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mercoledì 15 maggio 2013

Da Cleveland un chiaro messaggio di allarme per quell'opinione pubblica incapace di migliorarsi perché prona ai giornalisti zerbino che spargono il verbo altrui...


I cittadini di Cleveland e dell'America sono verdi di rabbia perché si son resi conto che per anni le forze dell'ordine locali, coadiuvate dalla stampa, hanno lasciato che al 2207 di Seymour Avenue il diavolo bruciasse le sue vittime sul fuoco della tortura. Il diavolo in questo caso si chiama Ariel Castro, quell'inferno di casa lo possedeva dal '92 e lì aveva vissuto con moglie e figli: moglie fuggita nel '96 a causa delle botte, delle mille persecuzioni e, guarda un po', pure lei riuscita a scappare grazie all'aiuto dei vicini. Ma il tempo passa e i ricordi sbiadiscono. E' così per tutti, e così è stato anche per i figli del diavolo che in questi lunghi anni non si sono resi conto di nulla ed ora ripudiano il padre, mentre ancora lunedì 6 maggio lo consideravano un essere buono, poco incline alle effusioni ma comunque affettuoso. Oltre a loro, così lo vedevano anche quei vicini con cui parlava che, intervistati dai giornalisti, hanno detto gli avrebbero affidato i figli. D'altronde Ariel, pur se di origini portoricane, apparteneva a una famiglia molto conosciuta in città ed a suo modo era un vero "americano tipo": preparava il barbecue in giardino e cucinava bistecche fenomenali, entrava nei cortili altrui per ridere e scherzare, per giocare coi cani, poi usciva in strada e si mostrava a tutti con le auto e le moto d'epoca di cui era appassionato... le stesse usate per convincere le sue vittime a seguirlo. Quindi il Castro per la Polizia figurava essere un brav'uomo? No, visto che dal '98 al 2008 era stato arrestato quattro volte a causa di gravi infrazioni stradali; no, visto che durante l'orario di lavoro si era fatto conoscere quale essere spregevole e visto che fino al '96 aveva massacrato di botte la moglie davanti ai suoi figli... e la Polizia lo sapeva perché nel 2005 i poliziotti andarono tre volte a casa sua, ma come nel 2004 nessuno aprì la porta, a causa di una citazione da consegnare (la sua ex moglie lo aveva portato in giudizio), citazione poi consegnatagli in tribunale.

Di affettuoso il Castro dell'Hoio aveva, forse, solo l'aspetto esteriore, visto che negli anni duemila oltre ai reati più gravi, quali sequestrare una ventenne e due adolescenti (sempre siano davvero solo tre quelle sequestrate), rinchiuderle in camere separate, picchiarle a sangue, stuprarle e torturarle, trattenne e umiliò per due ore, sull'autobus che guidava per lavoro, un bambino handicappato che doveva accompagnare in un istituto specializzato (i bimbi erano due, uno lo fece scendere all'istituto mentre l'altro lo portò con sé e dopo averlo offeso e fatto spogliare, lo lasciò sull'autobus e se ne andò al ristorante). Ciò che non sapremo mai è se altre sue azioni aberranti siano passate inosservate, magari soffocate dalla ditta che lo stipendiava per convenienza d'immagine, visto che a novembre dello scorso anno, dopo il terzo richiamo scritto, è stato licenziato (il primo richiamo riguardava il bambino handicappato). Di certo chi lo ha descritto come un essere "affettuoso" deve avere strati di pancetta sugli occhi. Pancetta che non ha chi dirige il "Grupo Fuego", la band in cui il Castro si fregiava di suonare, perché lo aveva allontanato dopo due sole esibizioni, una nell'agosto del 2008 e l'altra nel novembre dello stesso anno, a causa del suo modo d'essere... strano, come diceva chi lo conosceva e che mai si era visto invitare in casa sua. Strano anche per i figli e i fratelli, che quando andavano a trovarlo dovevano sempre attendere cinque minuti prima di entrare... e mai dal davanti ma sempre dal retro. Strano per quella musica alta che aleggiava in soggiorno e che i suoi parenti erano costretti a sorbirsi per tutto il tempo che restavano in quella casa. Strano per quei suoi dinieghi alla figlia Angie Gregg, l'amica di infanzia di Gina DeJesus, che con scuse diverse non faceva mai tornare nella camera in cui aveva vissuto la sua infanzia. Strano anche per quei lucchetti che bloccavano le porte interne.

Insomma, nonostante il suo atteggiarsi ad americano tipo, a farci caso il diavolo era identificabile in tempi brevi. Anche perché c'era chi non lo vedeva affettuoso, c'era chi sapeva delle strane presenze in casa sua, chi aveva sentito svariate volte gridare aiuto. C'era chi aveva visto una mano uscire da una fessura della porta o, addirittura, chi aveva notato una donna nuda trascinata per il giardino come un cane riottoso. E in sincerità, nessuno di quelli che hanno udito o visto qualcosa ha mai taciuto. E in sincerità, il 9-1-1 ha sempre registrato le loro chiamate. Ma in altrettanta sincerità, nessuno ha mai neppure per un secondo pensato che in quell'inferno di casa ci potessero essere delle adolescenti dichiarate scomparse. Il clamore mediatico negli anni era scemato e la maggioranza dell'opinione pubblica si era convinta, grazie alla stampa e agli stessi investigatori, che le ragazze fossero morte e sepolte, che fosse inutile e crudele continuare a far soffrire i genitori coltivando in loro una speranza che chiaramente, come diceva la Polizia, non aveva basi solide. Che la cosa migliore per le famiglie sarebbe stata l'accettare la certa morte e metterci una croce sopra per continuare a vivere. E che tutti non pensassero più a loro come esseri viventi, lo dimostra per prima la centralinista che ha risposto lunedì ad Amanda Berry... lei neppure sapeva chi fosse. Lo dimostra chi ad Amanda ha dato il telefono per chiamare il 9-1-1, che non appena saputo il suo nome le ha detto: non è possibile, tu sei morta. 

Tutto è strano quando una convinzione raggiunge la mente della gente, anche il comportamento dei poliziotti che in fondo sono persone come le altre e fanno parte dell'opinione pubblica come ne fanno parte le casalinghe e i giudici. Quando il pregiudizio prende il sopravvento nessuno può più stupirsi di nulla. Le indagini seguono una scia e chi indaga se ne sbatte dei tanto famosi 360°. Per questo motivo quando nel 2004 e nel 2005 i poliziotti di Cleveland si presentarono alla porta del Castro, non sentirono il bisogno di approfondire e se ne andarono senza redigere neanche il verbale. E' un peccato, perché un semplice controllo all'interno di quella casa avrebbe fatto rivivere le ragazze già nel 2004, al limite avrebbe causato un altro controllo più approfondito nel 2009, anno in cui a Cleveland il diavolo si costruì l'inferno nella casa di Anthony Sowell. Il diavolo di cui parlo fece epoca e avrebbe dovuto dare un certo impulso alle indagini. Capitò, infatti, che il 29 ottobre del 2009 tre poliziotti si recassero da Sowell con un mandato di arresto perché una donna lo aveva denunciato per tentato stupro. Capitò che l'uomo non fosse in casa e che al suo posto ci fossero dei cadaveri... tanti cadaveri. I poliziotti ne trovarono due seduti nel soggiorno, quattro fra seminterrato e terzo piano e quattro sepolti in giardino... oltre a un teschio chiuso in una sportina da supermercato. Le vittime erano donne, in totale undici, tutte uccise da Anthony Sowell, il serial killer di Cleveland.

Ma torniamo a noi perché ora l'opinione pubblica si chiede il motivo per cui, nonostante a Cleveland ci siano ancora più di cento "strane scomparse" (qui il link con l'elenco degli scomparsi di Cleveland), e tra queste tantissime ragazze al di sotto dei vent'anni, sia capitato pure che i vicini, dopo aver chiamato la polizia ed aspettato che arrivasse, abbiano dovuto desistere e tornarsene a casa propria lasciando che le grida ascoltate o le donne notate nude in giardino restassero in quell'inferno. Quasi a far pensare che il 9-1-1 abbia optato per una lite familiare in cui l'urgenza cessa quando cessano le urla. E fortuna che l'ultima volta ad Amanda Berry è capitato un uomo che abitava in zona da un solo anno. Un uomo che nulla sapeva di quella casa infernale e delle tante chiamate inascoltate. Un uomo che allertato dagli anziani dirimpettai del Castro, loro per primi avevano ascoltato le grida di Amanda Berry, non si è fatto scrupolo a sfondare quella porta. Anche lui pensava si trattasse del solito caso di maltrattamenti in famiglia; non immaginava, e nei primi momenti ha stentato non poco a crederlo, che quella donna viva con una bambina in braccio fosse chi credeva morta da tempo. Ma soprattutto non immaginava che il suo gesto avrebbe dato inizio a una polemica infinita. Sì, perché ora l'America e gli americani si interrogano sul modo di compiere le indagini degli investigatori e dei poliziotti. Tutti ad alzar la voce, tutti a dire che il caso del serial killer Sowell non ha insegnato nulla, che ci sono state troppe richieste d'aiuto inascoltate, che non si può bussare a una "casa segnalata" e andarsene, se nessuno risponde, senza tornare a verificare; che un comportamento del genere è strano e poco professionale. Ma la polizia si difende alla grande, e grazie a giornalisti compiacenti riesce a sviare i discorsi, a fingere di non aver colpe e di essere stata professionale... però non è per nulla convincente.

Come non lo è quell'opinione pubblica che ora grida "al lupo al lupo"... la stessa che per anni ha urlato la certezza che il lupo non esistesse. La stessa che a un solo anno dalle scomparse si era convinta, grazie ai media e ad indagini inadeguate, di avere a che fare con ragazze allontanatesi volontariamente o, al limite, da subito uccise e sepolte. La stessa che fino a lunedì 6 maggio aveva rimosso dalla mente le tanti adolescenti scomparse a Cleveland. Ascoltare le sue urla adesso ci fa capire, volendolo capire, che ci troviamo di fronte a un'opinione pubblica che qualcuno vuole con lingua biforcuta e con un doppio pregiudizio. Ad un'opinione pubblica che si adagia sui quei media che per tornaconto sfruttano l'emotività delle persone; un'opinione pubblica che viene portata a commettere gli stessi sbagli già commessi in passato. Un'opinione pubblica che come una spugna assorbe e fa propri i dettami sparsi a piene mani dai procuratori e dalla stampa. Un'opinione pubblica che non si pone, prima di indignarsi, neppure una domanda logica e preferisce, come le pecorelle paurose, seguire il pastore e i suoi cani. Facendola urlare prima in un modo poi al contrario, ora chi da sempre la aizza se ne tira fuori e getta la zappa sui piedi dell'onesto cittadino che contribuisce alla creazione dei pregiudizi.

Parlo del prototipo televisivo, dell'uomo sempliciotto e credulone che non vede oltre il proprio naso e pensa che chi ha in mano le indagini abbia sempre e comunque ragione, che quanto capita o è capitato agli altri a lui non potrà mai capitare, che se qualcuno viene indagato o messo in galera un motivo c'è per forza. Il sempliciotto che vive dei dettati altrui, che da per certa la morte di chi scompare solo a causa di quanto sparso ai quattro venti da chi accusa e dalla stampa. Il sempliciotto che si crede immune al contagio ma che dimostra di non avere un proprio pensiero e che ora, a causa di quanto accaduto a Cleveland, se la prende con quegli investigatori che solo qualche giorno fa, vedendoli scavare a destra e a manca su indicazioni di chi diceva di sapere (un bugiardo di carcerato che parlava per convenienza personale), credeva fossero altamente professionali. Il sempliciotto che solo qualche giorno fa era certo della morte di tre donne scomparse da circa dieci anni... perché le prime indagini portavano in quella direzione e quella era l'opinione generale nata dagli articoli di giornale; perché un medium nel 2004 - i veggenti non mancano mai - aveva detto alla madre di Gina DeJesus, in diretta televisiva e senza peli sulla lingua, che sua figlia era morta e sepolta sotto metri di terra. La madre di Gina morì nel 2006 di crepacuore, aveva 44 anni e gli ultimi li aveva dedicati a mantener viva la figlia per l'opinione pubblica, così che le indagini non si fermassero. Ma l'opinione pubblica aveva già perso mordente e già da tempo non credeva alle parole dei parenti che per la maggioranza assoluta delle persone vivevano, sconvolti e poco lucidi, una inutile speranza.

Ed il clima tirava sul tempestoso per chi si azzardava a scrivere ipotesi diverse dalla morte, perché tutti erano convinti che per trovare le adolescenti bisognasse solo scavare e credere ai testimoni che portavano in quella direzione... non indagare meglio. Oggi ci si chiede com'è possibile che nonostante la figlia di Ariel Castro fosse stata l'ultima a vedere Gina, sua amica del cuore, a nessuno sia balenata l'idea di controllare il padre e la sua casa? Padre che non si mostrava come il migliore degli uomini, visti i precedenti, e che conosceva la famiglia DeJesus. E' una domanda giusta e lecita, ma nonostante questa, piuttosto che gettare la croce sugli investigatori, prima idolatrati ora considerati scarsi, i cittadini della Terra (di tutto il mondo e non solo quelli di Cleveland che adesso fungono da esempio pratico di quanto potrà accadere altrove in un qualsiasi momento futuro) dovrebbero tirare una riga sul passato e cambiare strategia. Dovrebbero cercare di non dare sempre ascolto a chi per partito preso credono migliore, giornalisti e magistrati, ed usare in autonomia la logica. Questo eviterebbe il dover fare un domani il "mea culpa"; perché chi fa parte della maggioranza, parlo sempre di opinione pubblica, oggi dovrebbe dirsi: "Ma quanto sono stupido ad ascoltare, con la bocca aperta e gli occhi luccicanti, quei giornalisti e quei procuratori innamorati delle proprie tesi che senza mai indagare professionalmente mi sparano addosso la loro ricostruzione e mi fanno credere vero quanto vogliono farmi credere vero; dall'assassino senza prove ma accertato dagli indizi (in Italia gli ultimi due esempi sono Salvatore Parolisi e Sabrina Misseri), alla sicura morte di chi scompare senza lasciare tracce (in Italia Roberta Ragusa, Denise Pipitone, Angela Celentano e tantissime altre); come sono stupido a fidarmi dei medium, di quei veggenti nulla-vedenti che pur di apparire si accalcano e cercano spazio inventando visioni (la statistica vuole che qualcuna prima o poi la azzecchino); come sono stupido quando mi affido a quei testimoni che a distanza di mesi mi garantiscono incontri ravvicinati del terzo tipo o cadaveri interrati. Come sono stupido e credulone quando penso che tutto sia perduto, quando senza trovare corpi do per certo che sepolti da qualche parte ci siano i cadaveri di chi non si è riusciti a trovare (in Svizzera Livia e Alessia Schepp fanno al caso nostro, pur se il lavaggio mediatico del cervello non darà mai l'ok a un simile pensiero, che all'opinione pubblica pare pura follia). Come sono stupido a fidarmi di chi mi dice che le indagini sono buone indagini, di chi mi dice: scaviamo perché è per forza morta e sepolta in zona".

Tutto il mondo è paese, si diceva, e da secoli la maggioranza dell'opinione pubblica dimostra di non avere una mente autonoma. Ciò può essere dovuto a una forma di ignoranza e al poco tempo che si ha a disposizione: chi lavora o è impegnato a tirar su dei figli non può farsi un'idea veramente propria, questo perché non può leggersi migliaia di pagine e controllare quanto in effetti si stia facendo per scoprire la verità. Per cui viene a crearsi una sorta di patto fra spettatore e giornalista, che come etica vorrebbe dovrebbe fungere da occhio neutrale, ed è da questo patto che nasce quella convinzione basata sulla fiducia che dall'alto del loro potere infondono sia i media che le istituzioni. Ma pochi sono gli occhi neutrali e troppe volte il giornalista vende l'aria fritta che esce da una padella d'olio bollente già stracotto... non quella pura che si trova nella logica. Chi scrive o parla in tivù senza avere pensieri propri, per inefficienza o convenienza sceglie di inquadrare gli avvenimenti dall'angolazione preferita da altri, e se guarda da una sola parte non è certo la più obiettiva, e fa ragionare l'uomo comune per come vuole la ragioni chi lo paga e la convenienza economica. In fondo a lui poco importa se qualcuno andrà in carcere da innocente o se ci saranno pazzi scatenati che protesteranno di fronte a un tribunale per chiedere al giudice di fare la propria giustizia. D'altronde i media una via di fuga la trovano sempre. Anche se si scoprisse che si è usato il metodo sbagliato, anche se un domani lo sputtanamento del tal giornalista e del tal giornale dovesse apparire evidente, questi, piuttosto che fare il "mea culpa" si coalizzerebbero per istigare i lettori e gli spettatori e farli urlare contro gli stessi personaggi che avevano contribuito a idolatrare. Così da uscirne ancora una volta puliti e vincitori.

Ed è proprio per questo motivo che gli abitanti di Cleveland (un domani toccherà ad altri, forse agli italiani) ora dovrebbero rifiutarsi di sparare contro le istituzioni. La smettessero, criticando invece i media per quanto gli hanno dato a bere negli anni, dimostrerebbero di aver capito come funziona il sistema che li manipola, dimostrerebbero che sono in grado di rifiutarlo. L'unico modo che hanno per far capire al quinto potere di non voler più far parte del loro doppiogioco mediatico, è di criticare le conclusioni sempre accettate a scatola chiusa e di chiedere ad alta voce di avere una informazione migliore, una informazione che non si dimostri lo zerbino delle procure ma che entri davvero in modo imparziale nella notizia. L'opinione pubblica deve far capire agli editori che i giornalisti sono il pane che il lettore mangia ad ogni ora del giorno e della notte, che a forza di mangiarne di stantio il mal di stomaco regna sovrano, che occorre rottamare quelli capaci solo di stare accucciati di fronte alle procure e quelli idonei solo al copia-incolla; che è giunto il tempo di far scrivere e parlare solo quelli capaci di scrivere e parlare in autonomia, quelli in grado di portare un aiuto alla mente delle persone e non quelli capaci solo di influenzare con il pregiudizio e l'ignoranza. Ignoranza che nella carta stampata regna sovrana e che non perde l'occasione di mostrarsi in tutte le sue forme. Prendiamo come esempio sempre il caso di Cleveland. Una delle ragazze liberate si chiama Michelle Knight. La prima che Castro rapì e quella che più di tutte ha subito stupri e torture (cinque aborti in undici anni). Lei per l'FBI non figurava fra le persone scomparse. Il motivo? Una telefonata partita nel 2003 dall'ufficio della polizia locale e diretta alla famiglia Knight, una telefonata a cui fu risposto che Michelle, a causa di un figlio portatole via dagli assistenti sociali (il bimbo era il risultato di uno stupro di gruppo che Michelle subì qualche anno prima) poteva anche essersene andata di sua volontà. A questa chiamata non seguì nessuna verifica e senza fare altri controlli il suo nome venne depennato dalla lista degli scomparsi. La sua famiglia si adeguò: ascoltò i media, si rassegnò e preferì pensarla morta; per questo al contrario dei Berry e dei DeJesus, i Knigth non organizzarono mai veglie per ricordarla... e forse per questo Michelle ora è sparita nel nulla e non vuole rivedere la sua famiglia.

Ebbene, certi nostri pseudo giornalisti, oltre ad averla praticamente ignorata preferendo il clamore suscitato dall'azione di Amanda Berry (solo ora che è scomparsa di nuovo qualcuno ne sta parlando), sui loro articoli l'hanno chiamata Michelle Cavaliere... libera traduzione del cognome ripreso dai siti tradotti con Google. Con questo sistema io per gli americani mi chiamerei Meadows e non Prati. Ma a chi importa di Michelle? Lei per la nostra informazione il 6 maggio era la sconosciuta, quella non al centro della notizia. Eppure una informazione seria l'avrebbe fatta figurare da subito più delle altre,  o almeno al pari delle altre, visto che è chi per prima è stata rapita, chi ha subito maggiormente Ariel Castro, chi per colpa di troppi pugni ha quasi perso l'udito da un orecchio, chi dovrà subire un intervento facciale a causa delle botte massacranti, chi a forza di calci e digiuni ha abortito cinque volte, chi ha aiutato a far riprendere il respiro alla figlia di Amanda Berry e del suo sequestratore (la bimba di sei anni liberata assieme alle donne) che alla nascita stava morendo. Ma una simile decisione, farla figurare al centro del discorso, implicava la complicazione maggiore che tocca al giornalista professionista: informarsi al meglio e perdere tempo nello scrivere un articolo degno di tal nome, non adagiarsi su quanto scritto da altri. Ed allora chiediamoci se in Italia i giornalisti seri scarseggiano. Rispondiamoci che non tutti sono scarsi, anzi, ma che sono troppi quelli che per campare si vendono e, magari, finiscono a scrivere di cronaca nera senza sapere di cosa scrivono, fra l'altro in maniera assurda e priva di etica, nei settimanali del gossip giallo... tanto "belli e patinati".

Per cui, fino a quando l'opinione pubblica non capirà che la vita reale non è il gossip, che gli omicidi non devono avere colpevoli precostituiti a cui far indossare l'abito dell'assassino, e il giornalista che punta a far credere il contrario non è un vero giornalista, che servono indagini professionali in grado di far emergere gli sbagli di chi commette i delitti, non indagini colabrodo colme di mancanze, che non ha alcun senso veritiero creare talk show pregiudizievoli sui delitti efferati (non è giusta informazione), che non sempre chi scompare muore o viene ucciso, che la logica deve essere in grado di superare le varie ricostruzioni di parte e non adagiarsi a chi la ricostruzione la porta per primo (chiaramente chi accusa), saremo destinati a ragionare come ragionavano i nostri avi qualche secolo fa, quando la democrazia era una pia illusione, quando Robert Peel, il politico britannico che nel 1829 fondò la Polizia Metropolitana che aveva il compito di ridurre i crimini a Londra (i famosi bobbies o, dal suo nome, i peellers), nei primi anni del 1800 diceva: "L'opinione pubblica è una miscela di follia, debolezza, pregiudizi, sentimenti sbagliati, sentimenti giusti, ostinazione e paragrafi di giornale". 

Questa frase di due secoli fa, detta nel periodo in cui i popoli vivevano nell'ignoranza quasi assoluta, dimostra che nulla è cambiato e che l'opinione pubblica non è stata in grado di migliorare il suo status. Oggi come ieri il pensiero globale mostra l'essere umano per quello che è: un cane che il padrone di turno riesce sempre ad addomesticare.

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4 commenti:

  1. Massimo

    Sei come sempre impagabile nel mostrare non solo le storture, ma le ripercussioni delle stesse.

    In particolare mi colpisce la tua frase "ragionare come ragionavano i nostri avi qualche secolo fa, quando la democrazia era una pia illusione", perchè si ricollega strettamente con la mia "a cosa ci stiamo avviando in questo Paese che ha perso di vista la verità, l'etica, il rispetto e l'autonomia di giudizio? tutto questo è molto preoccupante"...con l'estizione dell'esercizio del libero raziocinio si sta estinguendo la democrazia.

    Dobbiamo temere questa cosa come il peggiore dei mali possibili che attanaglia oggi il nostro Paese; non è in gioco (solo) la qualità dell'informazione e la professionalità di coloro ai quali è demandata: dalle deviazioni di questi soggetti dipende strettamente la libertà di un popolo.

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  2. ho letto questo post con lentezza e coinvolgimento .
    tutto questo che ho letto è la conferma di quello che intuivo senza avere pero' la capacita' di esprimerlo..
    grazie . questi sono lezioni di correttezza

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  3. anche oggi papa Francesco ,parlava di verità....
    cioè la verità non è possesso e non guarda in faccia ne la maggioranza e ne minoranza ,ti viene incontro se lo si vuole....
    non è verità quello che vogliamo che sia vero......
    mi domando in quanti l'avranno capito stamane oppure siano disposti di capirlo?.......
    ottimo articolo Massimo,
    e come dice Magica delle volte si ha difficoltà di esprimere quello che si ha dentro,per cui nelle tue parole ne trovo un riflesso....
    e mi piace l'ultima battuta:
    oggi come ieri il pensiero globale mostra l'essere umano per quello che è : un cane, che il padrone di turno che riesce sempre adomesticare....
    e aggiungo,eppure GESù predicò che la Verità vi renderà liberi ....e non disse:- siate sottomessi ai vostri padroni.....
    si entra sempre nel solito discorso della paura, che nemmeno essere umano non sa' di cosa abbia paura,eppure c'è e incombe in noi è come l'ombra che ci segue.....e non sanno che è proprio la paura che ci rende fragili....più paura c'è, più l'uomo è sottomesso fino dal punto che sparisce....e si trova in condizione anche se qualcuno ti allunghi la mano per aiutarlo,che è talmente accecato ,non la vede......e così si va' alla deriva di autodistruzione......
    purtroppo l'uomo tende di girarsi da un'altra parte a secondo come soffia il vento.....è innutile negare l'uomo è ancora schiavo del potere e invaghita dalla falsa illusione di essere al sicuro,quando dai stessi ci si può essere traditi.....
    quello di pensare che" il mondo va' così e non se ne viene fuori" fa' comunque parte della paura......
    in pratica porre poca fiducia alla verità è già partita persa.....
    da quello che risulta la verità non ha mai tradito nessuno....è da stupiti non crederci......
    buon pomeriggio.....

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  4. Complimenti caro Massimo,non ho parole,è tutto cosi assurdo,eppure è realtà,a che punto siamo arrivati,abbiamo toccato il fondo.Siamo vittime e non c'e ne rendiamo conto.Ciao

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