Manlio Tummolo
( Bertiolo, UD, agosto - ottobre 2016 )
PREMESSA
Nessuno, recentemente, pare essersi scandalizzato alla notizia che un avvocato si sia fatto fotografare su “fess-book” mentre baciava i piedi di un magistrato donna, né pare che altrettanto nessuno si sia scandalizzato, peggio ancora, che i due non siano stati espulsi, come avrebbero meritato, dai loro rispettivi Ordini. Non certo da oggi, ma ormai da oltre un decennio, sostengo che, prima della separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, si dovrebbe procedere alla netta separazione degli studi universitari tra futuri avvocati e notai, caratterizzati da un’impostazione privatistica del Diritto, e i futuri magistrati che dovrebbero essere caratterizzati da un’impostazione pubblicistica del Diritto, gli uni rivolti a tutelare gli interessi e i diritti dei singoli individui, i secondi i doveri e i diritti dello Stato. Né pare che ci si scandalizzi quando si viene a conoscere i livelli stipendiali dei magistrati stessi solo grazie ad un puro fatto di politica locale a Roma, fatto in cui si dimostra come i magistrati abbiano conservato, se non tutte, gran parte di quelle condizioni economiche tolte viceversa, dal 1993, alla gran parte dei lavoratori pubblici o privati (e, questo, perché i partitocrati cercano di proteggersi il lato posteriore da eventuali proteste popolari, tenendosi a mo’ di guardie del corpo personali le Forze dell’Ordine, i militari e gli interpreti della Legge…) [1].
Dall’interpretazione ed applicazione egualitaria della Legge, invece, restiamo ben lontani, come siamo assai lontani, più in generale, da una concezione razionalistica del Diritto, o meglio della Scienza della Legge, quale Dover Essere nei rapporti umani e quale punizione a chi la vìola, secondo criteri di rigorosa proporzione (quasi matematica), che escluda ogni forma di arbitrio personale, di vacua clemenza o di feroce vendetta
Noi dobbiamo questa forte esigenza di razionalità all’Illuminismo giuridico, sia nelle forme civili private (rapporti tra singoli), sia civili amministrative (rapporti tra cittadino e Stato, e suoi distinti Organi centrali o locali), sia penali (violazione di norme e relative sanzioni): l’Illuminismo culturale giuridico nasce nel XVIII secolo, come sviluppo ed applicazione della Rivoluzione scientifica, manifestatasi già nel secolo precedente, come elaborazione - a sua volta - dell’Umanesimo, superata la fase del fanatismo religioso protestante e cattolico.
Non è mia intenzione qui affrontare l’intera tematica (perché il discorso diverrebbe lunghissimo), ma di limitarmi a trattare la questione penale, soprattutto nella sua applicazione alla lotta politica sviluppatasi in Francia alla fine del secolo (ovvero, la ben nota Rivoluzione Francese del 1789) .
PARTE PRIMA
IL DIBATTITO TEORICO DA BECCARIA A KANT
Capitolo I: Cesare Beccaria
Generalmente si attribuisce a Cesare Beccaria, che era un economista di per sé e non propriamente un giurista o un filosofo del Diritto, per la sua opera “Dei delitti e delle pene”, il merito di aver criticato la condanna a morte in modo assoluto e di aver altrettanto combattuto la tortura come procedura di indagine giudiziaria: va detto, come dimostreremo, che, relativamente alla pena di morte, egli non la condannò in senso assoluto, e che, riguardo alla tortura, egli non fece che riprendere quanto abbiamo già visto in Quintiliano e che fu sostenuto dal tedesco Christian Thomasius e dall’italiano Giuseppe Valletta (ambedue del secolo precedente), ovvero che la tortura in quanto procedimento giudiziario è solo un’inutile crudeltà (e, in quanto inutile, assolutamente stolta), perché fa dire al torturato ciò che vuole sentirsi dire il torturatore, e che spesso il vero colpevole, se fisicamente robusto o dotato (diremmo noi oggi) di molte endorfine, riesce a sopportare il dolore oltre il limite richiesto in tali casi, per cui non confesserà mai di aver compiuto quel tale delitto. Altri, invece, non tollerando il dolore, confessano anche il falso o l’ignoto, pur di far cessare la propria sofferenza [2]. clicca qui per leggere tutto il saggio di Manlio Tummolo
Carissimo Manlio
RispondiEliminaSto per iniziare il capitolo terzo del tuo saggio, ma già avverto che si tratta di un lavoro veramente approfondito, originale, ricchissimo di spunti di approfondimento e di riferimenti mai scontati, sempre alla ricerca di prospettive fuori dagli stereotipi e dalle solite interpretazioni di maniera. Ma non lo pubblichi presso un editore? Trovo che si tratta di un testo non solo stimolante, ma anche ricco di suggerimenti per chiunque voglia riflettere - al di fuori dei solite interpretazioni convenzionali - su una scienza della legislazione sia nel suo sviluppo storico, ma anche nella sua valenza metodologica (multidisciplinare e interdisciplinare) e soprattutto nella dimensione formativa ed educativa che non sia quella di una democrazia dei formalismi e dei bizantinismi giuridici.
signor TUMMOLO grazie . i suoi scritti : sono molto interessanti ad anche culturalmente preziosi .
RispondiEliminatrovo comunque un po' impegnativo rispondere in modo appopriato al suo scritto .
la prima parte dello scritto la viviamo nei casi mediatici . come funziona la legge lo abbiamo sotto gli occhi continuamente .
sulla pena di morte : sappiamo tutti che non esiste piu' tuttavia è stata sostituita dalla tortura dell'anima . una tortura infinita che fiacca gli innocenti . se non bastasse la prigionia ci sta il dileggio ,la rovina della famiglia . questi sono i crimini moderni .
MANLIO
RispondiEliminaUn ottimo lavoro, e molto impegnativo, per la ricerca storica e sociale negli ultimi secoli.
Molto si deve al Beccaria, sull'orientamento e la qualità generalizzata della Giustizia odierna.
I miei complimenti!
Carissimi Gilberto, Magica e Pino,
RispondiEliminavi rigrazio molto per le vostre valutazioni positive. Ahimé, pubblicare questi saggi per ora almeno sarebbe difficile: gli editori, come detto (scarsi sono quelli di mente aperta come il nostro Massimo Prati, che ringrazio vivamente per il coraagio e la serietà, tanto rai di questi tempi !), evitano gli ignoti, si interessano solo a chi riporta tesi di successo e di personaggi cvelebri (giornalisti di largo consumo). Nel futuro si vedrà: temo che solo dopo la mia morte qualcuno vorrà occuparsene, ma non si sa mai: per il momento mi programmo un'esistenza almeno fino ai 116 anni d'età, come la rivista "Scienza e Vita" ci prometteva fin dagli anni Novanta proprio per il 2010, giusto a riprova di quanto furbi siano gli scienziati dei giorni nostri. Vivi saluti a tutti, Manlio
Manlio sono arrivata a leggere la fine della prima parte.
RispondiEliminaE' veramente interessante ciò che riporti, Gaetano Filangieri, da te approfondito, è un grande.
Grazie Manlio, con calma continueròò
Ti auguro Buon Natale e un tranquillo Anno Nuovo
Vanna
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RispondiEliminacaro signor tummolo . mi trovo sempre d'accordo con le sue considerazioni . sara' questione di mentalita' del luogo.
le faccio tanti auguri di buona feste e per l'anno nuovo .
MAGICA .
Cara Magica, grazie per gli auguri, che ricambio con molta simpatia. Forse più che il luogo, è un comune modo di vedere le cose, un fatto interiore, e non ambientale.
RispondiEliminaCiao! Per tutte le vostre necessità di prestito di denaro o finanziamento solo uno su di voi del progetto aiuta la signora cinzia. Lei ha aiutato ad per avere un prestito di 15.000€ di anticipo sicuro e gratuito e-mail: cinziamilani62@gmail.com
RispondiEliminaCara Messaggera Alata,
RispondiEliminaqua di prestiti, senza interessi micidiali, avremmo bisogno tutti. Il regime "globale" vigente studia sistemi speculativi, anziché dare occasioni di sviluppo delle risorse reali. Chissà quando lo si comprenderà. L'economia è fondata sul circolo dare per avere e avere per dare; invece si crede solo di dover dare oppure solo di dover avere: così la circolazione si blocca, e quindi si muore. Che l'umanità si svegli, invece di credere ai miracoli !