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giovedì 10 marzo 2011

Yara Gambirasio. Quando i media storpiano le verità appropriandosi del dolore altrui

Non c'è pace per Yara perché non c'è giorno che dalla bocca di inviati poco preparati non escano notizie improbabili, notizie spacciate per vere ma prive di un minimo di logica. Questo è il mondo parallelo al nostro, a quello reale, il mondo mediatico in cui non serve la verità, che anzi è controproducente, ma una verità, pur se fasulla ed incredibile, che apra il cuore degli spettatori. Perché è questo che si deve fare per avere ascolti record. Ed allora giù con le bufale che se non ascoltate nella maniera migliore sembrano vere anche se si smentiscono da sole. Un esempio? Oggi  s'è detto, e tutti l'hanno scritto anche in internet, che Studio Aperto ha comunicato che dalle analisi sul corpo di Yara si è isolato un dna diverso dal suo, quindi quello dell'assassino. E questo era ciò che la gente che per mesi ha penato per la ragazzina voleva sentirsi dire. E questo è ciò che gli è stato detto e non detto.

Il motivo per cui dico questo e che ascoltando bene il servizio si scopre tutto l'altarino. L'inviato dice: "Un dna è stato isolato dal corpo di Yara. Se la notizia fosse confermata  ufficialmente sarebbe una svolta importante per le indagini". Sul serio avete compreso qual'è la verità? Qual'è? Che il dna è stato isolato davvero o che ancora non si sa niente come fa desumere l'uso dei verbi fosse e sarebbe? E da qui capiamo qual'è il metodo usato dai media scaltri ed in malafede nel fare informazione. Ognuno può dire qualunque cosa, anche che l'assassino è stato catturato, l'importante è aggiungere la frase magica "se la notizia fosse confermata ufficialmente sarebbe". Ma non è l'unica bufala improbabile uscita negli ultimi giorni. Sabato e Domenica si è iniziato a parlare anche di un identikit ricostruito in base ai colpi inferti al collo alla vita ed ai fianchi. Ancora oggi se ne parlava. Devo ammettere che c'è chi ha riconosciuto l'infondatezza di una tale desunzione, ma devo anche constatare che non in tutti i programmi c'è il contraddittorio ed i telegiornali che hanno dato più volte tale informazione non hanno ritenuto giusto fare una piccola aggiunta al servizio comunicando che gli esperti non concordavano con una simile baggianata.

Baggianata perché parlare di un uomo alto dal metro e settantacinque al metro ottanta, che pesa dai settantatre ai settantotto chili, è come dire che l'assassino è una persona nella media. Ed è chiaro a tutti che un domani si potrebbe anche trovare un assassino con le altezze ed i pesi compatibili all'identikit esposto proprio perché un'altissima percentuale di uomini si specchia in quelle misure. Ma oltre a queste tante altre baggianate sono uscite, a cominciare da quando si è scritto che la madre avrebbe parlato al questore mentre andavano insieme in auto a Milano per riconoscere il corpo di sua figlia. La frase riportata da tutti è stata: "Perchè mi avevate detto che era ancora viva?". Con questo facendo intendere un risentimento verso le istituzioni. Il problema è che chi ha scritto non ha mai verificato la notizia in quanto il questore in questione non era sull'auto con i genitori di Yara ed all'obitorio la donna, visibilmente scossa, non ha parlato con alcuno. 

 Un'altra ne è uscita oggi quando i Gambirasio sono andati a parlare con la Pm che segue il caso. La notizia è stata data in pasto a questo modo: "Rivogliamo solo portarla a casa. Con un filo di voce mamma Maura e papà Fulvio chiedono di portare a casa il corpo di Yara". Bella e verosimile se fosse vera. Ma non lo è dato che i genitori di Yara non hanno parlato con nessun giornalista e che Letizia Ruggeri, la titolare delle indagini, all'uscita non solo non ha voluto sbottonarsi su quanto dettogli dai Gambirasio ma ha anche chiesto ai cronisti, assiepati come non mai: "Qual'è l'interesse del pubblico a sapere cose private dei genitori", come a dire: "So come operate, so che da poche parole sareste in grado di partorire un gigante". Ed in effetti il sapere che i genitori di Yara si erano recati in Procura ha smosso le telecamere che, morbose fino all'inverosimile, li hanno seguiti fino all'auto filmando pure il momento in cui il padre pagava il parcheggio. Un bel servizio da mandare in onda non c'è che dire.

Non sto poi ad addentrarmi a fondo nelle ipotesi succedutesi in questi giorni, quelle che prevedono donne o ragazze assassine a causa delle ferite inferte con poca forza, quelle donne e ragazze assassine che neccessiterebbero almeno di avere una parvenza di movente. A volte sarebbe meglio aspettare o tacere piuttosto che sparare cavolate, ma sparare è bello perché non si può stare senza niente da dire. Ed allora vai ad inserire l'orco che guarda Yara con la bava alla bocca dai gradoni della palestra, vai con l'inserire il padre di un amico o di una amica, vai con ogni abitante di Brembate, tanto chi può dir nulla, tutto è possibile e tutto è impossibile al momento. E c'è da chiedersi se a qualcuno importa di come vivranno queste insinuazioni i genitori che frequentano il centro, c'è da chiedersi come le vivranno i loro figli. Il momento per queste persone non è dei migliori perché riconoscibilissime essendo una cerchia in fondo ristretta a poco più di duecento persone.

Ma i media devono parlare e quindi se non vi va di sentire cavolate chiudetevi le orecchie oppure filtrate la parte sana dalle notizie insane. Per il momento quelle sane dicono che il corpo resterà a disposizione del patologo ancora una o due settimane, forse anche di più, e che quindi il funerale dovrà purtroppo aspettare. Che gli inquirenti continuano ad interrogare e che i telefonini che hanno agganciato la cella di Brembate e quella di Chignolo sono molti a causa dell'orario e delle numerose strade che attraversano la bergamasca. Che forse venerdì ci sarà una anticipazione di quanto scoperto con l'autopsia e che per avere tutte le risposte alle varie analisi occorrerà armarsi di santa pazienza ed attendere qualche settimana.

E questo è davvero un male perché ci garantisce la certezza di ascoltare nuove ed inverosimili storpiature della verità.





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5 commenti:

  1. Ciao Massimo. Quanto é vero quello che dici. Ti racconto una piccola storia: anni fa, mio fratello rimase coinvolto in un incidente provocato da una macchina che poi fuggì. Tre ragazzi morirono, mio fratello rimase gravemente ferito e fu trasferito con l'elicottero in un grande ospedale di Bologna. Nel corso della notte chiamo' un giornalista, gli dissi che non avevo voglia di parlare, mi scusai e riattaccai. Nei giorni successivi ho letto tre interviste ''alla sorella'' (cioe' a me) nelle quali confermavo che mio fratello era ricoverato al centro grandi ustionati di Verona. ????? Naturalmente davo anche particolari truci e strappalacrime sull'incidente. ?????
    Ed era un ''banale'' fatto di cronaca locale.
    Mi dispiace così tanto per la famiglia di Yara, e di Sarah, e tutte quelle famiglie che sono costrette a prolungare e inasprire il loro lutto per nutrire conduttori e giornalisti spietati, e una platea che ha perso la capacita' di ascoltare e di provare pieta'.
    Ciao, e continua come fai a dare voce al disagio di chi cerca davvero risposte, e a richiamare al rispetto e alla delicatezza dovuti.

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  2. Ciao Nico.
    Ti ringrazio delle belle parole e ti garantisco che continuerò a dare voce al disagio ed a criticare chi opera in maniera trasandata. Per quanto attiene ai giornalisti strappalacrime e strappainterviste occorre prendere atto che non tutta la colpa di chi opera sul campo e passa la giornata a chiedere o a cercare di scoprire.

    Quando si fa sera e manca l'articolo sul fatto del giorno, o sul fatto più seguito del momento, perché non ci sono novità o perché una data persona non ha voluto rilasciare dichiarazioni, entra in ballo il capo redattore, quello che ad ogni costo deve chiudere la pagina, deve mandare in stampa il giornale.
    Non puoi dirgli che non hai niente in mano, perché sai già come ti risponderebbe, e quindi scrivi sei righe, infarcite di ma di se o di pianto, e le completi ricordando la storia accaduta, storia che già tutti conoscono. Se leggi i giornali o se giri in internet sai di cosa parlo.
    E questo è il modo attuale di fare informazione, un modo che non ne alza il livello ma, al contrario, lo abbassa. Ciao ancora, Massimo.

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  3. Vero. Probabilmente anche loro - o almeno alcuni di loro - provano disagio e preferirebbero usare piu' delicatezza. E manca una vera professionalita', assieme alla capacita' di scrivere. Scrivere davvero, che quando diventa arte ti cattura senza bisogno di esagerazione. Vero anche che non possono essere tutti Dino Buzzati. Peccato, pero'. Tu comunque continua a scrivere. Per farci leggere quello che scrivi, e anche come lo scrivi. Ciao

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  4. p.s. Non ho capito esattamente perché avrebbero tanta importanza, nel caso di Yara, le frasi riportate sul profilo di una sua amica (Marta), e visto che si parla di furto d'identita', le ha scritte lei o qualcun altro?

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  5. La madre di questa Marta C. dice che la figlia ha eliminato il suo profilo facebook un mese prima che Yara venisse rapita.

    Il commento sulla paura delle ragazze di Brembate che, fa intendere sempre il commento, sanno chi è l'assassino, è stato scritto usando lo stesso profilo facebook cancellato ma rimesso in rete da un'altra persona, a detta della madre.

    La Polizia postale, che è quella che si occupa di internet, sembra abbia identificato chi lo ha inviato, ma non è dato di sapere se è stata una ragazzata, perché pare abiti a diversi chilometri da Brembate e non dovrebbe essere stata una amica di Yara, o se realmente ha attivato un profilo cancellato per paura di essere riconoscinile da chi la terrorizza e ritiene essere l'assassino.

    Non so se mi sono spiegato Nico ma la storia è questa e, se nulla spunterà nei prossimi giorni, significa che non è una pista valida ed è stata una ragazzata. Ciao, Massimo

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