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domenica 24 ottobre 2010

Sarah Scazzi, sette verità che scagionano Sabrina Misseri.

Il circo ha riaperto, se mai avesse chiuso, e le indagini per scoprire chi ha ucciso Sarah diventano molto più che anticipazioni mediatiche ad uso e consumo dello share. Si è arrivati a far ascoltare parte delle registrazioni degli interrogatori di Michele Misseri e di sua figlia Sabrina. Fosse successo anni fa si sarebbe gridato allo scandalo, ora tutto pare sia nella norma. Chi ha venduto le registrazioni? Quanto ha percepito? Queste informazioni andrebbero scritte sugli schermi televisivi prima di mandare in onda i filmati. Se è vero che il popolo è morbosamente attratto dai programmi che violano qualsiasi tipo di privacy, tanto da essere presi come veri e propri spot pubblicitari che invogliano ad organizzare gite e scampagnate domenicali sui luoghi dei delitti, è altrettanto vero che chi è indagato ha il diritto di avere investigatori e giudici tranquilli e scevri da pregiudizi mediatici. Pregiudizi che stanno impedendo loro, ma anche a tantissimi italiani, di osservare la realtà dei fatti in modo lucido e logico. Da ogni parte si tende a portare su Sabrina Misseri, figlia dell'ormai ex orco di Avetrana, gli indizi di colpevolezza, scordandosi alcune importanti verità che inevitabilmente uscirebbero, fosse portata a processo, impoverendo notevolmente la base accusatoria. Per verità intendo i fatti certi o accertabili senza alcun dubbio.


Prima verità: Quell'uomo mente in continuazione e cambia versione dopo ogni dormita. In otto giorni ha cambiato idea e deposizione cinque volte, nell'ultima ha coinvolto la figlia e da allora nessuno più l'ha interrogato. Se avessero continuato a sentirlo un giorno sì e l'altro pure chissà cosa sarebbe arrivato a dire. Ora vuole ritrattare quei particolari che il suo avvocato ha saputo essere difficili da dimostrare, parlo dello stupro post-mortem. In tribunale chissà se ricorderà quanto finora ha detto? Inaffidabile.
Seconda verità: Si tenta di far credere che lo zio quel pomeriggio dormisse. Ma il suo avvocato, che da tempo trascorre parte dei suoi giorni sugli schermi d'Italia, ha più volte ammesso che non andava nel suo letto neppure di notte, che in casa era emarginato e restava in cucina, su una sedia a sdraio, aspettando di fare le tre per lavare i piatti e preparare il ragù. Altri hanno dichiarato che il più delle volte si fermava nei campi e lì riposava. Se quel giorno è tornato c'era un motivo, come da lui ammesso in epoche non sospette ed antecedenti la scoperta del cadavere, doveva aggiustare il trattore. Perché non prendere questa testimonianza per buona? Per addossare sulla figlia tutta la colpa? Non ci sarà nessun giudice che crederà alla pennichella pomeridiana interrotta.
Terza verità: C'è una telefonata, fatta la sera dell'omicidio, indirizzata all'uomo che ogni giorno lavorava assieme a lui. Ce n'è un'altra diretta al nipote prediletto Mimino, ed è sempre della stessa sera. Perché non scavare a fondo in queste e cercare di capire il motivo per cui sono state inviate dato che tutti, compreso gli inquirenti, sanno che lo zio usava il cellulare solo per ricevere e quasi mai per chiamare? Mimino, ricordiamocelo, abita nella contrada dov'è stata ritrovata Sarah e conosceva benissimo quel luogo. Perché la sera del finto ritrovamento del cellulare al telefono gli dice che non lo vuole né più sentire né più vedere? Lui ha visto e parlato con Misseri, nel periodo della scomparsa, quasi tutti i giorni. Possibile che un uomo, descritto da più parti succube e privo di qualsivoglia personalità, non gli abbia mai detto nulla di quanto aveva fatto? Sa qualcosa che nessuno ancora sa? Che sia coinvolto? In tribunale dovrà parlare e spiegare tante cose. Se davvero nulla sa vorrebbe dire che la forza mentale dell'ex orco è tanta. E questo porterà i giudici a non credere sia quella persona emarginata e paurosa descritta dal difensore.
Quarta verità: Da più parti si è affermato, anche, che zio Michele non tornasse a casa a mezzogiorno ma quando la figlia e la moglie già erano a letto per l'usuale sonnellino pomeridiano, verso le tredici. E questa sembrerebbe essere una prova a carico di Sabrina perché se sveglia avrebbe potuto aver parlato col padre, per convincerlo a dare una lezione alla cugina, e poi averla attirata a casa sua per un confronto o per ucciderla. Il tutto sembra confermato dal messaggio che, ci dicono, le invia alle tredici e venti per chiederle se voleva andare al mare. Ma se ragioniamo con mente lucida, e non condizionata dai pregiudizi, scopriamo che è tutta parvenza. Per quale motivo coinvolgerla? Sarah era restata tutta la mattina in casa Misseri, quindi non vi era alcun attrito fra le due perché in caso contrario non sarebbe tornata tranquillamente per andare al mare. Perché credere che Sabrina dovesse attirarla dove andava spesso e volentieri senza bisogno di alcun invito? Perché quel mattino suo padre non c'era e lei voleva chiarire quanto saputo su eventuali violenze? Aveva paura che ne parlasse a qualcuno? Ed allora per quale motivo, se questo fosse vero, non chiamarlo al cellulare al momento in cui è entrata in possesso delle confidenze ed invitarlo a tornare a casa urgentemente, per quale motivo aspettare il pomeriggio rischiando anche che l'amica Mariangela arrivasse durante il chiarimento? L'ipotesi della Procura non reggerà in tribunale perché scritta sulla sabbia.
Quinta verità: Il procuratore scrive che Sarah ha inviato lo squillo con cui avvisava Sabrina del suo arrivo, quello delle quattordici e ventotto, quando era in prossimità della casa di suo zio. Ragionando nuovamente a mente spoglia da pregiudizi ci accorgiamo che non ha alcun senso quanto scritto. Se fosse stata a pochi passi dall'abitazione avrebbe spinto sul campanello e suonato, perché far squillare il telefonino? Per non svegliare la zia che dormiva? Se la zia dormiva non ha senso coinvolgerla, come invece stanno facendo gli inquirenti quando dichiarano che sa ed ha aiutato ma non può essere punibile in quanto familiare. No, non ha senso. Una ragazzina di quindici anni non pensa a chi dorme, suona o chiama. E' chiaro che lo squillo è stato fatto appena è partita da casa Scazzi. E qui, viste le due versioni possibili, ci saranno altri problemi in tribunale. Quale riterranno giusta i giudici? Era appena uscita o stava per arrivare? Se il vostro pregiudizio vi porta a pensare fosse quasi arrivata vi rimando alla sesta verità.
Sesta verità: Parliamo degli sms, dei messaggini. Sabrina, si è detto, ne invia uno a Sarah alle tredici e venti, è quello in cui le chiede se vuole andare al mare. Ne invia due a Mariangela, uno per chiederle se le va a prendere alle quattordici e trenta ed uno in cui le scrive che tarderà, come faceva abitualmente d'altronde, perché sta per entrare in bagno a fare una doccia. Alle quattordici e ventotto le arriva lo squillo di Sarah, l'ora è impressa sul suo cellulare, alle quattordici e trentuno il messaggino di un'altra amica. A questo risponde alle quattordici e trentacinque. La procura ed il giudice affermano che, visto il tempo trascorso dall'arrivo del primo squillo (otto e ventotto) a quando ha risposto all'amica (otto e trentacinque), Sabrina era in garage o ad uccidere o a tenere strette le mani della cugina mentre suo padre uccideva. Ci sono esattamente sette minuti fra la prima chiamata e l'ultima risposta. Ed allora calcoliamo a grandi linee gli spostamenti pensati in Procura ed aggiungiamoci i minuti necessari a farli. Otto e ventotto, Sarah è a pochi passi da casa e chiama Sabrina che non risponde. Non sono a vista altrimenti non le avrebbe telefonato. Quanto passa prima che si possano vedere? Un paio di minuti? Sabrina vede Sarah e le va incontro. Nasce una discussione e vanno verso il garage. I vicini, però, non hanno sentito nessuna discussione... ma agevoliamo la Procura e lasciamo perdere i vicini. Saranno passati tre minuti fra il suo arrivo la discussione e l'entrata? Agevoliamo nuovamente gli inquirenti e consideriamone due. Le cugine entrano e vanno a contatto dell'uomo, che non dimostra intenzioni ostili altrimenti ci sarebbe un tentativo di fuga. Sabrina costringe Sarah a girarsi, nasce una piccola colluttazione ed il Misseri, che nulla dice, le lega una corda al collo. Altri tre minuti? La figlia assiste, come dice l'ex orco, per i primi due minuti e poi esce sconvolta. Un minuto per calmarsi e poter fingere con tutti che nulla è accaduto. Conteggiando il tutto in chiave accusatoria, viste le agevolazioni temporali che ho inserito, ci troviamo di fronte ad uno scenario che per realizzarsi correttamente necessita di almeno dieci minuti. Il procuratore ne considera sette, ma a questi non ha tolto il tempo necessario a leggere il messaggio delle quattordici e trentuno e quello obbligatorio per scriverne la risposta. Un minuto è sufficiente? Forse no, ma agevoliamo ulteriormente l'accusa ed ammettiamo che lo sia. Quindi lo spazio temporale dove collocare tutta l'azione non può superare i sei minuti. Abbiamo detto che ne occorrevano almeno dieci, ammettendo però che l'omicidio fosse premeditato e già appianato nei modi. Quindi sia Sabrina che suo padre avrebbero dovuto seguire un copione stabilito precedentemente. Michele Misseri dice di no. Dice che la rabbia del momento ha deciso per lui costringendolo a tenere la corda serrata al collo per cinque/sei minuti. Ed allora lo spazio temporale si dilata ulteriormente perché l'ira che porta a commettere un omicidio non nasce in uno spazio così breve. Normalmente una persona che perde il controllo frena le sue mani se l'alterazione precedente è stata di minima durata, a meno che non si tratti di un uomo con una personalità molto irascibile. E dato che il suo avvocato ce lo descrive quasi come il buon samaritano....
Vi rendete conto che l'impianto accusatorio in tribunale non reggerà? Neppure la testimonianza di Mariangela, arrivata alle quattordici e trentanove, che parla di una Sabrina agitata e già in strada e del padre non presente davanti al portone del garage potrà avvallarla. Perché l'agitazione poteva derivare dal comportamento anomalo di Sarah che non era ancora arrivata, ed erano passati oltre dieci minuti dallo squillo, perché il padre poteva esserci stato cinque secondi prima all'esterno ed essere entrato quando l'auto dell'amica imboccava la via. Spiegazioni plausibili che invalideranno una testimonianza non falsa ma solo diversa.
Settima verità: Ora voglio pensarla come la pensano tutti, di certo anche parecchi di voi, cioè che Misseri era a letto, che Sabrina ha avuto una discussione con Sarah, che l'ha portata in garage o in una camera della casa, che l'ha strangolata, che ha chiesto aiuto ai genitori, che è partita in auto con Mariangela fingendo di non sapere nulla mentre il padre caricava il cadavere per sbarazzarsene. Anche pensandola in questo modo dobbiamo usare lo stesso tempo accertato in precedenza, sei minuti, e fare tante ammissioni. Ed allora ritorniamo a parlare della certezza che le due al momento dello squillo non si vedevano, che anche accettando il fatto incerto che questo sia partito quando Sarah era a pochi passi dalla casa occorrevano comunque più di due minuti per farle stare faccia a faccia, che altri ne abbisognavano per entrare, dovunque siano entrate, che ci doveva essere stata una discussione forte ed uno scatto d'ira ancora superiore. Detto questo occorre ammettere che dal momento dell'entrata in scena di Sarah al momento in cui la corda le stringe il collo debbano essere passati almeno cinque minuti... ma per capire che la ricostruzione non ha senso ne potremmo considerare anche meno. Per cui se la ragazza arriva due minuti dopo lo squillo, pertanto alle quattordici e trenta, e passano anche solo quattro minuti prima che l'azione omicida inizi, si arriva così alle quattordici e trentaquattro, considerando il tempo che occorre a un corpo per morire strangolato dobbiamo per forza essere concordi sul fatto che Sabrina non avrebbe avuto il tempo di scrivere un sms alle quattordici e trentacinque. Anche perché si sarebbe dovuta calmare prima di risponde al messaggino. Chi ci capisce di omicidi sa che non ne basterebbero dieci, e neppure dodici, per una tale ricostruzione, nemmeno se l'assassinio fosse stato premeditato.
Per finire, ma potrei continuare ancora dati gli elementi accertati e non considerati (o considerati male), al momento solo il pregiudizio può farci ritenere che la ricostruzione data dalla Procura a quanto avvenuto sia reale. Gli inquirenti non hanno nulla in mano e giocano con la mente delle persone influenzabili per creare una sorta di strada bruciata attorno a Sabrina Misseri. Gli amici stanno diventando ex amici ed i familiari di Sarah vivranno nell'incertezza del pregiudizio fin quando avranno vita. Ad Avetrana, a meno di una chiara ricostruzione che scagioni la ragazza definitivamente ed in maniera più che lampante, non ci sarà più spazio per lei. A cosa serve questo? Che vantaggio crede di averne il procuratore? Non è che anche fra chi indaga è iniziato lo spettacolo circense? Non è che l'amplificarsi mediatico dei nomi porterà loro vantaggi futuri? Ricordatevi sempre che Enzo Tortora era innocente e chi l'ha indagato e considerato colpevole con pregiudizio, lo stesso pregiudizio che aveva al periodo tanta gente come voi, è stato promosso di grado e trasferito con incarichi meglio retribuiti... solo un caso? Sabrina Misseri è sospettabile, nessuno /tanto meno io) dice no, ma fino a quando non ci saranno elementi diversi da quelli accertati, migliori di questi e più che validi, è da considerarsi una cittadina dello stato italiano, una cittadina da rispettare. Il facile giustizialismo, i falò mediatici che bruciano in un giorno e spengono la mente, sono da accantonare. Nel pregiudizio non c'è verità ma solo altre menzogne. Se fra qualche giorno ci dicessero che sul cellulare di Sarah vi sono le impronte del nipote preferito cosa pensereste? Se scoprissero che Sarah è stata uccisa perché ha visto lo zio in rapporti intimi con un uomo, oppure in rapporti intimi con sé stesso, se ci fosse una chiara e dettagliata confessione da parte di qualcuno ancora non entrato appieno nella vicenda, mi dite cosa vi farebbe provare la vostra coscienza? Fareste un mea culpa o, come i novelli giornalisti dello scoop, la lavereste salendo sul carro dei vincitori? Quando le persone muoiono occorre molto tatto nell'avvicinarsi ed invadere il loro vissuto; lo stesso è da usare quando qualcuno viene accusato di un omicidio aberrante. Ci troviamo in un'epoca violenta in cui ognuno di noi potrebbe trovarsi nella stessa situazione in cui si trovano le famiglie Scazzi e Misseri. Entrambe soffrono molto più di noi che ascoltiamo e diamo giudizi in base a servizi televisivi pregiudizievoli. Se non imprigioniamo oggi il pregiudizio potrebbe capitare che un domani lui imprigioni noi. Lasciamo lavorare gli investigatori, i periziatori, i giudici, ed aspettiamo fiduciosi che ci dicano quanto in realtà è accaduto quel maledetto giorno d'estate. Tante mezze verità non ne hanno mai fatta una intera. 


Massimo Prati.

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