L'arresto dell'avv. Salvatore Maria Lepre sollecita alcune riflessioni che prescindono in modo assoluto dal merito alla vicenda processuale che riguarda il collega e sulla quale l'Unione delle Camere Penali, come è sempre accaduto in passato in casi analoghi, non vuole e non può in alcun modo intervenire. Innanzitutto, come già sottolineato dalla Camera Penale di Napoli nel suo documento del 18/12/2012, occorre ribadire, per il collega Lepre così come per qualunque altro cittadino, che la custodia cautelare in carcere, nell'ambito delle possibili misure previste dal codice, rappresenta una eventualità confinata ad ipotesi assolutamente residuali ed eccezionali. Ciò a maggior ragione quando i reati che si vogliono prevenire siano commessi nell'esercizio di una determinata attività o qualifica rispetto alla quale sono previste dall'ordinamento specifiche misure assai meno afflittive e, per certi versi, anche più efficaci... leggi tutto l'articolo nel sito dell'Unione Camere Penali.
Grazie, caro Massimo, per la pubblicazione di questo articolo, che dimostra come sia in corso una vera e propria "guerra silenziosa", ma dura, tra Magistratura e Avvocatura, nel merito dei diritti della difesa, sempre più violati, cosa pericolosissima, malgrado le più recenti leggi proclamino la parità tra le parti processuali. Occorre risalire alle più bieche tirannidi per ritrovare certi sistemi. Questi abusi rivelano che non sempre si tratta di buona fede o di reati effettivi (il caso degli avvocati dei Misseri è più che evidente e soprattutto esemplare di tali procedure).
RispondiEliminaManlio Tummolo