Vignetta di Vanni Garattini |
Articolo di Gilberto Migliorini
Illustri genetisti ci hanno detto che il test del Dna non sbaglia. In realtà non tutti la pensano così se è vero che il professor Vincenzo Pascali, direttore dell’istituto di medicina legale dell’università Cattolica, e uno dei fondatori della genetica forense italiana, ha specificato quanto segue: «L’analisi di una traccia, anche la più apparentemente banale, mediante Pcr, può riservare sgradevoli sorprese. L’esiguità del materiale di partenza, il suo stato di parziale degradazione, l’azione inquinante del Dna estraneo al contesto probatorio tendono a generare autentici labirinti analitici in cui l’analista, pur esperto, rischia di perdere la propria capacità critica nei confronti di un risultato». Osservazione piuttosto calzante col caso Bossetti e con quell’ottimismo investigativo di quella ‘prova’ scientifica che talvolta prende lucciole per lanterne. E’ pur vero che la stessa Cassazione sostiene la valenza probatoria dell’esame genetico, ma specificando che il prelievo avvenga in condizioni ottimali per procedere poi alle analisi di laboratorio. Forse in quelle condizioni ottimali, non ben e altrimenti specificate, c’è tutta la differenza tra un colpo ben assestato e una clamorosa cantonata.
Illustri genetisti ci hanno detto che il test del Dna non sbaglia. In realtà non tutti la pensano così se è vero che il professor Vincenzo Pascali, direttore dell’istituto di medicina legale dell’università Cattolica, e uno dei fondatori della genetica forense italiana, ha specificato quanto segue: «L’analisi di una traccia, anche la più apparentemente banale, mediante Pcr, può riservare sgradevoli sorprese. L’esiguità del materiale di partenza, il suo stato di parziale degradazione, l’azione inquinante del Dna estraneo al contesto probatorio tendono a generare autentici labirinti analitici in cui l’analista, pur esperto, rischia di perdere la propria capacità critica nei confronti di un risultato». Osservazione piuttosto calzante col caso Bossetti e con quell’ottimismo investigativo di quella ‘prova’ scientifica che talvolta prende lucciole per lanterne. E’ pur vero che la stessa Cassazione sostiene la valenza probatoria dell’esame genetico, ma specificando che il prelievo avvenga in condizioni ottimali per procedere poi alle analisi di laboratorio. Forse in quelle condizioni ottimali, non ben e altrimenti specificate, c’è tutta la differenza tra un colpo ben assestato e una clamorosa cantonata.
Bossetti Giovanni (padre) Bossetti Massimo (figlio) |
È stato detto che “potremmo essere di fronte a un altro caso Franzoni in cui l’individuo accusato di un crimine si autoconvince di non essere stato lui”. (E occorre dire che il paragone non è fuori luogo per alcuni che reputano la donna estranea al delitto e che tale frase comporta un giudizio implicito di colpevolezza riguardo al signor Bossetti che male si accorda con quella imparziale neutralità che dovrebbe ispirare l’uomo di scienza nei confronti di qualcuno che non è stato ancora giudicato (e che in base al test di paternità in condizioni ottimali potrebbe anche risultare davvero figlio del padre legale e nel caso scagionato).
Siamo stati informati che fino
ad alcuni anni fa “bastavano 9 marcatori
per identificare un sospetto, oggi si è saliti a 11-13. E che nel caso del
presunto assassino di Yara i marcatori sono ben 21”. È stato detto che “Qualora il Dna fosse degradato non darebbe
segnale” che il “Il test del Dna è
attendibilissimo” e che “Per quanto
riguarda eventuali contaminazioni, è un fatto che può accadere, ma non con i
marcatori genetici che sono stati utilizzati per ricostruire il profilo.
Questi, infatti, se si escludono i gemelli monozigoti, sono unici per ciascun individuo”
e che ormai si riesce ”ad analizzare il
Dna dei Neanderthal e quindi in questo caso è sicuramente più semplice”. Ci
è stato detto che “la cosiddetta reazione
a catena della polimerasi (Pcr), consente di amplificare esponenzialmente il
Dna, duplicandolo numerose volte”. Che il rischio di un falso positivo è
stato scongiurato in quanto “le analisi
sui campioni trovati sul corpo di Yara sono state ripetute separatamente da
quattro diversi laboratori. E hanno dato tutte un identico esito positivo”.
Ci è stato detto in conclusione che il grado di
precisione è al 99,99999987 %.
Questo significa che l’analista deve essere in grado di distinguere il DNA di
Bossetti anche tra milioni di campioni casuali IN CIECO.
Potremmo
invece scoprire che Massimo Bossetti è proprio figlio di Giovanni Bossetti
(padre legale e padre genetico). La verifica di laboratorio (una analisi di
paternità con Giovanni Bossetti), in
condizioni ottimali come si esprime la Cassazione, in questo caso sarebbe davvero
inequivocabile. Ci si chiede a questo punto come tanta sicumera relativa a un
delitto possa risultare compatibile con un criterio di precauzione che dovrebbe
sempre ispirare il tecnico scientifico e in particolare quando:
a) In base alle risultanze dei suoi esami è in gioco la libertà e la reputazione di un cittadino incensurato, buon lavoratore e padre di famiglia.
b) Le analisi hanno riguardato materiali forse degradati (non una situazione in cui ogni variabile fosse sotto controllo (vedi la dichiarazione del professor Vincenzo Pascali che mette in guardia da conclusioni in cui “l’analista, pur esperto, rischia di perdere la propria capacità critica nei confronti di un risultato” quando si tratta di analisi mediante Pcr).
c) Ci si avventura in disquisizioni Neanderthaliane che sembrano poco congrue con il caso in parola, più atte a spettacolarizzare e a influenzare un pubblico avvezzo alla fiction.
d) Riguardo alla reazione a catena della polimerasi osserva lo stesso Pascali “L’analisi di una traccia, anche la più apparentemente banale, mediante Pcr, può riservare sgradevoli sorprese”
b) Le analisi hanno riguardato materiali forse degradati (non una situazione in cui ogni variabile fosse sotto controllo (vedi la dichiarazione del professor Vincenzo Pascali che mette in guardia da conclusioni in cui “l’analista, pur esperto, rischia di perdere la propria capacità critica nei confronti di un risultato” quando si tratta di analisi mediante Pcr).
c) Ci si avventura in disquisizioni Neanderthaliane che sembrano poco congrue con il caso in parola, più atte a spettacolarizzare e a influenzare un pubblico avvezzo alla fiction.
d) Riguardo alla reazione a catena della polimerasi osserva lo stesso Pascali “L’analisi di una traccia, anche la più apparentemente banale, mediante Pcr, può riservare sgradevoli sorprese”
Se fossimo di fronte a uno spiacevole errore dovuto a qualche imprevisto, qualche malaugurata contaminazione, un errore di manipolazione o di interpretazione? Nel caso sfortunato si tratterebbe di faciloneria e pressapochismo di fronte peraltro a un uomo che rischia di perdere tutto quello che ha di più caro (affetti, libertà e reputazione) e di precipitarlo nell’angoscia esistenziale per una colpa evocata da una cosiddetta ‘prova scientifica’ che poi non è altro che un insieme di dati da interpretare alla luce di altri dati?
Ci si chiede come sia
possibile che sulla base di dati di laboratorio su materiale sporco e forse contaminato, la cui origine
non è stata probabilmente dimostrata (che sia davvero sangue non ci è dato
sapere, o di qualche altra sostanza biologica), si possa privare un uomo della
sua libertà in mancanza di qualsivoglia altro riscontro se non un insieme caotico
di indizi immaginari costruiti attorno alla “prova del Dna”, attorno cioè a
tracce infinitesime (nanogrammi o picogrammi) di qualche sostanza biologica di
origine non determinata come se si trattasse di una pistola fumante e non
semplicemente di reperti prelevati in
condizioni non certo ottimali.
Ci si chiede come sia possibile
dichiarare che Massimo Bossetti è un figlio illegittimo e indicare sua madre
come una adultera senza mettere in atto, prima di procedere all’arresto e di
divulgare risultanze ipotetiche, tutta una serie di verifiche, la più semplice
delle quali un confronto della fisiognomica tra padre e figlio legali (anche
mediante foto pregresse) e un semplice test di paternità con il padre legale
(per avere la certezza che non ci fosse errore).
Una presunta infallibilità
scientifica si tiene lontano perfino dalle opportune accortezze e precauzioni? Non
è d’uopo effettuare elementari accertamenti affinché le risultanze siano
verificate con quelle che la Cassazione ha indicato come condizioni ottimali. Si è perfino preferito la spettacolarizzazione
arrestando il malcapitato sul posto di lavoro in modo plateale e senza nemmeno
chiedersi se una prova di laboratorio
può bastare a togliere libertà e dignità a un uomo senza precedenti penali.
Ci si chiede come sia possibile
procedere all’arresto di un incensurato, ammanettarlo e esporlo a una sorta di
linciaggio mediatico, senza neppure controllare se esistono indizi comprovati e
prove provate di un qualche coinvolgimento del Bossetti e non soltanto una
serie di allusioni senza alcun fondamento (le prove immaginarie che mettono
capo soltanto al si dice e a indizi
farlocchi per non dire completamente inventati sulla base improbabile di celle
telefoniche riferite alla stessa area di abitazione, vita e lavoro del signor
Bossetti, al transito di un furgone su una arteria pubblica, ai legittimi
comportamenti dell’indagato in ordine al suo tempo libero… e tutta una serie
fantasiosa di altri indizi dall’aria irrealistica.
Siamo forse in uno stato di
polizia per il quale non esiste più responsabilità di fronte all’incarcerazione
di un cittadino senza giusta causa, bastando solo il sospetto non suffragato da
alcuna prova? Oppure tracce biologiche sporche
(nanogrammi) dall’origine incerta possano rappresentare una giustificazione per
un’operazione condotta come se si trattasse di una sceneggiatura di un film
poliziesco?
Massimo Bossetti è stato
considerato e trattato solo come un insetto, come il moscerino che una science fiction ha deciso di trasformare
nel velociraptor.
Una informazione ormai
incapace di operare distinzioni, di cercare obiettività e non la
spettacolarizzazione, si è fatta cassa di risonanza dei poteri forti che
considerano i cittadini inermi, come insetti da collocare su un vetrino, che ritengono
le persone come cose, materiale biologico da notomizzare e meri accessori
propagandistici.
Ci piace ricordare l’aforisma
di un grande fisico che con ben altro atteggiamento si poneva di fronte alla
scienza. Scriveva Richard P. Feynman: “Questa
libertà di dubitare è fondamentale nella scienza e, credo, in altri campi. C’è
voluta una lotta di secoli per conquistarci il diritto al dubbio,
all’incertezza: vorrei che non ce ne dimenticassimo e non lasciassimo pian
piano cadere la cosa. Come scienziato, conosco il grande pregio di una
soddisfacente filosofia dell’ignoranza, e so che una tale filosofia rende
possibile il progresso, frutto della libertà di pensiero” (Feynman, Il senso delle cose titolo orig. The Meaning of it All) dove c’è tutta
l’umiltà e la saggezza del grande scienziato. Un grande epistemologo ha
sottolineato il rapporto asimmetrico tra verificazione e falsificazione:
miliardi di conferme non rendono certa una teoria, ponendo come Feynman l’errore
al centro dell’indagine. Scrive Popper: “
Da un sistema scientifico non esigerò che sia capace di essere scelto, in senso
positivo, una volta per tutte; ma esigerò che la sua forma logica sia tale che
possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo:
un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza” Solo i
sistemi metafisici sono sempre verificabili.
Si tratta di quel principio di
precauzione e di buon senso per il quale è ovvia la distinzione tra il
laboratorio con le situazioni controllate (variabili dipendenti e indipendenti,
riproducibilità e ripetitività…) e quel mondo reale dove l’indeterminismo e il
caso la fa da padrone e dove non basta un dato sporco per ricavare una filiera investigativa che traduca in
carcere chicchessia senza altri elementi a supporto. La prova scientifica non
riguarda il laboratorio ma soltanto quel sistema ipotetico-deduttivo che
consente attraverso l’osservazione empirica e l’inferenza logica di immaginare
scenari che poi dovranno più opportunamente essere messi al vaglio di ulteriori
verifiche, o meglio, a severi tentativi di falsificazione. L’impressione è
invece proprio quel fraintendimento paventato dal professor Vincenzo Pascali
che mette l’accento sui limiti che ogni indagine scientifica deve aver presente
se non vuole lasciarsi prendere la mano da tracotanti certezze in mancanza di
un contesto di conoscenze adeguato.
Il pubblico attuale è ben
lontano da quel Sagredo che nel Dialogo
sopra i due massimi sistemi del mondo Galileo indica come attento e
scrupoloso, che sente le ragioni di Simplicio
(il filosofo aristotelico che difende la tradizione) e Salviati (il copernicano paziente, ma tenace e anticonformista).
Ormai l’audience è facile preda di qualsiasi propaganda, il mondo virtuale del
format televisivo. L’audience si lascia infinocchiare dalla fede in una scienza
spettacolare che confonde il dato di laboratorio col mondo reale con le sue
contaminazioni e le sue opacità.
Per non parlare poi di quello
spettacolo indecoroso di coloro che fuori dalle questure si fanno promotori di
un linciaggio mediatico urlando all’indirizzo del malcapitato epiteti irripetibili
e mostrando di poter giudicare sommariamente. Spettacolo da paese incivile tollerato
e intollerabile che richiederebbe una contestazione di addebiti a tutti quei
forcaioli che si sentono in diritto di esprimere giudizi definitivi in
sostituzione della magistratura deputata a esercitare la giustizia a nome del
popolo.
Ormai siamo tutti in pericolo,
noi uomini e donne senza santi in paradiso, persone normali che credono ancora
nella giustizia e che una scienza mediatica sta calpestando e che un diritto
storto sta annichilendo. Un uomo è stato incarcerato e privato della sua
libertà, ma anche additato ai suoi figli e a sua moglie come il mostro da
sbattere in prima pagina e a suo padre come un figlio illegittimo, a sua madre,
trattata come adultera, come un assassino. Se una prova, quella sì con i crismi
di scientificità, dimostrasse che Massimo Bossetti è davvero figlio genetico di
Giovanni Bossetti ci troveremmo di fronte non solo a una solenne cantonata ma a
qualcosa di orribile mediaticamente e giuridicamente…
Il sistema mediatico ha
dimostrato ormai di essere fuori controllo, invece di fare informazione indulge
a uno spettacolarizzazione ottusa e volgare giusto per fare ascolto presso un
pubblico annoiato, disimpegnato e avido solo di sensazionalismo condito magari
del solito capro espiatorio, usando il discorso allusivo, il doppio senso, un
florilegio di figure retoriche per dire e non dire, per dare all’audience il
companatico quotidiano fatto di insinuazioni, sottointesi, moine e
ammiccamenti. Un pubblico ignaro che in qualsiasi momento da carnefice può
diventare esso stesso vittima designata…
Una
volta c’erano i santi inquisitori depositari di un legame e di una
legittimazione divina, adesso la nuova figura di riferimento è la moderna e
infallibile ‘prova scientifica’, depositaria
di un sapere certo e indiscutibile, senza controlli incrociati e senza
verifiche che invece sono proprio alla base del metodo sperimentale che
richiede umiltà e l’esercizio costante del dubbio…
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Non capisco, questo articolo ci sta dicendo che il controllo incrociato è stato fatto dai Bossetti o dalla difesa, e che mostra che G. Bossetti è il padre naturale? Saluti Stefano
RispondiEliminaEcco, sì, non ho capito se questo confronto col dna del padre 'legale' di M.Bossetti è stato fatto, e cosa è risultato, ma soprattutto, se non è stato fatto, ma perché non si fa, com'è possibile che nessuno (M.Bossetti stesso, sua madre, il padre, la moglie, gli avvocati)lo chieda?
RispondiEliminaSe può consolarti - parlo per me - non l'ho capito nemmeno io
RispondiEliminaLogica vorrebbe che il confronto tra padre Bossetti/figlio gemello avrebbe dovuto essere fatto PRIMA di comunicare alla stampa che il muratore fosse figlio illegittimo del Bossetti e figlio naturale del Guerinoni
l'hanno fatto ? Non l'hanno fatto ? l'hanno richiesto ? Gli è stato rifiutato ? L'hanno fatto privatamente ?
NON SI SA . Punto.
GILBERTO
RispondiEliminaScusami, Gilberto, ma il prof. Pascali, non è quello che fu coinvolto nel caso Elisa Claps, per non aver rintracciato alcun residuo biologico sugli indumenti della povera Elisa, rinvenuti, invece abbondanti da altro perito forense, e che portarono all'assassino Danilo Restivo?
Se non mi sbaglio, non mi pare tu abbia segnalato una...indiscussa referenza.
Cordialità, Pino
E' vero Pascali ha tutt'ora in corso un processo per falso in perizia. Prossima udienza a settembre.
RispondiEliminaIl caso Pascali dimostra come tra gli addetti ai lavori esistono differenze interpretative, a conferma che sulla prova scientifica relativa al Dna non è tutto così assodato come vogliono farci credere. In ogni caso mi piacerebbe conoscere il parere di Annika sulla frase che riporto che si riferisce non già a un caso in particolare ma a una metodica in generale.
RispondiEliminaGILBERTO
RispondiEliminaPer quello che ho letto a tal proposito, non si tratterebbe affatto, come scrivi. Cito): "Il caso Pascali dimostra come tra gli addetti ai lavori esistono differenze interpretative," ma di evidente dolo, secondo le accuse mossegli. Altro che interpretazioni.
Scusami, ma tanto è stato diffuso dai vari mass-media.
Pino
Pino
RispondiEliminaTi ripeto la citazione non riguarda un caso specifico ma semplicemente una metodica. Nella citazione non c'è alcun riferimento al caso Restivo. Si tratta di un riferimento generale a un ipotetico materiale che si presenti in modo non ottimale. Al contrario se la ritieni dolosa per il professore te ne assumi la responsabilità.
Aggiungo
RispondiEliminaSe mi vuoi citare Pino, fallo per intero, senza decontestualizzare, dove dico "sulla frase che riporto che si riferisce non già a un caso in particolare ma a una metodica in generale" 19:47. O forse il professor Pascale non può fare alcuna asserzione corretta per il fatto che come ti esprimi "ha in corso un falso in perizia"? Trovo l'asserzione di buon senso. Dire che materiale degradato può creare labirinti interpretativi non mi sembra qualcosa di doloso, al contrario mi sembra un richiamo pertinente a considerare lo stato non ottimale di un reperto. Spero che la tua insistenza non sia solo un modo per polemizzare, credo di essermi ampiamente spiegato.
Gilberto
RispondiEliminaRispondo alla tua richiesta di un parere. Non so nulla del caso Restivo, non sono neanche italiana, vivo altrove da tutta una vita e quindi non ho preconcetti di partenza in materia.
Esistono a mio parere due risposte alla tua domanda.
In un CONTESTO PURAMENTE SCIENTIFICO, preferisco non entrare in argomento perche' la risposta e' NI e aprirebbe polemiche futili e sterili che NULLA hanno a che vedere col caso Gambirasio.
In un FORENSIC CONTEXT, invece, sono pienamente d'accordo con quanto affermato da Pascali nella frase decontestualizzata, generale, che ognuno la chiami come preferisce, del tuo articolo. Qualunque sample ottenuto da o in contatto con una vittima e' gia' di per se' un'immensa fonte di contaminazione per qualunque altro sample portato in un lab, e al contempo soggetto a contaminazione da altri samples presenti sulla scena del ritrovamento. L'amplificazione esponenziale di un dna template con contaminazioni e gap iniziali, dico, potra' mai risultare ottimale per comparazioni con altri dna? Certo che no!
Ecco perche' insisto: perche' non si e' accertata l'origine del dna in questione prima di procedere con l'analisi del dna in se' in un contesto di FORENSICA PURA?! Ci sono delle metodologie per un motivo!!! O forse la traccia non era cosi' abbondante come dicono (o cosi' fresca di giornata come dice la logica) ma era in realta' troppo scarsa e deteriorata anche, cosa inaudita... per il RSID?!
Ciao. Annika
GILBERTO
RispondiEliminaNon mi piace polemizzare su fatti riportati da vari mezzi di comunicazione, veritieri o meno (non sono l'autore della frase: "ha in corso un falso in perizia". L'ha scritta l'anonimo)) e di cui, infine, non nutro interessi particolari.
Ritengo chiuso l'equivoco.
Pino
Grazie Annika
RispondiEliminaNemmeno io so niente del caso Restivo (Non me ne sono mai interessato) ho considerato la frase del professor Pascale come asserto generale condivisibile proprio in quanto pone l'accento su un criterio di precauzione. La tua risposta sui criteri di comparazione mi sembra confermi le mie perplessità. In fondo rivendicare il dubbio significa proprio riportare il discorso nell'alveo del metodo sperimentale con le sue limitazioni contingenti e i suoi errori che sono alla base della ricerca scientifica e dei suoi sviluppi.
Mi sembra che il punto focale di questo artico sia la pericolosità dell' informazione.Nel 1972 uscì un bellissimo fim con Gian Maria Volonté " Sbatti il mostro in prima pagina" che trattava proprio di come i legami tra polizia e informazione possano influenzare il pubblico ...allora si trattava di carta stampata ora con i programmi televisivi tutto é amplificato. Quindi al di là di questo caso mi trovo assolutamente d'accordo con Gilberto.
RispondiEliminaLa frase del professor Pascale é senza dubbio condivisibile. Questa epoca ci ha portato a credere nella assoluta verità scientifica, ma esistono le interpretazioni, le metodiche... Gli umani
Vorrei aggiungere che non ho trovato il commento di Pino polemico o fuori luogo , leggo sempre volentieri quello che scrive e concordo spesso con il suo pensiero
Patrizia
GIlLBERTO
RispondiElimina(permettimi un "irriguardoso" OT di fine serata ! )
Si dice e si scrive dappertutto che la campionatura a largo raggio su migliaia di profili genetici per arrivare a sovrapporre il DNA di Ignoto Uno, estratto dal cadavere di Yara, con quello dell’assassino sia stato “un unicum che rimarrà nella storia della criminologia.”
Ora questa trionfale espressione avrebbe – secondo me - una doppia lettura nel senso che : " rimarrà nella storia della criminologia"... in positivo o in negativo ?
In POSITIVO : nessun’altra polizia scientifica al mondo si è mai imbarcata in un’impresa così complessa, costosa e puntigliosa per acciuffare un assassino.
In NEGATIVO : nessun’altra polizia scientifica al mondo si è mai imbarcata in un’impresa così complessa, costosa e puntigliosa perché certa al 99,99999987% che il risultato ottenuto con tali procedure sarebbe stato soggetto ad un’infinità di errori, contestazioni, sviste e pericolose approssimazioni
Caro Enrico, riguardo al tuo OT.
RispondiEliminaC’è di mezzo anche un francobollo (o una marca da bollo). E’ probabile che qualcuno da qui in avanti consideri la saliva, anche solo per sputare, un vero azzardo. Per il resto credo anch’io che l’indagine sarà una pietra miliare nella storia criminologica. Se in positivo o in negativo non so dire, non ancora... Di sicuro però sarà argomento di lectio magistralis.
Gilberto
RispondiEliminac'e' di piu' e anche io voglio contibuire irriguardosamente come Enrico! In questo caso Gambirasio, in ben 3 anni e mezzo sono stati spesi un mucchio di soldi, hanno mobilitatio 4 lab, accusato due persone (finora), una signora anziana e' stata accusata di tradimento con un morto che manco puo' difendersi di fronte alla prole, e ancora, diciamocelo, nessuno ha neanche una minima idea di come si siano potuti svolgere i fatti. Non si sa neanche l'origine della traccia per cui un uomo e' in carcere! Ma di tutto cio' la cosa che mi fa piu' ridere e' che qualcuno abbia definito una traccia biologica come "altamente cellularizzata"!
Ora, definire una traccia di dna come altamente cellularizzata equivale a descrivere una pasta come altamente pastosa, un camaleonte come altamente camaleontico, una A come altamente a forma di A o un enigma come altamente enigmatico! Il che, tradotto in "forensichese", corrisponderebbe ad una saliva altamente salivosa, un sangue altamente sanguinolento, una lacrima altamente lacrimosa o uno sperma altamente "spermoso".
Se non altro e' rassicurante sapere che il dna che hanno esaminato contenesse proprio dna! Il nesso pero' tra dna altamente fatto di dna e l'ovvia origine ematica del dna al dna, giuro, proprio mi sfugge. A meno che...
- Pronto? Ciao, sono io. Allora, com'era la tua pasta?
- Ciao! Ah, la mia pasta era davvero buona, proprio piena di pasta. Anzi, ad essere precisi, la definirei "altamente pastosa"! E la tua?
- Mah, insomma, sai la mia pasta non aveva poi tanta pasta. No, non era affatto "altamente pastosa" come la tua. Presumibilmente quindi tu hai mangiato spaghetti!
- Scusa sai; ma cosa ti farebbe pensare che abbia mangiato degli spaghetti?
- Semplicissimo! Gli spaghetti si che sono altamente pastosi! Mica come le penne, i fusilli, le farfalle o i rigatoni.
- Ma che dia... comunque dimentichi i tortiglioni...
- Eh no! I tortiglioni li ho mangiati io e non erano pastosi proprio per niente, quindi tu oggi hai mangiato spaghetti, punto e basta!
Annika e la forensica maccheronica
@ Annika. Magari sarà stato un DNA altamente...dannoso per chi sta attualmente in galera per colpa di un dna cellularizzato è abbondante,un dna per tutti mica per pochi intimi,meglio abbondare,non si sa mai chi viene a.... rilevarlo.Buona notte.
RispondiEliminaCara Annika
RispondiEliminaTragicomico, sì. Come alludi ironicamente, qualcuno si sta arrampicando sugli specchi perché scopre che c’è il niente che avanza. Ci si affida alle suggestioni linguistiche in mancanza di fatti. Ma c’è un fatto che prima o poi dovrà essere comprovato in modo inequivocabile: la paternità di Massimo Bossetti. Allora varranno poco le circollocuzioni e le perifrasi, i giochi di parole e le allitterazioni. Il test di paternità (che per forza di cose prima o poi si dovrà fare) metterà tutti di fronte a una verità che potrebbe risultare poco congeniale per chi sfodera certezze…
RispondiEliminaSig. Michel COMBALUZIER, voglio anche ringraziarti su questo forum per tutto quello che hai fatto per me e la mia famiglia. Grazie a te abbiamo ritrovato il sorriso. Mio marito ed io non smetteremo mai di ringraziarvi per questo prestito di 60.000€ che ci avete concesso. Spero che anche gli altri candidati che mi leggeranno solleciteranno te. Ecco il suo indirizzo E-mail: pierrecombaluzier18@gmail.com