Articolo di Gilberto Migliorini
Dedicato a tutti quei relatori che sotto l’attenta lente di ingrandimento trasformano le formiche in elefanti, che fanno delle più banali circostanze, del tutto fortuite e casuali, dei teoremi che inchiodano il sospettato, che elevano a prova inconfutabile perfino quello che senza la scansione del microscopio elettronico parrebbe soltanto espressione del quotidiano mestiere di vivere.
Dedicato a tutti quei
redattori che non valutano le notizie e postulando l’equivalenza tra un insetto e
un uomo (si tratta pur sempre di biologia) non avvertono mai la differenza
che intercorre tra una inutile violazione della privacy - per vendere meglio un
contenuto informativo - e una notizia realmente di interesse pubblicata nella ricerca della
verità.
Dedicato a tutti quelli ai quali piace pescare nel fango. A cui piace ravanare nella vita degli altri non tanto nella ricerca della verità, quanto per quel piacere dei retroscena torbidi, del pruriginoso e dello scandaloso. A tutti quelli che per vendere la notizia sono disposti anche ad aggiustarla con qualche fotoritocco. Non sempre per renderla più bella, sovente per trasformarla in quel mostruoso e abominevole che fa tanto trendy.
Dedicato a tutti quelli che scrivono e commentano solo per dire che all’inquisito di turno bisognerebbe fare
così e cosà… metterlo nel tritacarne, darlo in pasto ai
leoni… impalarlo sulla ruota, nella vedova di Norimberga, sul letto di
stiramento… e per giunta senza nemmeno un’indagine. Perché loro sanno già
tutto, perché per loro è già tutto chiaro, gli è bastato vedere la fotografia e zac… è apparso frenologicamente
evidente, fisiognomicamente certo, geneticamente acclarato che si tratta di
un criminale, proprio uno di quelli da mandare al rogo.
Dedicato a tutti quelli per i
quali i processi sono solo inutili carnevalate, che gli inquisiti bisogna darli
alla piazza, a loro che saprebbero quale trattamento riservare a chi si vuole colpevole presunto... presunto: un’insulso
aggettivo che fa solo perdere tempo, che impedisce quel giudizio sommario che
mette tutto a posto senza tante cerimonie e formalismi.
Dedicato a tutti coloro che considerano
avvocati difensori e organi di garanzia, solo come un modo per tergiversare e
offrire all’imputato una scorciatoia, una via d’uscita, un’occasione per farla
franca e per farsi beffe della giustizia. Tutti coloro per i quali non c’è
altro modo di far giustizia che alzare subito un patibolo e eseguire la
sentenza che loro hanno in testa, che non sta scritta in un documento, ma
inscritta nel loro furore e nella loro rabbia.
Dedicato a tutti quei cuochi e
gastronomi della notizia che mescolano le informazioni con spirito alchemico,
senza saper bene cosa stanno cucinando o sapendo benissimo che stanno
confezionando intrugli indigesti, come se i lettori fossero polli da ingozzare, da ingrassare col piatto succulento del pregiudizio, così che vadano a digerire la loro rabbia di fronte a una caserma e così da poterli condannare di oltraggio a alla morale per quanto han detto o fatto....
Dedicato a chi è sempre perfettamente persuaso che l’assassino è proprio quello che vuole quel giornale, o settimanale, che pubblica referenze precise e una ricostruzione del delitto
circostanziata nel dettaglio. Ricostruzione che sa un po’ di gossip e un po’ di
notizie che vagano nell’etere senza meta, in attesa di essere calamitate sull'uomo.
Dedicato a tutti coloro che
fanno due più due uguale quattro, l’aritmetica elementare con la quale si
perviene a conclusione certa, facendo i conti senza l’oste. A tutti quelli che
scambiano per prove gli indizi e per indizi le cose più banali e insignificanti, solo perché gli han detto, e si son già convinti, che quel volto sullo schermo, sbandierato ai
quattro venti e replicato alla nausea in tutti i tg, sia quello dell’assassino.
Dedicato a quelli a cui non è mai accaduto niente, quelli che oggi non credono che un giorno potrebbero finire anche loro, o i loro figli, o i loro nipoti, o un loro familiare, nel tritacarne giudiziario e mediatico. Dedicato a
quei commentatori che non avvertono il pericolo di poter da carnefici
trasformarsi in vittime. Quelli che cantano nel coro, a squarciagola, giulivi e
festanti come dovessero far la festa al capretto pasquale... neanche loro sanno che
potrebbero un giorno far da pietanza ad altri come loro.
Dedicato a tutti quelli che
giocano con le nostre vite perché ritengono che non valgono nulla e che dunque
non abbiamo diritti, non abbiamo dignità, non abbiamo valore. A tutti coloro
che credono che siamo solo immagini virtuali, figurine senza recto né verso da scambiarsi al mercatino di una giustizia usata e abusata.
Dedicato a tutti coloro che
credono sempre e comunque di essere detentori della verità e per questo si
sentono in diritto di umiliare, usando la spada della scrittura, di ferire e uccidere con le urla che nascono da giudizi sommari senza
fondamento e senza ragione.
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Pubblicato da emax/massimo prati a 09:42
chi urla di più sicuramene è coinvolta ma tu in questo momento ora devi pensare a dimostrare la tua innocenza salvatore parolisi
RispondiEliminabisogna leggere per bene, poi fare un esame di coscenza .
RispondiEliminaqualcuno credendo di aver capito tutto si comporta come le persone citate sopra .
con boria e molte volte con cattiveria. basta leggere in giro: nel web
Ottimo, Gilberto, complimenti. La barbarie dei giudizi sommari, delle urla selvagge agli arresti, della voglia atroce di linciaggio, reale o mediatico che sia, va contrastata con tutta l'energia e la decisione che hai posto in questo bell'articolo. Devono alzarsi sempre più voci in difesa della civiltà, proprio come ora si è alzata la tua.
RispondiEliminaTemo sia l'esasperazione (comprensibile, ma non giustificabile!) a condurre a compiere gesti decisamente inaccettabili...
RispondiEliminaSotto il governo Massimo D’Alema il centrosinistra ha approvato la norma che estende il giudizio abbreviato a tutti i reati (compresa la strage!), così, di fatto, è stato abrogato l’ergastolo (che si è trasformato in una condanna a trent’anni al massimo, che poi con i benefici della legge Gozzini diventano poco più di 22 e consentono, a chi ha scontato i primi anni di carcere, le uscite in permesso premio…
Personalmente sono pienamente d'accordo con Marco Travaglio: il principio "Chi sbaglia paga" è la base di ogni morale, Marco Travaglio dice, a mio avviso giustamente, ETICA DELLA RESPONSABILITA' e in campo penale si traduce in "certezza della pena"...
Credo che mancando la "certezza della pena" in molti cresca l'esasperazione conducente a commettere azioni insensate...