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lunedì 2 settembre 2013

Perché i referendum abrogativi alla fin fine sono "una presa per i fondelli"?




                           Di Antonio Giangrande

Ogni anno in Italia si chiede la firma a sostegno di referendum nati per abrogare leggi o parte di esse. Leggi avversate da questo o quello schieramento politico. Tale attività extra parlamentare è una “stronzata”, ossia una presa in giro, e spiego immediatamente il perché.

I referendum: L’ordinamento giuridico italiano prevede tre tipi di referendum. Quello confermativo che permette agli elettori in ambito extraparlamentare di confermare la norma costituzionale che nella doppia votazione parlamentare non ha raggiunto la maggioranza assoluta. Quello propositivo, ma solo per la modifica di circoscrizioni territoriali. Quello abrogativo che, appunto, abroga leggi, o parti di esse, già in vigore.

I promotori: I Promotori del referendum abrogativo, quasi sempre, sono gli stessi parlamentari che siedono in Parlamento e spesso hanno la maggioranza per modificare la legge che vogliono abrogare. Questi signori quando devono trattare norme in tema di Giustizia o in tema di riforme che collidono con gli interessi di casta o di lobby, per codardia non hanno il coraggio di legiferare, specie contro gli interessi e i privilegi della magistratura. Per cui promuovono il referendum delegando agli italioti la responsabilità di cambiare le loro sorti.

I costi: Sono centinai i milioni di euro spesi per una attività propria del Parlamento, che già di per sé costa una cifra sproporzionata rispetto alla sua utilità.

Esito: L’esito della consultazione popolare spesso si traduce in un flop, ossia in un vero e proprio fallimento. Questo perché l’elettorato, sulla falsariga delle elezioni politiche, diserta i seggi non avendo più alcuna fiducia nei loro pseudo rappresentanti politici. Resistono gli irriducibili nostalgici di sinistra che votano sempre e comunque chi, dalla loro parte, gli si presenta da votare. Quando invece la consultazione raggiunge il quorum ed è valida, allora la legge o parte di essa è abrogata. In caso di abrogazione si resuscita una legge stravecchia, se esistente, o addirittura si lascia sguarnita giuridicamente una questione delicata.

Esempio: Referendum abrogativo sulla responsabilità dei magistrati

Promotore Marco Pannella con il Partito Radicale. Lo stesso Marco Pannella che a difesa dei Magistrati nel '91 denunciò Francesco Cossiga, allora Presidente della Repubblica, per alto tradimento e attentato alla Costituzione (link a conferma) perché come capo del CSM non esitò a mandare i carabinieri a circondare il Consiglio Superiore della Magistratura proprio per il rispetto della Legalità (come ci ha svelato il libro "l'uomo che sussurrava ai potenti"). Appoggiano il referendum i Berlusconiani che hanno un solo interesse, a detta dei loro detrattori, ossia da 20 anni legiferare leggi ad personam a tutela del loro leader Silvio Berlusconi e contro i magistrati di sinistra. Berlusconiani che prima votano la legge Severino sulla decadenza dei condannati e poi per Berlusconi ne pretendono l’incostituzionalità. Dall’altra parte si scontrano con i paladini degli interessi e dei privilegi dei magistrati, ossia i sinistroidi. Sinistroidi che cercano di far passare i magistrati di "italica cooptazione per Potere" (che dovrebbero essere scelti dal popolo sovrano e non da pochi amici fidati) ciò che a tutti gli effetti è solo un Ordine di funzionari dello Stato. Nessuno al Parlamento che si interessi dei problemi dei cittadini e trovi soluzioni valide al problema delle carceri piene di detenuti in attesa di giudizio (quindi presunti innocenti). Detenuti che secondo Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, sono oltre il 40% del totale (per cui si parla di quasi 30.000 persone che aspettano una sentenza definitiva chiuse in cella). Nessuno che si interessi dell’impunità dei Magistrati e dello strapotere di cui spesso e volentieri abusano.

D'altronde i radicali già nel 1987 presentarono la richiesta di tre referendum per ottenere sia la responsabilità civile dei magistrati, sia l'abrogazione della Commissione inquirente che del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura. E lo fece come risposta ai sempre più frequenti problemi della giustizia. Bene. I referendum abrogativi dell'8 novembre 1987 si conclusero con una netta affermazione dei «sì», che di media nei 5 quesiti totali raggiunsero circa l'80% delle preferenze. Ma da quella vittoria ne uscì un obbrobrio!

In risposta alla scelta degli italiani circa la responsabilità civile dei giudici, il Parlamento approvò la Legge 13 aprile 1988 n. 117 sul "Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati", nota come «legge Vassalli», (votata da Pci, Psi, Dc) il cui disposto, lo dissero gli stessi Radicali, si allontanava decisamente dalla decisione presa dagli italiani nel referendum facendo ricadere la responsabilità di eventuali errori non sul magistrato ma sullo Stato (quindi sui cittadini) che successivamente poteva rivalersi sullo stesso magistrato ma entro il limite di un terzo del suo stipendio annuale. Dall'epoca della sua entrata in vigore nessuna sentenza di condanna è mai stata pronunciata sulla base di tale legge. In ogni caso i magistrati hanno stipulato per sé stessi una polizza di responsabilità civile. Il premio annuo per ciascun assicurato ammonta a euro 113,50 (lordo e solo RC). Possiamo fare un piccolo paragone con la controparte togata, ossia gli avvocati, che sono obbligati per legge ad assicurarsi e pagano, in convenzione, un importo più che doppio per danni infinitesimali inferiori rispetto a quelli che diversi magistrati causano allo Stato ed ai singoli cittadini.

Comunque se passasse il referendum abrogativo della legge sulla responsabilità civile dei magistrati si tornerebbe allo stato anti obbrobrio... quindi al niente. Ed allora: davvero serve un referendum? Anziché rompere le balle al popolo, facendolo oltretutto passare per fesso, non basterebbe legiferare con coscienza, con onestà e nell’interesse del cittadino rappresentato, prevedendo anche un organismo esterno alla corporazione per verificare errori e responsabilità?

Oggi assistiamo a dibattiti in tv o sui giornali... e chi si invita a sproloquiare in relazione al referendum di fronte ad inermi e assoggettati avvocati e ignavi politici? Le toghe rosse, ossia i magistrati iscritti a Magistratura Democratica o al Movimento per la Giustizia e, quando va bene, ai rappresentanti dell’Associazione Nazionale Magistrati... anch'essi dello stesso schieramento politico. Magistrati che non potranno, dall’alto della loro influenza, far altro che difendere le loro prerogative e suggestionare gli spettatori sulla bontà e l'autorevolezza della loro opinione. Questo per dire quanto i referendum siano una presa per i fondelli, quanta disinformazione interessata vi sia sui media e quanto questa gente prenda in giro gli italioti con l’anello al naso. Italioti che invece, stufi di questa mattanza, dovrebbero usar le matite date con le schede elettorali come forconi da infilar dal di dietro a questa gentaglia che tradisce il mandato di rappresentanza elettorale.

Dr Antonio Giangrande

Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia


4 commenti:

  1. Il problema è ancor più radicale, è che da tempo il parlamento rappresenta i cittadini solo formalmente. Una cosa sono le vaghe promesse elettorali, e altra cosa gli interessi consolidati e i veri referenti di rappresentanza. Il tema della giustizia è solo uno dei tanti. L’organo legiferante inoltre proprio attraverso l’indeterminazione di molti testi legislativi, e il loro significato equivoco, crea di fatto le premesse per quella inutilità e finzione dello strumento referendario. Il magistrato inoltre è spesso una pedina di un sistema politico che cerca di fare della giustizia una sua emanazione. Gilberto

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  2. Ciao Massimo
    Credo tu riesca a leggere questo commento in bacheca.
    Mi avevi chiesto se ero interessato al caso di Grass. Ti avevo risposto da quell'account ma la email mi era tornata indietro in quanto il sistema non era riuscito a consegnarla perché il destinatario era stato irraggiungibile troppo a lungo. Ti ho poi riscritto ma non sono sicuro ti sia arrivata.
    Conosci bene le mie paranoie.
    Non te la prendere se questo commento arriva da una parte qualsiasi del mondo.
    Se invece per qualcje motivo non vuoi più ricevere mie email fammelo sapere.

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  3. se mandi le tue mail a prati.massimo@gmail.com stai certo che mi arrivano... purtroppo però di quelle di cui parli non ne so nulla. Inviane un'altra alla casella che ho inserito sopra... ciao

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  4. L'età avanza e forse non sono più tanto rapido ma non l'ho trovata. In ogni caso credo proprio che quelle email siano state in qualche modo bloccate. Tieni conto che dispongono di persone molto in gamba.

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