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venerdì 1 agosto 2014

Il mass-media pubblicizzano un marketing politico che mentre avanza calpesta il sistema democratico e rilascia nell'aria un odore di s-fascismo...

Articolo di Gilberto Migliorini



Il fascismo iniziò quasi in sordina con quella marcia su Roma (una sceneggiata ) con qualche migliaio di figuranti che avrebbero potuto essere dispersi con un blando intervento dell’esercito (il re se ne fece complice). Un copione un po’ velleitario e un po’ orchestrato con scenografie e simbologie tra il comico e il farsesco, come se si trattasse soltanto di una commedia all’italiana e non già di quello che poi sarebbe diventato un tragico destino. Le cose sono poi, infatti, andate come sappiamo, con un paese prima ingabbiato in un regime e poi messo a ferro e fuoco. Diverse analogie fanno sì che ci si chieda se in questi giorni non si stia ripercorrendo la nostra storia. Se, per quanto lo scenario ci appaia diverso, il nostro Paese non si stia avviando verso lo stesso esito infausto.

Osservando la nuova commedia romana che va in scena ogni giorno e ogni notte fra i banchi e gli scranni della capitale, ci si chiede se non si stia assistendo alla fine del sistema democratico... o, al limite, alla sua conservazione in un formalismo di facciata. Se negli angoli bui dei palazzacci del potere non si stia preparando un parlamento con un Senato di rappresentanza e una Camera decisa dalle segreterie di partito. Un sistema, insomma, dove i cittadini divengono solo apportatori di belle croci su schede elettorali, magari arzigogolate, imbellettate e incise con forza. Croci in un Santuario democratico che ricorda un cimitero di graziose rappresentanze, dove i voti delle minoranze, con uno sbarramento da "salto con l’asta", vengono ridotti a coriandoli di carnevale. Ci si chiede, e sarebbe opportuno che tutti se lo chiedessero, come si sia giunti fin qui. Come sia possibile, partendo da una Repubblica nata dall'antifascismo, arrivare a un partito che sembra aver dimenticato i suoi natali. 

Però una premessa è d’obbligo. Il termine fascismo, in un certo senso troppo peculiare di un’epoca, di fatto può tornare utile proprio a coloro che irridono qualunque richiamo a un sistema politico specifico nella sua realtà storica, in un contesto socio-economico irripetibile e tanto più nell'attuale sistema di alleanze e nel quadro storico del ventunesimo secolo. E' vero. La storia non si ripete mai sempre uguale. Il richiamo al fascismo è puramente metaforico, serve soltanto come allusione a una categoria storica e antropologica, quella di un regime. La realtà è davvero più complessa e inquietante di quei sistemi totalitari nati tra le due guerre, che sono lontani quasi un secolo (ormai senza quasi più testimoni diretti). La nuova realtà rimanda a qualcosa di livello planetario, forse persino più drammatico delle due guerre mondiali se è vero che oggi miliardi di persone vivono tra guerre e carestie. In bilico, in una condizione esistenziale di degrado e insicurezza (riguardo al futuro), con interi popoli sottomessi alla logica del profitto e del potere

E non è che le società avanzate se la passino tanto meglio, se è vero che cresce sempre più la povertà e con questa il consumo di psicofarmaci e la disperazione di tanti che non riescono più a sbarcare il lunario. La situazione è, nel contesto degli attuali problemi globali, perfino più catastrofica di quanto non fosse nella prima metà del XX secolo. Le nubi che si addensano a livello internazionale, in un processo che mostra mille incognite nei rapporti di forza e interessi economici contrapposti tra aree socio-politiche, riguardano anche e soprattutto lo scenario di un sempre più imminente effetto catastrofe, relativo alla rottura degli equilibri degli ecosistemi, degli sconvolgimenti climatici, dell’inquinamento globale, dell’impoverimento dei mari e dell’alterazione dei processi biologici. Insomma, potrebbe davvero trattarsi di un'apocalisse prossima ventura. Appare peraltro sempre più evidente che non solo la tecnologia non può risolvere i problemi, ma che, anzi, costituisce proprio l’acceleratore che potrebbe portare il pianeta al collasso.

In questo scenario che di sicuro qualcuno taccerà di profetismo, di sventure (ma qualche scienziato non immanicato con gli interessi del potere lo va dicendo da tempo), il caso italiano spicca per una sorta di figurazione simbolica. Se la parola fascismo è desueta è perché la matrice è più antica. Oggi si parla di regime autoritario: qualcuno in passato ha parlato di dittatura. Ma la realtà è che della storia conosciamo solo quello che ci raccontano i libri e gli storici. Chi mai è vissuto ai tempi di Luigi XVI e della rivoluzione francese? Chi ha partecipato alla prima crociata nel lontano XI secolo? Chi ha vissuto ai tempi della Roma imperiale? Del passato possediamo solo quello che proiettiamo all'indietro, con le nostre categorie mentali di uomini del XXI secolo. Uno storico, Namier, con un aforisma graffiante disse “Noi immaginiamo il passato e ricordiamo il futuro” - con un ribaltamento provocatorio e allusivo di quanto deformante possa essere la nostra memoria del passato, di quanto il nostro futuro sia intriso del presente sotto forma di proiezione delle nostre idiosincrasie e categorie mentali. Ma chissà… forse quello che noi chiamiamo "passato" neppure esiste.

Oggi va di moda la democrazia, ma meglio sarebbe dire che va di moda ‘la parola’ democrazia. Ci viene insegnato che essa è il bene più prezioso. Peccato che nessuno ne dia la stessa definizione e che un termine tanto importante si riduca a diventare solo un flatus vocis, un contenitore vuoto che ognuno riempie con una sua definizione, che ciascuno interpreta a suo piacimento, spesso in violazione del suo spirito autentico che esprime soprattutto il senso del bene comune. Alla fine, democrazia e democratico finiscono semplicemente per significare quello status di governo e potere che ciascuno auspica con un certa latitudine interpretativa, talvolta così ampia da sospettare che nel suo significato ci si possa mettere qualsiasi cosa, anche se ognuno di noi crede di sapere esattamente cosa indica e, soprattutto, attraverso quali organismi e regole istituzionali si realizza. La nostra Costituzione, promulgata per cercare di realizzare il benessere collettivo, secondo alcuni è diventata obsoleta. È vero, lo è diventata nel corso degli anni, mano a mano l’affarismo e la corruzione hanno sostituito il senso della collettività, dei valori e del bene comune. Mano a mano che il paese è affondato negli egoismi dei profittatori e nel malgoverno dei sepolcri imbiancati. 

Il governo attuale, è un bell'esempio di quel nuovo che avanza sotto forma di restyling della nostra costituzione mediante un colpo al cerchio e l'altro alla botte: una sorta di ingegneria del fumo negli occhi, della propaganda e dei consigli per gli acquisti di un elettorato sempre più in balia di mass media controllati dai poteri forti. Ognuno può considerarlo a piacere come una dimostrazione di spirito ‘riformista’ (altra parola dai contorni davvero indeterminati e dal carattere di una suggestione vuota e insignificante) o come emblema di un autoritarismo galoppante (eufemismo per qualcosa di più specifico connesso con quello che un tempo si chiamava in modi perfino più draconiani, come tirannide o dittatura).

Dove sta andando l’Italia? Ognuno ha una lecita e pronta risposta al quesito. Di sicuro non andremo a star meglio, se il buon giorno si vede dal mattino, visto il governo che sta continuando sulla strada della svendita del Paese (così come hanno fatto i suoi predecessori, ma con una attitudine allo slogan persino più incisiva e spregiudicata). La cura del nuovo esecutivo ha partorito fin qui stagnazione e disoccupazione, tutti lo sanno e lo dicono dimostrando però di non preoccuparsene realmente, ma il bello probabilmente deve ancora venire. Di sicuro l’elettore è come il classico consumatore che crede alle promesse di una pubblicità magari ingannevole, ma con tutti i crismi del marketing che sa vendere un partito. Consumatore di che cosa? Di quelle illusioni che agiscono nella sua mente quando va ad acquistare i beni di consumo o qualche patacca che neppure gli serve. Un consumatore di suggestioni, quindi, che non riesce a vedere, né a capire, che quando il supermercato a cui ha portato croci e soldi chiude, e capita spesso, si ritrova a spingere un carrello sempre più vuoto.

Però c’è sempre il gadget di ultima generazione, gli 80 denari donati all'elettore tipo che ha le giuste caratteristiche per votare l’immancabile imbonitore che mentre sorride e rivolta la frittata ce la canta e ce la suona. Per il momento il supermercato non chiude... ma più di tanto la rete non regge e in un regime illiberale sarà più difficile protestare e lavorare per un cambio di governo. Però, in fondo, questa sarebbe una nemesi storica per un popolo davvero inconsapevole della sua Storia. Chi non la conosce veramente è destinato a ripeterla, sia pure in modo leggermente diverso, e gli basterà poco per non sentirsi responsabile dello sfascio di un sistema che oggi chiamiamo eufemisticamente democratico e che domani potrebbe chiamarsi in ben altra maniera...


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2 commenti:

  1. Non credo che la Camera sia decisa dalle segreterie di partito, se i partiti stessi fanno le primarie. E non vedo nessun rischio di autoritarismo, se tutte le garanzie, i procedimenti e i principi tipici della democrazia si applicano ad una sola Camera. Per il resto, il bicameralismo perfetto è un mammuth che esiste solo in Italia, e un iter legislativo più spedito dovrebbe essere auspicato da tutti, per non giungere all'obbrobrio dei decreti legge, salvaguardare un minimo di efficienza e garantire la possibilità a chi viene eletto di perseguire il proprio indirizzo politico, sempre nella salvaguardia dei diritti delle minoranze (che però tali sono). Saluti Stefano

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  2. anche le minoranze devono poter avere voce in capitolo.
    abbiamo la tv .. abbiamo sentito il premier dire che lui ha vinto e lui fa quello che vuole .
    molti politici e personaggi dei media hanno avuto un sentore di dittatura .
    caro stefano non negare che il premier a volte fa la ruota come un volatile che mangiano gli americani per il ringraziamento , chi è a sinistra non percepisce certe sfumature.
    me ne intendo poco di politica ma ho avuto questi sospetti. ciaoo .

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