Articolo di Massimo Prati e Gilberto Migliorini
Giovanni Bossetti Massimo Bossetti |
Da troppo tempo un uomo è in carcere, in isolamento, accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio. E' in carcere, sottoposto a custodia cautelare (non all'arresto), perché il suo Dna, per i biologi che hanno lavorato per la procura, figura essere fissato su due punti degli indumenti della ragazzina ritrovata cadavere. L'enorme fiducia nella biologia e in chi la pratica (anche nelle macchine di laboratorio e nelle teorie statistiche), il 16 giugno scorso ha portato un procuratore ad inviare decine di carabinieri e poliziotti in un cantiere edile per effettuare una cattura in pompa magna. Una cattura seguita anche dagli alti dirigenti della classe politica nostrana. Dirigenti che per farsi belli di fronte all'opinione pubblica, hanno addirittura giocato d'anticipo organizzando un'improvvisata conferenza stampa andata "in onda" ancor prima dell'arrivo in caserma di colui che ancora oggi è indicato come il possessore del Dna battezzato "ignoto uno". Colui che dopo accurate analisi di laboratorio, i biologi hanno appurato non essere figlio di suo padre, ma di un certo Guerinoni Giuseppe: un autista di pullman morto 15 anni fa, nel 1999. L'autista, ora lo sappiamo, per chi ha contribuito alle indagini era un porco fedifrago che tradiva sua moglie (sarà contenta la famiglia e saranno contenti i figli). Lui, ci dice da tempo la procura, nel gennaio del 1970 ha avuto degli incontri sessuali con una ventitreenne che conosceva: cioè, con la madre del carcerato.
Poco importa che la sua famiglia e gli amici dicano che Giuseppe Guerinoni non era un "donnaiolo", ciò che importa è che per i biologi, per un'intera procura e per i media, all'età di 32 anni, quindi quando era già sposato con figli, si sia "incantonato" da qualche parte con la moglie di un altro, con una ragazza di 23 anni che conosceva da quando era una bambina, con la figlia dei suoi vicini che aveva visto crescere, con la donna che da sei mesi non abitava più accanto a casa sua, ma in un altro paese a quasi undici chilometri di distanza. Una storia alla beautiful che vive e ramifica pur in mancanza di logica, una telenovela che non tiene conto di nulla. Ad esempio: se ne frega del meteo. Qualcuno, prima di arrestare ignoto uno, si è chiesto come abbiano fatto l'uomo e la donna ad incontrarsi, di nascosto dalle rispettive famiglie, visto i disagi creati da quel freddo inverno di 44 anni fa? Nella bergamasca il gennaio del 1970 (per la procura e per i media è questo il mese dell'incontro sessuale fra Giuseppe Guerinoni e Ester Arzuffi, visto che la donna ha concepito due gemelli il 28 ottobre successivo) fu non solo molto piovoso, si parla di 100 mm d'acqua in pochi giorni, ma anche nevoso, dato che la neve cadette per cinque giorni creando notevoli disagi alle comunicazioni stradali dell'epoca.
Si parla di una zona situata oltre i 700 metri sul livello del mare, dopo i 600 finiscono le colline ed iniziano i monti, non di pianure. Si parla della via Prealpina Inferiore. Non di quella attuale, ma di quella del 1970. Si parla di automezzi che oggi non potrebbero circolare su strada, che neppure lontanamente somigliano a quelli odierni. E, tanto per fare un paragone e fornire un'informazione in più, attualmente una corriera che parte da Gorno, dove viveva Guerinoni, e va a Parre, dove era andata ad abitare nel '70 Ester Arzuffi, impiega quasi un'ora (anche a causa delle fermate). E siamo in piena estate, non in inverno. In poche parole, pare che il Dna chiamato "ignoto uno" abbia tappato gli occhi a tanta gente, in primis a chi dovrebbe indagare per scoprire la verità (non una verità), e impossibilitato ragionamenti logici e scorrevoli... oltre ad impedire di fare quelle minime verifiche che potrebbero confermare o smentire una teoria. C'è un "Dna sicuro" e il resto non conta niente! Questa è la linea seguita, quella che tiene in carcere un uomo e impedisce una buona visuale dell'insieme. E il fatto che i media seguano la linea della procura senza usare nulla del proprio intelletto, conferma il celebre esperimento dello psicologo Solomon Asch, che già negli anni '50 affrontò il problema
dell’influenza sociale sulla mente del singolo individuo. Da notare che ancora oggi l'esperimento, rifatto più volte, fornisce le stesse percentuali di allora.
In pratica, a soggetti sperimentali ignari si disse che avrebbero
partecipato a un esperimento sul giudizio percettivo: in particolare che dovevano stimare la lunghezza di alcuni segmenti, presentati su cartoncino, raffrontandoli a una linea campione. La prova era semplice e consisteva nell'indicare quale
dei tre segmenti avesse la stessa lunghezza della linea campione. Il compito non
presentava alcuna difficoltà, perché era evidente quale dei tre segmenti
fosse quello giusto. A tutti venne chiesto di rispondere ad alta voce e dire quale fosse il segmento uguale a quello disegnato sul modello. Dopo una serie di risposte giuste, i primi passaggi furono regolari proprio per creare un clima di fiducia, tutti iniziarono a fornire la stessa risposta, naturalmente sbagliata. Il soggetto sperimentale ignaro, sistemato al penultimo posto per non destare sospetti, a quel punto si trovava in una
condizione conflittuale, visto che la totalità dei presenti contraddiceva l’evidenza
percettiva dando, in certezza, una risposta che lui, fosse stato il primo a rispondere, non avrebbe dato. Ma non era il primo, lui parlava dopo aver ascoltato gli altri Lo scopo dell’esperimento era di misurare la capacità
di un individuo a resistere all'influenza del gruppo, fidandosi esclusivamente
delle proprie impressioni.
Esperimento di Asch
I risultati furono davvero significativi. Infatti, in media un
terzo delle risposte fornite dai soggetti sperimentali si adeguava ai giudizi
espressi dalla maggioranza. Insomma, si preferiva adeguarsi e dar credito ai tanti che avevano risposto in maniera sbagliata, piuttosto che fidarsi delle proprie impressioni. Più sorprendente ancora, il fatto che la stragrande
maggioranza dei soggetti sperimentali concordava con il gruppo almeno in una
delle prove ‘truccate’.
Non ci interessa la giustificazione che i
partecipanti all'esperimento fornirono quando furono informati delle modalità dello
stesso (svelando loro il senso del test al quale avevano partecipato).
Quello che interessa, al di là dell’ansia e del disagio manifestati di
fronte alla pressione del gruppo, al di là di un desiderio di approvazione e conformità
con lo stesso, è come tale processo possa trasportarsi all'attualità, quindi risultare ancora più amplificato se invece di persone semplici si ascolta parlare in certezza assoluta, prima che tocchi a uno chiunque di noi, addirittura un'autorità riconosciuta a livello nazionale. Nel caso specifico l'autorità di cui si parla è la scienza sulla genetica (quella proclamata enfaticamente
dal sistema mediatico). Un'autorità riconosciuta
come tale è in grado di esercitare una pressione che in qualche caso determina
risposte acritiche, che nei casi estremi crea vere e proprie forme di cecità che
coinvolgono la società nel suo complesso (anche a livello istituzionale) fino a
dare per certo e assodato anche fatti puramente ipotetici e solo in apparenza dimostrati.
L’influenza sociale normativa conduce, nei casi estremi, a una sorta di acquiescenza pubblica, a un conformismo che in qualche caso è
ideologico e in altri opportunistico: gli individui distorcono il
giudizio e accettano l’opinione del gruppo per non dover far fronte alla
disapprovazione sociale o comunque per una sorta di contagio cognitivo: "Se lo dicono tutti..."
Giovanni Bossetti Massimo Bossetti |
Occhi e sopracciglia Bossetti Giovanni e Bossetti Massimo |
Clicca sulle foto per ingrandirle |
Il principio di autorità non dovrebbe incidere sulle
nostre percezioni, anche quando si tratta della scienza, nome quanto mai decettivo
se si tratta soltanto di una prova di laboratorio con tutte le incertezze
dovute a materiale deteriorato e a condizioni lontane da quella situazione
controllata che permette l’isolamento delle variabili in modo certo (ad esempio, quando il dna trovato sulla scena del crimine o sul cadavere corrisponde a una persona che conosceva la vittima si è certi di poter accusare un potenziale assassino). Per questo si
auspica che finalmente chi di dovere provveda ad effettuare quel test di
paternità (in situazione controllata) che consenta di dimostrare che
davvero Massimo Bossetti, nonostante la fisiognomica dica il contrario, non è figlio naturale di Giovanni, così da farci tacere e chiedere scusa a tutti quelli che abbiamo tirato in causa. Perché questo raffronto non si fa, o non si vuol fare? Cosa accadrebbe se la
paternità legittima venisse invece dimostrata? Se la fisiognomica battesse la genetica e confermasse che le somiglianze derivano dal fatto che realmente Massimo è figlio di Giovanni? In quel caso ci troveremmo di fronte a una ennesima conferma dell’esperimento di Solomon Asch (sia pure in un
contesto molto più complesso e articolato che coinvolge tutto un sistema
mediatico e istituzionale).
Quello che continua a sorprendere, è come per orientare l’opinione pubblica, e le stesse istituzioni in una sorta di auto persuasione, di certezze autoindotte, quasi una autoipnosi, sia
sufficiente l’autorità di un qualcuno e la presenza di un qualcosa dichiarato come prova. La persona che ci piace va in video e ci dice che la riga identica a quella del modello è la numero due. Noi la vediamo e sappiamo che non è così, che la riga giusta è la numero uno, ma capita che un'altra persona che ci piace vada in schermo e dica, come la prima, che la riga giusta è la numero due, come capita che famosi biologi, supportando una procura, dicano che è due la risposta giusta da dare. Ed ecco che troppo spesso ci adeguiamo alla maggioranza. E' capitato tante altre volte in tanti altri casi di cronaca nera famosi. Non c'era nulla che portasse a pensare che chi si voleva colpevole fosse colpevole, eppure sono bastate le parole delle persone giuste per farci credere all'inverosimile.
Questo caso specifico potrebbe fare epoca e risultare una mitizzazione della prova scientifica, che per inciso sarebbe qualcosa di più complesso di un semplice dato di laboratorio, dato che di per sé e decontestualizzato è solo un elemento isolato che nella fattispecie potrebbe risultare decettivo. L’epistemologia contemporanea ha più volte sollecitato a diffidare dei metodi induttivi sostituendovi il criterio di falsificazione (logica e metodologica). La realtà là fuori - purtroppo - è sempre più complessa della situazione di laboratorio ed è suscettibile di contaminazioni e opacità. La hybris del ricercatore che si affida ciecamente delle sue risultanze, senza confrontarle e incrociarle con altri dati, può portare a risultati deludenti e del tutto imprevedibili.
Questo caso specifico potrebbe fare epoca e risultare una mitizzazione della prova scientifica, che per inciso sarebbe qualcosa di più complesso di un semplice dato di laboratorio, dato che di per sé e decontestualizzato è solo un elemento isolato che nella fattispecie potrebbe risultare decettivo. L’epistemologia contemporanea ha più volte sollecitato a diffidare dei metodi induttivi sostituendovi il criterio di falsificazione (logica e metodologica). La realtà là fuori - purtroppo - è sempre più complessa della situazione di laboratorio ed è suscettibile di contaminazioni e opacità. La hybris del ricercatore che si affida ciecamente delle sue risultanze, senza confrontarle e incrociarle con altri dati, può portare a risultati deludenti e del tutto imprevedibili.
La notizia della prova di
paternità (data il 18 Giugno) nonostante la smentita del giudice Maccora è entrata a far parte come dato permanente nella memoria dell’opinione
pubblica e come elemento incontrovertibile che neppure una rettifica riuscirebbe più a cancellare. La formula magica - ‘prova
scientifica’ - è poi diventata il leitmotiv
in grado di scardinare qualsiasi obiezione, perfino quelle basate sul puro buon senso.
L’opinione pubblica ha rivelato tutta la sua permeabilità ai processi di
influenza sociale anche nelle forme più elementari e ripetitive. Le opinioni si
sono formate sulla base di input suggestivi, sull'immagine di una scienza
mitizzata come procedimento privo di errori, dimenticando che proprio l’errore
è alla base dei progressi dei procedimenti scientifici in un continuo feedback
con l’esperienza. La grancassa mediatica con persuasori che utilizzano tecniche
del tutto banali, simili ai soliti consigli per gli acquisti, ha provveduto a
fare della prova scientifica una
sorta di feticcio lontano dalle procedure sperimentali. Tutto questo la
dice lunga anche sui processi di influenza politica.
Le tecniche di persuasione sono essenzialmente basate su una autorità del medium come interiorizzazione di percorsi narrativi basati su una retorica elementare, perfino infantile. Le opinioni si formano sulla base di input ripetitivi e sull’autorità dell’opinione prevalente, proprio come nell’esperimento di Asch. Tanti programmi divulgativi hanno fatto della scienza una sorta di scatola delle meraviglie, un feticcio di giochi di prestigio. La scienza vera è un’altra cosa: fonda i suoi progressi proprio sul rifiuto di sistemi metafisici, che in un modo o in un altro sono sempre verificabili, e, al contrario (come nella epistemologia popperiana), opta per un modello di ricerca che pone l’errore al centro della sua indagine. Dire che la scienza non sbaglia significa cancellare secoli di progresso scientifico, quella distinzione tra scienza normale e scienza straordinaria che ha punteggiato gli sviluppi del sapere sperimentale affinandosi proprio attraverso tentativi ed errori.
Le tecniche di persuasione sono essenzialmente basate su una autorità del medium come interiorizzazione di percorsi narrativi basati su una retorica elementare, perfino infantile. Le opinioni si formano sulla base di input ripetitivi e sull’autorità dell’opinione prevalente, proprio come nell’esperimento di Asch. Tanti programmi divulgativi hanno fatto della scienza una sorta di scatola delle meraviglie, un feticcio di giochi di prestigio. La scienza vera è un’altra cosa: fonda i suoi progressi proprio sul rifiuto di sistemi metafisici, che in un modo o in un altro sono sempre verificabili, e, al contrario (come nella epistemologia popperiana), opta per un modello di ricerca che pone l’errore al centro della sua indagine. Dire che la scienza non sbaglia significa cancellare secoli di progresso scientifico, quella distinzione tra scienza normale e scienza straordinaria che ha punteggiato gli sviluppi del sapere sperimentale affinandosi proprio attraverso tentativi ed errori.
Le foto inserite in questo articolo forse verranno da tutti rimosse mentalmente: i media ci dicono che la scienza afferma che Bossetti è figlio di Guerinoni, dunque le foto non esistono e se esistono qualunque somiglianza tra padre e figlio deve essere comunque negata e rimossa per poter
aderire al dogma mediatico. Anzi, si può star certi, perché molto probabile, che tanti lettori troveranno Massimo Bossetti più somigliante a Giuseppe Guerinoni che a Giovanni Bossetti. Pirandellianamente: Così è se
vi pare. Almeno finché tutto, non appena il clamore scemerà (se scemerà), verrà smentito: magari
attraverso un passaggio lento e per gradi quando inevitabilmente si dovrà fare la
prova regina, il test di paternità. Cosa accadrà in quel caso non ci è dato di saperlo con certezza. Però di una cosa siamo sicuri, il sistema mediatico sarà pronto a
un immediato cambio di rotta. Nel tal caso, i soliti opinionisti, quelli che oggi dicono
il contrario, forse cominceranno a dire che in fondo loro avevano sempre sospettato, e sempre lasciato intendere ai loro fans, che Massimo Bossetti fosse figlio di suo padre legittimo.
Cambiare opinione non costa
nulla per chi ne sceglie una solo per convenienza, solo per opportunismo o semplicemente
per autosuggestione. L’opinione pubblica vive con una memoria a brevissimo
termine... e in fondo fra poco ci sarà un nuovo caso sul quale dirigere l’attenzione. Diciamoci la verità: gli
innocenti, dovete convenirne, sono davvero una razza poco interessante per un’opinione pubblica
annoiata sempre alla ricerca del torbido e dello scabroso…
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spero al piu presto si capisca perche'non e' stato fatto il test a Giovanni Bossetti , pazzesco!
RispondiEliminaCarissimi Gilberto e Massimo, interessante il vostro articolo e condivido subito l’approccio diretto e umano nei confronti delle famiglie in oggetto con il vostro: “Qualcuno, prima di arrestare ignoto uno, si è chiesto come abbiano fatto l'uomo e la donna ad incontrarsi, di nascosto dalle rispettive famiglie, visto i disagi creati da quel freddo inverno di 44 anni fa? ”
RispondiEliminaE’ una domanda carica di significati che subito spiegate con una ricerca meteorologica nuova in questo caso, non avevo letto nulla in riferimento a quel periodo e da lì partono riflessioni socio- ambientali.
L’uomo, secondo me, deve tornare al centro dell’indagine investigativa, non si deve dare solo troppa fiducia al laboratorio utilizzato per criminalizzare prima ancora di avere effettuato altri controlli.
Solo l’uomo, attraverso tentativi ed errori, come giustamente dite, è in grado di verificare la validità dell’indagine scientifica, sembra però che in questo caso abbia fatto cilecca la prudenza, tale era il bisogno di dare ai media la notizia forse proprio per nutrirli e distogliere la mente del singolo individuo da pensare a quello che non va e a come potrà continuare a vivere, ci sarà altro di cui parlare per qualche mese.
Questa estate non-estate è stata riscaldata dal sole del pettegolezzo e del pregiudizio risciacquati nei laboratori asettici che nulla hanno a che vedere con i sentimenti, i ricordi delle persone e la capacità di pensare.
Certamente si sta mitizzando la prova scientifica e il Dna potrebbe risultare la cartina di tornasole nella ricerca della umana verità.
A voi un caro saluto
Vanna
Sì Vanna
RispondiEliminaHai saputo riportare tutto a quel senso della commedia umana che si nutre di cose vere, prima ancora di qualsiasi indagine scientifica. Forse quella che manca ormai è la sensibilità dell’investigatore, quella capacità di intuire la direzione da prendere sapendo sceverare l’essenziale dal fortuito, quello che è davvero importante dall’accidentale. Non è con una mole di dati da inserire in un computer che si ottengono quei risultati eclatanti di certi cold case televisivi. La cosiddetta prova scientifica senza il lievito dell’intuito investigativo e della umanità nel saper decifrare gli indizi è soltanto un insieme arido di dati senza direzione e senza ratio. Questo vale naturalmente per qualsiasi ricerca in ogni ambito nella quale la fantasia e la creatività abbiano ancora posto.
Molto, molto interessante.
RispondiEliminaIo, mi chiedo:
1) perchè non è stato fatto il confronto del DNA tra padre e figlio? Hanno paura di avere la prova clamorosa di avere toppato??
2) perchè la madre dopo tutto questo tempo non è mai andata a trovare il figlio in carcere? Il marito malato non può averle cmq impedito una visita ...
3)Perchè se gli inquirenti sono così sicuri di avere l'assassino in mano grazie al DNA, continuano a cercare riscontri come in questi giorni in cui hanno perquisito casa di MGB e sottratto documenti vari e perfino cose dei figli ...?
Cari Massimo e Gilberto
RispondiEliminaEsistono condizioni necessarie perche' una traccia possa costituire una prova scientifica inoppugnabile, soprattutto in un forensic context.
Innanzi tutto occorre che la traccia sia integra. A seguito di tre mesi di intemperie abbattutesi su di essa, a meno che tutte le condizioni necessarie alla preservazione del dna in presenza di acqua fossero ticked off, e' quasi certo che l'integrita' della traccia costituente la prova scientifica di questo caso era compromessa fin da prima dell'inizio del dna testing.
Domanda: Si puo' affermare con assoluta certezza che la traccia di Ignoto 1 sia stata depositata al momento dell'omicidio di Yara? No, sia perche' il dna non e'databile, sia perche' la traccia era abbondante dopo 3 mesi di intensa esposizione ad acqua piovana e neve (il che fa pensare ad un deposito recente), sia per le possibili rimanipolazioni post murder della scena del delitto da terzi coinvolti o assolutamente estranei all'azione omicidiaria, e sia perche' manca l'accertamento dell'origine biologica della traccia. Qualunque l'esito di quest'ultimo fosse, la sua assenza induce a pensare che possa trattarsi anche, fino a prova contraria, di un'origine tale da facilitare il secondary e anche il tertiary tranfer del dna di un perfetto estraneo.
Si e' scritto e/o detto che il dna di Ignoto 1 fosse misto a quello di Yara. Domanda: Questo presupporrebbe necessariamente che il deposito del dna di Ignoto 1 sia avvenuto con Yara in vita o comunque durante l'azione omicidiaria? Non necessariamente. Non solo non si conosce l'origine del dna di Ignoto 1, non si conosce neanche quella del dna di Yara. Pertanto potrebbe benissimo essere che il dna di Yara fosse presente su leggings e mutandine prima dell'azione omicidiaria (ad esempio touch dna trasferito ed impregnato su fibra mentre Yara ha preso i capi di abbigliamento da un casseto o in alternativa quando ha indossato leggings e mutandine) e che il dna di Ignoto 1, trasferito e/o depositato in seguito, si sia sovrapposto a quello di Yara. Cio' che potrebbe farlo risultare misto piu' che sovrapposto e' l'azione stessa dello swabbing in fase di campionatura, in cui e' impossibile evitare anche la benche' minima pressione della traccia, oppure, in alternativa, le fibre stesse e la pioggia/neve potrebbero aver giocato un ruolo di aggregazione di due dna assolutamente indipendenti tra loro.
...continua
continua...
RispondiEliminaDomanda: E' possibile escludere qualunque tipo di tampering della traccia, anche involontario? Assolutamente no. Una traccia "might be tampered with" in piu' di una fase d'indagine, ripeto anche del tutto involontariamente. A partire dai prelievi nella scena del crimine e la presenza di tante persone che, sebbene bardate ed imbracate da capo a piedi, ancora sono portatori sani di dna! Fino ad arrivare alla fase finale del testing, ed in un forensic lab in cui passa di tutto, le contaminazioni, ahime', avvengono. Un po' come puo' capitare che, per quanto sterile, ci si ammali anche gravemente di una nuova malattia proprio all'interno di un'ospedale.
Domanda: E' possibile che vi sia stata contaminazione del dna di Bossetti? Tutto e' possibile con un dna prelevato in modo non conforme alle regole. Per fugare ogni dubbio, il prelievo del dna di Bossetti dovra' essere ripetuto in condizioni scientificamente e legalmente accettabili ed appropriate, e subito confrontato con un nuovo batch di dna prelevato di fresco dalla traccia del presunto Ignoto 1, il tutto filmato ed in presenza di almeno un perito ed almeno un avvocato della difesa.
Infine, sarebbe opportuno procedere all'accertamento dell'origine della traccia oggi stesso. Questa gravissima lacuna portera' non solo all'annullamento della validita' della traccia stessa (che traccia e' se e' non si sa di cosa e' fatta e quindi non si puo' escludere che sia stata piantata li' apposta o per secondary o tertiary transfer in un qualunque momento successivo all'omicidio?). Portera' anche all'impossibilita' di una ricostruzione valida di come realmente si siano svolti i fatti.
E ora, al di fuori della scientificita' della cosiddetta prova, padre e figlio sono ovviamente uno la carbon copy dell'altro, la signora Ester si grida fedele e Bossetti si grida innocente. Io, che opero nel settore e che considero la forensic industry non solo il mio bread and butter ma anche la mia passione, credo che Bossetti non c'entri nulla con l'omicidio di Yara, che sia stato framed INVOLONTARIAMENTE e che ora nessuno sappia che pesci pigliare per districarsi dall'imbarazzo di una esternazione troppo avventata.
Ciao. Annika
Ciao Minnie
RispondiEliminaLa prima domanda va rivolta al procuratore, magari ti leggerà
e ti risponderà, mentre la seconda è di facile risposta e ti informo io iniziando col dirti che il carcere non è un albergo e chi è sottoposto a custodia cautelare non può vedere chi vuole quando vuole. In condizioni normali la legge dice che: il sottoposto a questo tipo di sanzione disciplinare non perde il diritto ai colloqui visivi e telefonici. Una prima disciplina riguarda l’autorità che li deve autorizzare, che cambia in funzione della posizione giuridica del soggetto. Così, per una persona indagata l’autorità competente è quella giudiziaria; in un primo momento essa stata individuata esclusivamente nel G.I.P., ora, invece, anche il P.M. può autorizzare i colloqui, giacché il G.I.P., una volta che c’è stata la convalida, normalmente gli ripassa gli atti, e diventa autorità giudiziaria che procede.
Quindi è il Pm che decide chi l'indagato può incontrare una volta a settimana, e Letizia Ruggeri ha dato l'ok alla visita dei genitori esattamente il 24 luglio, una settimana fa (ma poi dalla procura le carte devono arrivare alla direzione del carcere che una volta ricevuta la richiesta dei familiari deve stabilire una data).
Da oltre un mese si fa un gran parlare del motivo per cui la madre non vada dal figlio (se parliamo di pregiudizio, forse questo era un obiettivo da raggiungere - ed è stato raggiunto), senza dire in nessun articolo e in nessuna trasmissione televisiva (e sì che di specialisti, o pseudo tali, ne girano sui media) che il Pm non aveva concesso al Bossetti di vedere i familiari (il permesso valeva solo per la moglie).
Comunque, non so quando sia stata Marita Comi in carcere, ma se son passati sei giorni dalla sua ultima visita vedrai che in questi giorni andrà anche la signora Bossetti.
Per al tua terza domanda la risposta è ancora più facile: sono tornati a perquisire la casa e a sequestrare altri materiali (anche improbabili come le cose dei figli) perché quanto repertato in precedenza non aveva dato nessun riscontro positivo.
Massimo
Cara Annika
RispondiEliminaCredevo che io e Massimo fossimo stati espliciti, ma quando ho letto questo tuo ultimo commento ho capito cosa significhi parlare senza peli sulla lingua, con competenza, senza paludamenti. Oltre ad esprimerti la mia solidarietà per gli attacchi che hai ricevuto (ma anch'io un pochino ne sono stato oggetto) ti esprimo la mia ammirazione per la competenza che esprimi e la capacità di rendere comprensibili e intellegibili anche a chi ne è digiuno le problematiche relative ai reperti da avviare al laboratorio con tutte le implicazioni metodologiche e interpretative. La tua argomentazione rende palese come sia complesso e talora difficoltoso ricavare prove in situazioni della vita reale così lontane dalla situazione del laboratorio sperimentale dove prelievi ed analisi sono sempre sotto controllo (anche se talvolta anche lì l'errore può essere in agguato). GILBERTO
Gilberto caro
RispondiEliminaciò che hai scritto ad Annika lo condivido in pieno e mi permetto di farlo mio per esprimerle la mia solidarietà e stima.
Vanna
"framed involontariamente" è a mio parere un ossimoro. Saluti Stefano
RispondiEliminaCarissimo Gilberto trovo l'articolo molto interessante,e il fatto di aver scomodato Asch è di per se molto significativo,in fondo basta poco per convincersi che quello che dicono gli altri può essere giusto.Speriamo che la signora Ester non abbocchi a tutto il tam tam mediatico,Lei dice che i figli sono il frutto di quell'unione coniugale con suo marito Giovanni,bene,in fondo perché non dobbiamo credergli,la sua parola contro quella di una semplice analisi di paternità,in cui potrà dimostrare in modo inequivocabile che gli altri si erano sbagliati nel giudicarla.Se dovesse risultare che ha mentito allora sono cavoli suoi,e credo che di spiegazioni ne dovrà dare parecchie.La somiglianza tra padre e figlio è notevole,poi tutto è possibile nella vita,e mai dare per certo quello che per ora è solo una semplice somiglianza tra padre e figlio.Buona serata caro Gilberto.
RispondiEliminaè sparito il mio post . se qualcuno lo trova . si potrebbe postare?
RispondiEliminaGrazie Massimo, per la risposta e i chiarimenti "tecnici" :)
RispondiEliminaSono sempre più confusa sul presunto colpevole ...
per essere correttissimi avreste dovuto fare un confronto fotografico uguale anche con Guerinoni....... ;)
RispondiEliminagià fatto come mai ti è sfuggito?
RispondiEliminaL
Nell'articolo del 30 giugno, su volando la foto è già stata esaminata, confrontata e scartata.
RispondiEliminaSotto il link
albatros-volandocontrovento.blogspot.it/2014/06/yara-gambirasio-dopo-aver-saputo-dai.html
Scartata perché? La forma del mento, della mascella, le orecchie sono più somiglianti a Guerinoni. Saluti Stefano
RispondiElimina1° Guerinoni era un camionista, questo fa supporre avesse la patente e che quindi avesse un mezzo di locomozione, direi che è un posto più che plausibile per una fuga amorosa... soprattutto d'inverno
RispondiElimina2° Bossetti ha gli stessi occhi della madre ma attaccatura dei capelli, bocca, mascella ed orecchie sono di Guerinoni senza alcun dubbio ( ha totalmente lo stesso profilo sottomascellare) ed al signor Giovanni Bossetti non somiglia nemmeno un pelo
3° E poi, che il profilo genetico sulle mutandine rosa di Yara sia di Bossetti,lo hanno confermato anche i due genetisti della difesa (Capra e Gino) in dibattimento...lo ha confermato anche il laboratorio privato di indagini genetiche a cui si è rivolta tutta la famiglia Bossetti dopo l'arresto di Massimo Bossetti(laboratorio che ha rivelato che anche il secondogenito non è figlio "biologico" di Giovanni Bossetti...ne' di Guerinoni..)
d'altra parte non sarebbe nè la prima nè l'ultima moglie infedele... povero Giovanni...
Se prima avevo qualche dubbio sulla sua colpevolezza, leggendovi ne ho avuto la certezza.