Di Gilberto Migliorini
Sembra scritto che il presidente americano nonostante le scottanti rivelazioni di pornostar (e quant’altro possa uscire dalle perquisizioni di studi di avvocati…) debba stare in sella costi quel che costi… se serve scatenando una guerra che potrebbe degenerare sul modello Hiroshima. Per il presidente e la sua corte comunque non c’è da preoccuparsi, dispone di un rifugio antiatomico a prova di deflagrazione termonucleare.
Quello che sta accadendo, con la guerra commerciale e i consiglieri che si dimettono (l’ultimo della serie è Tom Bossert, consigliere per la sicurezza Interna) non è un segnale qualsiasi, sono gli avvertimenti che sta per accadere qualcosa di importante, il segno inequivocabile che l’amministrazione guidata dal suo presidente e progressivamente rimaneggiata e ri-sostituita non vuol sentir ragione, che l’unica mediazione che ritiene accettabile sia quella di attivare tutto l’arsenale di guerra, che le condizioni diplomatiche sono quelle del tipo: la politica mondiale la decido io, tutti gli altri attori devono solo prendere atto delle ‘nostre’ decisioni…
Sicuramente parte del popolo americano deve apprezzare tanta determinazione se non altro perché risponde all’immagine di tanta filmografia e alla certezza che lo Yankee americano costituisce il modello di tutto il mondo attuale, ma non si può mai sapere a cosa possa preludere il film in programmazione.
Ma veniamo ai fatti, intendendo per fatti quello che si dice e che all’occorrenza può davvero rappresentare una verità conclamata quando la stampa e la televisione (e naturalmente tutto il coro dei capi di Stato e fiancheggiatori) ha deciso, senza ulteriori verifiche sul campo con degli ispettori, che le armi chimiche in Siria sono state usate davvero e da chi. Nemmeno l’aggettivo presunto (attacco chimico) non spegne l’indignazione internazionale e lo spettro di rappresaglie. Tra i tanti che non hanno dubbi c’è la cancelliera Angela Merkel alla quale appare del tutto chiaro che le armi chimiche sono state usate. E nel coro via via si aggiungono un po’ tutti i paesi europei nella loro consuete veste di vassalli. Per il signor Trump, il presidente alle prese con una possibile delegittimazione, non sembra vero… un’occasione così appetibile per spostare il baricentro dell’attenzione, far la voce grossa e ergersi a paladino dei diritti umani. Sembra quasi che un simile atto di barbarie (presunto) sia caduto a puntino per offrire al copione il secondo atto con tutta l’appendice di proclami e di connessi movimenti aereo-navali.
Ma qualcosa non convince in tutta la vicenda mediorientale, lo sviluppo della sceneggiatura sembra costruito con un tempismo sorprendente come se le scene fossero state previste prima ancora del fatto derubricato senza ulteriori verifiche e con un sincronismo da meccanici ai box di formula 1 (salvo incidenti apocalittici) rispetto ad altri fatti di un’amministrazione alle prese con problemi di immagine in uno stretto connubio tra politica interna e politica estera.
Le domande in casi come questi di solito sono almeno due:
1) Sono davvero state usate armi chimiche? La domanda per qualcuno è del tutto retorica in quanto nel momento in cui si fanno certe denunce è perché
a) Si sa già dove si vuole andare a parare. (e in politica internazionale i retroscena sono sempre con fondo e doppio fondo, sono prerogativa di chi può gridare più forte)
b) Non si sa ancora bene come muoversi, in attesa di vedere cosa succede nei confronti degli interlocutori e presso l’opinione pubblica (e i social network sanno fare bene il loro lavoro)
Per altri la domanda andrebbe presa sul serio ed effettuate delle attente verifiche. C’è però da chiedersi se, nel caso, proprio le verifiche andrebbero a dimostrare che trattasi di uno di quei giochi di prestigio dove si fanno comparire e scomparire conigli e quant’altro…
2) Se le armi chimiche sono state usate, è stato fatto per conto e per suggerimento di chi?
Già il Mit di Boston riguardo all’attacco chimico di Ghouta, in Siria, del 21 agosto 2013 con gas nervino aveva smentito Obama. La responsabilità non era di Assad, per gli studiosi di Boston il missile era partito dall’area controllata dagli jihadisti. L’utilizzo di informazioni sbagliate è una costante della politica internazionale per convincere i Congressi e l’opinione pubblica, è il leitmotiv ricorrente di tutte le strategie che abbiano come obiettivo la manipolazione e l’indottrinamento ben oleati con la grancassa dei motivi etici, salvo poi dimenticarsi di fare i moralisti quando si tratta di operare rappresaglie con bombardamenti a tappeto. Nonostante tutta la storia del dopoguerra sia disseminata di fatti sui quali ci si è interrogati in merito all’apparire, alla fine l’evento traumatizzante del momento è sempre in grado di suscitare quelle risposte emotive nell’opinione pubblica, che è proprio ciò che il fattoide rappresenta come finalità.
Una settimana fa (il 3 aprile) il presidente americano aveva dichiarato di voler uscire dalla Siria e che era arrivato il momento di riportare a casa le truppe. Poi nel giro di un giorno cambiava idea: le truppe statunitensi in Siria resteranno "un po' di più''.
Adesso i vassalli occidentali si sono uniti al coro che afferma con certezza che un attacco chimico sia avvenuto a Douma, anche se in nessun nosocomio sembrano giungere notizie di persone ricoverate per avvelenamento da sostanza chimica. Da segnalare la posizione del laburista Jeremy Corbyn che cantando fuori dal coro di fiancheggiatori e sostenitori della rappresaglia dichiara senza mezzi termini che occorrono le prove e il rispetto del diritto internazionale.
Ma al di là di tutto - anche delle immagini che potrebbero proprio come in un copione cinematografico (ricostruito con effetti speciali, oggetti di scena e virtual reality) far sembrare vera una ricostruzione ad uso opinione pubblica - c’è il sospetto che qualcosa non torna... quando sembra che non ci sia alcun interesse a effettuare verifiche.
Insomma battere il ferro finché è caldo, invadere quando è il momento di invadere, quando l’opinione pubblica è disposta a chiudere entrambi gli occhi in forza di un orrore che le è stato rappresentato mediaticamente e del quale, dicono tutti, è stato individuato il responsabile... con una indagine sommaria e il solito coro che canta all’unisono...
Signor Migliorini, la Merkel tra i "partner" europei piú importanti di Trump è quella (la unica) che si è defilata e fatto capire non ne vuole sapere di attacchi missilistici.(italia pure, balbettando lo ha fatto, ma Italia non conta tra i partner importanti) Macron scalpita e la Theresa May lo appoggia. Lei cita la Merkel invece. boh....
RispondiEliminaSignor André
RispondiEliminaHa letto bene? E' vero che la Merkel si è defilata, ma dopo aver detto che le armi chimiche erano state usate e da chi... Un colpo al cerchio e quell'altro alla botte...
Sarebbe concluso l’attacco di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro obiettivi strategici a Damasco e Homs, infrastrutture e siti di stoccaggio e produzione agenti chimici. Tutto vero? O solo l’ennesimo spot propagandistico giusto per non perdere la faccia? Ormai ci possono raccontare quello che vogliono. È la nuova realtà virtuale che avanza? Occorreva una via d’uscita dopo le sparate propagandistiche e i proclami per un’opinione pubblica sempre più in balia di un’informazione addomesticata… Ormai il confine tra reale e virtuale è da cercare oltre un sistema mediatico in grado di creare i fatti, di interpretarli e ricrearli. Tutto il sistema dell’informazione (compresi i social network) è un apparato in grado di manipolare l’attore sociale orientandone le scelte e indirizzandone le opinioni.
RispondiEliminaMa cosa hanno davvero colpito e danneggiato i missili a guida americana? Si è trattato di fuochi d’artificio, quelli che fanno tanto rumore. Una sceneggiatura? Una clamorosa messa in scena con tanto di effetti speciali? E quanti erano davvero i missili lanciati che costano un occhio della testa? La sensazione è che in atto ci sia un gioco di prestigio dove non si sa bene cosa ci sia nel cappello… l’importante è che lo spettatore creda a tutto… Di sicuro non sappiamo nulla dei retroscena e devono essere davvero imprevedibili.
RispondiEliminaSì il dubbio è forte. Che si sia trattato solo di una messinscena, un Trump show sul modello Truman. Comunque qualche fuoco d’artificio può anche darsi ci sia stato davvero, in cielo (ma non è certo). Il confine tra reale e virtuale è sempre più labile e indeterminato. Dopo i presunti attacchi chimici non ci potevano che essere i presunti attacchi di rappresaglia… L’operazione propagandistica ha avuto un discreto successo in chiave di politica interna? Mah…
RispondiEliminaCome sempre, ottimo, carissimo Gilberto. Il tuo acuto e profondo spirito critico sa cogliere i punti fragilissimi della propaganda dominante. Nulla di più manipolabile delle fotografie: un tempo, ci si limitava a tagliare Trotzkij dalla tribuna dove parlava Lenin, ma un esame prospettico semplicissimo dimostrava il falso; oggi con le tecniche virtuali info-elettroniche, ecc., si possono far vedere anche i miracoli. Adesso è cominciata la visita e dicono che ci vorrà un mese almeno per arrivare alle conclusioni. Assad e Putin, insieme agli Iraniani, avranno tutti i difetti del mondo, ma i loro giudici occidentali hanno code di paglia lunghissime, folte e così avanti. In una normalissima foto, ciò che conta non è in realtà l'immagine in sé, ma la didascalia o il commento orale. Tiro fuori due esempi: uno è quello celebre della donna che piange mentre fa il saluto romano a Hitler che entra in Praga: nel 1938, si scrive: una donna piange per la commozione dell'entrata del Fuehrer in Praga; dopo la guerra, la donna piangeva per il dolore dell'entrata di Hitler a Praga. Più recentemente ho visto una stessa foto addirittura con opposte "locations": si tratta di una gruppo di donne sorridenti, con proiettili di artiglieria di piccolo calibro. Da una parte mi si dice che sono donne russe delle Officine Putilov nel 1917/ 18; un'altra fonte mi dice che sono "portatrici carniche" (quelle che rifornivano i nostri alpini...) Chi ha ragione ? Mah, ai posteri la più che ardua sentenza. Sempre avanti Gilberto !
RispondiEliminaSì Manlio, l'esempio della donna piangente calza a pennello. Siamo in tema di virtual reality. Il caso Siria dimostra ormai che per abbindolare l’opinione pubblica non c’è bisogno di romanzi e telenovele particolarmente complessi, si tratta di banali spot pubblicitari senza una parvenza di sceneggiatura. Il sistema mediatico è disposto a diventare sponsor di notizie che non hanno neppure un vago sentore di credibilità, a farsi strumento passivo al servizio del potere dei contaballe.
RispondiEliminaDa anni l’informazione sta scivolando su un piano inclinato di un sistema di profilazione che appiattisce modi di pensare e riduce gli utenti in appendici di smartphone, carte fidaty e social network. Il processo di omogeneizzazione è così avanzato che l’utente è ormai categorizzato secondo le modalità proprie di matrici e algoritmi, è un collettivo costruito secondo la logica del si dice… Non si tratta neppure più di disinformazione e propaganda è semplicemente ecolalia e fotocopia, senza alcuna relazione con la realtà se non quella della propria esistenza in quanto notizia autoreferenziale.
Già della figlia dell'ex-spia russa e della stessa spia, avvelenati da Putin in persona, non si sente più nulla, dopo la loro guarigione. la signora (mi affido a notizie di Radio RAI), prima di essere dimessa ha richiesto che la sua "privacy" venga rispettata ! Sì, faremo guerre mondiali per tutelare persone che poi si appellano alla "privacy". Il massimo dell'intelligenza, e poi siamo pronti a criticare gli uomini del passato che facevano guerre per conquistare imperi o per difendersi dai conquistatori. Chissà dove ha comprato, la brava donnetta, quella merce con cui poi si è avvelenata, e che cosa voleva farne !
RispondiEliminaTemo, Gilberto carissimo, che su questa strada l'umanità si avvii nella totale incoscienza alla propria dissoluzione !