Sandra Lunardini e Giancarlo Saleri |
E' ormai sera tarda in viale Romagna 39, a Milano Marittima. Da oltre dodici ore la tragedia che non doveva accadere si è consumata, funerea come vuole la tradizione. Di fronte all'insegna "Da Sandra" le persone si fermano, guardano e parlano a voce bassa. Non c'è nulla da vedere, allontanatevi. Una voce senza volto, ormai stanca e consumata, esorta chi passeggia a continuare la propria vita. Solo dei nastri bianco/rossi ed un foglio attaccato alla porta fanno capire che qualcosa è accaduto. Non tutti sanno, in tanti hanno passato la mattina ad oziare in spiaggia. Nonostante il tempo incerto, infatti, il caldo l'ha fatta da padrone anche nel giorno della tragedia annunciata. Anche in questo martedì in cui Cervia è ricomparsa al centro della cronaca nera nazionale ed ha registrato, dopo il suicidio di Gaetano delle Foglie (il pugliese molto conosciuto in Romagna che poche ore prima di spararsi aveva ucciso Sabrina Blotti), avvenuto all'interno del Duomo, un nuovo episodio di violenza omicida. Gianfranco Saleri, pure lui di un'altra regione, la Lombardia, pure lui un tipo conosciuto che non passava inosservato, prima di togliersi la vita ha ucciso Sandra Lunardini. Il motivo? Forse economico, o forse per gelosia o depressione. Ma perché è accaduto? Era inevitabile o la causa dell'evento è da ricercare nella poca attenzione di uno Stato che non sa "leggere" le denunce in modo giusto?
Milano Marittima è un vespaio in questi giorni. Si dice ci sia la crisi, ma in qualsiasi ora si vada è quasi impossibile trovare un posto auto. Anche il parcheggio del grattacielo, quello più grande situato a fianco della spiaggia libera, è tutto occupato. Per cui occorre armarsi di pazienza e, se non si vogliono trovare fogli gialli e verdi sotto il tergicristallo, rassegnarsi ed andare a chilometri dalla rotonda 1° Maggio, vero cuore pulsante della piccola città da dove partono tutte le vie della "movida". Al "Caffé della Rotonda", lo stesso che in estate frequentano tutti i turisti ma che nelle giornate soleggiate di primavera è abusato dai superfighetti muscolosi e firmati, fra questi anche uomini ben oltre gli "anta", che girano con auto extralusso e portano a spasso femmine griffate e cani extralarge, nessuno vi chiederà dove si trova il "Pineta club", perché basta percorrere duecento metri per trovarlo. Ed anche se andate coi figli a mangiare un super gelato alla "Perla" o allo "Sporting", anche questi locali si affacciano sulla rotonda, non rischierete mai di sentirvi chiedere dove si trova lo stadio in cui giocavano e forse giocheranno ancora i "Campioni" di Ciccio Graziani. Insomma, a Milano Marittima non serve chiedere, basta passeggiare per trovare ogni cosa conosciuta anche a livello nazionale. Tutto infatti ruota nel raggio dei cinquecento metri attorno alla rotonda suddetta, anche i super attici da uno a tre milioni di euro.
Ed è in questo raggio che sono situati anche il 70% degli esercizi commerciali, è in questo raggio che tutti sanno tutto di tutti, naturalmente parlo dei cervesi che vi lavorano e non dei turisti, ed è in questo raggio che anche Gianfranco Saleri e Sandra Lunardini erano molto conosciuti. Lui non passava inosservato. Quando non arrivava con con la moto, una Yamaha, arrivava con una New Beetle, oppure con una Smart che gli consentiva di parcheggiare facilmente... ma non erano rare le occasioni in cui lo si poteva vedere con una Ferrari F40. La sua condizione economica glielo permetteva. A Coccaglio, la cittadina della provincia bresciana in cui si era stabilito dopo essersene andato da Lumezzane, e dove ancora aveva la residenza, assieme alla sua famiglia aveva contribuito a fondare l'azienda più grande del paese, quella per cui lavoravano la metà degli abitanti. Al tempo, una ventina d'anni fa, girava in Porsche. Una passione per le auto continuata anche quando, a tre anni dalla separazione da sua moglie, decise di andarsene dalla Lombardia e di stabilirsi a Cervia. I primi due anni usati per trovarsi una collocazione e fare investimenti, poi l'incontro con Sandra. Le loro storie erano simili ma certamente diverse, anche se ad entrambi avevano lasciato due figli e ad entrambi avevano lasciato la voglia di ricominciare.
E quando l'amore parve sbocciare fu facile decidere di collaborare. Così, dato che lei aveva la licenza per fare la parrucchiera e lui la proprietà del negozio in cui svolgere l'attività, nacque una sorta di società di fatto. Ma la loro storia non è trascorsa in maniera tranquilla, Gianfranco è sempre stato un tipo abbastanza irascibile (al suo paese lo ricordano in altra maniera), e specialmente negli ultimi anni non sono state rare le volte che ha alzato le mani. Ma lei ha sempre glissato, pur di fronte all'evidenza e alla violenza, e si è decisa a chiuderla solo pochi mesi fa, quando s'è resa conto che lui "se la faceva" con una giovane lavorante del negozio. Ma, come detto, i muri erano di lui e la licenza di lei... e la società non si è rotta con la fine della relazione, anche perché al Saleri non andava giù il modo in cui era finita. Nei mesi successivi tutti hanno visto l'uomo andare al negozio quasi quotidianamente. Tutti hanno sentito le grida, le urla e le sedie volare. Tutti hanno visto le pistole, altra passione dell'uomo, girare assieme al loro padrone (qualche negoziante vicino dice che la licenza non l'aveva più da anni) addirittura anche in spiaggia, tanto che c'era chi vedendolo con l'arma dentro il costume l'aveva soprannominato "Rambo". Assurdo ma vero.
Come assurdo è il destino degli uomini che si intreccia con il comportamento delle istituzioni, visto che Sandra chiamava i carabinieri ogni volta che si sentiva minacciata, visto che quando dall'irascibilità lui è passato alle maniere forti ha compilato denunce che avrebbero dovuto proteggerla. Ma il culmine lo si è toccato la sera precedente all'omicidio. La sera di lunedì 23 luglio quando il Saleri disse al figlio di Sandra che aveva intenzione di suicidarsi e di lasciargli una bella eredità. Il ragazzo, che ha 17 anni e lavora al "Caffè della Rotonda", ne parlò a sua zia, la sorella di sua madre che tre anni prima aveva denunciato il Saleri dopo aver difeso Sandra ed essere stata maltrattata. Lei non ci pensò su e chiamò i carabinieri raccontando le sue apprensioni e la sua principale paura. Nei mesi, infatti, Gianfranco aveva puntato la pistola non solo contro la sua ex compagna, ma anche contro chi aveva tentato di difenderla... sia mai che prima di ammazzarsi si volesse vendicare? Il carabiniere che ricevette la chiamata di aiuto, un giovane piantone (pare), si stizzì, dice ora la sorella di Sandra, perché troppe erano state in quel periodo le telefonate che parlavano del Saleri. Basta, state esagerando con le chiamate, non se ne può più di ascoltare quel nome.
Non è così, ha detto oggi con forza il comandante provinciale dell'Arma, Guido Masi, il piantone ha chiesto alla donna cosa potesse fare per lei, ha chiesto se serviva un'ambulanza o un medico del 118. Il comandante non so dov'era durante la telefonata, di certo non ha ascoltato le parole che, si presume, saranno state registrate. Per cui ad una eventuale denuncia un giudice le ascolterà prima di giudicare. Ma se anche avesse ragione, e le parole fossero quelle da lui dichiarate, ci sarebbe da capire come mai una persona che chiama preoccupata i carabinieri, che parla di un uomo iroso in possesso di tre pistole, un uomo che quotidianamente minaccia una donna facendo volare sedie, un uomo sulla cui testa pendono più denunce, un uomo che confida ad un ragazzo di volersi uccidere, debba venir indirizzata ai medici del 118. Che aiuto potevano dare a lei i medici e per quale motivo non mandare una pattuglia a casa del Saleri? Per quale motivo non portarlo in caserma e toglierli le pistole, visto quanto raccontato al ragazzo sull'eventuale suicidio? Per quale motivo non attenzionarlo e non chiedere per lui una TSO (terapia sanitaria obbligatoria) in modo da fargli riprendere la forma mentale che probabilmente aveva anni prima?
Sicuramente, come tante di quelle accadute negli ultimi anni, questa storia poteva cambiare in meglio, sicuramente il destino di Sandra e Gianfranco poteva essere migliore. Bastava agire e capire che quando le minacce si fanno sempre più pressanti lo spazio in cui operare e cercare una soluzione si assottiglia. A Milano Marittima da mesi, già prima che iniziasse la stagione estiva e subito dopo il primo litigio fra i due, i tanti che conoscevano l'ex coppia dicevano che qualcosa di grave era nell'aria. Loro l'avevano capito che la situazione stava degenerando. Il problema è che chi avrebbe dovuto capirlo non ha ragionato con la mente di chi aveva assistito alle sfuriate. Così, anzichè bloccare le iniziative bellicose del Saleri, ha lasciato correre perché, si è detto anche questo negli ultimi mesi, in fondo erano solo "liti di amanti". Forse nell'ultimo periodo a rendere l'uomo ancora più instabile ha contribuito la morte di sua madre, sepolta quindici giorni fa, ma questo è solo un "forse" che non può dare giustificazioni... di sicuro c'è che chi lo conosceva, chi aveva a che fare con lui e chi lavorava all'interno e in prossimità del negozio, sapeva che la tragedia sarebbe accaduta.
Per evitarla, in questo caso come nel caso dell'omicidio di Sabrina Blotti, si sarebbe dovuto agire in tempo. Magari sul cervello di chi si sapeva avrebbe potuto uccidere e uccidersi. Cosa ci voleva? C'erano le denunce, c'erano i testimoni e bastavano pochi interrogatori per immaginare lo sbocco futuro. In casi del genere giocare d'anticipo non è mai sbagliato, non tutte le malattie si manifestano con bugni rossi sulla pelle o con placche in gola. Alcune partono dal cervello che, annebbiato, smette improvvisamente di ragionare lasciando spazio all'istinto bieco ed ai nuovi sentimenti: l'odio e la vendetta. Davvero chi è preposto a mantenere l'ordine e la legalità non può nulla in casi del genere? Se sì occorre fare in modo che qualcosa cambi. Altrimenti, lasciando tutto per come è, ci troveremo di fronte, e senza accorgercene, ad altre mille donne massacrate perché, in fondo che ci importa... "sono solo liti fra amanti".
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Non vedo cosa commentare, caro Massimo, se non ribadendo quanto hai scritto con la solita chiarezza.
RispondiEliminaManca la volontà, o la possibilità di "prevenire" atti delittuosi da parte delle forze dell'ordine?
Questa è la voce dell'opinione pubblica, che resta sconcertata di fronte ad accadimenti assurdi, come quello che hai descritto.
Caro Massimo
RispondiEliminaappena ho sentito il fatto al telegiornale ho pensato tutte quelle cose che hai così ben scritto, in modo lucido e anche accorato.
La 78a vittima da gennaio, UNDICI VIRGOLA QUALCOSA di donne ammazzate AL MESE ::::
ma dove siamo arrivati? è il fondo questo?
Vorrei fare qualche considerazione in più, ma il genere maschile non ne verrebbe fuori molto bene, immagino solo come possiate sentirvi voi uomini corretti, rispettosi, con la testa a posto, a condividere la categoria con queste bestie, che cominciano ad essere troppe.
Appunto, ma questi esseri non avevano amici che abbiano potuto preventivamente rimetterli in sesto? Vigliacchi anche loro?
Mimosa
La donna è la vittima più frequente, perché più facile e più debole; per i bambini resta forse un qualche residuo rispetto, anche se pare anche quello calante. Nel mondo occidentale e nell'umanità in generale c'è una crescente aggressività individuale e collettiva, una brutalità violenta che, unita ad altri fattori, sembra dimostrare una forte tendenza all'autodistruzione della specie. C'è in corso un rovesciamento di valori, che però sembra in realtà la pura negazione di ogni valore, e ciò porta alla degenerazione abbastanza grave di un comportamento generale. Anche questo è l'effetto di un materialismo condotto all'ultimo stadio. La disgregazione dell'URSS avrebbe potuto accelerare un processo di miglioramento universale se, invece dello pseudo-ideale dell'arricchimento sfrenato, si fosse puntato ad una solidarietà umana universale. Quando la massima aspirazione di un uomo è avere la cassaforte ben piena ed ogni altra cosa vuota (il cervello, il cuore), qualunque mezzo anche il più feroce può sembrare utile per l'obiettivo da raggiungere. In questa guerra di barbarie, i soggetti più deboli fisicamente sono anche le vittime più frequenti dell'orrore.
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