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giovedì 11 gennaio 2018

Once upon a time… a President

Di Gilberto Migliorini



Ci sono ancora Paesi dove gli editori non si fanno intimidire e vanno dritti per la loro strada. Il film di Steven Spielberg, The Post, che ritrae il fallimento del tentativo dell'amministrazione Nixon di bloccare il Washington Post e la pubblicazione del Pentagon Papers del New York Times, può risultare emblematico e profetico, il preludio della caduta dell’attuale presidente americano come lo fu per Nixon con il Watergate?

Il libro di Michael Wolff, Fire and Fury, è di quelli che non solo prendono per i fondelli, non sono solo scandalistici per il gusto della provocazione, sono la radiografia non solo di un paese dove si possono vincere le elezioni per grazia di Dio e perché se non si è abbastanza idioti non vale nemmeno la pena di candidarsi. 

È il ritratto impietoso in realtà di tutto il sistema mondiale dei media dove si possono inventare i personaggi  e renderli credibili

Innalzati e bruciati proprio come in una telenovela. Perfino un perfetto imbecille può fare da controfigura di se stesso e farsi apprezzare, visto che ha fatto tanti soldi con i consulenti giusti? Il denaro conferisce sempre un’aura di santità, il tycoon rappresenta nelle fantasie del target una sorta di re Mida che trasforma tutto quello che tocca in oro. La gente spera che lo faccia anche per chi non ha quel potere magico-taumaturgico…

Un libro che forse fa tremare l’America, dimostra l’immenso potere di una sola persona della quale però qualcuno dubita “about mental stability”? 

Il primo cittadino Trump per la verità risponde con enfasi “....to President of the United States (on my first try). I think that would qualify as not smart, but genius....and a very stable genius at that!” (penso che chi viene eletto al primo tentativo sia un genio e questo lo qualifica molto stabile)

Da noi il libro di Wolff sarebbe impossibile da pubblicare: partirebbero subito querele, intimidazioni e perquisizioni… non importa se anche fosse tutto vero circa un ipotetico personaggio troppo potente, il galateo politico non lo consente, ci sono regole precise di come ci si deve portare a tavola, dove mettere il tovagliolo e come impugnare forchetta e coltello… cosa si può dire e cosa no.

Un Trump incapace di sembrare un presidente, perché troppo infantile e cacofonico? Un uomo descritto come vile e narcisista? Se è vero che Ruper Murdoch lo definisce come “a fucking idiot” e un amico che “He’s not only crazy… he’s stupid” e voci di corridoio “'Trump's own people think he's dumb as a watermelon'”… non ci sarebbe da stare allegri.

Inside the Trump White House non è solo la metafora dei vestiti nuovi dell’imperatore, di una nudità per certi versi fisiologica in un sistema delle trasparenze democratiche… Per quanto letto negli estratti del Guardian è una preoccupante e desolante cartina al tornasole di tutto un sistema dove i vestiti dell’imperatore sono fatti su misura e alla moda da uno stilista che sa giostrare con le forme, le fogge e i colori. Gridare che il re è nudo nella realtà di un sistema democratico è come attribuire il carisma dell’uomo che può stare anche in mutande perché non ha niente da nascondere, perfino in abito adamitico per il fatto che ci prova con successo e con un adeguato apparato di piacere… 

I vestiti nuovi dell’imperatore in realtà sono quelli che ormai i media sanno confezionare con sapiente alchimia, nella buona e nella cattiva sorte.

Ci sono già tutti gli elementi per dire che l’imperatore, nudo o vestito che sia, sta cadendo in disgrazia? I vestiti nuovi dell’imperatore nella realtà presuppongono una sartoria dove non è chiaro il confine tra chi confeziona e chi indossa. Forse l’immagine di una amministrazione (non solo americana) in grado di perseguire linee d’azione razionali e consequenziali è solo un’illusione. Chi guida davvero il marchingegno non lo sappiamo, potrebbe essere tutto appeso a un filo e, astrologicamente parlando, a qualche congiunzione od opposizione planetaria che rende l’abito dell’imperatore inadeguato, o schiacciando il bottone sbagliato o dando fuori di testa nel momento meno opportuno.

Se poi qualcuno grida che il re è nudo, rischia perfino di essere accusato di lesa maestà, ma molto dipende dalla capacità di indossare e sfoggiare l’abito su misura da parte della mannequin. C’è chi dimostra abbastanza scioltezza per rendersi credibile come top model e chi per troppa rigidità congenita non riesce proprio a risultare convincente e risulta solo un perfetto manichino.

La diatriba sulla taglia del pulsante nucleare (chi ce l’ha più grosso) in risposta al presidente coreano, al di là della battuta sembra aver messo in allarme gli psichiatri:

“Bandy Lee, an assistant clinical professor at the Yale school of medicine, briefed a dozen members of Congress, mostly Democrats, last month on the potential risks associated with Trump’s behaviour.”
(Bandy Lee, un assistente professore clinico presso la scuola di medicina di Yale, il mese scorso ha informato una dozzina di membri del Congresso, in maggioranza democratici, sui potenziali rischi associati al comportamento di Trump)

Wolff scrive di Trump “Everybody was painfully aware of the increasing pace of his repetitions. It used to be inside of 30 minutes he’d repeat, word-for-word and expression-for-expression, the same three stories – now it was within 10 minutes. Indeed, many of his tweets were the product of his repetitions – he just couldn’t stop saying something.” (Tutti erano dolorosamente consapevoli del ritmo crescente delle sue ripetizioni. Per 30 minuti ha ripetetuto, parola per parola ed espressione per espressione, le stesse tre storie. In effetti, molti dei suoi tweet sono il prodotto delle sue ripetizioni - semplicemente non riesce a smettere di dire qualcosa)

Il presidente Trump risponde a Wolff con un tweet in cui lo definisce un perdente nato che inventa storie per vendere libri: “a total loser who made up stories in order to sell this really boring and untruthful book

Jonathan Freedland sul The Guardian scrive che Wolff nel libro parla di un Trump ignorante che non riesce a imparare oltre il quarto emendamento a causa di un deficit di attenzione. Scrive che alcuni alleati del presidente cercano di convincere lo scrittore che il disordine da deficit di attenzione è parte del genio populista di Trump: che è un post-alfabetizzato della televisione totale:
“The Trump depicted in the book is ignorant: the adviser who tried to teach him about the constitution could get no further than the fourth amendment before Trump’s eyes glazed over. He doesn’t read, or even skim, barely having the patience to take in a headline. Some allies try to persuade Wolff that attention deficit disorder is part of Trump’s populist genius: he is “post-literate – total television”.

O ancora
“The Wolff book has prompted another flurry of that speculation, focused this time on the 25th amendment of the constitution, which allows for the removal of a president deemed “unable to discharge the powers and duties of his office” (Il libro di Wolff ha provocato un'altra raffica di speculazione focalizzata questa volta sul 25° emendamento della costituzione, che consente la rimozione di un presidente ritenuto "incapace di assolvere ai poteri e ai doveri del suo mandato")

In realtà è una descrizione che si attaglia a centinaia di milioni di persone sparse per il mondo. Non si tratta di malattia mentale, è il condizionamento operante skinneriano, la regola di una popolazione, quella americana è solo emblematica, di tutti i paesi occidentali, che vive di tv, hamburger e pop-corn, non legge e vive di realtà virtuale.

“His deputy chief of staff claims that the President doesn’t read, and is ‘semi-literate” (Il vicecapo del suo personale reclama che il Presidente non legge ed è "semi-alfabetizzato)

Più che di problemi di stabilità mentale il presidente sembra proprio rappresentativo dei suoi elettori ed è perfettamente in sintonia con quell’everyman che lo ha eletto... indipendentemente dall’eventuale hackeraggio. Più che una diagnosi patologica sembrerebbe la fisiologica ignoranza di un elettorato dei paesi ‘sviluppati’, tutti compreso il nostro, che vivono nella dimensione dei media, di una realtà virtuale dove i vestiti nuovi dell’imperatore risultano sempre visibili e ogni volta cambiati come le annunciatrici alla tv... e se per caso qualcuno grida che il re è nudo viene preso per pazzo e immediatamente internato in manicomio.

Allora perché il presidente Trump dovrebbe cadere in disgrazia? Da noi leggendo molti commenti on line si scopre che ha davvero tanti estimatori, e questo non sorprende. Il popolo delle telenovele e degli sceneggiati si sente in perfetta sintonia come qualsiasi attore, anche se mediocre o improbabile. Il beniamino gode di apprezzamento e considerazione anche se recita male e fa delle gaffe. La visibilità e il potere sono più forti perfino di chi grida forte che il re è nudo.

“It's clear that everyone around Trump was more or less convinced that even he didn't know why he would won, or what he would be doing as president”

In effetti il sospetto che sia (quasi) indifferente chi possa aver vinto crea un certo imbarazzo quando si tratta di definire non tanto una politica (per questo ci sono i consulenti) quanto per l’appunto debba essere l’abito più appropriato da indossare, lo stile più consono per sembrare davvero un Presidente.

“The agreement wasn't just that Trump wouldn't win but that he shouldn't win”. Wolff scrive che appare chiaro quanto nessuno del suo staff si aspettasse che vincesse e quanto si sia trovato impreparato Trump una volta diventato presidente.

Se poi va a vincere proprio quello che doveva fare solo da rappresentanza, per dire che c’è davvero una competizione… we’re fucked

Il ruolo delle mogli e delle donne poi per un presidente è sempre decisivo:“...and he bragged sincerely about the fact that she was a "trophy wife" (si vantava di avere una moglie da mostrare come un trofeo)

Sembra infatti che il presidente si vantasse di prendere le donne per la fi..:“Trump boasted about "grabbing [women] by the pussy"

Quando lui ha vinto, Melania piangeva, ma non di gioia: "was in tears – and not of joy" e Trump subisce la metamorfosi da confuso miscredente a uomo che crede di essere capace e meritare di fare il presidente degli Stati Uniti "befuddled" to "disbelieving" to "quite horrified”, diviene "a man who believed that he deserved to be and was wholly capable of being the president of the United States".

Però la domanda sembra ormai sulla bocca di tutti: “Arriverà il presidente alla fine del suo mandato?” 

Ma forse c’è davvero una domanda più radicale che andrebbe fatta. 

Chi governa davvero la politica mondiale se quello che si dice nelle anticipazioni del libro è vero?


Ci sarebbero due risposte in apparente opposizione. L’una presuppone una sorta di torre d’avorio di teste d’uovo che sanno guidare e dirigere dove conviene in relazione a resistenze e opportunità, un po’ come l’auriga della platonica biga alata. L’altra che il meccanismo è ormai da tempo fuori controllo, si tratta ormai di intelligenza artificiale, un mondo che si muove con la logica dei meccanismi economici-produttivi ormai autonomi da chi li ha creati: un’intelligenza virtuale che si è resa indipendente dai suoi creatori. 

In entrambi i casi il presidente è solo un epifenomeno, può giusto dar sfoggio dei vestiti nuovi o essere sostituito da un altro indossatore: manniquein o top model che il risultato (forse) non cambia…

12 commenti:

  1. Grazie Pino, mi illumino...
    Ciao
    Gil

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  2. Concordo con Pino che è uno dei commentatori con cui più sono in sintonia. Vi leggo sempre anche se intervengo poco, ma quando ci vuole ci vuole:-)
    Questo articolo mi piace immensamente sia nei contenuti, sia come stile di scrittura, mi sembra un po’ diverso dal solito. Gilberto hai superato te stesso
    Patrizia

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  3. Cara Patrizia. Spesso ho l'impressione di non aver abbastanza coraggio nel cercare nuove forme espressive. Un po' per paura di non essere compreso e un po' perché si è legati a dei cliché. Cercherò se Massimo lo vorrà di esplorare nuove strade... anche col rischio di essere cestinati. Comunque grazie.

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  4. bello ... ma.... sta storia di guardare sempre gli altri mentre qui hanno tolto e continuano a togliere diritti sicurezze....
    almeno trump lo hanno votato qui invece....

    pierpaolo

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  5. “The exhausting first year of Donald Trump's presidency”
    http://edition.cnn.com/2018/01/15/politics/donald-trump-first-year-presidency/index.html

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  6. Bellissimo articolo Gilberto!
    Aggiungo:
    non credo che Trump sia stupido, non credo che i Bush fossero intellettivamente quotati, al contrario i Clinton e Obama sembrava lo fossero, sembrava…
    Trump è un outsider che in questo momento sta uscendo allo scoperto.
    E’ risaputo che dietro i Presidenti democraticamente eletti, tramite computer e questo ci racconta molto, ci siano delle strutture militari e politiche estremamente organizzate che fanno, loro sì, il governo ombra. Nulla si muove senza che loro non diano il via prima.
    Solo poco prima delle elezioni si fecero passare notizie poco rassicuranti su strani festini ai quali partecipavano Hilary e company.
    Notizie che erano conosciute ma divennero di pubblico dominio.
    Se è stato scelto l’outsider c’era un disegno sopra.
    Si potrebbe dire la stessa cosa per Bergoglio, il discorso sarebbe lungo.
    Trump fin dai primi tempi ha preso a cuore il problema degli abusi sessuali su minori, in cambio hanno messo di mezzo Putin che aveva permesso si alterassero i voti a favore di Trump...
    Tutto strombazzato per creare, eventualmente, le basi dell’ Impiccio.
    I media ( di tutto il mondo) sono controllati dal governo ombra.
    Posto i seguenti link:
    http://www.libreidee.org/2018/01/clinton-pedofili-al-potere-e-trump-mobilita-il-pentagono/
    http://theisticsatanism.com/politics/Alinsky.html
    http://www.theeventchronicle.com/study/george-soros-hillary-clinton-tony-podesta-also-surge-politicians-now-wearing-medical-boots/#
    http://sadefenza.blogspot.it/2018/01/auguri-di-buon-anno-centinaia-i-vertici.html
    Da crederci o meno, la democrazia questo è: tutto e il contrario di tutto, il mondo è diventato piccolo con internet, certe cose rimbalzano nel mondo e possono accadere anche qui.
    l

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  7. Cara Vanna
    Userò una metafora. Ormai l’elettore è come il cliente di un supermercato. Tutto è organizzato per orientarlo per gli acquisti. La carta fidaty è l’accessorio più importante. Però ancora più importante di tutto il sistema dei condizionamenti operanti, delle gratificazioni e dei surrogati affettivi che mobilitano la libido del consumatore… sono le sue proiezioni fantasmatiche, i processi di identificazione proiettiva. Anche qui nel blog ne abbiamo l’esempio ricorrente nei troll che non sono solo provocatori, rappresentano la capacità del potere di suscitare nel target quella libido che non ha bisogno di argomentazioni razionali, quell’energia - in gran parte di natura sessuale - che trova appagamento assimilando tutti i simboli del potere e i connessi stereotipi che si trovano in vendita nel supermercato delle ideologie.

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  8. Certamente Gilberto,
    i media vanno dove li porta il potere e a loro volta il popolo li segue abboccando ad ogni notizia.
    Pare che l'outsider Trump abbia dato una sistemata a Guantanamo per "accogliere" non povera gente perseguitata, ma alti esponenti.
    Pare che qualcuno sia scomparso e qualcuno sia già lì da prima di Natale.
    Pare...

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  9. Carissimo Gilberto,

    quanto annoti è tutto condivisibile, ma mi chiedo: la politica, tanto reclamizzata (perché Prima Potenza del Mondo) degli USA è mai progettata sui lunghi termini, e non sul criterio giornalistico del giorno in corso oppure del solo domani ? Ho letto un libro molto interessante di Robert Powers sulla storia della bomba atomica "tedesca" (che poi l'autore stesso segnala come una "bufala"), e sulla reale produzione delle tre bombe americane, e poi delle bombe H, che dimostra in modo documentato, anche se troppo verboso, che, per il successo del giorno dopo, negli USA si perdono sempre di vista le conseguenze successive. Così è avvenuto per il rinascere del fanatismo islamico, esteso all'intero pianeta, ma alimentato in origine contro l'URSS .

    Del resto, Trump (e domani sarà un altro) non è che il tipico prodotto americano, tutto fondato sul successo immediato: le conseguenze lontane non sono ancora messe allo studio, e quando lo saranno, sarà di nuovo tardi .

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  10. Caro Manlio, come non essere d'accordo...
    Meglio l'uovo oggi... Basta pensare alla miopia sulla politica dell'ambiente. Le conseguenze a lungo termine non esistono... E' la logica dell'economia di mercato. Prima o poi gli effetti boomerang coinvolgeranno tutti vincitori e vinti. Il futuro è pieno di incognite e i governanti 'lungimiranti' vivono nell'immediatezza del prestigio e del potere...

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  11. queste befane sono poco democretiche m non lo vogliono capire che TRUMP ha visto . le votazioni le fabnno per parlare e decidere i cittadini ,, invece no! le befane non ne vogliono sapere . e continuano a denigrare .

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