Inizia a prendere forma con questo articolo di Manlio Tummolo, grazie a lui per aver risposto al mio appello ed averlo inviato, la nuova parte sperimentale del blog, quella che da voce ai lettori. Ricordo che chiunque volesse cimentarsi nello scrivere un articolo può farlo e può inviarmelo alla mail prati.massimo@gmail.com. Buona lettura.
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Quale potrebbe essere la tecnica più semplice, o“l’uovo di Colombo”, per individuare l’autore di un omicidio, se non interrogare il morto stesso? Volendo applicare il criterio della semplicità, che qualcuno scambia col “rasoio di Ockham”, che, viceversa, era tutt’altro, la cosa più semplice sarebbe quella di fare domande al morto stesso: “Chi ti ha ucciso?” e il morto, con la tipica voce a lenti giri e cavernosa, risponderebbe subito “E’ stato Bertoldo”, e poi spiegherebbe tutte le modalità dell’omicidio stesso. Ma il problema più difficile sarebbe, appunto, quella di riuscire a stabilire un contatto col morto e farlo parlare, perché poi i morti, stranamente, avrebbero bisogno, secondo queste ipotesi e procedure, di parlare con strumenti eccezionali e con eccezionali misure. Leggi tutto l'articolo...
La pagina in cui vengono inseriti gli articoli dei lettori non prevede commento o voto, chiunque avesse qualcosa da dire lo può fare nello spazio commenti di questo trafiletto. Ricordo che i commenti anonimi verranno cancellati.
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Più che giusto cancellare gli anonimi. Ripeto la mia domanda: pur trovando molto interessante questo articolo, anzi bellissimo, ne colgo un certo riferimento (voluto? non voluto?) ai fatti di cronaca odierni, riguardo ai sogni che si trasformano in testimonianze, ai sensitivi che "vedono" chi e come ha commesso l'omicidio, eppure non comprendo la posizione di Tummiolo al riguardo. Ma probabilmente è solo una mia mancanza, una svista.
RispondiEliminaIl mio era un: "e quindi?".
Cioè: qual'è il messaggio? certi fenomeni possono o non possono avere attendibilità secondo l'autore del post? debbono o non debbono influenzare chi giudica? Sono testimonianze da accettare con riserva, o piuttosto fenomeni aleatori da rifiutare in toto?
T.
Ad essere sinceri, avrei preferito non dover discutere sulle cose che scrivo, perché, in tal caso, è troppo facile cadere nel personalismo, sia da parte di chi domanda, sia da parte di me che rispondo. Solo brevemente: se qualcuno vuol capire le mie intenzioni, basta che rilegga con più attenzione premessa, conclusione e note. In breve, è una critica alla formazione culturale dei giuristi, magistrati ed avvocati in particolare.
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