Articolo di Chiara
Tra questi, molti lo identificano in Adolf Hitler o in altri dittatori sanguinari che furono in grado di circuire folle sterminate asservendole al Male; alcuni lo associano ad azioni individuali di scellerati i cui delitti sono così inaccettabili alla mente umana, da necessitare una ispirazione diabolica. Entrambe queste posizioni, però, si scontrano con le “scienze umane” che tendono a ridimensionare i fenomeni riconducendoli su un piano di razionalità: la storia e la sociologia che spiegano i prodromi e i contesti, la psicologia sociale e quella individuale che spiegano origini e moti delle condotte (collettive o singole), la teologia che ci ricorda come il libero arbitrio sia il più prezioso e il più pericoloso dono che Dio abbia mai fatto all’Uomo, elevandolo in virtù di ciò sul resto del Creato, ma lasciandolo libero di scegliere se sprofondare nel più putrido degli abissi.
C’è però un episodio nella recente storia umana, nel quale io ritengo che nessuna scienza possa giungere a spiegare il diabolico snodarsi degli eventi e quanto ne conseguì. Sto esattamente dicendo ciò che sembra: affermo che ci sono stati un giorno e un luogo, entrambi non lontani, in cui l’Anticristo ha davvero agito tra di noi. Il giorno è il 12 Febbraio 1993 e il luogo è Liverpool (GB). Quel giorno e in quel luogo, il Male lanciò la sua sfida al Bene e gli Angeli di Dio persero la battaglia. Mi rendo conto che queste parole suonino un po’ folli, lo suonano a me che non sono propensa a certe affermazioni, eppure la storia che sto per raccontare ha perseguitato i miei sonni e la mia coscienza in un tale modo da esserne rimasta sconvolta.
La fotografia che vedete in apertura dell’articolo è di quelle che lasciano il segno: sono due bambini di 10 anni, Jon Venables e Robert Thompson. Non sono adolescenti. Sono bambini. Tutto nei loro volti imberbi e morbidi testimonia purezza e ingenuità infantile. Ma il cartello che reggono in mano ci dice qualcosa di diverso. Ci dice che questi bambini di dieci anni sono stati identificati e processati come si processano “i grandi”... e questo ci colpisce, ci fa pensare ad un abuso, ad una aberrazione umana. Molti lo sostennero, perché questi bambini vennero arrestati e processati – col proprio nome e cognome e tanto di foto sui giornali - da un Tribunale per adulti. Sedettero sul banco degli imputati tra i loro avvocati e senza genitori. Erano tanto piccoli che per far sì che la giuria li vedesse in volto, si dovettero procurare delle sedie rialzate su cui farli accomodare. La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo sentenziò che questo processo, con queste modalità per questi imputati, non fu un “giusto processo”. La Corte sentenzia il vero, dice la Ragione; è stato un abuso, dice la coscienza adulta. Eppure... eppure a leggere come e perché quei bambini giunsero a quel processo, a me vacillano ragione e coscienza. Ma furono davvero processati dei bambini?
Questi bimbi giunsero in quell’aula e in quel modo perché un altro bambino, James Bulger - poco meno di tre anni di età e due spanne in meno di altezza - il 12 Febbraio 1993 non tornò a casa dalla sua mamma. Ci tornò solo due giorni dopo, era una domenica, in una bara in cui venne pietosamente ricomposto il suo povero corpicino tagliato in due dalle ruote di un treno. Il medico legale potè offrire alla madre l’unica consolazione di sapere che quando questo scempio avvenne, il figlioletto era già di privo di vita; ma i traumi riportati in precedenza erano talmente tanti che non potè stabilire quali fossero state le ferite mortali.
La storia dell’Anticristo che giunse nei dintorni di Liverpool in quella folle giornata, che immaginiamo grigia e uggiosa come solo le giornate inglesi di febbraio sanno essere, cominciò all’interno di un centro commerciale. In questo luogo si erano recati, dopo avere “marinato” la scuola, i “nostri” due bambini, Jon e Robert, figli di gente normale senza grossi problemi in famiglia, giusto una separazione in un caso e qualche ristrettezza economica nell’altro, ma nulla che avesse procurato traumi stabili, dissero a posteriori gli psicologi che cercavano risposte (per uno dei due poi si parlò di violenze subite nell'infanzia). I due brigantelli annoiati, avevano messo a segno qualche furtarello, un barattolo di vernice e alcuni giocattoli, e s’erano intrattenuti a giocare sulle scale mobili; ma poiché infastidivano gli avventori, la sicurezza li allontanò. Nessuno pensò di avvisare le autorità della presenza di due bambini incustoditi, lontani da scuola e dediti al furto (sia pure di soldatini). Così girovagarono ancora nel centro commerciale ed incontrarono "Il Male". Esso ebbe la forma di un’idea aberrante e indefinita, inspiegabile tra tutte quelle che potrebbero venire a due bimbi nel “tempio” delle luci e dei consumi.
“Prendiamo un bambino”, disse uno dei due (a processo si accusarono a vicenda).
Qualcuno ebbe fortuna. Infatti le “antenne” degli angeli custodi dei primi bimbi incontrati, fratello e sorella di due e quattro anni, funzionarono a dovere e la loro mamma giunse appena in tempo per fermare Jon e Robert. Ma anch’essa li lasciò andare, paga di avere i propri figli con sé e forse troppo priva di malizia per domandarsi quale assurdo pensiero potesse passare per la testa di due decenni che “vogliono portarsi via un bambino”, nonché del senso civico che le facesse domandare se non fosse il caso di denunciare ella, dopo l’omissione dei sorveglianti, l’impropria solitaria presenza di due bimbi di quell'età nel centro commerciale in orario scolastico, due bimbi a cui aveva sentito dire, quando avevano adocchiato i suoi figli: "prendiamo uno dei due".
Non so voi, ma io già nella sequenza appena descritta vedo l’impronta del Male: tralasciamo l’inettitudine e scempiaggine degli adulti che (finora) non hanno esercitato il proprio dovere di custodia e denuncia, tralasciamo (tralasciamo?) l’origine nei due bambini dell’idea innaturale e assurda di rapire un bimbo piccolo... per farci cosa? non lo sapevano nemmeno loro, e concentriamoci su questo: su quanto l’età dei due anomali rapitori abbia “abbassato le difese”, tanto della prima mamma (chè un adulto o un adolescente li avrebbe fatti arrestare all’instante!) quanto del piccolo James (che difficilmente si sarebbe docilmente accompagnato fiducioso ad un estraneo “grande”). Una “mossa” diabolica, non c’è che dire.
E difatti il terzetto continuerà la sua “passeggiata” per molte ore, lungo quattro chilometri e mezzo, e tutti coloro che li incontreranno, trentotto persone in tutto (“I trentotto di Liverpool”, come passarrono poi alla cronaca giornalistica) non faranno nulla. D’altronde per molti, quei tre erano uno scricciolo tra due passerotti, tutti fratelli secondo le loro parole, che se ne andavano a zonzo per la città (sarà normale?). Ma non faranno nulla nemmeno coloro a cui i due più grandi diranno di non conoscere il piccolino, di averlo trovato smarrito e di avere intenzione di portarlo alla polizia (“la centrale di polizia la trovate nella tal via” fu l’utilissimo contributo della persona adulta). E non fecero nulla pur accorgendosi che il piccolo James sanguinava da sotto il cappuccio (“come stai figliolo? ma egli non mi rispose”, disse un genio). E nemmeno faranno nulla quando i due si incammineranno nella direzione esattamente opposta a quella della centrale di polizia (“li richiamai per dir loro che sbagliavano direzione, ma non si voltarono”... e allora avanti signora, al mercato a comprar carciofi!). Nemmeno vedendo che il pulcino ferito piange e si dibatte cercando di sfuggire alla stretta dei due (“nostro fratello fa i capricci” si giustificheranno). Nemmeno muoveranno un dito quando James riuscirà a liberarsi dalla morsa infernale e scaraventarsi in mezzo alla strada evitando di un soffio l’investimento nel tentativo di salvarsi la vita (“non ho pensato da dove provenisse ma ringraziai di non averlo investito” disse un motociclista "Illuminato"). Nemmeno quando verrà ripreso dai due, uno per le braccia e l’altro per i piedi per quanto si ribellava: “credevo fossero i suoi fratelli” disse un altro genio (a Cittadella di Padova si scatenò l’Apocalisse per un fatto del genere; ma certo c’erano degli adulti al posto di due bambini).
Il Male fece prendere il piccolo James a Jon e Robert e fece in modo che nessun adulto si stranisse della cosa. Volle che lo prendessero per i piedi, volle che pensassero di affogarlo in un canale e, alla fine, decise che dovevano lasciarlo cadere con la testa sulla strada, così da fratturargli il cranio. Poi rese cieche, sorde e infinitamente stupide, tutte le persone che videro il piccolo sanguinare da sotto il cappuccio e divincolarsi disperato per liberarsi dalla sua stretta infernale; fece in modo che non finisse pietosamente i suoi giorni sotto le ruote di un’auto o di una moto (perché il seguito porta perfino a concepire un tale pensiero come caritatevole), al contrario fece anche in modo che questi bambini (bambini?) potessero disporre di lui ancora per ore, così da poterlo percuotere con tale ferocia che il suo corpicino straziato dal treno conservava sul volto l’impronta nitida della suola di una scarpa. Fece in modo di farlo sopravvivere così a lungo da poter subire ancora altre violenze: la dolorosa manipolazione dei genitali, la vernice tossica versatagli in faccia, le batterie cacciategli in gola. Il Male si accontentò di “lasciarlo andare” solo dopo i moltissimi colpi di pietre e spranga che ebbero la meglio sulla sua vita, incredibilmente e crudelmente tenace nel non abbandonarlo prima, così da risparmiargli un po’ di dolore. Giusto le ruote del treno che poi tranciarono il suo corpo gli risparmiò il Male! Infatti era già morto quando Jon e Robert lo posero a cavallo dei binari con la testa coperta da pietre per non rischiare che il macchinista, riconoscendo in quel fagotto un bambino, arrestasse la marcia del convoglio d'acciaio.
Questo è ciò che può il Male: può far insorgere un’idea innaturale e criminale in due infanti privi di traumi pregressi sufficienti a spiegarla, privi di patologie mentali... non diagnosticate né prima né dopo i fatti. Può far subire tutto quel dolore e quello spavento ad una creatura inerme nata da trentaquattro mesi, facendola sopravvivere tanto a lungo da farle patire ogni colpo. Può accecare le persone ed abbassare le difese di un’intera comunità adulta, incarnandosi in due bambini di dieci anni che non suscitano la diffidenza di nessuno, accecandole anche quando il sangue e le grida di una creaturina che lotta per salvarsi la vita indurrebbe pure il più negligente degli uomini ad intervenire.
Però non è ancora questa, se possibile, la massima espressione del Male che imperversò su Liverpool. Perché se è vero che nei panni dell’omicida non abbiamo né un adulto che perde la ragione o fa scempio del suo libero arbitrio, né un adolescente segnato da abusi e soprusi, ma due bambini che concepiscono un’idea innaturale e la concretano con una ferocia inaudita, e già questo è un segno che qualcosa di oscuro si è manifestato (ma potremmo essere ancora nel campo della follia), è altrettanto vero che ai futuri assassini non si contrappongono 38 persone frettolose che non vedono e non sentono (o che non vogliono vedere e sentire temendo guai per loro stesse), al contrario abbiamo gente che vede, che sente, che si interessa ma, inspiegabilmente, non agisce. E questo è un altro segno che qualcosa di più oscuro si è manifestato quel giorno... forse siamo ancora nel campo della psicologia individuale e di gruppo?
Se mai leggerete il resoconto dei fatti, qui la storia trattata da Wikipedia, vincendo le lacrime e vivendo passo passo le traversie di questo piccino, io credo che vi troverete nella stessa cappa putrida di angoscia e smarrimento che ha soffocato me e che va decisamente oltre la normale pietà, lasciando percepire davvero una malignità inumana. Anche se, tutto sommato, nemmeno questa cosa, forse variabile tra individui, è quella che mi fa parlare di una sfida del Male tragicamente perduta dal Bene.
Uno dei più preziosi doni che Dio fa all’Uomo è la Speranza. Il bacio di Dio lo cogli quando, nella sofferenza, la Speranza ti salva dalle tenebre della disperazione, ti accoglie nell’abbraccio del Padre e non ti fa sentir solo. Ogni volta che all’uomo togli la Speranza tu l’uccidi.
Ed è togliendo più volte la Speranza a James che Il Male ha voluto sfidare Dio, la Sua Potenza e la Sua incarnazione. Ed è questo bene che i suoi Angeli non sono riusciti a preservare, riportando la sconfitta più cocente.
Ciò che manifesta più d’ogni altra cosa la presenza dell’Anticristo a Liverpool il 12 febbraio 1993, è proprio la Speranza che per trentotto volte (trentotto!) si è offerta subdolamente a un innocente. Speranza così vicina da poter essere afferrata, perché bastava davvero un niente, speranza che per trentotto volte (trentotto!) il suo cuoricino incredulo si è visto strappare beffardamente. Chi può immaginare di sapere quale immenso dolore dovette provare quel piccolo Angelo, vittima innocente di una lotta molto più grande di tutti noi, tutte le volte che incontrando un adulto pensò d'essersi salvato dal Male? Nessuno lo salvò ed è certo che in quei 4 chilometri percorsi fra le strade di Liverpool, egli morì trentotto volte prima di essere ucciso.
E uccidere per trentotto volte la speranza di vivere di uno scricciolo di bimbo, la creatura più amata da Dio, è stata la vittoria del Male più tremenda che io conosca.
Ps. Jon e Robert sono usciti di carcere all'età di 19 anni. Le autorità hanno dato loro una nuova identità e con questa la possibilità di vivere una nuova vita.
Chiara,brava.....solo chi ha il cuore libero può capire certe cose.....
RispondiEliminaa parer mio chi punta il dito è perchè ha qualcosa di negativo da nascodere .....e fai bene a far riccordare queste cose,perchè la gente prima o poi dovrà pure svegliarsi da questo ipnosi del maligno e rendendosi conto che è artefice del male.....ti abbraccio Carla
un avvenimento atroce . e fai bene a descriverlo come una manipolazione di satana .
RispondiEliminai bambini di dieci anni a volte sono cattivi. basta vedere cosa combinano i bulli., oppure quando prendono di mira un loro coetaneo e lo maltrattano per divertimento . questa è cattiveria verso il mondo senza che ci sia un motivo .
secondo me succede quando provengono da famiglie che non insegnano l'educazione .. in poche parole i veri bulli sono i genitori che si comportano da bulli con i propri figli .. che a loro volta diventano cattivi .,
una persona adulta e normale puo' uccidere (vedi il( femminicio) ma torturare per un giorno come fecere quei due senza un motivo vuol proprio dire che è stato un suggerimento di satana
a mio avviso tirare in ballo dio e satana equivale a rinunciare a capire i motivi e quindi cercare di evitare che le cose si ripetano.
RispondiEliminaforse il mio "limite" è preferire il metodo scientifico piuttosto che accusare cause demoniache..
esse
gentile esse, i motivi "razionali" (derivanti dall'applicazione del metodo scientifico) sono tutti lì, messi nero su bianco. alcuni espressi, altri intuibili, tutti o quasi "scontati", nonchè all'epoca sviscerati e approfonditi da chi intendeva interrogarsi nel modo che intende lei. Peraltro i vent'anni di orrendi crimini commessi da allora ci dimostrano che non basta la comprensione scientifica per evitare il ripetersi dei mali del mondo ma, per carità, è giusto continuare ad indagare sempre razionalmente ogni fenomeno.
RispondiEliminaQuello che ho fatto io è un discorso che non dimentica quegli aspetti, anzi li premette proprio, semplicemente poi li mette un momento nell'angolo e lascia uno spazio - appositamente ritagliato e voluto - ad un sentimento personale che nulla toglie e nulla aggiunge ad essi. Semplicemente è un'altra storia. Precisamente è la storia del cuore, del pianto e dello "eterno interrogativo". Lasciar spazio anche a queste cose non è un male, direi che quasi, nell'era della "fede tecnica", manca anche troppo spesso. Ricordiamoci ogni tanto anche delle cellule che pulsano vita oltre che di quelle che trasmettono segnali elettrici.
"Non di solo pane vive l'uomo"...o per stare più "bassi" con le citazioni (senza "suinare" nessuno, sia chiaro!):
"Le verità le cercate per terra da maiali, tenetevi le ghiande e lasciatemi le ali" (F. Guccini)
Il tema che affronta Chiara è quello del male. Ma il male inteso in senso metafisico credo. Quello relativo alle domande che sorgono spontanee di fronte ad episodi efferati e per certi versi incomprensibili, soprattutto quando coinvolti sono due bambini. Nel Cristianesimo il male non ha consistenza ontologica (vedi S. Agostino) cioè non è una sostanza (altrimenti si cadrebbe nel manicheismo) è privazione d’essere, non-essere, un mero accidente. Nel caso del bambino è Freud che ci ha parlato di una “sessualità polimorfo perversa”. Per Platone il male è la materia non ancora ordinata, il caos che precede l’ordine imposto dalla divinità. Per Aristotele il bene è la causa efficiente e causa finale di tutte le cose, il male è privazione del bene. Negli archetipi letterari il male è variamente dipinto come modello del suo manifestarsi nel mondo (es: Raskol’nikov in “Delitto e castigo”, “Salomé” di Wilde, “Mr Hyde” di Stevenson e il leopardiano “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”). Insomma mi sembra che Chiara non cerchi una risposta nell’ambito delle scienze sociali (alle quali comunque allude) ma si ponga nell’ottica di quelle domande esistenziali che trovano solo in parte risposta nella psicologia, nella sociologia o nel diritto.
RispondiEliminaGilberto
Ciao Carla,
RispondiEliminala storia che tu riporti mi era completamente sconosciuta e ti ringrazio per averla raccontata e fatta conoscere.
E' un episodio talmente abberrante che mi dà sofferenza indicibile.
Come si può avere tale perversità?
Ti rispondo sul tema "bene-male" che tu tratti, e lo faccio partendo un po' da lontano.
Il bene e il male si sono sempre contrapposti, tutte le religioni anche quelle più primitive, hanno la dualità e nelle loro credenze possono chiedere o offrire al bene o al male.
Il fatto che il Cristianesimo abbia mostrato un particolare interesse sul tema del male è da ricondurre a due fattori a mio parere.
Il primo ci ricorda la tentazione del serpente a Eva, con tutto quello che ne è derivato per la donna.
Il secondo: la crocifissione di Gesù, con tutti i significati connessi: la sua vita,i suoi miracoli,il suo dire, il suo essere.
La codificazione del Cristianesimo
così come noi la conosciamo avvenne con i Padri della Chiesa che avevano da una parte una preparazione filosofica greca e dall'altra vivevano una conoscenza diretta dell'essere cristiano, tanto che molti di loro si ritirarono nel deserto egiziano a vivere l'ascesi.
Fu il Padre della Chiesa, il filosofo Origene che per primo, mi sembra di ricordare,diede corpo alla struttura angelica e parlò di Lucifero.
La Chiesa deve molto a Origine e a tanti altri e fece molto fin dall'inizio per difendere certi principi che non erano propriamente senza interessi.
La Storia del Cristianesimo così come oggi è, parte tutta da quegli anni e i vari Concilii che si tennero in medio oriente, furono spesso molto tumultuosi se non violenti, combattuti tra fazioni differenti che si dilaniavano per spiegare e difendere la natura stessa del Cristo e cioè: umana o divina.
D'altra parte anche a Roma Pietro e Paolo avevano due gruppi diversi di discepoli che " discutevano " tra di loro e non erano proprio in pace.
La Storia del Cristianesimo è fatta di luce e di ombre perché è una storia di uomini che vogliono interpretare Gesù il Cristo imbrigliandolo in dogmi umani dettati dal bisogno di mantenere la gerarchia.
La gerarchia si è mantenuta perché anime elette e sante hanno, in questi 2000 anni, vissuto, operato, messo in pratica le parole di Gesù e hanno sofferto come lui.
La Ecclesia è il popolo di Dio unita nel Suo nome perché nel Suo cuore risuona la Sua voce.
Troppe volte la gerarchia non è stata in sintonia con Lui e bene fa a concentrarsi sul tema del male perché per questo motivo l'uomo Gesù fu ucciso e risorse come il Cristo, l'Unto del Signore.
E' questo che porta grande responsabilità alla Chiesa e la mantiene ancora in vita.
Carla, un abbraccio e grazie ancora.
Vanna
CUCU'
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RispondiEliminaMARAMEO
cosa dobbiamo dire? BAU?
RispondiEliminao chiamare direttamente la Croce Verde?
CHIARAFEDE RILASSATI
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