Di Gilberto Migliorini
Nella storia delle garanzie di un cittadino l’Habeas corpus rappresenta uno strumento fondamentale per la salvaguardia della libertà individuale contro l'azione arbitraria dello stato. Questo non solo nella storia inglese ma a partire dal diritto romano e fino alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha sancito tale diritto mediante il suo Articolo 9: “Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato”. L’enfasi della disposizione per la verità fa un po’ a pugni con la pratica anche di un paese come il nostro con la casistica di lunghe carcerazioni preventive con imputati poi assolti magari nell'ultimo grado di giudizio, per non parlare dei fermi di indiziario di delitto.
Una domanda è d’obbligo riguardo ai nuovi metodi d’indagine ormai di routine. La prova del Dna costituisce una palese violazione dell’Habeas corpus? Per capire come le implicazioni sono sottilmente invisibili proviamo a ripercorrere quel sistema di garanzie nei confronti di un imputato che dovrebbe impedire qualsiasi azione arbitraria di una autorità e in particolare quella di incarcerarlo senza giusta causa. Si tratta di comprendere come sia evanescente e invisibile il confine tra azione legittima e arbitrio da parte di una autorità istituzionale, statuale o giurisdizionale.
Una nuova definizione di corpo emerge dai nuovi sistemi di rilevamento in chiave biologica, genetica e informatica. È opportuno ricostruire il percorso dell’Habeas corpus in ragione dell’evoluzione dei sistemi giuridici e delle nuove tecnologie. Si tratta di quei diritti di cui gode il cittadino rispetto a un sistema politico che voglia offrirgli delle garanzie codificate da una Costituzione o comunque regolate da un sistema legislativo.
Nella giurisdizione romana è interessante l’istituto della provocatio ad populum (Lex Valeria). Il giudizio popolare poteva trasformare la pena capitale in altra pena. Soprattutto nel periodo repubblicano il potere senza appello del magistrato romano (con gli eventuali abusi) trovava alleggerimento nell'istituto della provocatio che voleva tamponare gli eventuali arbitri di imperium (soprattutto nei casi di condanne a morte nei confronti dei patrizi, ma poi anche di plebei).
Ma è nella Magna Charta Libertatum del 1215 che ai baroni inglesi viene accordato un contratto di riconoscimento dei diritti nel segno di una conferma dei privilegi del clero e dei feudatari alleggerendo l’influenza del re. Tra i suoi articoli c’è quello valido per tutti gli uomini liberi di non essere imprigionati senza prima aver avuto un regolare processo da una corte di pari (principio dell’habeas corpus integrum). L’Italia attuale si trova ai margini di tale principio? Al di là delle grandi petizioni di principio strombazzate a destra e a manca, siamo davvero quel paese democratico che ci piace rappresentare?
L’Habeas corpus è locuzione che intende che non ci può essere detenzione senza concreti elementi di accusa. L’accusa deve cioè avere sostanza (corpo appunto). Si tratta di una salvaguardia della libertà individuale contro l’eventuale azione arbitraria dello stato. Il writ (l’ordine) di Habeas corpus superava i particolarismi delle giurisdizioni locali che potevano imprigionare e torturare un uomo senza neppure elementi concreti. L’arbitrio dei signori (o del sovrano) rispetto alle detenzioni veniva dunque impedito con un ordine che chiedeva ragione dell’imprigionamento (habeas corpus ad subjiciendum judicium). L’esibizione del corpo serviva a dimostrare che il soggetto fosse ancora in vita e in quali condizioni fisiche (la tortura era prassi per estorcere confessioni).
Il concetto di tortura è un altro dei richiami a qualcosa di indefinito. Nella mente di un popolo sono quelle procedure legate agli strumenti del dolore fisico. L’abuso di potere trova sempre e comunque delle deroghe e dei distinguo. In genere si fa riferimento a pratiche corporali, mentre sono soprattutto quelle invisibili sulla psiche e sul corpo interiore le torture più lesive, compresa la distruzione d’immagine di una persona.
Nel 1679 con l’Habeas corpus Act viene ripristinato un diritto che col tempo era andato scemando. Con il Bill of Rights della Gloriosa Rivoluzione (1688-89) diviene cardine del sistema costituzionale del Regno Unito con la definizione delle libertà dei sudditi.
Fin qui sembra tutto molto semplice e perfino ovvio, ma senza definire i limiti del potere istituzionale in tutte le sue forme. L’Habeas corpus è locuzione semanticamente polisemica. Il significato non è per niente ovvio. Certo c’è il richiamo a quelle norme costituzionali di uno Stato, le garanzie delle libertà personali del cittadino dall'arbitrio di qualche potentato. Ma la locuzione sembra ubiqua come quel corpo che evoca e che potrebbe essere quello fisico di un uomo in carne ed ossa, quello metafisico di una entità immateriale, un corpo spirituale, un corpo interiore che reclama dignità e rispetto.
Il corpo può essere anche entità virtuale, riconosciuto come esistente in quanto implementato in qualche supporto (cartaceo o informatico), un documento elettronico che ne attesta l’esistenza, riconosciuto nelle sue prerogative e nei suoi diritti. L’Habeas corpus appare oggi sempre più come qualcosa di astratto. Il corpo diviene entità metaforica, il suo aspetto materiale non è più l’elemento rilevante.
Abbi il tuo corpo nella traduzione letterale, rappresenta il diritto che (ti) sia ridata la libertà fisica come inviolabilità della persona in attesa di un giudizio e come conoscenza della causa dell’arresto… (vedi anche l’art 13 della Costituzione Italiana). Si tratta di formule che se sul piano formale possono anche risultare suggestive e d’effetto, sul piano sostanziale conservano un potenziale di ambiguità e tanta latitudine interpretativa da poter esser aggirate in mille modi e con le più svariate giustificazioni. Al legislatore piace la formula roboante, ricca di pathos. L'Habeas corpus diviene indeterminato, entità astrattamente fisica e concretamente indiscernibile.
Un corpo fisico può essere coartato in mille modi, anche senza essere imprigionato. Può essere sottoposto ad estenuanti interrogatori, manipolazioni, captazioni, esposizioni mediatiche, messo alla berlina senza legarlo su un palco eretto in una piazza, ma nei modi più raffinati di un dileggio via etere, in una rappresentazione per interposta persona e mediante le modalità allusive e sostitutive che lo trasformano in un avatar o nel burattino collodiano. Si può ‘imprigionare’ il suo alter-ego, la sua anima, la sua rappresentazione, perfino la sua caricatura.
Nell'espianto di organi si può sottrarne una parte con la scusante della morte cerebrale. Si può considerarne una parte come rappresentativa del tutto, si può costringere il corpo nel rettangolo di un monitor, confinato nei pixel come incarnazione elettronica e personaggio virtuale. Insomma, esistono mille altri modi per aggirare l’inviolabilità del corpo e di sottoporlo a torture senza chiamarle con quel nome. Il corpo virtuale tende ad assumere più realtà del corpo fisico.
È sufficiente usare un nominalismo di comodo e il corpo continua formalmente ad essere inviolato, risulta immune e intangibile anche quando di fatto subisce forme di tortura senza l’utilizzo della vedova di Norimberga o del banco di stiramento. Molte modalità con le quali il cittadino viene vessato da una burocrazia miope, farraginosa e contraddittoria sono di fatto forme di tortura modernizzate, in qualche caso non meno letali di quella goccia che cadeva sulla testa del prigioniero.
L’escamotage è indicativo dell’evoluzione dei sistemi di controllo, di punizione e di coartazione, nel segno della modernizzazione e della progressiva astrazione del concetto dell’Habeas corpus. La tortura descritta da Kafka nel racconto Nel bagno penale con dovizia di particolari raccapriccianti o dal Manzoni nella sua celebre Storia della Colonna Infame o ancora da Dante nei supplizi dei dannati… sono ormai poca cosa rispetto alla tortura invisibile di un corpo virtuale, emblema di un habeas corpus ridotto a pura astrazione. L’opera di Kafka, il Processo, anticipa un tipo di tortura che non ha più bisogno di complicati macchinari, la tortura in chiave moderna è la semplice minaccia di una oscuro e incombente castigo, la mera presenza del marchingegno di sofferenza, evocazione di supplizi inenarrabili, una oscura e incombente spada di Damocle.
Ma ci troviamo ancora ai margini di una modernizzazione del corpo ormai slegato dalla sua visibilità e dalla sua originaria dimensione: l’habeas corpus nella versione più recente diviene stringa di dati, Dna, sistema alfanumerico, password, codice… un mero sistema di simboli.
La società di massa diviene identità in forma statistica. Gli individui sono punti metafisici, pixel di un monitor, enti ricorsivi elementari come nella pittura divisionista. La massificazione è un riferimento a un ordine astratto, adimensionale nel quale il quantum-continuum caratterizza i vecchi corpi come punti simbolici. Il corpo diviene sempre più una entità astratta, con il DNA un mero ordine sequenziale, la disposizione e trascrizione delle informazioni necessarie alla biosintesi. Analogamente nel sistema informatico i codici alfanumerici sostituiscono il corpo materiale nei procedimenti ricorsivi. Le iterazioni ricostruiscono una corporeità artificiale embricando matrici di numeri in una sequenza di 0 e 1, un data mining che estrae informazioni in automatico.
L’individuo in carne ed ossa cessa di avere rilevanza e al suo posto esistono i semiofori, rappresentazioni simboliche (come il genoma) che capovolgono il significato del corpo (l’entità reale con un volto, una fisionomia e una storia diviene una pura astrazione, un rilievo statistico) mentre l’aploide del Dna e i sistemi ricorsivi acquistano consistenza di realtà vera. L’Habeas corpus dissolve le qualità organolettiche e i vissuti nella nuova realtà biochimica della cellula e nei procedimenti di estrazione dei dati. Scompare qualunque garanzia di salvaguardia della libertà individuale. Non si sta parlando dell’ambito investigativo dove ogni nuova tecnica aggiunge utili strumenti di indagine. La prova del DNA in ambito forense trasforma l’Habeas corpus in una res: il piano astratto e concettuale dei data mining. Si dà consistenza di realtà a strumenti di approssimazione in situazioni di cui non si conoscono le variabili.
Non dovrebbe essere il Dna a costituire prova, ma al contrario è proprio il test che necessita di avere riscontri da un contesto che offra nella pratica scientifica l’elemento fondamentale del suo metodo. Si tratta di quella situazione controllata dalla quale si possono conoscere e far dipendere le variabili. È impossibile asserire se una traccia biologica abbia rilevanza - indipendentemente dal fatto che sia autentica e non frutto di manipolazione - se non conosciamo il contesto con tutte le variabili.
Tutti gli oggetti che ci appartengono e hanno per noi rilevanza sono prolungamenti del nostro corpo, compresi quelli che ne attestano l’identità (e per questo per alcuni fa obbligo la denuncia di smarrimento). Tutto quello che per me è irrilevante (come una goccia dei miei umori, non certo un litro di sangue) può essere disperso nell'ambiente nei modi più rocamboleschi o addirittura ci può essere sottratto senza che questo sia da noi avvertito. I nuovi metodi di identificazione utilizzando le sofisticate metodiche informatiche possono sì avere rilevanza per l’investigatore, ma se utilizzati come sostitutivi del corpo reale costituiscono una pericolosa illusione: può entrare il caso, la manipolazione e perfino lo stratagemma dell’assassino.
I semiofori come il DNA costituiscono una potente illusione di risolvere un caso giudiziario utilizzando un surrogato. Un corpo reale può stare qui o là (a meno che non si tratti di una particella quantistica) e dunque posso teoricamente sempre localizzarlo con precisione. Un frammento di Dna - che dovrebbe rappresentare il mio corpo - può stare contemporaneamente in più luoghi. L'Habeas corpus diviene allora indeterminato con la violazione del principio di località.
Dare il rilievo di prova a una frazione del mio corpo porta a dei paradossi. Il DNA ricavato da qualche nanogrammo di materiale biologico potrebbe trovarsi ovunque, oggi perfino sul suolo marziano. Ridurre l’Habeas corpus al Dna può solo portare a delle solenni cantonate in ambito giudiziario e a clamorosi errori di valutazione.
Homepage volandocontrovento
Caro GILBERTO
RispondiEliminaNessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato”.
E va bene: questo è quanto detta la "Carta". Resta, però, comunque ostico, o quanto meno proibitivo, dato il nostro andazzo giudiziario, dimostrare e fare accettare proprio"l'arbitrio".
Ciao, Pino
Ogni Potere annulla l'arbitrio perché può decidere ciò che non è arbitrario: senza di questo potere non ci sono né nozze né tribunali né are (che tutti quanti diero alle umane belve di esser meno feroci -- mi scuso per la citazione claudicante...).
RispondiEliminaSono solo rapporti di forza mutevoli nel tempo, e non leggi fisiche.
scusate il fuori luogo .
RispondiEliminaa quarto grado abbiamo sentito la dichiarazione della pm . sugli slip di yara , sono state trovate molte tracce di D.N.A . UN PO' DOVUNQUE SUGLI SLIP ,, ma se ne avevano tante perchè ora non ne hanno piu' da far analizzare ..
avevo sempre saputo , che la traccia sugli slip di yara era una e piccolissima . qualcosa ci è sfuggito?
Carissimo Gilberto
RispondiElimina" Si tratta di formule che se sul piano formale possono anche risultare suggestive e d’effetto, sul piano sostanziale conservano un potenziale di ambiguità e tanta latitudine interpretativa da poter esser aggirate in mille modi e con le più svariate giustificazioni. Al legislatore piace la formula roboante, ricca di pathos. L'Habeas corpus diviene indeterminato, entità astrattamente fisica e concretamente indiscernibile. "
Capita stavolta sia anche dimezzato,non abbia madre,e da quale costola provenga .
Colui che ci creò ci diede la mtDNA in eredità ,non l'obiquità ,che potrebbe avere il nostro dna,che anche senza di noi potrebbe salire su un aereo,su una nave, e essere trasportato quindi laddove noi non siamo mai stati.
Sono sempre affascinata dalle costruttive riflessioni generosamente elargite su questo blog. In quanto Medico, assisto sconcertata ad una progressiva degenerazione di quell'"ars" che comporta un percorso preciso ed accurato che partendo dalla comunicazione diretta col paziente, mediante l'ascolto della sua storia remota e recente che non è mai avulsa dalle vicende umane che le sono legate, e continuando con l'arricchimento ed approfondimento di tale comunicazione attraverso un esame obiettivo che si avvale di tutti i sensi -vista, odorato, tatto, udito (e nei tempi passati persino anche del "gusto")- passando infine attraverso l'analisi anche logica dei segni (semeiotica clinica e chirurgica) porta... e dovrebbe portare... ad una corretta diagnosi e quindi alla cura di quel "corpus-cogitans", paradigmatico proprio perché malato. Lo strumento dovrebbe servire solo a redimere dubbi qualora ci fossero. Oggi purtroppo IL PAZIENTE NEMMENO SI TOCCA PIU' ed è un miracolo se lo specialista di turno (perlopiù avido di soldi) lo guarda almeno negli occhi. Ci si illude che gli strumenti diagnostici possano soppiantare del tutto la mente umana e specialmente gli ASINI...delegano, abdicando alla loro ontologia di "corpo medico”. Quindi è una dematerializzazione reciproca. In questa società 2.0 l'habeas corpus è completamente degenerato in "habeas avatar". La relazione interumana è stata soppiantata da brevi tweet ed il "salotto" rinascimentale è stato soppiantato dalla virtualità dei "social" in cui tutti sono nessuno, tutti e altri. In questo processo terrificante di de-identificazione è del tutto logico che si inseriscano meccanismi di controllo a monte e a valle di tale surrogato di comunicazione, tra avatar che ne sono coinvolti. Diventa controllo e coercizione l’azione dei media, che sappiamo bene essere propaggini di potentati prima oltreoceano ed ora anche europei , e quindi quasi nessuno si stupisce più e s’indigna se la tv di regime comincia a lavorare in remoto sui processori degli avatar, parlando subdolamente di impianti di microchip con finalità “buone”. Allo stesso modo quasi nessuno si indigna più se un Ministro della Repubblica (anche avvocato) tradisce criminalmente la Costituzione, il suo stesso mandato, la sua formazione e la sua ontologia, comunicando agli avatar: “abbiamo preso l’assassino di Yara”, in spregio di qualunque principio, senza pudore e senza dignità. Quasi nessuno fa nulla se la tv di regime consente ad uno come Bruno Vespa di fare trasmissioni su trasmissioni giustizialiste contro un cittadino presunto innocente fino al terzo grado di giudizio, in un salotto che, ben lungi dall’essere un salotto rinascimentale, è simile ad una cloaca maleodorante che raccoglie, a pagamento suppongo, molti escrementi senza scrupoli , senza cognizione di causa e soprattutto senza contraddittorio. Quasi nessuno s’indigna più se un Procuratore della Repubblica si permette di ordinare un video “da dare in pasto ai media per condizionare l’opinione pubblica” e via discorrendo, arriviamo all'espianto di organi a cuore battente, che alla fine è una RAPINA, anzi è UN OMICIDIO legalizzato tanto quanto lo è una richiesta di ergastolo su un impianto accusatorio che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dal DNA. E la cosiddetta collettività civile dov’è? La cosiddetta comunità scientifica…dove si nasconde? Forse in qualche crepa della propria esistenza…forse nel web. Chissà!
RispondiEliminaUn post davvero stimolante, un condensato di tutto quello che indigna e per il quale troppo spesso ci sentiamo impotenti. Vorremmo essere perfino più espliciti, ma l'orrore per la società che abbiamo (hanno) creato (un potere sempre più subdolo, perverso e intrigante) ci fa sentire incazzati ma anche impotenti. Agnesina, hai detto tutto in una sintesi travolgente e incisiva, ma anche con tanta amarezza. La tua esternazione mette voglia di andare più in profondità per capire quale turpe pulsione si annida in un mondo profondamente ammalato.
RispondiEliminahttp://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2016/05/18/caso-yara-dna-prova-regina-contro-bossetti-importante-corollario-elementi_Ayi9nRoyb8iIJosltOroUL.html?refresh_ce
RispondiElimina" .ci sono altri indizi di elevata gravità. E' quanto sostiene in aula il pubblico ministero di Bergamo Letizia Ruggeri che ha ricominciato la sua requisitoria interrotta venerdì scorso. La pubblica accusa è ripartita da quello che è il tassello fondamentale dell'intero processo, il dna che lei stessa definisce "faro" di questa indagine. Un elemento che "contestualizza" l'imputato nell'aggressione avvenuta contro la 13enne di Brembate il 26 novembre 2010.
Contro Bossetti non solo dunque il dna, ma anche le celle telefoniche e le immagini catturate da tre telecamere. Elementi che "non hanno la pregnanza della traccia genetica, che è una vera prova, tutti gli altri elementi - spiega il pm - si uniscono come corollari alla prova regina e vanno letti contestualmente". Elementi caratterizzati da "gravità, precisione e concordanza. Questo non vuol dire aver cercato di cucirgli addosso tutti gli elementi forzando quello che c'era ma siamo andati a cercare riscontri" in quello su cui dal giorno della scomparsa di Yara gli investigatori hanno lavorato.
Nell'aula in cui si svolge il processo a porte chiuse si ricorda come quel 26 novembre 2010 il cellulare di Bossetti aggancia alle 17.45 la cella di Mapello (il che dimostra che l'imputato non era a casa), stessa cella che circa un'ora dopo, precisamente alle 18.49, verrà agganciata dal cellulare di Yara. Il pm sottolinea che ci sono "64 minuti di differenza, il senso del ragionamento è che Bossetti si trovava in una zona non così distante per effettuare quell'incontro fatale con la vittima che esce dalla palestra dopo le 18.42". Per l'accusa anche se fosse stato a casa "non avrebbe avuto difficoltà a raggiungere il centro sportivo che dista 6,8 chilometri e si raggiunge in circa 15 minuti".
Insomma per l'accusa Bossetti era a Bergamo e dunque potrebbe essere stato lui ad uccidere la 13enne. Le immagini della zona della scomparsa e del ritrovamento del corpo senza vita in un campo di Chignolo d'Isola 'inchiodano' l'imputato. Le immagini di un distributore di benzina e di una banca a pochi passi dal centro sportivo di Brembate e quelli di una ditta vicina al luogo del ritrovamento del cadavere hanno "un alto grado di compatibilità con il passaggio del furgone di Bossetti". Un altro elemento che, a dire del pm, porta a non avere dubbi .."
Agnesina Pozzi
Grazie. Condivido ogni tua parola.
Processo a porte chiuse? Ma ancora con questa balla? Il processo è a porte aperte, i giornalisti e il pubblico ci sono.
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RispondiElimina
RispondiEliminaBrava Agnesina Pozzi, bellissimo intervento. Aggiungo:
Non dimentichiamo che Alfano fu ministro di grazia e giustizia (minuscoli)
sotto il governo Berlusconi.
@ Agnesina
RispondiEliminaLe dinamiche del potere/poteri sono sempre le stesse, non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Ciò che cambia, per fortuna, è la scienza e la tecnologia che ne consegue: quest'ultima può rendere il potere più pervasivo ma allo stesso modo può renderlo più debole perché le stesse tecnologie possono essere usate contro di esso, e stanno diventando sempre più economiche.
Come sempre si tratta di avere coscienza di ciò che succede attorno a noi, rendendoci conto che le varie dinamiche storiche, politiche, scientifiche e via discorrendo, nelle quali siamo immersi, sono processi assolutamente non governabili e non prevedibili (per fortuna), neppure da parte di chi sta in cima alla piramide -- non fosse così staremmo in una società cristallizzata, rimasta immobile magari proprio al tempo dei faraoni.
A causa di queste dinamiche storiche nel nostro paese, dominato via via nell'ultimo secolo da ideologie fasciste, comuniste e cattoliche (quest'ultima la meno peggio), si continua a immaginare che tutto il male venga da qualche "alto" e che tutto il bene debba venire sempre da lì, cioè sopravvive un'ideologia di società "comandata" e strutturata dall'alto, pianificata per così dire: la storia insegna che è un tragico errore anche il solo pensarlo. Abituarsi a pensare che ciò che accade è frutto di casualità e necessità che ci sfuggono e accettare come tale questo limite assoluto, che è un limite che riguarda anche l'essere individuale coi suoi desideri, ci renderebbe non solo più felici ma anche più liberi e sicuramente più obiettivi nei giudizi, tenendo presente che anche ognuno di noi è mosso da casualità e necessità di cui non riesce a rendere conto se non etichettandoli in qualche modo, ad esempio come desideri.
Questo vale per tutto, sia esso un network televisivo che un brutale assassino.
Caro Dan F.
RispondiEliminaDevo dissentire. La scienza è sempre stata al servizio del Potere e non a caso oggi la potenza della tecnologia (pensa solo all'informatica) può essere usata per controllare in modo ancora più profondo e incisivo la popolazione mondiale. La profezia orwelliana è tanto più vera per il fatto che nemmeno ci si rende conto di vivere già nel '1984'. Mai come oggi chi detiene il potere decide delle sorti del Pianeta. Che poi gli effetti sfuggano di mano e si inneschino crisi più o meno incontrollabili è un'altra questione (risorse, ambiente, conflitti regionali, cambiamenti climatici). Non è in gioco il caso e neppure la necessità, ma le scelte di chi anche attraverso i media può portare alla crisi epocale e alla rottura di tutti gli equilibri.
per ANDRES
RispondiEliminafatto sta che il ministro ora è con RENZI ,ma si comporta come quando era con BERLUSCONI , EPPURE DA TANTA INTELLIGENZA E CULTURA di sinistra possibile che non scaturisca il lui una BOTTA DI INTELLIGENZA ?
governare con i luminari dell'accademia della crusca possibile che continui a comportarsi sempre uguale .?
Oltre a chiedere l'ergastolo (con il corollario dell'isolamento), adesso arrivano anche i rimborsi economici. A Bossetti sono stati chiesti in totale 3,3 milioni di euro di risarcimento per danni morali. Cifra che, per un muratore, sarà facilissimo raccogliere in poco tempo.
RispondiEliminaCredo
RispondiEliminaChe sia stato mal riportato,askanews riporta : ".. . Riguardo la natura del movente, ha precisato Pelillo, è l'unico aspetto "che la mia idea diverge da quella del pubblico ministero". E ha aggiunto: "Quale significato possiamo dare a una ragazzina ritrovata con il reggiseno tranciato e le mutandine tagliate"?. "
http://www.askanews.it/top-10/yara-le-mutandine-tagliate-provano-il-movente-sessuale-di-bossetti_711816188.htm
Trinciato? Si è sempre detto sganciato.
Anche osservando la foto disponibile online, in cui le spalline che sorreggono sono nella parte bassa della foto, e la parte alta si vedono le componenti del lato dietro/schiena ,benchè non si possano vedere completamente le spalline,non sembra ci siano tranciamenti, tagli o simili.
@Magica
RispondiEliminaIo intendevo dire che il comportamento di Alfano è stato tanto più grave in quanto aveva ricoperto la carica di Ministro della Giustizia.
Boboviz
RispondiEliminaLe richieste di risarcimento sono d'obbligo. Sommamente Pezzotta l'ha anche detto in aula,non sono interessati ai soldi ma non possono sottrarsi dal richiedere il risarcimento ,chiedono la verità.
Peccato che non abbiano chiesto gli approfondimenti genetici, video, e fibre , quello era il gesto per dimostrare quello che sostengono.
La stanno chiedendo alla persona giusta la verità ?
ho visto il macabro programma " quarto grado" beh una porcata del genere si vede poche volte in tv-
RispondiEliminaBASTEREBBE FARE UN RAGIONAMENTO , AMMETTIAMO CHE BOSSETTI SIA COLPEVOLE .. OK? hanno trovato il suo D.N.A SUGLI SLIP DI YARA . PIU' CHIARO DI COSI', perchè dovrebbe continuare a dirsi innocente ?. BOSSETTI , memte sapendo di mentire a se stesso? ad un certo punto confesserebbe . OPPURE non si accanirebbe dicendosi innocente . e lasciare fare alla giustizia -- invece continua con l'....innocenza .PERCHè è INNOCENTE .
I personaggi penosi , di ieri sera, la scampini , beh a quella darei qualche ceffone . è talmente colpevolista da essere antipatica con quella faccetta da santarellina , butta fuori veleno. MELUZZI ? AHAHAH beh . .
Gilberto
RispondiEliminaSe non l'hai già fatto, guarda si Video Mediaset la puntata di QG di venerdì scorso. Esattamente a 2h45m21s viene mostrata una pagina dell'articolo di Sulas su Oggi riguardante la lettera alla madre dove Bossetti fa chiaramente intendere che non vede altra soluzione al di fuori del suicidio.
Ma non è l'articolo o la lettera la cosa interessante. E' la fotografia della famiglia Bossetti scattata al matrimonio di Letizia.
Se non hai tempo te la posso inviare per email lunedì.
Ciao
TommyS
RispondiEliminaLa foto che indichi è al minuto 2:18:18.
Nella foto Massimo Bossetti assomiglia più ala madre, però se si guarda il padre e lo si immagina senza capelli e più magro è molto simile al figlio Massimo, specialmente nella foto di quest'articolo:http://www.superstarz.com/2015/01/09/massimo-bossetti-yara-supertestimone/
Per esempio il naso è uguale e comunque la fisionomia del volto è molto simile.
Questa della paternità è un mistero incomprensibile, se veramente Massimo Bossetti è figlio del padre legale, perché la difesa non ha portato questa prova in tribunale, è una cosa troppo strana.
Paolo A
RispondiEliminaE' il gruppo familiare tutto che sembra sorprendente. I due figli, gemelli eterozigoti, sembrano avere caratteristiche somatiche mescolate. Così come uno si aspetterebbe in una famiglia dove i genitori sono genitori biologici dei figli.
Purtroppo ci si può basare poco sulle caratteristiche somatiche soprattutto in considerazione del fatto che tutti i protagonisti di questa vicenda provengono dalla medesima area geografica. Area sufficientemente ristretta e chiusa da giustificare una deriva genetica (sia per quanto riguarda gli alleli presi singolarmente sia per quanto riguarda i fenotipi) non trascurabile.
In ogni caso si ritorna al solito dubbio alimentato dal fatto che l'esame del DNA di Bossetti non è mai stato ripetuto in contraddittorio (questo sicuramente voleva fare la difesa) soprattutto nell'ambito del famoso test di paternità con il padre anagrafico Giovanni. E' chiaro che se il PM avesse accondisceso a quanto suggerito esplicitamente dal GIP Maccora, il test sarebbe stato svolto con la presenza dei consulenti di parte partendo da zero, cioè analizzando nuovamente il DNA di Bossetti figlio.
A guardare
RispondiEliminaAlcune foto online di Laura Letizia è identica al papà Bossetti
Alcuni suoi commenti sottintesi scritti un pò di tempo fà non lasciavano spazio alcuno
Avevo fatto una ricerca tempo fà,sui Guerinoni,devo dire che,con mia somma sorpresa avevo notato ,specie con uno dei Guerinoni,una forte somiglianza con MB.
TommyS ha scritto ;
:.. Area sufficientemente ristretta e chiusa da giustificare una deriva genetica (sia per quanto riguarda gli alleli presi singolarmente sia per quanto riguarda i fenotipi) non trascurabile."
Lo credo anch'io.
Tra gli antenati Bossetti e Guerinoni potrebbe esserci stato qualche incrocio in tempi non recenti
Prima o poi dovranno farlo questo benedetto confronto
La corte doveva ammetterlo questo esame,in questa fase,non si porta a giudizio un imputato accusato da un dna senza disporre una ripetizione da un consulente terzo ,si stà decidendo della vita di un uomo.
Vorrei ben vedere se al suo posto un Biavardi piuttosto che un Vespa o un Tortora o a chiunque altro venissero meno le proprie garanzie difensive non solleverebbe un vespaio sapendosi innocente e credendo ad un errore.
Come mi appare davvero strano,ma strano assai, qualche intervento avvenuto qui da difensori della legge. Prima ancora di valutare un impianto di verosomiglianza o meno, prima ancora di essere o non essere l'avvocato di un Bossetti,prima ancora di fare concatenamenti ipotetici,dovrebbero essere loro che difendono a spada tratta i diritti costituzionali , da più parti anche disinteressate al caso in esame, le invocano.
Ma anche un pò di soledarietà per dei colleghi ,indubbiamente spesisi per un giusto processo gratuutamente, che altro non fanno che invocare le dovute garanzie/accertamenti, gli diano addosso invece di portare avanti una sacrosanta battaglia in difesa della Costituzione, del diritto. Forse sono ingenua io? A me sembra una deriva sociale,come se al tessuto sociale mancasse il senso di appartenenza,come se morte tua vita mea imperasse.
Guardavo oggi sul corriere una bellissima fotogragia, al Grober Tiergarden 250.000 persone unite per una causa, e mi chiedevo quanto tempo è che in Italia non accadono simili unioni sociali e ho pensato a Genova, e fù un disastro.
Queste mie sono solo consideraziini di natura etica ovviamente,nulla di più.
sarebbe interessante sapere la parentela fra la colf dei gambirasio e GUERINONI .
RispondiEliminala quale colf , potrebbe aver inquinato gli slip dell ragazzina . stirandoli - beh è una idea strampalata .
Magica
RispondiEliminaLa colf di casa Gambirasio era cognata di Giuseppe Guerinoni, aveva sposato Sergio Guerinoni padre di Damiano Guerinoni, il cui DNA è stato il primo a fare match con quello di Ignoto1.
Strano vero, anche perché Damiano Guerinoni era iscritto alla discoteca Sabbie Mobili, oltre che abitante a Brembate Sopra, si è salvato perché aveva un alibi inattaccabile, si trovava all'estero da circa una settimana.
Secondo me volevano incastrarlo, ma è saltato tutto proprio per l'alibi.