Il video riporta le immagini di una aggressione premeditata, ingiustificabile, stupida e brutale. Una di quelle aggressioni che può provocare la morte di un essere umano, una di quelle che fanno tendenza e portano altri giovani a programmarne di simili. Infatti negli ultimi anni sono sempre più frequenti. E pur non potendo dare un giudizio su quale sia la peggiore (perché non esiste aggressione che sia migliore di un'altra), anche se diverse nei modi quelle che hanno visto protagonisti quattro giovani romani paiono avere qualcosa di allucinante, specialmente la seconda, per come sono state cercate e portate quasi a termine.
E' il due ottobre 2014, siamo nella prima periferia di Roma e mancano dieci minuti a mezzanotte: una coppia di fidanzati è in auto, ferma. Improvvisamente dal buio spuntano quattro ragazzi col volto incappucciato che iniziano a bussare ai finestrini e ad inveire contro i fidanzati. Dicono di volere soldi, ma ciò che a loro preme è sfogare su chi è all'interno della vettura tutta la violenza che hanno dentro. Infatti aprono la portiera, trascinano l'uomo all'esterno e senza lasciargli il tempo di dar loro portafogli e cellulare, iniziano a colpirlo selvaggiamente. Fortunatamente l'arrivo di un'altra auto modifica la scena e gli stati d'animo. I quattro sono balordi anonimi che alla vista dei fari si impauriscono e se ne vanno lasciando il ragazzo a terra sanguinante. Mentre la fidanzata lo accompagna a un commissariato, i quattro si spostano di zona: poco dopo le due sono alla Balduina e si fermano in un punto buio e nascosto alla vista. Di certo non stanno aspettando l'autobus, anzi è molto probabile che il primo che passerà in bici o a piedi diventi la loro prossima vittima. Si fanno quasi le due e mezza, ma nessuno dei quattro vuole andare a letto in quella notte che per loro passerà alla storia, che li farà finalmente conoscere all'opinione pubblica. Cosa che li fa felici e li lusinga, come si evince da una successiva intercettazione telefonica, quando i carabinieri sentiranno uno degli aggressori, in compagnia di un altro, dire a un amica:
"Porca troia questa settimana è stata la svolta della mia vita...". Lei gli chiede il motivo e lui risponde: "Eh, non te lo posso dire per telefono... non puoi capire che robba è. Non vedo l'ora di rivederti per dirtelo... so' diventato famoso... avrai anche tu sentito parlare di me". A questo punto in sottofondo si sente l'amico che lo corregge: "Di noi". Ed allora anche lui si corregge: "Di noi, scusa. Stiamo in televisione. Ci hanno ripreso. Scrivi al computer "aggressione Monte Mario Balduina..."
Queste le parole di giubilo di due dei deficienti che si son sentiti dei "grandi" dopo aver aggredito, quattro contro uno, prima uno poi un altro ragazzo inerme. Ma torniamo indietro, siamo arrivati alle due di notte e la zona in cui si trovano i quattro è densamente abitata. Tra i tanti che vi abitano c'è Enrico Aurili, un ventinovenne che assieme al padre gestisce l'orologeria di famiglia nata nel lontano 1967. Ma Enrico non è solo un orologiaio. Enrico ha altre passioni. Ama il suo cane Black e la scrittura. In un suo libro, ambientato a New York e intitolato "Il castigo dell'anima", tratta un argomento delicato che, dopo quanto gli accadrà quella notte, pare quasi premonitore. Riassumo una piccola parte: "La figlia di Jason, Mariah, mentre di notte si trova al limitare di Central Park viene uccisa, massacrata di botte da un ragazzo benestante a cui dice 'di no' e che a processo 'se la caverà' venendo giudicato non colpevole. Per Jason perdere la figlia è perdere la vita, e visto che la giustizia non ha seguito il suo corso decide di andare lui stesso a Central Park di notte, mentre i ciliegi asiatici sono in fiore e profumano intensamente, per sistemare la questione a modo suo. Trova il ragazzo e impugnando una pistola, e malmenandolo, lo strappa dalla compagnia dei suoi amici, gli fa confessare il delitto e lo porta dove un mazzo di crisantemi ricorda l'aggressione subita dalla figlia...". Questa è solo una piccolissima anticipazione del romanzo scritto da Enrico, ma è inquietante il fatto che anche lui sia stato massacrato di botte e che almeno uno dei suoi aggressori sia un ragazzo benestante.
A differenza di Mariah Enrico non è morto, è vero, ma ha subito danni importanti e speriamo, e preghiamo, che non resti menomato per la vita.
Ciò che è inquietante in questa storia, è scoprire che ognuno di noi può rischiare di "morire" a cento metri da casa propria senza saperne il motivo. Enrico infatti non stava facendo nulla di male. Era uscito e camminava accanto al suo cane Black che lo aveva chiamato nel cuore della notte per un bisognino. Chi ha un cane lo sa che può capitare. Anch'io ubbidivo quando la mia Loussie mi chiamava. Anch'io ho passeggiato di notte nel mio quartiere, mezzo vestito e solo con un pacco di sigarette e un cellulare in tasca. Ora posso dire di essere stato fortunato, perché quei gruppetti di ragazzi che a volte incontravo, a cui passavo di fianco tranquillamente e che al massimo mi chiedevano una sigaretta, non erano in attesa di una vittima da sacrificare in nome della rabbia giovanile, della noia violenta o di chissà cosa. Enrico non ha avuto la mia fortuna. Lui alle due e trenta di quella notte d'inizio ottobre si è imbattuto in quattro balordi infami a cui nessuno aveva mai insegnato il significato della parola "coscienza". E se ormai non destano meraviglia gli sbandati che in ogni città d'Italia si uniscono perché l'ignoranza è la base della deficienza che, come per i cretini, ha la madre sempre incinta e le tasche piene di droga e alcool, fa specie vedersi confermare che anche tanti "ragazzi bene", figli di genitori affermati che non devono neppure faticare per crearsi un futuro, alla fin fine siano balordi come quelli che lo diventano a causa della mancanza di una diversa possibilità di vita (e qui si dovrebbe aprire un dibattito e puntare l'indice su uno stato che non aiuta i giovani a maturare e in tante zone è quasi assente). Per cui, pur valendone la pena ma volendoci troppo spazio, lascio da parte chi viene additato come feccia della società (ragazzi chiamati così dagli stessi che dovrebbero aiutarli, anche con giuste leggi, e invece li abbandonano), e parlo dell'ennesimo sfigato mentale che per meriti propri ha deciso di emulare le squadre del fascio di quel tal Benito... suo idolo.
E' il due ottobre 2014, siamo nella prima periferia di Roma e mancano dieci minuti a mezzanotte: una coppia di fidanzati è in auto, ferma. Improvvisamente dal buio spuntano quattro ragazzi col volto incappucciato che iniziano a bussare ai finestrini e ad inveire contro i fidanzati. Dicono di volere soldi, ma ciò che a loro preme è sfogare su chi è all'interno della vettura tutta la violenza che hanno dentro. Infatti aprono la portiera, trascinano l'uomo all'esterno e senza lasciargli il tempo di dar loro portafogli e cellulare, iniziano a colpirlo selvaggiamente. Fortunatamente l'arrivo di un'altra auto modifica la scena e gli stati d'animo. I quattro sono balordi anonimi che alla vista dei fari si impauriscono e se ne vanno lasciando il ragazzo a terra sanguinante. Mentre la fidanzata lo accompagna a un commissariato, i quattro si spostano di zona: poco dopo le due sono alla Balduina e si fermano in un punto buio e nascosto alla vista. Di certo non stanno aspettando l'autobus, anzi è molto probabile che il primo che passerà in bici o a piedi diventi la loro prossima vittima. Si fanno quasi le due e mezza, ma nessuno dei quattro vuole andare a letto in quella notte che per loro passerà alla storia, che li farà finalmente conoscere all'opinione pubblica. Cosa che li fa felici e li lusinga, come si evince da una successiva intercettazione telefonica, quando i carabinieri sentiranno uno degli aggressori, in compagnia di un altro, dire a un amica:
"Porca troia questa settimana è stata la svolta della mia vita...". Lei gli chiede il motivo e lui risponde: "Eh, non te lo posso dire per telefono... non puoi capire che robba è. Non vedo l'ora di rivederti per dirtelo... so' diventato famoso... avrai anche tu sentito parlare di me". A questo punto in sottofondo si sente l'amico che lo corregge: "Di noi". Ed allora anche lui si corregge: "Di noi, scusa. Stiamo in televisione. Ci hanno ripreso. Scrivi al computer "aggressione Monte Mario Balduina..."
Queste le parole di giubilo di due dei deficienti che si son sentiti dei "grandi" dopo aver aggredito, quattro contro uno, prima uno poi un altro ragazzo inerme. Ma torniamo indietro, siamo arrivati alle due di notte e la zona in cui si trovano i quattro è densamente abitata. Tra i tanti che vi abitano c'è Enrico Aurili, un ventinovenne che assieme al padre gestisce l'orologeria di famiglia nata nel lontano 1967. Ma Enrico non è solo un orologiaio. Enrico ha altre passioni. Ama il suo cane Black e la scrittura. In un suo libro, ambientato a New York e intitolato "Il castigo dell'anima", tratta un argomento delicato che, dopo quanto gli accadrà quella notte, pare quasi premonitore. Riassumo una piccola parte: "La figlia di Jason, Mariah, mentre di notte si trova al limitare di Central Park viene uccisa, massacrata di botte da un ragazzo benestante a cui dice 'di no' e che a processo 'se la caverà' venendo giudicato non colpevole. Per Jason perdere la figlia è perdere la vita, e visto che la giustizia non ha seguito il suo corso decide di andare lui stesso a Central Park di notte, mentre i ciliegi asiatici sono in fiore e profumano intensamente, per sistemare la questione a modo suo. Trova il ragazzo e impugnando una pistola, e malmenandolo, lo strappa dalla compagnia dei suoi amici, gli fa confessare il delitto e lo porta dove un mazzo di crisantemi ricorda l'aggressione subita dalla figlia...". Questa è solo una piccolissima anticipazione del romanzo scritto da Enrico, ma è inquietante il fatto che anche lui sia stato massacrato di botte e che almeno uno dei suoi aggressori sia un ragazzo benestante.
A differenza di Mariah Enrico non è morto, è vero, ma ha subito danni importanti e speriamo, e preghiamo, che non resti menomato per la vita.
Ciò che è inquietante in questa storia, è scoprire che ognuno di noi può rischiare di "morire" a cento metri da casa propria senza saperne il motivo. Enrico infatti non stava facendo nulla di male. Era uscito e camminava accanto al suo cane Black che lo aveva chiamato nel cuore della notte per un bisognino. Chi ha un cane lo sa che può capitare. Anch'io ubbidivo quando la mia Loussie mi chiamava. Anch'io ho passeggiato di notte nel mio quartiere, mezzo vestito e solo con un pacco di sigarette e un cellulare in tasca. Ora posso dire di essere stato fortunato, perché quei gruppetti di ragazzi che a volte incontravo, a cui passavo di fianco tranquillamente e che al massimo mi chiedevano una sigaretta, non erano in attesa di una vittima da sacrificare in nome della rabbia giovanile, della noia violenta o di chissà cosa. Enrico non ha avuto la mia fortuna. Lui alle due e trenta di quella notte d'inizio ottobre si è imbattuto in quattro balordi infami a cui nessuno aveva mai insegnato il significato della parola "coscienza". E se ormai non destano meraviglia gli sbandati che in ogni città d'Italia si uniscono perché l'ignoranza è la base della deficienza che, come per i cretini, ha la madre sempre incinta e le tasche piene di droga e alcool, fa specie vedersi confermare che anche tanti "ragazzi bene", figli di genitori affermati che non devono neppure faticare per crearsi un futuro, alla fin fine siano balordi come quelli che lo diventano a causa della mancanza di una diversa possibilità di vita (e qui si dovrebbe aprire un dibattito e puntare l'indice su uno stato che non aiuta i giovani a maturare e in tante zone è quasi assente). Per cui, pur valendone la pena ma volendoci troppo spazio, lascio da parte chi viene additato come feccia della società (ragazzi chiamati così dagli stessi che dovrebbero aiutarli, anche con giuste leggi, e invece li abbandonano), e parlo dell'ennesimo sfigato mentale che per meriti propri ha deciso di emulare le squadre del fascio di quel tal Benito... suo idolo.
Lui si chiama Pier Paolo ed è un bel ragazzo con una bella famiglia. Cercando su internet si possono trovare tante sue foto: mentre è in vacanza, mentre è accanto a sua madre, a suo padre e ad una sua bellissima sorella, mentre è in barca, in piscina e in tanti altri luoghi stupendi. Lui ha potuto fare i corsi e diventare sub, cosa che non tutti possono fare, ed anche studiare in scuole di prestigio. Insomma, è un ragazzo che aveva la possibilità di vivere come tanti ragazzi italiani non possono neppure sognare. A lui la vita aveva concesso tante possibilità. Ce ne sono di genitori sfortunati che piangono perché non possono dar nulla ai propri figli, perché non possono neppure sperare di dar loro una mano in futuro. Pier Paolo, che ha frequentato Licei di prima categoria, alla sua fortuna ci ha sputato sopra. Ma di chi è la colpa se, come scriveva lui stesso su internet, non andava d'accordo coi genitori, chattava dal banco di scuola durante le lezioni e si infuocava facilmente? Non è possibile che nessuno abbia capito, neppure i suoi insegnanti, che aveva un grosso problema da sistemare con se stesso, che qualcosa in lui non andava e forse bastava poco per farla andare. Oppure è possibile non accorgersi di nulla, dato che oramai nessuno fa più caso a cosa dicono, ascoltano e fanno i nostri ragazzi? La vita moderna è una corsa continua a perdifiato che soffoca e impedisce di vedere oltre il proprio naso. Troppi impegni. Inoltre, quasi tutti i genitori credono di aver allevato delle bestioline fatte a modo e si trovano spiazzati, non sapendo cosa fare, quando le bestioline tirano fuori i denti e si ribellano alla loro mano. E quando al figlio non dicono: "dovresti vergognarti dopo quello che ho fatto per te...", tacciono sperando che tutto migliori.
Ma, mi direte, anche la scuola dovrebbe vigilare sui ragazzi a lei affidati... dove sono gli insegnanti quando servono? Ve lo dico io. Quasi tutti a farsi i fatti loro e a pregare di non essere licenziati. In fondo sono troppi gli studenti che ogni professore deve seguire. In fondo anche tanti professori possono avere figli che creano problemi e rischiano di diventare deficienti, una moglie che perennemente ha mal di testa, un ideale politico da seguire ad occhi chiusi o una vita vuota e vissuta sempre alla stessa maniera, in una continua e monotona catena di montaggio che crea quelle patologie mentali che tanto vanno di moda al giorno d'oggi. Ed allora chi annaffia la coscienza dei nostri figli? La coscienza è una cosa seria, una cosa che puoi avere tutti i soldi che vuoi ma che non puoi acquistare al supermercato. Quanti ragazzi hanno imparato a maturare la propria coscienza? Quanti invece in adolescenza la sentono forte e stabile e non appena arrivati alla maggiore età non si rendono neppure conto di averla perduta? I bambini crescono emulando la madre e il padre, se sono presenti e si fanno stimare, ma non tutti sono presenti e non tutti si accorgono che da adolescenti i figli cambiano continuamente abitudini e stato mentale. I falsi amici, la società, i social network sono sempre pronti a colpire la mente debole che all'apparenza appare d'acciaio ma che alla fin fine si mostra di stagno. Così la famiglia perde il dialogo e ogni autorità, la scuola è solo una rottura e spesso ai ragazzi sembra che solo gli amici possano aiutare a superare gli ostacoli quotidiani. Certo, i veri amici aiutano. I veri amici sono una delle più belle cose che esista al mondo, e non si possono incolpare sempre e solo le cattive amicizie quando ai giovani bene capitano situazioni che vanno al di là del limite imposto da una coscienza sana. I buoni amici non creano il branco, i buoni amici creano e adorano il gruppo sano e il "tutti per uno". I buoni amici notano i segnali di disagio, se visibili, e intervengono con una coscienza comune che elimina il problema.
Ma può un amico, in un mondo che ai giovani insegna l'odio, quando le parole abituali del gruppo sforano la linea fra bene e male in maniera marcata e regolare, capire se chi ha accanto scherza o dice sul serio? Come a dire che se per anni si sono imparate stronzate e si son dette cazzate teoriche su come spaccare la testa a uno sconosciuto, parole mai scadute in violenza, non è possibile per il gruppo credere che qualche amico possa mettere in pratica le stronzate e le cazzate dette ogni giorno e alla fine percepite magari in tono scherzoso. E' come sentir urlare sempre al lupo al lupo e smettere di credere che il lupo ci sia. Eppure a volte il lupo si materializza in maniera veloce. Non siamo più nell'epoca della Lambretta e dei fotoromanzi, siamo nell'era di internet e tutto viaggia alla velocità della luce, come l'offesa gratuita che ormai è un pane quotidiano che si scambia con molta facilità. I politici si offendono pubblicamente senza freni e gli schermi televisivi sono pieni di zuffe e insulti. E se questa nel tempo è diventata la norma vien facile capire perché tanti giovani frequentino siti in cui le offese e le minacce siano due degli strumenti più utilizzati. Pier Paolo, ad esempio, si era registrato e aveva un proprio profilo su "ASK For Me", un sito che permette ai ragazzi dai 13 anni in su di porre domande a qualsiasi utente registrato. Di solito chi si iscrive lo fa per ricevere quelle gratificazioni che non trova nell'ambiente sociale. Di solito a porgli domande sono gli amici. Però c'è anche chi si iscrive e invece che gratificazioni riceve solo grosse offese. Chi è mentalmente debole e insicuro le subirà soffrendo, chi ha una mente forte le restituirà imparando meglio il significato della parola odio.
Ask FM non c'entra con l'aggressione cui ha partecipato Pier Paolo, serve dirlo, e non è stato quel sito a fare da collante fra lui e gli altri tre aggressori. Però è un sito in grado di generare e insegnare violenza. E' lo stesso sito denunciato per omicidio colposo da Dave Smith, padre di Hannah Smith che nel 2013 si suicidò dopo aver ricevuto insulti e minacce (link). E come lei si suicidarono tanti altri adolescenti in tutto il mondo e anche in Italia. Aurora Cerullo si è suicidata a Venaria Reale dopo aver ricevuto, per tre mesi filati, insulti sul suo profilo ASK For Me. Nadia, suicidatasi a Padova, era una ragazza complessata che aveva risposto 1148 volte alle domande e alle offese ricevute su ASK. Anche a chi le aveva scritto: "Sei una tr... spero che uno di questi giorni ti taglierai la vena importantissima che c'è sul braccio e morirai!". Però il fatto più eclatante, quello ripreso maggiormente dai media italiani e che dimostra come tanti giovani imparino ad aggregarsi per sfogare il loro istinto violento, è accaduto a Bologna. Grazie ad ASK For Me due gruppi di ragazzi, battezzatisi Bolobene e Bolofeccia, decisero di organizzare una mega-rissa ai Giardini Margherita. Erano più di duecento a fronteggiarsi, anche se solo poche decine si picchiarono (gli altri incitavano alla violenza i compagni).
Ma ASK For Me, anche se tante volte ha generato violenza, col caso in questione c'entra davvero poco. Quindi le domande sul motivo per cui siano accadute quelle aggressioni restano e forse non avranno mai una vera risposta. I quattro ragazzi verranno condannati senza farci capire e noi potremmo continuare a dar la colpa all'inquinamento mentale dei social network, ai media che non anticipano il fenomeno ma lo esaltano a posteriori, all'aria sporca di smog, alla droga, all'alcool e a tutti quei materiali non inerti che annientano la coscienza dei nostri giovani (e non solo a loro). Potremmo continuare a chiedere allo stato di intervenire per migliorare le cose, ma già sappiamo che le eventuali leggi serviranno a ben poco, che tutto potrebbe rivelarsi inutile e che un domani altri si nasconderanno nel buio in attesa di una vittima da sacrificare. E saremo ancora qui a chiederci per quale motivo dei ragazzi, anche chi viene definito "per bene", decidono di annientarsi il futuro credendo di aver trovato la notte giusta per cercare di uccidere uno sconosciuto e farla franca. Saremo ancora qui a chiederci qual è il problema che assilla milioni di giovani e giovanissimi in questa nuova era in cui c'è chi, per stupidità cronica o per ragioni assurde difficili da comprendere, aggredisce persone a caso senza neppure una minima giustificazione (anche se mai c'è un motivo logico che giustifichi le aggressioni).
Per finire, in questo spazio potremmo anche noi offendere e, comportandoci come la grancassa mediatica, attaccare in maniera drastica chi ha aggredito senza ragione (così da istigare ad usare la violenza verbale su chi l'ha usata in maniera assurda contro Enrico Aurili). Ma sarebbe un comportarsi allo stesso modo, anche se la nostra coscienza si acquieterebbe grazie all'alibi che porta a credere di poter offendere il criminale dato che siamo dalla parte della ragione. Sarebbe un comportamento che non ci farebbe capire perché Enrico Aurili è in un letto d'ospedale ad attendere che gli ematomi si asciughino, che cessi il pizzicore alle mani, che il mal di testa svanisca rinforzando la speranza di un ritorno alla normalità. La violenza genera violenza, la stupidità genera stupidità, la mancanza di coscienza sociale non genera niente e annienta la coscienza personale. Enrico non ha fatto nulla ed è all'ospedale... i suoi aggressori sono in carcere e speriamo che lì rimangano, che non ci sia giudice che li lasci andare anzitempo perché l'aggressione non è solo colpa loro. In fondo non è impossibile che un Gip scriva con magnanimità su un atto giudiziario che a contagiare tanti giovani d'oggi, fino a farli diventare criminali, è solo la tecnologia che montata nel tempo nella mente degli adolescenti convince la coscienza che non si fa nulla di male quando a bastonate si uccide un essere umano... anche se il crimine avviene fuori dallo schermo di un videogioco.
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bellissimo articolo Massimo, complimenti. Il caso Aurili è emblematico del degrado in atto nella nostra società e nei giovani, con episodi di violenza grautita (o bullismo)ahimè sempre più frequenti. Ma qui siamo a livelli assurdi di violenza ingiustificata, violenza che giustamente fai notare, può riguardare chiunque abbia la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Spero che questi criminali (non ci sono altri aggettivi) vengano condannati per tentato omicidio e non per una semplice scazzottata, anche se dubito che ciò avvenga visto che due di loro non sono nemmeno in cella. Ho ascoltato l'intervista al padre (noto avvocato della capitale) di uno dei fermati, e l'unica sua preoccupazione era quella di far sapere che il ragazzo (suo figlio) era lontano perchè in questo momento ha bisogno di tranquillità (non è quindi in carcere) e che bisogna rispettare il dolore della sua famiglia! Del ragazzo finito in coma per colpa di suo figlio nemmeno un cenno. Ritengo che sia giusto che queste facce siano viste e i nomi si sappiano vista che la stampa che ha trattato il caso, si è bene guardata di fornire le generalità dei colpevoli mentre non ha usato nessuna privacy ne per la povera vittima ne addirittura per i medici che lo hanno avuto in cura (assurdo). eccovi pertanto le facce di tre di questo branco di teppisti che meritano di essere visti e banditi dalla società.
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/pierpaolobenny.antonucci
non solo bullismo. anche "liti tra grandi". se poi qualcuno vede non interviene, poi però son tutti pronti a farsi intervistarsi, dalle tv-spazzatura, la "ggente" poi fa il pubblico-foca battendo le mani
RispondiEliminaluca
Ciao Massimo, come sempre hai fatto centro.
RispondiEliminaChi e cosa genera questi mostri insensibili?
Questi adolescenti anaffettivi?
Hai espresso il tuo punto di vista, che condivido totalmente, e che mi ha portato a delle riflessioni.
Un genitore presente, non si allarmerebbe se leggesse sulla pagina facebook di un figlio di 15 anni quello che nel 2010 scriveva Piepaolo?
Chi vive nel ricordo non muore mai.. ed è x questo che lui è sempre vivo x tutti noi!!!!! benito mussolini........dux mea lux .........tanti nemici tanto onore...
L'avrà mai data un occhiata a quella pagina il padre? Si sarà mai chiesto di cosa parlasse con i suoi coetanei suo figlio? Come passasse il suo tempo?
Avrà dedidato il suo tempo a quel figlio che pur di mettersi in mostra è stato disposto a tutto? Perchè è quello che cercava: dire al mondo che c'era anche lui.
Lo si evince dalla telefonata che fa alla ragazza.
Ed è in questo intimo, malato bisogno, che credo ci sia la risposta alle mie domande.
Un abbraccio
Sira
Brava SIRA!
RispondiEliminaAnche nella tua prosa, non manca un tantino di poesia,quando rinverdisci memorie di CHI...non si dimentica.
Un abbraccio, Pino
Non ho parole, ho capito bene, tale Sira sta facendo apologia di fascismo? Allora metta nome e cognome, così può essere perseguibile, se è convinta delle stronzate che dice, affronterà a testa alta una bella denuncia. Le ricordo, peraltro, la violenza delle squadracce del suo benito (il minuscolo è voluto), quel benito che ha trascinato l'Italia in una guerra rovinosa... ma si vada a studiare la storia, e soprattutto, si vergogni, fascista!
RispondiEliminaVorrei sapere se M.Prati sottoscrive questa vergognosa apologia di fascismo, così almeno mi metto l'animo in pace e lascio il blog.
Simona, leggi bene il messaggio di Sira prima di fare accuse gratuite. Comunque sia, dispiace che il dibattito su questo vergognoso caso di violenza e di teppismo gratuito si sia spostato su aspetti storico/politici che, a mio avviso, nulla hanno a che vedere, con la mentalità malata e malvagia dei protagonisti di questa assurda vicenda! Come giustamente ha fatto notare Massimo, quando ci sono genitori che letteralmente si rifiutano di educare e seguire i figli,quando si trascurano segnali importanti, queste possono essere le tragiche conseguenze. Il fatto che il padre, nonostante quanto accaduto, si preoccupi ancora della tranquillità del figlio chiarisce il quadro e fa capire il perchè certi ragazzi iperviziati si possano trasformare in mostri!
RispondiEliminaCiao SimonaX.
RispondiEliminaCome ha scritto Filippo non hai capito che Sira non ha fatto apologia di fascismo. Il passo da lei citato, quello forte che inneggia al duce (e nell'articolo ho scritto che il ragazzo pare cercare di emulare le squadre del fascio del suo amico Benito) è stato scritto da Pierpaolo e si trova sulla sua bacheca facebook...
E' per questo che Sira si chiede se il padre è mai entrato nel profilo facebook del figlio, se ha dedicato tempo al figlio negli anni in cui si deve, per amore e per farli crescere, dedicare tempo ai figli..
Massimo
Cara Simona X
RispondiEliminahai equivocato malamente il post di SIRA la quale voleva esattamente esprimere la tua stessa indigniazione
Comunque ben venga la tua determinata condanna del fascismo a scanso di eventuali sconsiderati rigurgiti
no comment per non incominciare una diatriba fra fascismo e comunismo ,
RispondiEliminainfatti fascismo comunismo sono i rovesci di una stessa medaglia .
ognuno a modo suo ha fatto danni infattiuna di queste queste ideologie la" bestia nera " è morta da molto ..
la bestia rossa resiste ,scalpita .eppure basta vedere nel mondo cosa produce .ma si lamenta spesso della bestia nera . che non c'è piu'.
MAGICA
RispondiEliminaOTTIMA CONSIDERAZIONE.
Ad ogni modo, la storia non andrebbe mai confusa con la politica.
Grazie alla nostra Costituzione, godiamo di libertà di pensiero (compreso quello politico) e di libera scelta del proprio credo religioso.
Torniamo a considerare, piuttosto, quanto ci ha proposto Massimo, sulla violenza che ci coinvolge ogni giorno di più.
Pino
grazie pino .
RispondiEliminain effetti stiamo assistendo ad una violenza ogni giorno piu' invasiva,indecifrabile.
una mia amica è stata a roma con l'intento di godere della bellezza . è stata vittima di uno straniero che gli voleva vendere le solite cianfrusaglie al suo
NO GRAZIE .. GLI è ARRIVATO UN PUGNO alla nuca .. per sfortuna proprio dove aveva un problema .
non è stso possibile prendere quel mascalzone che si è intrufolato nella folla .ma prima il compagno dell'amica lo aveva fermato, ma ha dovuto lasciarlo andare perchè quel tipo tiro' fuori un coltello ., percio' meno male che ha lasciato perdere . poteva succedere qualcosa di brutto
gli stranieri allo sbaraglio ci sono dapertutto ma dove pensano di farla franca si comportano peggio .
Ciao Pino, amico mio carissimo, domani controlla la posta elettronica, ti mando una mail.
RispondiEliminaUn abbraccio
Sira
siamo alla follia, un degrado sempre più diffuso che sposa "mode" assurde.
RispondiEliminahttp://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_ottobre_31/pugni-strada-sconosciuti-gioco-violento-arriva-milano-77bf3610-60c3-11e4-938d-44e9b2056a93.shtml
@ SIRA
RispondiEliminaHo riscontrato, ciao,Pino