non compra nulla), mentre al suo interno ne scrive un'altra. Parlo del settimanale che chiama gli imputati col nome di battesimo, quasi che sia nata un'amicizia fra il massacrato e il director Andrea Biavardi - l'uomo messo dal presidente del Torino Calcio a dirigere un settimanale di cronaca nera dopo avergli fatto fare esperienze cartacee appropriate con mensili del calibro di Men's Healt, For Men Magazine (lettera della Littizzetto al direttore di For Men Magazine), In Viaggio, Natural Style, Airone... ed esperienze televisive con apparizioni in "Il Campionato dei Campioni" (in cui giornalisti tifosi discutono di partite di calcio).
A ferragosto bastava una rapida occhiata alla copertina per venire a sapere che tutti in Italia sono colpevoli a prescindere dai processi ancora da celebrare e, anche, dalle accuse ancora da formalizzare. Ad esempio:
1) Sulla copertina era scritto che altre due telecamere di Santa Croce Camerina accusavano Veronica Panarello.
2) che Michele Buoninconti aveva aggredito le guardie penitenziarie in carcere.
3) che il marito di Eligia Ardita, la donna incinta di otto mesi morta a Siracusa, era indagato per la morte della moglie.
La copertina l'ho vista di fronte a un'edicola mentre passeggiavo sul lungomare di Rimini. Era in bella vista e ha attirato la mia attenzione e quella di tanti altri. Quando son tornato a casa ho verificato le notizie notando quanto pesasse in termini pubblicitari.
1) Delle altre due telecamere di Santa Croce che accusano Veronica Panarello non si sa nulla. Se si parla di due nuove telecamere occorre dire quali siano e dove siano. Occorre dire quali orari sono stati visionati... perché nell'articolo di questi particolari non se ne parla?
2) Come sarebbe a dire che Michele Buoninconti ha aggredito le guardie penitenziarie in carcere, se nell'articolo dello stesso settimanale è scritto che "i poliziotti hanno segnalato una serie di frasi offensive e comportamenti scorretti che il detenuto avrebbe tenuto nei loro confronti. I reati che gli vengono contestati, nello specifico, sono oltraggio a pubblico ufficiale e resistenza (e non l'aggressione). Gli insulti agli agenti sarebbero scattati in particolare quando Michele ha visto che ad attenderlo all'uscita del tribunale c’erano molti fotografi e telecamere. Secondo le indiscrezioni (di chi?), Buoninconti avrebbe accusato gli uomini della Polizia Penitenziaria di avergli teso una trappola (quindi il fatto non è accaduto neppure in carcere ma all'uscita del tribunale)".
3) La notizia è stata pubblicata ad agosto, come fosse nuova, ma il marito di Eligia Ardita era iscritto sul registro degli indagati già da giugno (link di conferma). Perché evidenziare una notizia vecchia come se fosse nuova? Cosa si è cercato di fare?
Insomma, come si evince facilmente la copertina pesa più degli articoli. Da qui le notizie un tanto al chilo, dato che un settimanale lo si acquista non per quello che è scritto al suo interno ma per quanto si vede in copertina. E se la copertina pesa molto, poco di meno pesano la seconda e la terza pagina, quelle più facili da sfogliare all'acquisto. In queste si trovano anche le lettere spedite dai lettori. E a mio parere sarebbe bello che la signora Marina Bareggia di Monza si facesse viva per dimostrare la sua identità o che la redazione del settimanale ci mostrasse la busta, con il relativo francobollo timbrato, che conteneva la sua lettera. Perché lei è la persona che a pagina tre si è lamentata di chi difende gli assassini (tutti colpevoli anche a parer suo in Italia), ma allo stesso tempo pare essere un fantasma spuntato dal nulla, dato che a Monza esiste un paese che si chiama Bareggia ma non vi risiedono persone che di cognome fanno Bareggia (cognome sconosciuto in tutta Italia).
Naturalmente c'è anche la possibilità che chi lavora per quel settimanale sia poco professionale. Sia chi scrive sia chi controlla gli scritti. Che qualcuno abbia sbagliato a digitare e che la signora Marisa viva a Bareggia, in provincia di Monza, ma abbia un cognome completamente diverso. Non si può escludere dato che nello stesso numero la dottoressa Vera Slepoj a pagina due risulta essere una pasicanalista. Ma che importa la professionalità. Che valore ha di fronte al dio denaro che ha voluto far vincere a Massimo Bossetti il premio fedeltà della truppa di Biavardi e Cairo?
Infatti il carpentiere nel 2015 è apparso sulla copertina (pesante) del settimanale in ben trenta pubblicazioni su trentacinque. Pur di vendere il prodotto, su di lui e sulla sua famiglia si è scritto di tutto e questi scritti orrendi hanno generato profitti in gran quantità all'editore. Oramai la mente di chi vi lavora si è modificata e mai cambieranno il loro stile di pensare. Per cui è impossibile far capir loro che esistono le metafore, come la calibro 38 usata dall'avvocato e di sicuro intesa a far cambiare lavoro a chi per guadagnare in copertina spara "palle" che uccidono l'informazione.
Urbano Cairo, l'editore del settimanale, parlando dei dieci anni di presidenza del Torino Calcio oggi ha ammesso che nel passato ha sbagliato a fare certe scelte, ad acquistare certi giocatori (famosi ma che si son mostrati solo figurine) e ad allontanare certi allenatori per assumerne altri. Purtroppo sbagliando le scelte ha gettato soldi al vento... ed è uno parsimonioso il signor Cairo.
La Terra come si dice è tonda... e chissà, magari fra qualche anno le cose cambieranno e ci sarà qualche innocente assolto in cassazione che querelerà tutti i pennivendoli e gli opinionisti che l'hanno massacrato e tutte le case editrici che hanno permesso il massacro. A partire da Mediaset per finire alla Rai e arrivare al signor Cairo, al suo direttore e ai suoi collaboratori. Chissà, magari ci sarà anche un giudice che imporrà alla Cairo Editore di pagare cinquanta o cento milioni di euro per quanto di orrendo scritto negli anni.
E chissà... forse in quei giorni i denari perduti faranno venir la voglia, al signor Cairo e a tanti altri editori, di usare la metafora della calibro 38 usata anche dall'avvocato Salvagni...
homepage volandocontrovento
Scusa, ma l'avvocato Salvagni non ha scritto esattamente quella frase da te riportata in questo pezzo.
RispondiEliminaQuella è la frase riportata da alcuni giornalisti; frase che è scaturita dai consueti taglia e cuci, quindi dalle consuete e ormai note decontestualizzazioni.
L'articolo giornalistico ha raffazzonato in modo del tutto strumentale alcune frasi di diversi commenti privati, le ha messe insieme e ne è scaturita quella mega frase dal tono intimidatorio.
In realtà la frase originale in cui si cita la calibro38 era del tutto goliaridica, ironica e non era seguita da tutto quel discorso introduttivo riportato nell'articolo giornalistico.
L'avvocato farebbe bene a tutelarsi in sede civile e penale contro questa ignobile violazione della privacy e contro questa squallida strumentalizzazione.
Per il resto, il tuo pezzo è come al solito lodevole e assolutamente condivisibile
Complimenti Massimo!
RispondiEliminaCondivido ogni rigo del tuo articolo.
Un caro saluto
Vanna
Massimo
RispondiEliminami aspetto da un momento all'altro che qualcuno presenterà un'interpellanza parlamentare per far assegnare la scorta armata ai "giornalisti"(?!) minacciati così ferocemente dall' avv. Salvagni noto terrorista sanguinario ed implacabile che si aggira nelle procure seminando panico e raccapriccio !
Non mi meraviglierei per niente, te lo assicuro.
In questo Paese "il grottesco" fa parte del suo DNA ( tanto per rimanere più becero
Infatti, come ben vedi, non tutti i tuoi lettori sono d'accordo con l'appassionata ed opportuna denuncia contenuta nel tuo ineccepibile articolo
un caro saluto
Enrico
Ps
RispondiEliminami è saltata una parte della frase
" In questo Paese "il grottesco" fa parte del suo DNA ( tanto per rimanere in tema) e di quello del pubblico di massa incollato alla tv e affascinato dal gossip più becero"
Hai ragione sulla frase, ma ho preferito inserire quella usata dai giornali perché la pubblica opinione quella conosce... ciao
RispondiEliminaTutto giusto Massimo, complimenti
RispondiEliminaMi stupisco e mi si strabuzzano gli occhi a leggere certe notizie, ma non solo leggerle ,per chi le scrive e come le scrive ma anche per chi le dice andando in televisione. Mi dispiace assai vedere strumentalizzate le esternazioni dell'Avv. Salvagni , sul caso Bossetti c'è una parzialità giornalistica uscita dalle righe ,fuori misura, questa famiglia è stata vandalizzata a tutti gli effetti. Ma non dovrebbe intervenire un tribunale in difesa dei minori massacrati psicologicamente e moralmente da giornalisti senza coscienza e morale? Come possono senza remore, distruggergli i genitori? Sono figli di un Dio minore? Se io facessi pressioni psicologiche o diffamazione su un altro individuo partirebbe una denuncia o querela, sarei chiamata risponderne in un tribunale, o sbaglio?
Purtroppo, ma non mi rassegno , amaramente, siamo invece costretti vedere continui soprusi su persone che ,o non dovrebbero in alcun modo essere coinvolte o non essere rappresentate colpevoli e perseguigate da un giornalismo che dovrebbe , egli stesso ,essere inparziale e fare la "normale"informazione, magari anche un pò competente che non guasta mai e un pochino elegante alla bisogna
Siamo pieni di leggi giuste che non vengono applicate, o che vengono applicate male ,sul poveraccio di turno.
Se le persone criticano un certo modo di fare notizia, e in più parti del web sotto gli articoli non manca chi le fà, dovrebbe essere accolta a feedback negativo e prenderne atto. Chi si attribuisce speciali diritti e privilegi , da noi in parte sovvenzionati ,(in Veneto si dice "mantenuti" un termine denigratorio per chi lo riceve) pretendo correttezza , un buon punto di partenza fra giornalista e lettore, se il lettore non legge il giornalista non mangia.
Ma forse non siamo ancora al peggio , arriverà con gli Stati Uniti D'europa che stanno invocando alcuni al governo in spregio alla nostra Costituzione, se lo facessimo noi saremmo dei sovversivi?
CONCORDO AL !IOO%!!
RispondiEliminaCiao, Pino
Concordo e sottoscrivo ogni riga ed ogni parola. Virgole incluse!
RispondiEliminaMassimo complimenti, ogni tanto una bella tirata di orecchie a questi pennivendoli ci vuole. Anzi una bella tirata alle penne, sarebbe più logico. Ho letto l'articolo con estrema attenzione spero faccia altretanto Cairo editore ed il suo direttore, compresa la stuola di tanti "piccoli giornalisti" non uso il termine "giornalai" per non offendere quest'ultimi.
RispondiEliminaper alcune persone sarebbe una giusta punizione " mettere all'angolo l'avv.. SALVAGNI ."
RispondiEliminal'accanimento del metodo sinistro .una sorta di freno per chi difende , sempre cosi', da fastidio che uno scocci .e perda la pazienza ... dopo un lavoro certosoino sul caso ,. escono frgnacce che quasi annullano il laoro fatto
Massimo, ha scritto tra l'altro: “[...]Un Ordine capace di scrivere che se qualcuno chiama pennivendolo un giornalista lo fa perché non sa come ribattere a quanto portato dal giornalista stesso? Ma quale voce tombale o tavolo a tre piedi ha suggerito allo scrivente (che neppure si è firmato) che non si sa come ribattere a quanto dicono i pennivendoli suoi colleghi[...]?”
RispondiEliminaA quale Ordine ti riferisci?
Se la fonte è questa:
http://www.alg.it/alg1/?p=5277
oppure se è quest’altra
http://www.giornalistitalia.it/yara-e-la-calibro-38-dellavvocato-da-brividi/
coloro che scrivono sono chiaramente l’Associazione Lombarda Giornalisti e il Gruppo Cronisti Lombardi.
Perché il Salvagni non ha risposto (nel post su facebook) ribattendo seriamente (in modo chiaro, preciso e senza uso di "metafore" offensive) a quanto sostenuto dagli ospiti a “Estate in diretta” il 18 agosto 2015?
Massimo, se, a tuo parere, l’avvocato ha usato una significativa metafora, allora perché non considerare "metafora" qualsiasi titolo di qualsiasi settimanale?
Per esempio, la parola “aggressione” può essere intesa come "metafora" di “aggressione verbale”. Comunque, stupisce che una persona, come il Buoninconti, che dava di sé l'immagine di cattolico praticante, abbia dimostrato, in determinate occasioni, di saper ricorrere a comportamenti inaccettabili!
Qui:
http://blog.ilgiornale.it/terzi/files/2015/08/image.jpg
Giovanni Terzi ha pubblicato l’immagine delle parole usate dal Salvagni e sono d’accordo con Giovanni Terzi: “Non c’è che dire l’avvocato Salvagni usa un forbito linguaggio forense…”
Nel mese di febbraio 2015 l’avvocato Salvagni aveva attaccato telefonicamente sia Federica Sciarelli sia la giornalista che si occupava del caso Yara Gambirasio, criticando ( in termini che eufemisticamente definisco irritati e irritanti) il lavoro della redazione di “Chi l’ha visto?”, usando “metafore” offensive; allora apprezzai molto il comportamento impassibile ed educatissimo della Sciarelli! Penso che se io fossi stata al posto di quelle persone, a cui si riferiva il Salvagni nelle sue esternazioni, decisamente non professionali, su facebook, avrei seguito il comportamento esemplare della Sciarelli.
Cari saluti
Ivana
Se, dietro la morte di Yara, c'è un mondo oscuro e potente che ruota intorno alle economie "sporche" e gestite con ambiguità alle quali si alimenta una parte della società, ne deriva che, chi lavora nel cortile dei pennuti, ha tutto l'interesse ad alzare penne che non potranno essere più raccolte.
RispondiEliminaAl contrario Salvagni si esprime con chiarezza e linguaggio adeguato a certi articoli infamanti.
Ma che strano, si usa un buonismo formale solo verso una certa direzione giustificando anche le infamie che scrivono, mentre il linguaggio dell'avvocato diventa oggetto di ulteriori accuse.
Un avvocato che crede nel proprio mestiere deve suonare il violino e deve dire e fare quello che i buonisti vogliono?
Ivana,
RispondiEliminaquindi tu credi che davvero Salvagni vorrebbe sparare ai giornalisti e opinionisti per ammazzarli, che istighi affinché qualcuno lo faccia? Vado con le risposte:
1) la fonte è l'associazione lombarda giornalisti.
2) non si può rispondere con un semplice post a quanto dicono i colpevolisti in televisione. Io scrivo articoli fiume e nonostante questo non riesco a trattare e a denunciare neppure una millesima parte di quanto vorrei trattare e denunciare. Per quanto riguarda Salvagni, c'è da stupirsi se ormai si è stancato di rispondere seriamente a quanto di falso sostenuto da ospiti e pennivendoli che non conoscono gli atti? Sapessi quante volte nei primi mesi ha risposto e poi si è trovato ad ascoltare e a leggere, sempre dagli stessi, cose ancora peggiori. Si è stancato delle balle e superballe messe in circolazione ad arte dai soliti noti ogni qualvolta porta qualcosa di serio in favore di Bossetti (serio perché quanto riporta viene dagli atti). Non è un santo e non porge l'altra guancia... è davvero sbagliato?
3) Aggredire significa aggredire (quale metafora ci tiri fuori se non hai una premessa che ti permette di inserirla?) e aggredire in carcere significa aggredire in carcere, non verbalmente all'uscita del tribunale... hai voglia a farci metafore.
4) Sulla Sciarelli ti ho già risposto in privato. Non era la prima telefonata che l'inviata faceva all'avvocato e i vaff... sono giunti nell'ultima, l'unica trasmessa in Rai (chiediti perché non le hanno trasmesse tutte). Sugli apprezzamenti per la conduttrice che mostra i "peni" (non solo quello di Parolisi ma anche quelli dolci sulle torte) stendo un velo perché anche lei fa la detective, la procuratrice e il giudice senza averne i titoli e fuori luogo, visto che fa gossip colpevolista prima e durante i processi in un programma che dovrebbe trovare le persone scomparse ed invece tratta casi di nera come gli altri lasciando pochissimo spazio agli scomparsi.
5) Bossetti è in carcere e la sua faccia è presente in eterno sulle bacheche delle edicole (in eterno perché come si toglie la locandina vecchia si mette quella nuova in un circolo che non cessa mai) sotto titoli che promettono scoop, lo massacrano e lo condannano ancor prima del processo. Salvagni ha tentato con le buone e ha cercato il dialogo (non hai mai frequentato la sua pagina facebook e si vede, se lo avessi fatto sapresti anche che ha allontanato quelli che parlavano a vanvera) e sulla pagina ha postato anche fotografie che lo ritraevano con la Longo e Abbate (non certo innocentisti). Ma non solo nulla è cambiato. Anzi, visto che in estate non si sa come vendere i giornaletti e i programmi televisivi (la gente ha altro da fare quando batte il sole) si è alzato il tiro sui casi in naftalina perché in attesa dei processi (Panarello, Bossetti, Buoninconti ecc...). Ma a te non fa schifo pensare che a nessuno importa del fatto che anche i figli degli imputati passano accanto alle edicole e leggono certe cose, come le leggono i loro amici e i familiari dei loro amici? Ma hai mai visto una cosa del genere nella tua vita? Da anni in tivù (e ora anche su un paio di settimanali creati per dissetare la gente morbosa) ci sono personaggi e giornalisti che si ergono a detective, a procuratori, a giudici e soprattutto a DEI portatori dell'unica verità. Ma come fai a sopportarli, a non pensare che fanno solo il male della giustizia e il bene per le loro tasche?
6) Per quanto riguarda il linguaggio forbito segnalato da Terzi, anche mio padre (Rip) mi diceva sempre che a certa gente fai prima a metterglielo dietro che nella testa. E credo che lo dicesse a Terzi anche suo padre...
Se poi certa gente sa che non capendo ci guadagna in popolarità e denaro...
Massimo
Scusa, Massimo, perché il Salvagni non si sofferma a descrivere le “infamie” (quali e commesse da chi?) elencandole in modo dettagliato ed esauriente tramite , per esempio, un “j’accuse” corposo, per denunciare pubblicamente (e in modo chiaro e preciso!) quelle che lui ritiene irregolarità e/o illegalità commesse nei confronti del suo cliente?
RispondiEliminaPerché ricorre, invece, a offese e volgarità sarcastiche? Vuole, forse, fare pubblicità a sé stesso (alla ricerca di clienti!) evidenziando che lui è un avvocato disposto a tutto pur di difendere infaticabilmente i propri assistiti?
In quanto al concetto di metafora, direi che essa è, principalmente, una similitudine abbreviata; es: “quell’uomo è un’aquila!” (Luciano Satta ricordava che era soprattutto il linguaggio dei bambini ad abbondare di metafore!)
La metafora, comunque, implica un trasferimento di significato e se al significato di “aggressione” (intesa come “aggressione fisica”) si trasferisce il significato di “aggressione verbale”, ecco che se io dico: “quell’uomo è un aggressore” senza specificare di quale aggressione intendo parlare, posso, successivamente dire che ho usato la parola “aggressione” metaforicamente con il significato di “aggressione verbale”.
Sì, sono d’accordo sul fatto che le gogne mediatiche siano da evitarsi (anche se, ormai, sono diffuse sia nel mondo politico sia nel mondo dello spettacolo!Il "grande fratello" docet!), ma ritengo anche corretto che ognuno debba assumersi la responsabilità dei propri comportamenti.
Nonostante il tuo non apprezzamento della Sciarelli, a me il suo comportamento continua ad apparire corretto e rispettoso.
Non mi pare che la Sciarelli, mostrando una determinata torta, abbia calunniato o riferito falsità!
Chi ha regalato quella particolare torta, in un momento tanto tragico, se ne assuma la responsabilità!
Avevo dimenticato:
RispondiEliminamio padre (che, come sai, è deceduto a luglio) mai ha usato (almeno in famiglia!) un linguaggio scurrile!
Cordialmente
Ivana
Ivana
RispondiEliminase tu dici “quell’uomo è un aggressore” ti riferisci a persona che "aggredisce fisicamente e violentemente"
mentre per indicare una persona facile a perdere le staffe verbalmente dovresti dire "quell'uomo è un aggressivo "
Ivana,
RispondiEliminaSalvagni, che probabilmente non hai mai seguito, ha sempre educatamente spiegato e sottolineato le falsità di certa stampa. Ma quando certa stampa è sorda e preferisce buttarla in gossip e convincere i futuri giudici popolari che gli atti non valgono nulla, che Bossetti è colpevole a prescindere da vere prove e dal giusto e paritario contraddittorio processuale, è facile sbottare. Anche perché potrà essere giusto e paritario un contraddittorio che parte dopo due anni di visibilità mediatica in cui tutti, forse anche i giudici, hanno ascoltato gli opinionisti e i giornalisti vip dire che Bossetti è colpevole?
Parlando invece di "aggredire", che non credo proprio possa considerarsi metafora, resta comunque il fatto che Giallo in copertina ha sparato una balla colossale (che nessuno tranne me ha criticato) quando ha scritto che il Buoninconti ha aggredito le guardie in carcere. Aggressione verbale o fisica che intendessero, il fatto è avvenuto all'uscita del tribunale e non in carcere.
La Sciarelli invece si può stimare o non stimare, ma da una come lei ci si aspetterebbe un ossequioso rispetto della legge, quindi un ossequioso rispetto della presunzione di innocenza e della garanzia di un giusto processo. E una cosa dovrebbe apparire chiara a tutti: se vuol continuare a disprezzare la legge e gossippare sui crimini, deve almeno cambiare nome alla trasmissione... oppure crearne una nuova e lasciare ad altri Chi l'ha Visto.
Magari si tornerebbe a dare il giusto spazio a chi scompare e non l'ormai troppo spesso usuale minuto a fine programma in cui si mostra una scheda e niente altro.
Massimo
Sì, Enrico, ma se chi subisce, durante una discussione accesa, un attacco che viene percepito come fosse un’aggressione fisica, ecco che può esclamare: “Quell’uomo è un aggressore!”per dare, metaforicamente, un’immagine di carica espressiva particolarmente forte.
RispondiEliminaMassimo, il Buoninconti è, comunque, detenuto in carcere!
Il titolo deve essere breve, riassuntivo e incisivo e il Buoninconti è effettivamente un carcerato e ha effettivamente aggredito con le parole... le spiegazioni opportune sono state, poi, fornite nel corrispondente articolo.
La Sciarelli a me appare persona equilibrata, moderata e si occupa prioritariamente delle persone scomparse.
Abbiamo due letture diverse di uno stesso programma televisivo...
Ho seguito il Salvagni e, infatti, avevo già detto che in vari suoi interventi mi era piaciuto, perché era riuscito a essere serio, professionale, determinato ed equilibrato!
Condivido, per esempio,le sue perplessità riguardo al dna mitocondriale, per cui attendo che si esprimano in merito i genetisti e che venga fatta la necessaria chiarezza...
Cordialmente
Ivana
Ivana
RispondiEliminamio padre (che, come sai, è deceduto a luglio) mai ha usato (almeno in famiglia!) un linguaggio scurrile!
E con questo ? CHE VORRESTI DIRE ? spiegati meglio.
per quanto riguarda la metafora , lascia perdere : la tua "metaforica" interpretazione non regge proprio per niente.
Enrico,
RispondiEliminacredo che se tu ti soffermi sul punto 6, presente nel messaggio di Massimo del 3 settembre 2015 17:05:00, potrai capire la mia frase.
Determinate parole, ritenute usuali, in famiglia, per alcuni, per altri non lo sono affatto... tutto qui.
Puoi spiegare i motivi per cui la mia "metaforica" interpretazione non regge proprio per niente? :-)
Ivana
RispondiElimina" potrai capire la mia frase."
e l'ho capita, PURTROPPO ! e molto bene anche.
I motivi per cui la tua metafora non regge, se non li hai colti da sola è inutile che te li spieghi.
Enrico,
RispondiEliminaho il dubbio che chi ritiene inutile spiegare i motivi di determinate sue affermazioni, molto probabilmente non li ha chiari nella propria mente, non li ha messi a fuoco, e lascia che a predominare sia il pregiudizio nei confronti dell'interlocutore che ha punti di vista diversi.
Ivana,
RispondiEliminafossi in te me ne guarderei bene di parlare di" pregiudizi" ! E non mi chiedere il perchè altrimenti devo supporre che non rileggi mai i tuoi post .
Ribadisco : l'espressione " “Quell’uomo è un aggressore!”per dare, metaforicamente, un’immagine di carica espressiva particolarmente forte." è inesatta
In quel caso il termine corretto è : " Quell'uomo è aggressivo"
Comunque se vuoi avere ragione a tutti i costi ( nonostante tu ripeta come un mantra il famoso aforisma di Socrate "so di non sapere" ) non ho difficoltà a concedertela
FINE del FUORI TEMA ( per quanto mi riguarda, durato pure troppo)
Enrico,
RispondiEliminanon esistono soltanto il bianco e il nero: esistono innumerevoli sfumature di grigio.
La lingua italiana offre innumerevoli sfumatire e varia in base all'uso che ne viene fatto.
Se io dico: "Ti regalo questo libro con il cuore!", la parola "cuore" (generalmente considerata nome CONCRETO) può essere considerata nome concreto in un simile caso?
Se io avverto l'aggressione verbale come un'aggressione fisica (perché mi ferisce troppo e mi fa provare anche dolore fisico!) posso definire la persona "aggressiva" un "aggressore", spiegando, poi, il perché di un simile uso di tale sostantivo?
... sugnifica arrampicarsi ugli specchi ... eh, professoressa?
RispondiEliminadenti ha fatto un importante esperimento con la sim, adesso lo faccia con un paio di mutande non sia mai che dopo dodici giorni viene fuori il dna di b
RispondiEliminaBuongiorno a tutti!
RispondiEliminaMa come si può continuare a scrivere e commentare se ci si deve soffermare sopra quisquiglie prive di appoggi sensati, ma solo di pour parler insensati.
Difatti il dialogo si va fermando per rispondere con garbo e precisione al nulla cucito e rattoppato per arrivare proprio al nulla...
Si perde solo tempo a chi cerca in tutte le maniere di mantenere un dialogo che vede soltanto riaffermare ogni volta che il B. è bugiardo e aggressore.
Vanna, hai scritto
RispondiElimina“[…]ci si deve soffermare[…]”. Dov’è l’obbligo di soffermarsi su ciò che non interessa?
Approfondendo lo studio della grammatica italiana (grazie a linguisti, quali il Serianni e il Gabrielli e grazie a studiosi di problemi linguistici quale Luciano Satta) ci si rende facilmente conto che la lingua italiana offre innumerevoli variabili e SOTTILISSIME DISTINZIONI (altro che quisquilie!) che accendono “polemichette” (come le ha definite il Satta in una sua grammatica), lasciando, però, un’ampia libertà di scelta …
Il discorso relativo all’uso del termine “aggressore” era inerente al Buoninconti, non al Bossetti!
Ivana non se ne può più dei tuoi continui appunti, sei petulante e noiosa! Infastidisci quando ti arrampichi sugli specchi pur di far quadrare ogni tesi colpevolista, mentre nulla concedi alle ipotesi dei garantisti.
RispondiEliminaRespira profondamente e smetti le vesti da "maestrina dalla penna rossa", ti ricordo che non siamo a scuola e noi non siamo bambini da educare.
Anonimo,
RispondiEliminasai che "educazione", semmai aggiungo: indottrinamento meccanico, ripetitivo di regolette e nozioncine mnemoniche sempre uguali.
Vanna
La Sciarelli è il peggio del peggio del peggio. E' riuscita a trasformare una trasmissione come "Chi l'ha visto" in una allegra scampagnata di comari. E se ne sono accorti anche i suoi fans più sfegatati: andatevi a vedere la bacheca FB dopo uno delle peggiori puntate riguardante Bossetti.
RispondiEliminaA proposito della Sciarelli (che, all’età di 20 anni, aveva vinto una borsa di studio per l’avviamento alla carriera di giornalista, classificandosi seconda su ben diecimila partecipanti!) è stata intervistata (e il suo lavoro ritenuto “efficiente”) dalla rivista mensile (numero 2, settembre 2015) “CRIMEN MISTERI E DELITTI”, da me acquistata giorni fa soltanto perché attratta dai titoli in copertina, tra cui spiccavano: “Le 10 ragioni per cui Bossetti deve essere ASSOLTO” e “I documenti che scagionano Veronica”.
RispondiEliminaNon metto in dubbio la preparazione e l'intelligenza di Federica Sciarelli, Ivana, ma concordo col giudizio espresso da boboviz.Sciarelli ha trasformato una bella trasmissione nel ritrovo delle comari sferruzzanti in attesa dello spettacolo di sangue davanti al palco della ghigliottina. Trovo Clv fazioso scorretto e furbescamente sempre colpevolista, fatto su misura per un pubblico televisivo attratto morbosamente dal male, pronto a linciare senza prove, ad accusare senza pietà, a godere di fronte a rivelazioni piccanti:le corna di Bossetti, l'amante di
RispondiEliminaLogli ingrassata,Ester Azzuffi che riceveva uomini...Tutto ciò riportando il "sentito dire". "Chi l'ha detto?..."La gggente!".
Sciarelli, Vespa, Bruzzone, Biavardi, sanno benissimo che la cattiveria "acchiappa"
molto e che fa salire gli ascolti e quindi i soldi della pubblicità,e i loro personali guadagni. Personalmente trovo certi programmi vomitevoli, e,la Sciarelli
assolutamente uguale a Barbara D'Urso.
Non ho letto la rivista che hai citato (neanche ne conosco l'esistenza),ma il fatto che l'intervistatore abbia ritenuto il lavoro della Sciarelli "efficiente",che significa?
Trovo anche orrendo che i processi si celebrino in TV, che si manipoli il pubblico in modo tale che, alla fine, anche i giudici e le giurie dovranno seguire l'accanimento generale. Chi se ne importa di chi ci finisce sotto.
Chi perde è la giustizia. Le Sciarelli vincono sempre.
Andres, considero “Chi l’ha visto” un programma condotto in modo serio, equilibrato e corretto, pronto ad aiutare i tanti parenti delle vittime che insistono per la non archiviazione del caso rimasto irrisolto.
RispondiEliminaCredo che l’andare contro corrente (chiedendo la certezza della pena!) in una società che tende all’abolizione non soltanto dell’ergastolo, ma anche del carcere cercando strutture alternative (quali: comunità specifiche, lavori socialmente utili ecc.) non attragga il pubblico, spesso pronto ad esaltare gli eroi negativi; ricordo che, da ragazzina, durante un’estate in campagna, una mia compagna di giochi si ergeva continuamente a difesa di Caino (per lei l’assassino aveva sempre dei validi motivi per uccidere!)
Allora rimanevo in silenzio ad ascoltare perplessa, adesso, invece, le direi semplicemente ciò che non mi stanco di ripetere: ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni!
Ad avere l’ergastolo del dolore sono i familiari delle vittime.
A perdere la speranza di avere giustizia sono i familiari delle vittime ogni volta che non si giunge a scoprire la verità dei fatti!
A vincere sono i troppi colpevoli (non individuati per demerito degli inquirenti!) che rimangono impuniti.
Riguardo al lavoro che viene svolto da "Chi l'ha visto?", è stato ritenuto “efficiente”, perché grazie all’impegno della Sciarelli e della sua équipe, si è giunti, in determinati casi, a far riaprire le indagini su fatti ancora irrisolti…
Ivana,io penso invece che sia proprio il contrario:la maggior parte delle persone vuole il colpevole,lo vuole presto e lo vorrebbe linciare! Basta andarsi a leggere
RispondiEliminai commenti su Fb di Chi l'ha visto. Ti assicuro che sono inorridita per l'aggressività, la violenza, la volgarità espresse! Inoltre basta rivedersi il filmato con la folla che gridava all'assassina contro Veronica Panarello, o ancora contro le Misseri.
Per quanto riguarda la carcerazione, ritengo che il discorso non sia semplice e dipenda da caso a caso. E' vero che ci deve essere la responsabilità dei propri comportamenti, ma, bisogna tener conto di molte situazioni, ambientali, mentali, familiari, psicologiche,per poter giudicare Caino. Che, però, non deve essere nè linciato, nè ucciso. Tanto più non si deve con persone, la cui colpevolezza, non è dimostrata in alcun modo. E comunque, tra un colpevole fuori e un innocente in galera, nel dubbio, preferisco un colpevole fuori.
Hai ragione quando pensi ai familiari che scontano il loro ergastolo dentro una gabbia di dolore, ma questi poveretti dovrebbero essere certi che il condannato corrisponda al colpevole, altrimenti che senso ha? Dovrebbero essere assicurati che sia fatta giustizia, tanto quanto l'imputato.
Quanti errori giudiziari ci sono stati? Quanti innocenti in galera? Per colpa di inquirenti incapaci, PM frettolosi,giudici poco attenti.E, secondo me, in questo momento ci sono appunto almeno tre processi ingiusti, tre Procure che ritengo non abbiano fatto bene il proprio lavoro.E non lo posso sopportare.
Concludo:bene la Sciarelli che si impone di far riaprire processi e che si attiva a cercare persone scomparse, ma malissimo nel far da spalla a Pm del tipo sopraddetto.
La tv è un'arma potentissima ed anche per questo chi fa informazione deve agire in modo responsabile! Ma tu, Ivana, come giudichi i tanti servizi di Gianloreto Carbone sul marito(io non so se colpevole o no) di Elena Ceste?
Sempre per Ivana, ma non solo. Quest'estate ho letto volentieri il libro di Enrico Carofiglio "La regola dell'equilibrio". Volevo segnalare al capitolo undici, il discorso del presidente Larocca al seminario forense "Etica e ruoli nel processo penale".Ovviamente non lo riporto, ma vi invito a leggerlo, perchè è molto illuminante sul funzionamento della nostra giustizia.
RispondiEliminaAnzi, suggerirei a Massimo Prati di pubblicarne alcuni stralci.
Chissà stasera cosa dirà l'idolo di Ivana, la Sciarelli riguardo la sentenza del processo Kercher...
RispondiEliminaandres
RispondiEliminala Sciarelli - come moltissimi altri conduttori di programmi del genere- mira all'audience a totale asservimento delle direttive dei vertici dell'emittente tv dalla quale dipende e dalla quale è profumatamente pagata. E come ben si sa dalla notte dei tempi, l'essere umano è sempre stato eccitato ed attratto dall'odore del sangue per cui quando " sbatti il mostro in prima serata" ( e poi prosegui anche nella seconda , dopo aver fatto il pieno anche nel pomeriggio) puoi essere certo che l'indice di gradimento sale alle stelle ( e con esso anche i profitti delle pubblicità !
In tutti gli altri paesi europei , questa vergognosa "abitudine" di trasmettere in tv quotidianamente, sregolatamente e soprattutto in maniera squilibrata i processi mediatici è assolutamente sconosciuta perchè giustamente vietata
Qui in Francia ( dove spesso risiedo ) i miei amici non solo sono sbalorditi ma addirittura sono inorriditi e scandalizzati quando racconto loro in che modo becero vengono trattati pubblicamente questi importanti casi giudiziari
i servizi giornlistici delle tv , e dei giornali , sono un'arma micidiale contro chi, si trova in condizioni di detenzione. ogni volta che affrontano l'argomento con la colpevolezza di tizio o caio , è molto difficile che si siano attenzioni , per chi è costretto a subire continuamente . anzi sono sempre contro il malcapitato . che potrebbe essere innocente.
RispondiEliminacon questo sistema la gran parte della popolazione è portata alla colpevolezza del soggetto . infatti sul caso SOLLECITO si continuano a leggere gli stessi commenti di quando era recluso e si dichiarava innocente . dicono che ha avuto la condanna solo RUDY GHEDE' ,, che ipotizzano innocente, ma ,condannato perchè di colore .... mentre i furbacchioni se la passano alla grande , sopratutto AMANDA , CHE CONTINUA RICEVERE INGIURIE, da molte persone . il motivo è che le persone sono attratte solo dalle brutte situazioni .. quando il presunto colpevole sta in carcere , hai voglia ad offenderlo.. tutti d'accordo ,media, opinionisti e giornalai vari ..
Enrico, quando rispondendo ad Ivana dicevo che per me Sciarelli e D'Urso stanno sullo stesso piano, intendevo proprio quello che hai scritto tu. Sciarelli non fa le smorfiette della D'Urso, ma risponde allo stesso dio e alla stessa logica.Non c'è la minima sostanziale differenza tra le varie comari e i vari compari mediatici.
RispondiEliminaE' ovvio, le persone, in generale, sono attirate dal losco, dal mostruoso, sperando
che sia "l'altro"...E' un bisogno, lo fanno pure i bambini leggendo le favole. Loro sono le principesse e i principi, ma che sarebbero senza strega e senza orco, affascinanti ed interessantissimi? Naturalmente da far morire nei modi più orrendi.
Enrico,i francesi fecero la rivoluzione e diventarono cittadini.Noi no. E sudditi siamo rimasti.
@Ivana:
RispondiElimina"Credo che l’andare contro corrente (chiedendo la certezza della pena!) "
Certo, ma DOPO la sentenza, non trasformandosi in inquirenti/giudici a favore di telecamere.
Andres, non leggo i commenti su Facebook, inerenti a “Chi l’ha visto”, ma mi pare che Boboviz sostenesse che, proprio su Facebook, anche “i fans” stessi della Sciarelli la criticassero aspramente: insomma, in base a quanto voi avete affermato, mi sembra che su Facebook ci sia una babele di esternazioni contraddittorie riguardo a tale trasmissione, esternazioni per me non interessanti.
RispondiEliminaQuella che a te è sembrata una folla, ai miei occhi si è trattato di gruppi di esaltati.
Sicuramente vanno tenute in considerazioni le eventuali attenuanti, ma, poi, la pena dovrebbe essere certa e immutabile.
Vorrei che le indagini venissero svolte in modo serio e irreprensibile, evitando che eventuali colpevoli restino impuniti soprattutto per demerito degli inquirenti!
Spero che le motivazioni della Cassazione (riguardo al processo Meredith Kercher) servano a spronare l'accusa a svolgere indagini accurate, scegliendo le analisi più opportune in modo che sia possibile delineare chiaramente “un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità”. Ho avuto la sensazione che la Suprema Corte abbia avvertito il dovere di assolvere più per demerito della Procura che per merito dell’innocenza degli imputati.
Mi domando se, in Procura, verranno presi provvedimenti disciplinari verso chi è stato responsabile di “colpevoli omissioni” (Chi ha preso la decisione di NON ricercare eventuali tracce del sangue di Meredith nel famoso coltello? Chi ha bruciato, con “improvvide manovre” i pc della Knox e della vittima?).
Come ha affermato Giuseppe Rinaldi nell’ultima puntata di “Chi l’ha visto Le storie”, non si è ancora saputo che fine abbiano fatto 30000 persone delle 150000 scomparse in Italia negli ultimi quarant’anni.
Occorre che gli inquirenti ripensino a modalità investigative più efficaci per la ricerca della verità dei fatti…
(continua)
I servizi di Gianloreto Carbone (relativi a Michele Buoninconti) mi sono apparsi equilibrati; personalmente percepivo una specie di partecipazione al dolore per la tragedia familiare.
RispondiEliminaIl programma “Chi l’ha visto?” non si è soffermato sui contatti con amici ritrovati, online o in presenza, di Elena!
Mi è stato riferito che ieri, a Pomeriggio cinque, Giangavino Sulas (colpevolista convinto nei confronti del Buoninconti) ha usato toni e modi arroganti verso la criminologa della difesa del Buoninconti. Cercando in rete, ho trovato questo articolo:
http://urbanpost.it/elena-ceste-presunta-psicosi-lite-tv-per-la-criminologa-che-difende-buoninconti
Io mi limito ad attendere di conoscere le testimonianze dei colleghi e del cognato e ho bisogno di capire se effettivamente sia possibile, per un agile vigile del fuoco, occultare bene un cadavere dello stesso peso di quello di Elena, nelle stesse condizioni di tempo e di luogo, in soli due minuti (tenendo in considerazione che Michele avrebbe dovuto occultare accuratamente il corpo e, poi, cancellare le tracce lasciate dal proprio passaggio sul fango e togliere la tuta, i guanti e gli stivali con cui era sceso dentro il canale, bagnandosi e infangandosi…) Mio marito (ancora agilissimo e velocissimo nei suoi movimenti!) ritiene che due minuti siano più che sufficienti, ma se io fossi il giudice vorrei che venisse messo in atto almeno un esperimento specifico che servisse come dimostrazione pratica.
Non sempre le trasmissioni che si occupano di cronaca nera ottengono ascolti sufficienti: ricordo che nel 2014 la trasmissione “Linea gialla” fu cancellata prima del previsto:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/27/linea-gialla-ascolti-flop-chiude-il-programma-di-salvo-sottile/896419/
Gli ascolti di “Chi l’ha visto” e di “Quarto grado” non mi paiono, comunque, entusiasmanti: credo che al massimo raggiungano talvolta il 15% di share; se considero che la serata finale di Sanremo 2014 aveva ottenuto il 44%, circa, di share, il 15% non mi appare un ottimo risultato.
Non ho letto il libro da te citato, ma terrò presente la tua segnalazione.
Ultimamente ho letto “L’eredità flessibile” di Sharon Moalem.
Cari saluti
Ivana
Ecco cosa dice Corrado Augias scrittore e giornalista di alto livello oltrechè raffinato intellettuale il quale dal 1987 al 1992 condusse su Rai3 il programma televisivo Telefono giallo considerato il precursore delle attuali trasmissioni e talk-show dedicati alla cronaca nera
RispondiElimina“Noi prendevamo dei casi freddi, i cold case, casi di delitti insoluti e dimenticati. Andavamo a ripescarli e facevamo i copioni dei programmi sugli atti dei tribunali che avevano cercato invano di chiarire il caso. Era tutta una ricerca di tipo storico. Angelo Guglielmi, direttore di Rai Tre, disse una famosa frase: ‘Noi non abbiamo i soldi per fare gli sceneggiati, Telefono giallo è il nostro sceneggiato’. Raccontavamo una realtà insoluta“. Telefono giallo aveva un’impronta letteraria ed era costruito in modo da portare avanti una narrazione, non per sfruttare l’onda emotiva di un caso di cronaca: Questi di oggi cosa fanno? Siccome si strappano il pane di bocca l’uno con l’altro, sono costretti a parlare del caso successo l’altro ieri. E chi va in studio a discuterne? Dei disinvolti criminologi, capaci di improvvisare su quattro notizie di giornale e dei giornalisti che ne sanno quanto lei e me.
E questo io lo trovo profondamente inadeguato alla tragedia che sempre un omicidio rappresenta“
Anche se non sono citati, il riferimento ai vari Quarto Grado e Linea gialla sono evidenti!"
fonte http://www.televisionando.it/articolo/lo-sfogo-di-corrado-augias-in-rai-sono-lottizzati-anche-gli-uscieri-e-le-segretarie/93423/
Ps : per non parlare della bravissima Raffai e delle altrettanto autorevoli e qualificate Franca Leosini e Roberta Petrelluzzi
RispondiEliminaSpero che lo scopo di “Telefono giallo” non fosse soltanto letterario e che puntasse ad accendere i riflettori sui casi irrisolti, per cercare di farli riaprire alla luce di sopraggiunti nuovi strumenti di analisi e/o di nuove ipotesi investigative…
RispondiEliminaI dati oggettivi auditel, comunque, confermano che la maggioranza del pubblico italiano predilige ben altri programmi: sono Carlo Conti e Maria De Filippi a coinvolgere,almeno finora,con gli spettacoli da loro condotti, la “fetta” maggiore dei telespettatori…