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martedì 22 marzo 2011

Attacco alla Libia. Una guerra senza capo e presto, forse, senza coda

I francesi non hanno alcuna intenzione di consegnare il comando delle operazioni militari, i bombardamenti in atto in Libia per capirci, in mano alla Nato e, per voce del Generale Philippe Ponthies, rassicurano le nazioni alleate che l'offensiva funziona bene anche senza un comando integrato. Io non ce l'ho con i francesi in quanto popolo, anzi li ammiro perché nei secoli si sono dimostrati capaci di combattere per i giusti ideali a costo di innumerevoli sofferenze, ma con chi li comanda un poco sì. E non solo con loro ma anche col governo inglese e con quello americano. Partire in pompa magna per la guerra, senza avere alcuna certezza, è da brancaleoni e non si addice ai popoli del ventunesimo secolo, popoli che credono basti l'uso della parola, al limite di mezzi disincentivanti alternativi, per bloccare ogni forma di ingiustizia. Se è vero che il popolo è sovrano per quale motivo chi lo comanda non segue la sua voce? In ogni caso la reticenza francese ha causato i primi ritiri. La Norvegia ha bloccato i suoi aerei, già stanziati sul territorio maltese, e l'Italia ha minacciato di non fornire più le sue basi militari.

Queste prese di posizione, se aggiunte a quella cinese e russa che, pur astenendosi durante l'assemblea straordinaria dell'Onu di Parigi, hanno nei giorni successivi criticato l'intervento armato, danno il quadro di una situazione che nulla ha di stabile. Al momento gli unici che bombardano intensamente sono gli aerei francesi, quelli inglesi, ed i sottomarini americani dotati di missili ad alta precisione. Le altre nazioni impegnate servono solo a fare numero affinché il mondo intero creda esista una vera coalizione anti Gheddafi. A parte che non serve una coalizione per sentirsi anti Gheddafi, basta conoscere una minima parte della storia scritta dal dittatore libico negli ultimi quarant'anni, ciò che ancora non s'è capito è chi tra questi Stati abbia il comando delle operazioni ed a cosa realmente debbano portare i bombardamenti. L'unico scopo che si può ipotizzare, osservando dall'esterno gli avvenimenti ed i bersagli colpiti, è quello di un rapido indebolimento delle difese antiaeree per fare in modo che in un prossimo futuro truppe di terra alleate possano sbarcare, in un territorio che non gli appartiene, a dettar legge.

Quindi chi più si impegna in prima persona più dividendi chiede ed ottiene in caso di vittoria. Praticamente lo stesso identico schema usato per annientare Saddam Hussein ed entrare in Iraq. Ma è uno schema valido? E soprattutto, è lecito? L'esperienza dei decenni passati non ha insegnato nulla a nessuno? Si dice che l'uomo impari dalle esperienze negative, si dice, ma probabilmente è un detto da modificare in quanto così com'è espresso non viene recepito e si continua la linea iniziata migliaia di anni fa quando da cacciatore di animali l'essere primitivo cominciò a cacciare sé stesso. Al tempo era l'istinto a regnare, mors tua vita mea, poi è stata l'ambizione a prendere il sopravvento ed a far cercare agli imperi meglio armati la conquista di terre ricche di risorse naturali, per migliorare la propria qualità di vita, annientando interi popoli stanziali consolidati. Nell'ultimo secolo i nostri antenati hanno assistito a ben due conflitti mondiali, conflitti in cui milioni di uomini persero la vita. Ma come sono nati?

La colpa essenziale, se vogliamo chiamarla colpa, è delle alleanze che interi schieramenti avevano instaurato con gli Stati amici in modo da scoraggiare i nemici ed evitare eventuali attacchi. Fu così, ad esempio, che da un attentato in quel di Sarajevo nacque la prima guerra mondiale. Tutte le potenze lo avevano condannato ma questo non bastò in quanto i regnanti austo-ungarici credettero, visto il cordoglio unanime ricevuto, di poter soggiogare finalmente e per sempre i dissidenti serbi. Da una richiesta di sottomissione si passò ben presto ad una guerra che a forza di alleanze su alleanze ingrossò i ranghi di ogni formazione ed i campi di battaglia. Cinque anni d'inferno e milioni di morti che cambiarono radicalmente lo stato delle cose affossando interi imperi e portando  popoli ormai stremati a rivoluzioni sanguinarie. Il tutto a causa di un insensato atto di forza.

L'inizio della prima guerra mondiale non dovrebbe essere paragonato a quanto accade oggi. Non dovrebbe ma le attinenze ci sono in quanto, come allora, nonostante la grande alleanza abbia condannato il regime di Gheddafi non tutte le nazioni che la compongono sono d'accordo sul modo bellico usato dopo la risoluzione votata, non all'unanimità ma con cinque astenuti, a Parigi. Gli Stati semidittatoriali, ad esempio, quelli che reprimono i loro oppositori uccidendoli o incarcerandoli, quali la Russia e la Cina, sono dell'idea, quella giusta a mio parere, che prima di continuare a bombardare occorrerebbe inviare un negoziatore gradito ad entrambi gli schieramenti, s'era fatto il nome dell'ex presidente brasiliano Lula visto di buon occhio dai diversi Stati. Ma questa opzione è tramontata a causa dell'immediato assalto portato da una parte della coalizione. Coalizione che, come scritto in precedenza, non è daccordo sulle strade da seguire e rischia di rompersi già al quarto giorno di bombardamenti.

Quindi tutto è appeso al filo delle trattative fra gli stati alleati. E mentre l'Onu ha deciso di riunirsi nuovamente Giovedì, ufficialmente per fare il punto della situazione ma in realtà per prendere finalmente delle decisioni ed addossarsi il comando delle operazioni, i bombardamenti continui hanno fatto già centinaia di vittime anche fra i civili. Non c'è città che venga risparmiata e solo a Tripoli la contraerea è veramente attiva. In particolare sono state bombardate, oltre alla capitale, le città di Zuara, Misurata, Sirte e Sabah. Ci sono stati morti negli aeroporti, tutti rasi al suolo dalle forze alleate, ed in una cittadina dedita alla pesca, il cui porto è stato completamente distrutto, situata ad una trentina di chilometri da Tripoli.

Certo è che se l'intento era quello di salvare i dissidenti da Gheddafi ora c'è da chiedersi chi li salverà dalle bombe della coalizione. Una coalizione che non ha un vero capo e che forse presto perderà anche la coda dei suoi seguaci. Una coalizione che io, nel mio piccolo, non ho ancora ben capito cosa intenda davvero fare in Libia. Sicuramente lo scopo umanitario, se si ammazzano anche i civili, a questo punto è da escludere.



Leggi l'articolo sul perché si bombarda la Libia.



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