Di Gilberto Migliorini
Occorre dire che il confine
tra reale e virtuale si è fatto sempre più labile... e non solo nell'attualità
quotidiana, dove talvolta si ha come la sensazione di vivere dentro a un
copione, proprio come il povero Truman Burbank (il film The Truman Show) che non aveva capito di vivere in un gigantesco studio televisivo, che nella sua vita c’era una
regia nascosta e che perfino sua moglie, parte attiva del cast, era un’attrice professionista
che interpretava il suo ruolo a tutto campo, perfino nel letto, con abnegazione
e magari anche passione per il suo personaggio... Orfano per una gravidanza
indesiderata, fin dalla nascita Truman, involontario protagonista, ha poppato
dalle turgide mammelle di un network televisivo, adottato senza saperlo per
fare spettacolo nell'omonimo reality. Inconsapevole di far lo zimbello in un
gigantesco teatro allestito come una piccola città, il povero Truman scopre per
caso che è tutto uno show, una gigantesca messinscena a sua insaputa (ma chissà,
forse l’unico veramente ignaro è lo spettatore che crede di ridere alle spalle
del povero Burbank, non sa che anche lui succhia dalle stesse zinne). Il
reality finisce fortunatamente proprio come nel Mito della Caverna di Platone con lo schiavo liberato. L’attore si
emancipa dal suo ruolo di protagonista (anche se in fondo rimane tale, come
alter ego di noi spettatori che ci crediamo per davvero fuori dal gioco, solo
osservatori neutrali e non coinvolti).
Nella società dello spettacolo c’è per
così dire un doppio monitor, uno è quello nel quale affonda il nostro sguardo e
dove precipitiamo come dentro a un padiglione auricolare (solo occhi e orecchie,
recettori più o meno passivi), l’altro è quello che ci avvolge e ci comprende,
come nel famoso quadro di Escher galleria
di stampe (Prentententoonstelling). Siamo anche noi sulla scena, come
fantasmi, comparse sullo sfondo, sembriamo parte dell’arredo. Ma siamo proprio
noi gli attori importanti, anche quando sembriamo solo comparse. Il lieto fine
del film (The Truman Show) ci può
tranquillizzare al punto di ritenere di essere immuni da qualsiasi regia
mediatica o ingegneria sociale, meri testimoni senza arte né parte. L’assiomatizzazione
degli eventi riguarda la concretezza di cose del tutto familiari (come il mondo
di Truman). Oppure c’è un altro livello di realtà che rimanda a qualcosa di
enigmatico e irreale? Il film lo lascia intendere con molta nonchalance: il
lieto fine e il dismagamento è solo per chi non sa (o non vuol capire) che è
proprio lui in quanto spettatore il vero protagonista della storia, preso per i
fondelli proprio come Truman che per quanto protagonista è soltanto un
personaggio emblematico.
Ma lì per fortuna si tratta
solo di fantasie cinematografiche (o di una allegoria dell’esistenza umana), complottismo
per dirla come certi zelanti demistificatori che ci tranquillizzano e irridono, quelli che vedono qualche perversa manina, una sceneggiatura con tutte le scene
predisposte e numerate in successione. Ci dicono che è tutto vero, tutto
certificato, la realtà è proprio quella che giornalmente ci viene versata nella
tazza insieme al caffellatte, con la pubblicità (o la propaganda) spacciata per
informazione. I sospetti, le dietrologie, i complotti sono soltanto frutto di
mania di persecuzione, ci dicono, forme di ossessione come quegli occhi
elettronici, come quei sistemi di profilazione, come quei persuasori occulti… che ci sorvegliano con
discrezione per il nostro salutare
benessere. Ci dicono che trattasi solo di ossessioni da Grande Fratello. Adesso, dopo un fatto
così grave, gli attentati parigini, ci diranno che occorre incrementare la
sorveglianza. Nuove carte fidaty,
magari impianti cocleari, telecamere virtuali a monitorare perfino l’orifizio
anale. Ormai non c’è più bisogno di aprire la corrispondenza, basta fare un
copia e incolla. Non solo è in gioco la satira contro il potere in ogni
accezione e cultura, ma la nostra capacità di riconoscere l’inganno.
Quella carta di identità provvidenziale fa la sua comparsa con cadenza regolare
- sia che si tratti di un colossal come l’11 settembre (il passaporto trovato
intatto tra le rovine delle Torri Gemelle) o più modestamente di una nouvelle vague, un film ‘dal vero’, ‘neorealista’, con pochi
morti ammazzati. Si insinuano quegli strani dubbi, per quelle perniciose e inquietanti
coincidenze. Frutto solo di suggestioni e deliri di persecuzione? L’insano
sospetto che a fronte di tanti morti veri ci potrebbe essere un copione, una
bella sceneggiatura, il provino di un film, ma senza riuscir bene a delinearne
i contorni e soprattutto il cast e la vera location
della storia? Si fa strada quella strana sensazione che esista un
retroscena di effetti speciali e un montaggio della cui natura non ci è dato
sapere. Potrebbe trattarsi di un sequel, una trilogia, una saga… la telenovela
che dura da tempo e che ha in programmazione altri episodi più o meno coinvolgenti.
Si tratta soltanto di fantasie, di quello strano senso di irrealtà… di uno
spettatore impotente, come ipnotizzato da immagini crude e drammatiche?
Le reazioni dell’opinione
pubblica sembrano seguire un canovaccio, con tutte le solite varianti di rito, una
fenomenologia dove alla condanna fanno seguito le analisi all'insegna della
formazione reattiva, della conversione, della rimozione, della razionalizzazione…
insomma, in tutti quei meccanismi psicologici che si mescolano a una decodifica di
maniera. Gli opinionisti sono lì apposta per darci la morale apocalittica, il
risvolto socio-analitico e ovviamente l’implicazione politica, per non dire delle
conseguenze strategico-militari e degli eventuali nuovi provvedimenti
legislativi e normativi. Sappiamo già che sarà la nostra vita a cambiare, un
po’ per l’effetto scenografico, un po’ per quell'etica della situazione che
imporrà imprecisati provvedimenti… Bisognerà prendere atto che la narrazione ha
cambiato registro e che bisogna aggiornarsi alla nuova realtà, rassegnarsi a qualche
nuovo drastico mutamento… È la svolta in quel viaggio dell’eroe (di Christopher Vogler), così come viene
chiamato in una sceneggiatura che si rispetti la struttura del mito, nella
narrativa e nel cinema, con quell'eroe dai mille volti (The Hero With a Thousand Faces di Joseph Campbell) che impersona i
nostri desideri e le nostre ambizioni.
Si tratta di pattern e varianti di
genere di un inconscio collettivo dove l’eroe (o l’antieroe) insieme alle
figure emblematiche degli archetipi sviluppa quel copione che costituisce il
modello esemplare della narrazione. Uno script dove a ciascuno è affidato un
ruolo preciso mentre si entra in scena, con lo stile e le prerogative del
personaggio che si deve interpretare. Siamo comparse? O addirittura
protagonisti nostro malgrado in base al ruolo che ci spetta. Ce n’è per tutti i
gusti, come in qualsiasi sociologia di confine, lo spaccato di una società dove
commentatori e opinionisti ci deliziano di analisi accurate con special
televisivi ed elzeviri più o meno caustici, ma soprattutto quei toni
apocalittici e quelle argomentazioni che non lasciano adito a dubbi circa la
semantica del fatto in questione. Quel carattere retroattivo dell’evento, le
ricostruzioni e le biografie, butta finalmente luce su tutta la vicenda che ci
ha portato fin qui... con quella svolta che ormai la storia ci impone… Sembra
davvero di trovarsi davanti a un proscenio con sullo sfondo una bella
scenografia che cambia in tempo reale... basta schiacciare un bottone.
Si tratta di quegli effetti
speciali che ci riportano ai fratelli Lumière e a Jean Méliès, a quel cinema
fantastico con le innovative tecniche cinematografiche (la sostituzione, l’esposizione
multipla, la dissolvenza… tutto quel repertorio della lanterna magica e del kinetoscopio
che fanno la magia del cinema e con il quale si possono far sparire o apparire
cose e persone). La realtà diviene una maschera, un palinsesto che si può
sovrascrivere, trasformare… ingigantendo quello che è lillipuziano e
rimpicciolendo quello che è eclatante fino a farlo svanire. Magie degli effetti
speciali…
False
flag,
qualcuno si arrischia perfino a dire. A pensar male non si sbaglia mai, si
azzarda. La narrazione non convince… si subodora una spudorata messa in scena
con effetti fantasmagorici e trucchi realistici, quei mondi virtuali dove tutto
è possibile, uno showbiz applicato
alla sociologia del consenso (o del dissenso) all’emoticon transnazionale, all'illusionismo dei giochi di prestigio
dove lo spettatore non sta semplicemente sullo sfondo ma entra in scena, non
solo nella veste drammatica della vittima, ma anche e soprattutto come
protagonista per interposta persona, come eminenza grigia, come attore
invisibile, vero epicentro della narrazione.
La realtà mediatica ha ormai
assunto il carattere di un film dove però non si sa più dove sta il teatro. Truman
almeno alla fine riesce ad uscir fuori con la sua barchetta che va a cozzare
contro i confini del suo mondo di cartongesso e di fondali artefatti,
ricostruito perfino con un mare dove le onde artificiali sembrano sul punto di
travolgerlo. Ma noi? Annaspiamo tra gli effetti speciali sempre più invasivi,
pervasivi… e così convincenti. Le illusioni sono perfino dentro di noi, le
abbiamo assimilate, succhiate per via telematica, a tal punto che ormai non
sappiamo neppure più distinguere realtà e fiction. Nell'ambiente artificiale
nel quale viviamo, davvero simile allo stato orwelliano, non siamo più in grado
di discernere il vero dal falso, il reale dal virtuale. Il sospetto che
esistano burattinai che tirano i fili fa parte anch'esso della scenografia e
del copione? Non abbiamo altra bussola degli smarthphone, del tablet, del
computer sempre connesso: realtà artificiale e aumentata. Amiamo visceralmente
il Grande Fratello proprio come Winston Smith?
L’evoluzione del cinema in fondo non ha tradito la sua vocazione iniziale, ha sempre fatto
dell’illusionismo la carta migliore. I nuovi mezzi tecnici, come l’aereo che
penetra come una lama nella torre gemella e per un attimo esce fuori con la
punta della carlinga ancora integra dalla parte opposta, ci fa dubitare che
qualcosa nel montaggio è andato storto (e che vada corretto), e così pure la
sventagliata di kalasnikov che non riesce neppure a sollevare una piccola
nuvola di sangue… La realtà, quella scenica, spesso supera perfino il realismo
della computer grafica. Dove inizia la narrazione? Quando entra in scena
Truman? Siamo giù nella caverna platonica? Come spezzare le catene che ci
tengono avvinti alla lanterna magica? Siamo come i dormienti di Eraclito? Le
immagini hanno quella forza evocativa e quella suggestione… così coinvolgente, sembra
davvero il mondo vero.
Il prestigiatore è bravo, sa attirare l’attenzione dove
conviene… forse bisogna davvero guardare altrove, spogliarci da tutte le
certezze e tornare a credere al nostro fiuto più che ai nostri occhi, al nostro
intuito più che alla nostra ratio. Perfino
il buon senso non basta più. Il cartesiano genietto malefico non smette di
instillarci quel dubbio radicale: che sia
tutto un inganno?
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beata/agognata ignoranza dei complottisti, sempre lo stesso schema mentale distorto ,la vera piaga di Internet.Bravo Gilberto! ti sei creato il tuo mondo Truman, in cui l`11 settembre non fu mai....ma perche` i tuoi dettagli da pivello ,dovrebbero contare piu delle migliaia di ore di testimonianze video/audio di fonti ufficiali e non ?...ma si! quello che ci fanno vedere e` un film con migliaia di comparse e nessun delatore,nessuno, mai.Cinecitta` crea i TG. Che mondo triste quello dei complottisti!
RispondiEliminaAnonimo
RispondiEliminaquesti terroristi o possiedono passaporti fatti di materiale indistruttibile o "dimenticano" carte d'identità nella vettura che poi abbandonano in mezzo alla strada
Fatto sta che per via di queste "fortunate coincidenze" vengono immediatamente individuati con tanto di "nomme, cugnomme, patria e qualità" SUBITO DOPO l'attentato e non PRIMA nonostante l'Intelligence avesse già dato l'allerta da tempo
Concetto stravagante ricco solo di riporti che in definitiva non spiegano nulla.
RispondiEliminaUna esposizione da parolaio, per incantare chi vive di sogni ed irrealtà.
anonimo delle 10.48 credi all'11 settembre?
RispondiEliminaio mi chiedo come mai dei 5 aerei nessuno è stato "fermato-abbattuto" dai caccia ammeri-cani.
quel giorno è srvito solo a loro per esportare la democrazia nel mondo con confetti di tutte le misure.
dimentichi le prove false di powell per accusare saddam??' provetta piena di urina, spacciata per armi chimiche.
in francia terroristi incappucciati, con tute nere, perdono i documenti?
i vari tg con i vari di bella parlavano della ragazza, riuscita a fuggire.
strano visto che è provato alla strage non ha partecipato.
si parla di complici, se ci sono scommetto li fanno tacere con un colpo in testa.
Luigi
RispondiEliminaStrano che gli Usa abbiano mandato alla manif francese di Parigi personaggi di basso profilo ...
...salvo pentirsene immediatamente DOPO scusandosi VISTA la presenza INASPETTATA ed autoimposta di Netanyahu al quale Hollande aveva chiesto, senza successo, di non intervenire
Non vorrei che fossero vere le rivelazioni di Snowden compresa la strategia “del nido di calabroni”
http://www.nocensura.com/2014/07/altro-che-califfo-chiamiamolo-cia-liffo.html
perchè in questo caso la decisione da parte degli Usa di defilarsi partecipando sottotono all'evento parigino avrebbe una qualche ragion d'essere.
http://radiospada.org/2014/07/medio-oriente-leader-isis-addestrato-dal-mossad/
RispondiEliminaCome cestinare un blog in 20secondi. Bravo Gilberto, hai perso un utente...anzi credo ben piu' di uno.
RispondiEliminaR.G.
Ah prima di andarmene, vorrei farvi notare che tra le macerie delle torri gemelle, sono stati ritrovati moltissimi documenti in condizioni piu' o meno interessanti, TRA I QUALI anche quello di un terrorista. Si e' dedotto che fosse di un terrorista perché "fuori posto".
RispondiEliminaI documenti lasciati sull'auto dei fatti di parigi, servivano per muoversi liberamente prima e dopo l'attentato, per non destare sospetto a eventuali posti di blocco. Poi nel caos sono stati lasciati sull'auto, insieme ad altri oggetti. Ditemi, chi e' il pirlone che va a fare una rapina, programma la fuga e non si porta i documenti, così al primo posto di blocco si fa trovare privo di patente?
R.G.
a R.G:
RispondiElimina" Come cestinare un blog in 20secondi. Bravo Gilberto, hai perso un utente...anzi credo ben piu' di uno
spero che tu ti sia espresso male e che in realtà tu volessi dire :
"" Come cestinare un ARTICOLO in 20secondi. Bravo Gilberto, hai perso un LETTORE...anzi credo ben piu' di uno
Altrimenti il tuo concetto di "libertà d'espressione" andrebbe a farsi fottere e la PERDITA di un utente che disapprova la linea editoriale di un blog coraggioso e capace di pubblicare in Home articoli che propongono punti di vista differenti e non necessariamente condivisi da tutti, non sarebbe un danno ma sarebbe una liberazione
chi sarebbero questi fantomatici personaggi che muovono i fili per farci vedere quello che sarebbe tutto un inganno?.
RispondiEliminaanche l'allunanggio dicono che sia stata una messa in scena ,
eppure per mettere in campo questi falsi spesero una enormita' in denaro tempo e lavoro di grandi scienziati ,, tutto per imbrogliare il mondo? invece sono eventi accaduti veramente . lo so perchè dufficilmente mi sbaglio , non mi invento o percepisco tranelli . in questi casi assolutamente no .
invece comprendo i tranelli e le fantasie di qualche inquirente , basta ragionare con la logica e percepire le incongruenze di quelli che vogliono farci sapere fatti che sono fuori logica .
Magica
RispondiEliminaNon capisco perché vuoi fare di ogni erba un fascio. Qui nessuno ha parlato di allunaggio. O no? Per il resto se difficilmente ti sbagli nessuno ti impedisce di continuare a credere a tutto quello che i media raccontano.
l'allunaggio interagisce con le torri gemelle.. bin laden vivo, il caso di parigi e altri casi famosi .sono tutte considerazioni di alcuni media che si leggono nei blog o nel web .
RispondiEliminanon faccio di ogni erba un fascio è una osservazione mia che ho postato in questo blog ,
ciao gilberto ok.. infatti non pensavo che tu me lo impedissi