Di Gilberto Migliorini
Si potrebbe scrivere una sceneggiatura, ma ancora non è chiaro se siamo in presenza di un caso drammatico o di una storia tragicomica... per gli spettatori ovviamente, non certo per il malcapitato che deve fare da protagonista - suo malgrado - di una vicenda dove perfino le novelle boccaccesche impallidiscono di fronte a indizi stupefacenti. Tutto un sistema di elementi probatori sui generis fa da contorno alla singolarità di un Dna (di ottima qualità nonostante i mesi in balia delle intemperie) in attesa dei riscontri sui dati grezzi e di una verifica della paternità. Nei risvolti del caso c’è perfino qualcosa che va oltre la cronaca nera. Se non l’affaire Dreyfus, potrebbe riguardare più modestamente quel mondo mediatico-investigativo che cerca di scoprire fin dove si può spingere la realtà virtuale applicata a un delitto.
Certo, per qualcuno, trattandosi di omicidio, basta e avanza per dire che non c’è da ridere e per ritenere che Bossetti abbia le physique du rôle dell’assassino. Però, per quanto sia tragico il delitto di una povera ragazza, non ci si può accontentare di un processo mediatico, giusto per offrire conforto a un pubblico amante del patibolo e del divertissement criminologico con il proverbiale desiderio di giustizia sommaria.
Per definire un contesto da personalità borderline, la storia dovrebbe iniziare con le famose lampade che fanno tanto ambientazione per il perfetto pedofilo e gli assicurano un profilo inquietante e suggestivo ritagliato sul lettino solare. Non c’è dubbio che l’immagine è evocativa per quelle fantasie di sudore, depilazione, nudità che rappresentano - per un pubblico suggestionabile, e magari per una giuria emotivamente sensibile - l’anticamera del sesso e perfino della perversione tout court. Il nesso in realtà non è chiaro, anzi di primo acchito appare perfino problematico e difficile da orchestrare e da embricare col delitto. La frequenza dei bagni solari sembrerebbe per l’accusa di vitale importanza per definire l’esatta rilevanza non solo dei pigmenti ma anche dei nessi criminologici con la maggior o minore frequentazione del centro estetico. Qualcosa come una dipendenza tanoressica, la coazione a ripetere il bagno artificiale parrebbe a un osservatore neutrale qualcosa che non ha alcuna attinenza con la vicenda delittuosa. Di sicuro, però, qualche opinionista sui canonici canali televisivi potrà trovare le opportune coordinate psicopatologiche, con le immancabili coincidenze biografiche per delineare un profilo criminale in relazione all’abbronzatura artificiale…
Il caso è emblematico di come all’occorrenza tutto possa all’uopo rientrare nella definizione di indizio. La latitudine interpretativa è ormai tale da poter includere qualunque azione, comportamento e fatto, con il sostegno della grancassa mediatica e con le idonee retoriche a supporto.
D’ora in poi far le lampade solari non costituirà solo un rischio eventuale di carcinoma o melanoma, ma anche un evidente semioforo della cui natura perversa si formerà immancabilmente prova nel dibattimento con l’opportuna semeiotica interpretativa. Nel caso di un carpentiere - che lavorando sotto il sole si fa la pelle a scacchiera con mutande e calzini virtuali, canottiere e polpacci riprodotti sull’epidermide come decalcomanie - i raggi Uva sembrano avere il sapore della perversione e del comportamento psicopatologico. Un muratore con esigenze estetiche risulta individuo sospetto. Il solarium e la beauty farm offrono per qualcuno indicazioni probanti sulla natura perversa dell’imputato di un delitto.
Chissà se invece delle lampade il carpentiere si fosse fatto una capigliatura fluente con i colpi di sole o dei tatuaggi allusivi? O magari avesse frequentato un corso bootcamp o un fit boxing? In fondo tutto può fungere da indizio una volta trovate le coordinate e le coincidenze appropriate, perfino le conversazioni telefoniche non effettuate, anche il non accaduto fa all’uopo come indizio.
Con le opportune argomentazioni è possibile trovare le coincidenze e i collegamenti che portano a un colpevole, magari con una pletora di testimoni per delineare un affresco sul modello della Cappella Sistina… e con l’opportuno corredo di profeti e sibille che ad anni di distanza un po’ non ricordano, ma nemmeno smentiscono. Non solo si potrebbe citare a testimone la maestra delle elementari e il curato, la salumiera e lo stradino, ma all’occorrenza anche il meteorologo e l’astrologo, il rabdomante e il pranoterapista. Se poi perfino il medico di famiglia non ricordasse che l’imputato da bambino aveva fatto gli orecchioni o la scarlattina, sarebbe un segno inequivocabile… che l’alibi davvero non regge.
Per la sabbia il discorso è più complesso, perfino problematico. Andare a comperare tre metri cubi di sabbia per non passare inosservato è come prendere come pretesto quello di affittare un elefante per fingere di aver l’auto in panne, o comprare tre quintali di pomodori con la pretesa di voler fare il ragù. E chissà poi dove l’avrà nascosta la sabbia… Fosse stato un medico o un avvocato a comprare sabbia, ci poteva anche stare, ma un muratore... suvvia... per forza a qualcuno puzza di escamotage! Di sicuro però poi avrà dovuto nascondere il corpo del reato, per non dare nell’occhio e per non lasciare intendere che si trattava solo di un diversivo utile per tornare sul luogo del delitto. Un acquisto meno ingombrante avrebbe dato nell’occhio…
Al cimitero ci dicono che era stata installata una microcamera per visionare il volto del colpevole che torna sul luogo del delitto. Freudianamente si tratta del classico ritorno del rimosso, geniale intuizione di un investigatore aduso ai percorsi hitchcockiani e ai risvolti psicoanalitici, e soprattutto a trovare indizi incontrovertibili laddove una pletora di curiosi mediatici devono aver portato il loro affettuoso attestato di partecipazione. Peccato che la microcamera non abbia mai inquadrato, tra i tanti volti solidali, quello del Bossetti, altrimenti l’assassino non avrebbe avuto scampo nell’inquadratura.
Sui camioncini taroccati si è già detto, ma non abbastanza per delineare un quadro indiziario da stalker che per passare inosservato abborda le sue vittime con l’autocarro di servizio. Si sa che il torpedone con cassone rappresenta un ottimo mezzo per mimetizzarsi, e per la vittima, che a detta degli inquirenti frequentava già il suo assassino, non poteva che essere un’attrattiva affascinante e insolita. Nessuno, né familiari né amici aveva mai visto il Bossetti. Sembra però che un testimone ricordi ad anni di distanza di aver visto la povera Yara insieme al muratore. Niente a che vedere con quelle centinaia di segnalazioni di persone che giurano di aver visto il terrorista Salah in giro un po’ in tutti i paesi europei.
Per il Dna e la paternità Bossetti si sono già spesi fiumi di parole. Siamo tutti in attesa delle controdeduzioni dei consulenti della difesa per chiarire incongruenze e lati oscuri e, soprattutto, si attendono i tecnici dell’accusa che ancora devono consegnare integralmente il materiale richiesto.
Tutti gli organi di informazione trattano il caso Bossetti come un caso di cronaca nera. Perfino i giornali garantisti seguono l'onda del caso emblematico del crimine per pedofilia. Al pubblico piace il copione condito di genetica, figli illegittimi e quel solito ingrediente - che fa tanto audience - delle perversioni sessuali.
Se però dovesse risultare che Guerinoni è solo un padre immaginario e/o che i raw data (o dati primari) sono mancanti, incompleti o sono stati in qualche modo modificati (anche tenendo conto che non esistono più i reperti per eventuali controanalisi), allora non si tratterebbe più semplicemente di un caso di nera, ma di qualcosa che mette l'accento sulla tenuta del sistema costituzionale. La posta sarebbe davvero alta. Ci sarebbero in gioco carriere varie e l'attendibilità di molti opinionisti e dei loro ispiratori.
Per definire un contesto da personalità borderline, la storia dovrebbe iniziare con le famose lampade che fanno tanto ambientazione per il perfetto pedofilo e gli assicurano un profilo inquietante e suggestivo ritagliato sul lettino solare. Non c’è dubbio che l’immagine è evocativa per quelle fantasie di sudore, depilazione, nudità che rappresentano - per un pubblico suggestionabile, e magari per una giuria emotivamente sensibile - l’anticamera del sesso e perfino della perversione tout court. Il nesso in realtà non è chiaro, anzi di primo acchito appare perfino problematico e difficile da orchestrare e da embricare col delitto. La frequenza dei bagni solari sembrerebbe per l’accusa di vitale importanza per definire l’esatta rilevanza non solo dei pigmenti ma anche dei nessi criminologici con la maggior o minore frequentazione del centro estetico. Qualcosa come una dipendenza tanoressica, la coazione a ripetere il bagno artificiale parrebbe a un osservatore neutrale qualcosa che non ha alcuna attinenza con la vicenda delittuosa. Di sicuro, però, qualche opinionista sui canonici canali televisivi potrà trovare le opportune coordinate psicopatologiche, con le immancabili coincidenze biografiche per delineare un profilo criminale in relazione all’abbronzatura artificiale…
Il caso è emblematico di come all’occorrenza tutto possa all’uopo rientrare nella definizione di indizio. La latitudine interpretativa è ormai tale da poter includere qualunque azione, comportamento e fatto, con il sostegno della grancassa mediatica e con le idonee retoriche a supporto.
D’ora in poi far le lampade solari non costituirà solo un rischio eventuale di carcinoma o melanoma, ma anche un evidente semioforo della cui natura perversa si formerà immancabilmente prova nel dibattimento con l’opportuna semeiotica interpretativa. Nel caso di un carpentiere - che lavorando sotto il sole si fa la pelle a scacchiera con mutande e calzini virtuali, canottiere e polpacci riprodotti sull’epidermide come decalcomanie - i raggi Uva sembrano avere il sapore della perversione e del comportamento psicopatologico. Un muratore con esigenze estetiche risulta individuo sospetto. Il solarium e la beauty farm offrono per qualcuno indicazioni probanti sulla natura perversa dell’imputato di un delitto.
Chissà se invece delle lampade il carpentiere si fosse fatto una capigliatura fluente con i colpi di sole o dei tatuaggi allusivi? O magari avesse frequentato un corso bootcamp o un fit boxing? In fondo tutto può fungere da indizio una volta trovate le coordinate e le coincidenze appropriate, perfino le conversazioni telefoniche non effettuate, anche il non accaduto fa all’uopo come indizio.
Con le opportune argomentazioni è possibile trovare le coincidenze e i collegamenti che portano a un colpevole, magari con una pletora di testimoni per delineare un affresco sul modello della Cappella Sistina… e con l’opportuno corredo di profeti e sibille che ad anni di distanza un po’ non ricordano, ma nemmeno smentiscono. Non solo si potrebbe citare a testimone la maestra delle elementari e il curato, la salumiera e lo stradino, ma all’occorrenza anche il meteorologo e l’astrologo, il rabdomante e il pranoterapista. Se poi perfino il medico di famiglia non ricordasse che l’imputato da bambino aveva fatto gli orecchioni o la scarlattina, sarebbe un segno inequivocabile… che l’alibi davvero non regge.
Per la sabbia il discorso è più complesso, perfino problematico. Andare a comperare tre metri cubi di sabbia per non passare inosservato è come prendere come pretesto quello di affittare un elefante per fingere di aver l’auto in panne, o comprare tre quintali di pomodori con la pretesa di voler fare il ragù. E chissà poi dove l’avrà nascosta la sabbia… Fosse stato un medico o un avvocato a comprare sabbia, ci poteva anche stare, ma un muratore... suvvia... per forza a qualcuno puzza di escamotage! Di sicuro però poi avrà dovuto nascondere il corpo del reato, per non dare nell’occhio e per non lasciare intendere che si trattava solo di un diversivo utile per tornare sul luogo del delitto. Un acquisto meno ingombrante avrebbe dato nell’occhio…
Al cimitero ci dicono che era stata installata una microcamera per visionare il volto del colpevole che torna sul luogo del delitto. Freudianamente si tratta del classico ritorno del rimosso, geniale intuizione di un investigatore aduso ai percorsi hitchcockiani e ai risvolti psicoanalitici, e soprattutto a trovare indizi incontrovertibili laddove una pletora di curiosi mediatici devono aver portato il loro affettuoso attestato di partecipazione. Peccato che la microcamera non abbia mai inquadrato, tra i tanti volti solidali, quello del Bossetti, altrimenti l’assassino non avrebbe avuto scampo nell’inquadratura.
Sui camioncini taroccati si è già detto, ma non abbastanza per delineare un quadro indiziario da stalker che per passare inosservato abborda le sue vittime con l’autocarro di servizio. Si sa che il torpedone con cassone rappresenta un ottimo mezzo per mimetizzarsi, e per la vittima, che a detta degli inquirenti frequentava già il suo assassino, non poteva che essere un’attrattiva affascinante e insolita. Nessuno, né familiari né amici aveva mai visto il Bossetti. Sembra però che un testimone ricordi ad anni di distanza di aver visto la povera Yara insieme al muratore. Niente a che vedere con quelle centinaia di segnalazioni di persone che giurano di aver visto il terrorista Salah in giro un po’ in tutti i paesi europei.
Per il Dna e la paternità Bossetti si sono già spesi fiumi di parole. Siamo tutti in attesa delle controdeduzioni dei consulenti della difesa per chiarire incongruenze e lati oscuri e, soprattutto, si attendono i tecnici dell’accusa che ancora devono consegnare integralmente il materiale richiesto.
Tutti gli organi di informazione trattano il caso Bossetti come un caso di cronaca nera. Perfino i giornali garantisti seguono l'onda del caso emblematico del crimine per pedofilia. Al pubblico piace il copione condito di genetica, figli illegittimi e quel solito ingrediente - che fa tanto audience - delle perversioni sessuali.
Se però dovesse risultare che Guerinoni è solo un padre immaginario e/o che i raw data (o dati primari) sono mancanti, incompleti o sono stati in qualche modo modificati (anche tenendo conto che non esistono più i reperti per eventuali controanalisi), allora non si tratterebbe più semplicemente di un caso di nera, ma di qualcosa che mette l'accento sulla tenuta del sistema costituzionale. La posta sarebbe davvero alta. Ci sarebbero in gioco carriere varie e l'attendibilità di molti opinionisti e dei loro ispiratori.
Nel caso ipotetico (ma speriamo che tutto sia stato fatto alla luce del sole), proprio da un muratore e dai suoi avvocati dipenderebbe la credibilità e la tenuta di un sistema istituzionale in scivolamento su un piano inclinato vagamente orwelliano.
Salve a tutti.
RispondiEliminaOttimo riassunto di una grossa gatta da pelare per le "istituzioni"...
che non si vada a parare nel disastroso ridicolo del solito piagnisteo del non si trovano più i dati, i corpi, i filmati, i documenti, i testimoni...... MA c'è un MILIRDESIMO di grammo di DNA.... è sicuramente del colpevole. ah no, è di Bossetti.
ah sì, tutto a posto, il colpevole incastrato, la poliz, i carab, il quest, il pub minis, tutti tutti (ht compres) bravi bravissimi................
a proposito di dna, link di un salvato:
http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2015/11/24/prigione-per-anni-innocente-test-del-dna-scagiona_YA6hb96FlwEZVF2voJgSaL.html
e servz vid:
https://www.youtube.com/watch?v=YWytX1HONuE
eh gli ammerigani...
MAx sempliciotto.
Salve a tutti.
RispondiEliminasempre sul dna, altri interessanti link su 2 vicende di un tizio dedito a rapine:
http://www.ilgiornale.it/news/sparatoria-zibido-i-due-banditi-pronti-rapina.html
http://www.ilgiornale.it/news/milano/condannato-16-anni-dna-sbagliatoverso-revisione-processo-841220.html
http://www.processopenaleegiustizia.it/materiali/Contenuti/NOVITA/DECISIONI_IN_CONTRASTO/1776_02_2015.pdf
la sentenza sembra contenere spunti particolari.. o no?
MAX sempliciotto.
Salve a tutti.
RispondiEliminaper chi ne mastica di leggi penali e corti processuali
http://www.processopenaleegiustizia.it/
MAX SEMPliciotto.
Salve a tutti.
RispondiElimina"informazione libera e indipendente"
http://newsitaliane.it/2015/omicidio-yara-gambirasio-spuntano-nuove-prove-incastrano-bossetti-30691
eh, oggi niente processo per sciopero avvocati... bisogna sempre premunirsi, no?
naturalmente coprifuoco sul perchè gli avvocati scioperano.
perla finale:
"Bossetti, presunto colpevole dell'omicidio di Yara Gambirasio"
non vale più la presunzione di innocenza ai processi???
macs sempliciotto.
"Ci sarebbero in gioco carriere varie e l'attendibilità di molti opinionisti e dei loro ispiratori."
RispondiEliminaMa sinceramente, ci crede qualcuno? Anche Bossetti fosse assolto e allo Stato Italiano toccasse pagarli una megacifra per "ingiusta detenzione", questa gente, magistrati, ris, consulenti, giornalisti d'accatto NON rischierebbero niente di niente.
Sì boboviz, probabilmente hai ragione...
RispondiEliminaMi sono un pò perso. Sono riprese le udienze?
RispondiEliminaAnche se l'abitacolo dell'Iveco non fosse stato pulito neanche una volta, e ammettendo per assurdo che Bossetti non abbia aggiunto altra polverina metallica dalla sera del 26 novembre 2010, mi pare impossibile che le sferette siano rimaste cristallizzate nelle condizioni di quattro anni prima.
RispondiEliminaNon ho ben chiaro se fossero di ferro o d'acciaio, ma se fossero di ferro la vedo dura a paragonarle con il materiale che stava sotto il corpicino di Yara.
A me risulta che il ferro, con l'umidità e gli acidi, si ossidi...comunque anche l'acciaio non scherza: provate a lasciare una pentola di acciaio inox 18/10 bello spesso e lucidato a specchio per tre mesi a contatto con fango, liquidi salati o aceto, vedrete come si macchia.
Quindi non ho ben capito, in cosa consiste la compatibilità chimica e fisica delle sferette? Nel senso che sono fatte dello stesso metallo? Ma in zona, chissà quanti muratori usano lo stesso materiale e ne avranno i veicoli pieni.
Le hanno trovate perfino addosso a nove ragazzi di Parma, penso che sui ragazzi di Brembate ne avrebbero trovate molte di più, magari anche centinaia.
Stesso discorso per le fibre: quelle sotto i vestiti di Yara erano a contatto con il fango e i fluidi corporei, quelle nella parte superiore (cosa ci facevano, tra l'altro, è tutto da spiegare) erano esposte alla luce e alla pioggia. Sempre se Yara fosse rimasta a Chignolo per tre mesi...
Le fibre dei sedili usati per quattro anni da Bossetti, invece, saranno state più sporche di calce e cemento, ma anche diversamente alterate nel colore.
Insomma, sarebbe sorprendente che fossero uguali.
Per forza non si va oltre la compatibilità.
Ma non credo che si possa incastrare Bossetti con simili prove, mi sembrano un po' fragili.
Nautilina
Hanno ripreso, hanno ripreso
RispondiEliminaE Telese ha lanciato due articoli al vetriolo
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11859243/processo-yara-secretati-tutti-i-verbali-nascondono-qualcosa-su-bossetti.html
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11859062/Colpo-di-scena-al-processo-.html