Tempi durissimi quelli che da oggi in avanti attendono il caporalmaggiore Salvatore Parolisi. Melania ora riposa nel cimitero della sua terra, nel piccolo centro campano dov'era nata e vissuta, e questo serve affinché il dolore dei suoi familiari possa metabolizzarsi ed affievolirsi, non certo a far sbollire la rabbia verso chi l'ha uccisa. E' già perché il problema è sempre quello, sapere il nome di chi l'ha uccisa. Il marito? Uno sconosciuto? Un amico? Un militare? Una donna? Un branco? Questi sono i quesiti che tutti noi ci portiamo dentro ed a cui ogni giorno diamo risposta in base a quanto i commentatori televisivi ci propinano. Ma sono quesiti che scavano l'intimo anche di chi per giorni ha vissuto accanto al padre della piccola Vittoria difendendolo nonostante la campagna mediatica che lo ha reso, agli occhi della maggioranza degli italiani, colpevole a prescindere.
Queste sono le domande che si pone anche il padre di Melania, Gennaro Rea, ora che ha sepolto la figlia. Non potrebbe essere altrimenti perché è provato che il genero ha mentito e tradito la moglie. Nonostante tutto, però, le pone alla magistratura ascolana e tiene il suo rancore fermo in un angolo del cuore in attesa della verità. Perché solo la verità potrà alleviarlo o aumentarlo. Ed è umano che abbia dubbi, che dipingere atroci non basta, anche su Salvatore Parolisi, sull'uomo che da oltre dieci anni frequenta la sua casa, sull'uomo che ha sposato la sua unica bambina e, non si sa quante volte, l'ha fatta soffrire. La sua fiducia è stata scalfita dai tradimenti perché, forse nessuno ci pensa, quando si tradisce la propria moglie si tradisce anche la fiducia della sua famiglia. Ecco quindi affiorare la voglia di risposte alle tante contraddizioni, alle tante bugie che ha dovuto subire. Niente di anormale, niente di eclatante perché ognuno di noi, in ambito familiare, vorrebbe avere accanto persone di cui fidarsi, persone sincere che non nascondano nulla.
Queste sono le domande che si pone anche il padre di Melania, Gennaro Rea, ora che ha sepolto la figlia. Non potrebbe essere altrimenti perché è provato che il genero ha mentito e tradito la moglie. Nonostante tutto, però, le pone alla magistratura ascolana e tiene il suo rancore fermo in un angolo del cuore in attesa della verità. Perché solo la verità potrà alleviarlo o aumentarlo. Ed è umano che abbia dubbi, che dipingere atroci non basta, anche su Salvatore Parolisi, sull'uomo che da oltre dieci anni frequenta la sua casa, sull'uomo che ha sposato la sua unica bambina e, non si sa quante volte, l'ha fatta soffrire. La sua fiducia è stata scalfita dai tradimenti perché, forse nessuno ci pensa, quando si tradisce la propria moglie si tradisce anche la fiducia della sua famiglia. Ecco quindi affiorare la voglia di risposte alle tante contraddizioni, alle tante bugie che ha dovuto subire. Niente di anormale, niente di eclatante perché ognuno di noi, in ambito familiare, vorrebbe avere accanto persone di cui fidarsi, persone sincere che non nascondano nulla.
Niente di eclatante anche perché ogni nuova famiglia vive momenti di "alti e bassi" in cui alla gioia fa da contraltare il dolore. Ed in ogni famiglia ci sono discussioni o litigi, più o meno vibranti, che servono a chiarire le posizioni dei coniugi. Per questo non è possibile che in casa di Melania e Salvatore si vivesse solo un clima triste o solo un clima gioioso. E che Gennaro Rea debba avere un ulteriore chiarimento dal genero è normale, quasi banale, in ogni caso deve iniziare finire e restare fra le mura domestiche, non venire utilizzato dai media per creare titoli a sensazione. Ma i giornalisti vivono di sensazionalismo e, pertanto, alle otto di martedì mattina, il giorno successivo a quello del funerale, c'era già chi stava appostato all'interno del cimitero di Somma Vesuviana non per dire una preghiera sulla tomba di Melania ma per "beccare il parente più stretto" che sicuramente di lì a poco sarebbe arrivato. Un bel modo di fare non c'è che dire. Molto professionale ed eticamente nella norma che disciplina la privacy di chi soffre.
Ma le giornate successive al funerale non sono state caratterizzate solo dall'intervista mattutina. Ad Ascoli gli investigatori, continuando a seguire le uniche piste per loro plausibili, hanno ascoltato altri testimoni, fra questi una soldatessa del 235° Reggimento. La donna ha risposto alle stesse domande fatte nei giorni passati ai suoi colleghi ed ai suoi superiori in grado. Il tutto alla procura serve per avere un quadro chiaro che qualifichi al meglio Salvatore Parolisi, un quadro sulla sua vita lavorativa e sul suo comportamento all'interno della caserma. Sembra che lo scopo sia quello di verificare se eventuali invidie o gelosie nei suoi confronti siano state la molla che ha fatto scattare l'omicidio. Praticamente una delle piste seguite sarebbe quella di una vendetta scaturita all'interno del reggimento, uccidere Melania cercando di far ricadere la colpa sul marito, pista praticamente impercorribile perché nessuno poteva sapere anticipatamente che il racconto dell'uomo sarebbe stato così lacunoso e privo di testimonianze a conforto. Però la vendetta, senza cercare di incolpare il marito, non è da escludere a priori e le lacune successive potrebbero essere state il frutto del caso fortuito.
Ma le giornate successive al funerale non sono state caratterizzate solo dall'intervista mattutina. Ad Ascoli gli investigatori, continuando a seguire le uniche piste per loro plausibili, hanno ascoltato altri testimoni, fra questi una soldatessa del 235° Reggimento. La donna ha risposto alle stesse domande fatte nei giorni passati ai suoi colleghi ed ai suoi superiori in grado. Il tutto alla procura serve per avere un quadro chiaro che qualifichi al meglio Salvatore Parolisi, un quadro sulla sua vita lavorativa e sul suo comportamento all'interno della caserma. Sembra che lo scopo sia quello di verificare se eventuali invidie o gelosie nei suoi confronti siano state la molla che ha fatto scattare l'omicidio. Praticamente una delle piste seguite sarebbe quella di una vendetta scaturita all'interno del reggimento, uccidere Melania cercando di far ricadere la colpa sul marito, pista praticamente impercorribile perché nessuno poteva sapere anticipatamente che il racconto dell'uomo sarebbe stato così lacunoso e privo di testimonianze a conforto. Però la vendetta, senza cercare di incolpare il marito, non è da escludere a priori e le lacune successive potrebbero essere state il frutto del caso fortuito.
Anche Raffaele Paciolla e la moglie sono stati ascoltati domenica mattina. Inoltre hanno consegnato il proprio dna, segno questo che qualche codice genetico con cui confrontarlo in procura ce l'hanno. Potrebbe anche essere che al momento abbiano solo i due, uno maschile ed uno femminile, ritrovati sulla siringa infilata nel petto di Melania. E questi, da subito scartati dai giornalisti perché ritenuti di tossici non coinvolti nell'omicidio, potrebbero invece assumere un'enorme importanza. Se è vero che a volte chi si droga usa una siringa usata, ultimamente molto meno per paura dell'AIDS e perché in certe zone si trovano facilmente proprio per evitare che più persone la usino, è anche vero che chi l'ha infilata nella pelle della donna deve averla presa in mano. Per cui c'è la possibilità che un dna sia di chi si è iniettato una dose e l'altro dell'assassino. In caso contrario, se ad esempio chi ha ucciso aveva un paio di guanti, occorrerebbe cambiare registro e smetterla di parlare di delitto passionale perché si tratterebbe di un omicidio premeditato.
Volendo essere pignoli c'è da chiedersi il motivo per cui ancora non si conoscano le identità di chi ha usato la siringa per drogarsi. Quanti sono i tossicodipendenti in zona? Dove vanno a bucarsi? Frequentano i centri ospedalieri? Insomma, ci vuole così tanto per fare un controllo coi vari dna di queste persone? Se si vuol davvero iniziare ad eliminare piste infruttuose occorre cercare anche chi ha preso in mano la siringa prima dell'assassino così da capire se sia stata una sola persona o siano state due persone, così da capire se i dna rinvenuti non c'entrano davvero nulla con l'omicidio.
Perché in caso contrario, se uno di questi appartenesse a chi ha ucciso, anche in quel di Ascoli si sta facendo tanto baccano per nulla.
Leggi gli ultimi articoli sugli omicidi di:
Melania Rea
Sarah Scazzi
Yara Gambirasio
Leggi gli ultimi articoli sul sequestro di Livia ed Alessia
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Perché in caso contrario, se uno di questi appartenesse a chi ha ucciso, anche in quel di Ascoli si sta facendo tanto baccano per nulla.
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Ciao Massimo, volevo chiederti un'informazione,ovviamente se sei in grado di darmela: Parolisi è stato visto uscire di casa con i pantaloncini e le ciabatte?
RispondiEliminagrazie
lori
Questa informazione non l'ha data nessuno, hanno solo detto che un vicino l'ha visto sulle 13.45 mentre sistemava dei vasetti di pomodori in garage, ed un altro l'ha visto sulle 14.10/14.15 salire in auto e partire con la moglie.
RispondiEliminaMa la logica dice che dovesse essere vestito così perché al contrario sai che caos i giornalisti! Inoltre gli inquirenti lo avrebbero di certo arrestato.
Ciao lori, Massimo
Sono sempre piu' confusa, Massimo. Gli indizi si prestano ad essere interpretati in un modo e nel modo contrario, é un caso difficilissimo. Salvatore Parolisi esce comunque da perdente perché non solo ha tradito la moglie - cosa purtroppo frequente e che comunque non significa automaticamente la fine di un'unione. Ha mentito su troppe circostanze, ha continuato a mentire non solo alla famiglia di Melania ma soprattutto agli inquirenti che stavano cercando l'assassino di sua moglie. E' un militare, un uomo dunque allenato al controllo, ma si é comportato come una scheggia impazzita. Che non sarebbe strano se si considera il dramma che gli si é abbattuto addosso, ma la collaborazione con gli inquirenti é mancata del tutto e questo secondo me é un comportamento davvero difficile da giustificare. Proteggersi per mantenere la fiducia della famiglia é un istinto, d'accordo, ma se tua moglie é appena stata uccisa in quel modo barbaro direi che - sempre d'istinto - la ricerca del colpevole é una priorita'. Che pero' ha bisogno della verita' che Parolisi ha detto solo quando sono state scoperte le sue menzogne. Come sai faccio fatica a credere alla sua innocenza, che pero' mi auguro pensando a una bimba di 18 mesi che spero possa crescere almeno vicina al padre e non saperlo assassino. Una domanda ti faccio: la questione delle foto del telefonino di Paciolla. Se Salvatore ha mentito anche su questo é una cosa gravissima, una cosa assurda. Ma non dovrebbe essere semplice verificarlo dall'esame del cellulare? grazie ciao
RispondiEliminagrazie massimo..ho appreso da poco dalla vita in diretta che i vicini lo avrebbero visto uscire in tuta..quindi ci può stare che sotto avesse i pantaloncini
RispondiEliminaciao
lori
Scusa lori vorrei una informazione, sempre ammesso che a La Vita in Diretta l'abbiano data. Non voglio metterti altri dubbi ma sai dirmi se hanno detto dov'è la tuta? Se l'ha consegnata o no? Ciao, Massimo
RispondiEliminaScusa lori mi sono dimenticato i cellulari. Paciolla li ha consegnati alla procura ed ora li stanno controllando. Ma bisogna leggere cosa ha dichiarato lui e non quello che hanno riportato i giornalisti. Se avesse detto che di sicuro l'amico gli ha fatto vedere le foto, e le foto non ci fossero, beh, sarebbe ancora più nei guai.
RispondiEliminaUna considerazione... un uomo colpevole di omicidio, un militare, può tirarsi la zappa sui piedi da solo ogni volta che parla? Non può essere che non ha buoni ricordi visti i brutti, e brutti è poco come parola, momenti trascorsi in quei giorni?
Ciao ancora, Massimo
non mi ricordo se abbiano detto dove potrebbe aver messo la tuta: forse mi ero distratta, o forse il discorso si è spostato su altro, perchè Di Meo, credo che si chiami così, in collegamento, era del parere che il vicino di casa che ha riferito di questa cosa non sia attendibile.Di parere diverso le persone che erano in studio.Sul comportamento di Parolisi sono proprio d'accordo con te, ogni volta che parla si fa del male; ma nemmeno un bambino sarebbe stato così sciocco da parlare delle foto..a meno che non ne sia veramente convinto e , come dici tu, non abbia ricordi confusi. Cmq è vero che lui conosceva la posizione del cadavere, ma perchè parlarne se questa cosa gli si sarebbe rivoltata contro?
RispondiEliminaNon è possibile che l'amico si sia limitato a descrivere la scena e lui si sia convinto di averla vista in foto?
lori
i dubbi sono tanti.. troppi-
RispondiEliminacome è possibile che un uomo che può prendersi un intero giorno di permesso per accompagnare moglie e figlia a delle visite mediche e poi andare ad una festa, al contrario dopo la SCOMPARSA della moglie (ricordo che piangeva già dopo pochi minuti di ricerca), il giorno dopo non si prenda un altro giorno di permesso per cercare la propria moglie per mari e per monti... ma se ne vada invece in caserma come se nulla fosse successo??
-immaginava già che non ci fosse nulla da fare per Melania? (e comunque questo giustificherebbe il fatto di non andarla comunque a cercare? ..non credo)
-sapeva di DOVER andare in caserma per avere più o meno implicite conferme/smentite o indizi o altro riguardo proprio alla scomparsa della moglie?
i dubbi sono tanti, anche a volerlo immaginare estraneo all'omicidio...
e a non voler parlare dell'argomento "omissione dei dettagli riguardo all'infedeltà"
No Sara, non è affatto andato in caserma il giorno dopo. E' rimasto con la bambina e, credo di aver capito, coi genitori di Melania tutta la giornata.
RispondiEliminaIn caserma è andato un'ora, sempre assieme alla piccola, e credo ci fosse anche il fratello di Melania, la mattina del giorno dopo, e l'ha fatto per far uscire la bimba e farsi dare i permessi in caserma.
Non precipitare la situazione perché, pur è possibile sia colpevole, quanto sparano in tivù è da verificare otto vole su dieci.
Ciao, Massimo
grazie come sempre Massimo, non è per niente facile orientarsi e districarsi nella mole di articoli, voci e servizi che rimbalzano sul web...
RispondiEliminain questo senso il tuo blog è veramente un faro nella nebbia!
buona serata
sara
Beh fossi in Parolisi, dopo 20 ore di interrogatorio, dopo avermi sequestrato le scarpe e fattomi usciri a piede scalzi dalla caserma, dopo avermi sequestrato anche il PC, io mi sentirei un po l'indagato e sospettato n. 1.
RispondiEliminaForse è tempo di cercarsi un avvocato.
Fossi io in Parolisi e fossi innocente, quindi nei miei abiti e nelle mie scarpe non ci fossero gocce del sangue di Melania, sia in quelli della mattina che in quelli del pomeriggio, e nel mio computer ed in ogni altra cosa che ho consegnato spontaneamente (e non mi hanno sequestrato come la stampa scrive) non ci fosse nulla di compromettente da trovare, non direi sì ad uno degli avvocati presentatisi a casa mia proponendomi un patrocinio gratuito, e di certo ne saranno andati tanti, col rischio ancora maggiore che i media, oltre a scavare nel mio passato ed evidenziare il tradimento e piccole parti dei miei interrogatori e delle mie telefonate, cavalchino ancora di più l'onda dell'orrore, che già fan schifo per come ora alcuni lo fanno, e finiscano il lavoro di demolizione intrapreso nei miei confronti.
RispondiEliminaFossi io nel Parolisi sarei quadruplicamente incazzato. Con me prima di tutto per quanto ho fatto prima della morte di mia moglie che mi ha perseguitato anche dopo, vedi le telefonate dell'amante, con gli opinionisti del terrore che mi sputano in faccia disprezzo e pregiudizi in ogni minuto, coi giornalisti che gettano quintali di sassi, il più delle volte falsi, nello stagno di liquami maleodoranti ormai straripante, e con gli inquirenti che continuano le indagini solo basandosi sulla mia persona e sulla sfera delle mie conoscenze.
Fortuna vuole, e me ne compiaccio veramente tanto, che io non sia il Parolisi.
Ciao Luciano, Massimo
Fortuna, si.
RispondiEliminaCiao Massimo.
Ciao mi sai dire Massimo perchè il corpo di Melania è già stato riconsegnato alla famiglia e sepolto e quello di Yara ancora no? (almeno non mi risulta) Hanno già trovato quello che gli serve?
RispondiEliminaIo credo che sia stato molto più facile eseguire rilievi e analisi sul corpo della povera Melania.
RispondiEliminaEffettivamente Melania nel bosco é rimasta per due giorni, le tracce biologiche erano ancora fresche e l'autopsia sara' stata molto piu' semplice. Nel caso di Yara, dopo 3 mesi all'aperto, sara' un vero rompicato per i medici che si occupano di raccogliere piu' elementi possibili. Che tristezza pero', é così forte la sensazione che nessuno mai paghera' per quello che é successo a Yara e alla sua famiglia....E non possono neanche iniziare l'elaborazione del lutto, non possono ancora darle sepoltura. Al contrario, forse con Sarah Scazzi sono stati troppo sbrigativi; vero che si trovava nell'acqua da tanto tempo, ma proprio per questo magari servivano approfondimenti maggiori. Resta l'impressione di una grande superficialita'....
RispondiEliminaCiao Massimo,complimenti per il tuo blog davvero serio e imparziale. Anch'io credo che il marito e' innocente e che il suo comportamento apparentemente sospetto sia il risultato di qualche bugia iniziale sulla sua vita privata poi scoperte.E'probabile che alcune coincidenze sfortunate (che accadono molto piu' spesso di quello che si crede) sui modi,tempi e luoghi del delitto abbiano contribuito a creare molta confusione e a concentrare i sospetti sul marito.La stampa invece ha gia' deciso(spero non gli inquirenti),e' colpevole!Cosi invece di adattare le ipotesi ai fatti,fanno il contrario e ogni indizio o prova che li smentisce lo fanno diventare un mistero o lo ignorano,enfatizzando e manipolando solo quei pochi elementiche confermano le loro ipotesi a danno del marito.Marito che sicuramente non e' una persona che mi ispira fiducia e che vorrei dare in sposo a figlia.Comunque c'e' anche di peggio,situazioni familiari molto piu degradate e violente di quelle della famiglia Parolisi che invece viene descritta in modo travisato dalla stampa che ci sguazza in questi casi.
RispondiEliminaDetto questo, ti volevo chiedere se le forze dell'ordine sono in possesso di apparecchiature che permettono in tempo reale di localizzare un cellulare acceso con una precisione di alcune decine di metri.Te lo chiedo perche' la madre della vittima,in un intervista rilasciata a chi l'ha visto ,afferma di aver continuato a chiamare la figlia sul cellulare che squillava libero fino alle 19:00.
Non si poteva cercare di localizzare il suo cellulare subito?
No, non esiste una apparecchiatura in grado di localizzare i cellulari con una approssimazione in metri, neppure in chilometri se due celle si accavallano come nel caso in questione. Però, forse, grazie alla potenza del segnale di entrambi i cellulari potrebbero verificare per quanto tempo hanno viaggiato assieme.
RispondiEliminaSe come dice il Parolisi lui e la moglie si sono divisi verso le 14.30 i segnali dei due telefoni, che prima restavano all'incirca sulla stessa lunghezza d'onda, devono per logica aver modificato la loro richiesta di potenza.
Per capire meglio fai conto che Melania sia arrivata a Ripe senza il marito, quindi in una zona con minore copertura in quanto più elevata e molto boschiva, verso le 14.50/15.00. Logicamente il suo cellulare ha cercato con maggior insistenza il segnale, quindi aumentando la richiesta all'antenna interna che non trovando una copertura adeguata lo aveva affievolito.
Se in quei momenti, diciamo sulle 14.45/14.50, suo marito non era con lei il suo telefonino avrà di certo lavorato in maniera diversa richiedendo meno potenza.
Da queste diversità si potrebbe capire quanto effettivamente si sono divisi, se fosse accaduto sulle 15.10/15.20 significherebbe che che al pianoro Melania non è mai stata e che entrambi erano a Ripe... e Parolisi finirebbe in graticola.
Grazie dei complimenti, anche se hai dimenticato di inserire un nome.
Ciao, Massimo
Ho dovuto interrompere la visione di Pomeriggio sul 2 per recarmi a lavoro. Però a me sembra che Milo sia sull'orlo di una crisi di nervi. La Pietracalvina non la sopporta proprio più!!!!!
RispondiEliminaLa interrompe continuamente, non gli fa mai completare una frase, non gli interessa proprio quello che pensa, e ne ritarda continuamente e volontariamente gli interventi.
Prima di andare in trasmissione, fategli bere una bella camomilla.
Volendola dire tutta non sopporta neppure tanti altri, in primis la Collovati che, come ho già detto, non si sa per quale motivo Dio abbia dotato di parola. Ma anche altri parlano molto meno, vedi Zurlo che è quasi relegato ad ospite.
RispondiEliminaAccade che il bravo Milo non sopporta più chi insinua senza prove concrete, facci caso quando dice "allora non ne parliamo neanche", e che i suoi opinionisti straparlino sempre senza prove concrete. La camomilla farebbe bene a tutti, alla Collovati però diano anche qualche goccia di Valium.
Ciao Luciano, Massimo
Si ,Milo non ne può proprio più, lo dicevo giusto ieri, e nemmeno si preoccupa di nasconderlo; e fa bene deve pur difendere la credibilità del programma , certe insinuazioni, poggiate sul vuoto,sempre meno velate, da colpevolista della Pietracalvina sia nei confronti di sabrina che di salvatore non si addicono ad una giornalista seria che dovrebbe fare dell' obiettivà il suo unico vero credo...
RispondiEliminase milo deve bere una camomilla, la pitracalvina dovrebbe farsi una cura intensiva di professionalità
lori
Caro Massimo ti do ragione al 100%. Ma oltre alla Collovati e a Zurlo (che sicuramente saranno stati imposti a Milo), ma che cavolo lo invitano a fare, ancora, il prof. ..... (cavolo vuoto di memoria... comunque il criminologo "panciuto" con barbetta e cravatta rossa): non riesce nemmeno a stare sveglio e in più dice sempre cose scontate e in modo annoiato. Poi, quando non dice cose scontate, sono cose incomprensibili.
RispondiEliminaBuon pomeriggio a tutti.
Francesco Bruno, il panzuto addormentato. Tu pensa che credo di essere l'unico ad averlo visto sveglio, è stato quasi un mese fa ad UnoMattina, erano le sei e tre quarti. Ma forse si era appena svegliato perché le boiate erano le stesse di quando dorme.
RispondiEliminaForse siamo troppo cattivi... no, non credo.
Ciao Luciano, Massimo
Specifico. Panzuto non perché ce l'ho con chi fuori peso, assolutamente, ma perché quando si addormenta si appoggia con le braccia incrociate alla pancia.
RispondiEliminaSalvatore Parolisi aveva chiesto il trasferimento a Sabaudia prima di conoscere Ludovica, quando ancora non era stato trasferito ad Ascoli, e d'accordo con Melania, avevano deciso di andare a vivere in un posto di mare..
RispondiEliminaecco smentita una delle tante bufale messe in giro dai giornalisti..
lori
Io mi chiamo Fabio.
RispondiEliminaHai qualche informazione circa l'unico indagato?ho sentito che si tratta di un macedone che e' stato visto allontanarsi dal bosco delle casermette quel giorno e poi non ha voluto rispondere alle domande degli inquirenti.
RispondiEliminaFabio
Ciao Fabio.
RispondiEliminaIn realtà uno è iscritto nel registro, ed è il macedone che pare abiti a Porto Sant'Elpidio, nelle Marche, ma altri due sono i monitorati. Uno è di Fermo, sempre nelle Marche, e due settimane fa gli hanno perquisito la casa, non si è saputo nulla perché gli inquirenti ufficialmente non l'hanno collegato al fatto, l'altro non si sa di dove sia. Comunque sono frequentatori sia di Colle che di Ripe.
Ma su questi, e su altri che per svariati loro motivi (non per fare scampagnate, erano ragazze quelle che andavano la maggior parte delle volte a sparare) frequentavano il pianoro e le casermette, non si è indagato a fondo perché la pista seguita, l'abbiamo capito tutti, è un'altra.
Solo da qualche giorno è stata aggregata una Pm che ha il compito di fare indagini alternative e verificare se c'è la possibilità che ad uccidere non sia stato né il Parolisi, né uno della caserma, né amici o vicini di casa. Però il suo compito è arduo perché a fronte di una base operativa di, ipotizzando, 30 elementi, gli altri ne sfruttano 27 e lei solo 3.
Massimo