Mi sono permesso di tradurre in po’ liberamente il nome inglese
dell’evento (Wrongful Conviction Day o WCD), che alla lettera significa Giorno
delle Condanne Ingiuste (ma si può tradurre anche “illegittime” o “indebite”), in programma per la seconda volta venerdì 2 ottobre 2015 dopo l’esordio del 2 ottobre 2014.
L’evento, è essenzialmente ancora una manifestazione
tutta nordamericana (USA e Canada), ma il suo carattere è esplicitamente
dichiarato come internazionale da ideatori e promotori.
Riporto qui una traduzione della descrizione del carattere
dell’evento che viene data sul sito dello stesso e che può essere letta in
versione originale all’indirizzo About WCD .
“Il WCD è stato designato
quale Giornata Internazionale per riconoscere i tremendi costi personali,
sociali e legali associati alle condanne penali ingiuste.
Il WCD è concepito come
una Giornata Internazionale per riconoscere le persone che sono state costrette
a subire le enormi conseguenze personali e sociali generate da un’ingiusta
condanna penale.
Il WCD è una Giornata Internazionale dedicata ad informare ed educare la
comunità internazionale nel suo complesso sulle cause, le conseguenze e le
complicazioni associate con le ingiuste condanne penali.”
Gli eventi centrali si terranno presso la Law Society of Upper
Canada (LSUC) di Toronto e consisteranno in una conferenza dal titolo Wrongful
Convictions: Who is at Risk and Why? - Condanne Ingiuste: Chi è a Rischio e Perché? - e da un successivo ricevimento.
Ma gli eventi in Toronto sono solo l’aspetto più formalmente
cerimoniale della Giornata: dibattiti, conferenze e testimonianze orali da
parte di vittime di errori giudiziari si svolgeranno in molte università ed
altri centri del Nordamerica.
Molte sono infatti le associazioni attive contro gli errori
giudiziari e le condanne ingiuste in USA e Canada che sponsorizzano o
supportano l’evento, come si può vedere anche visitando il sito del WCD
.
Chi scrive è entrato in contatto con la realtà degli errori
giudiziari nordamericani attraverso persone ed associazioni conosciute nel
corso degli anni dedicati al caso Kercher e alla battaglia contro
l’ingiusta condanna di Knox e Sollecito.
In questi anni ho approfondito, seppur da dilettante, la
conoscenza di tali realtà e del sistema legale USA e devo dire che in quanto ad
errori, sia puntuali che a livello di sistema, i paesi di Common Law
difficilmente hanno qualcosa da invidiarci.
Il punto però non è consolarsi con i mali degli altri, ma
prendere atto di questi problemi esistenti in tutto il mondo e fare qualcosa,
insieme e separatamente, per limitarne gli effetti e porvi rimedio.
Insieme, perché solo unendo le nostre voci a quelle degli attivisti
di altri paesi possiamo creare una “massa d’urto” maggiore e perché l’interesse
e la pressione internazionali sono sempre efficaci leve che aiutano l'azione
dall'interno.
Separatamente perché ogni paese ha le sue realtà e spesso differisce
nelle specifiche tematiche (da noi per esempio la pena di morte non è un
problema, ma l’abuso della carcerazione preventiva sì) e perché, pur con tutta
la pressione internazionale addosso, difficilmente un sistema si emenderà se i
propri cittadini sono apatici e non manifestano alcun interesse alla sua
riforma.
Per il WCD di quest’anno invito tutti coloro che hanno un
minimo di dimestichezza con la lingua inglese a visitare il sito del WCD
stesso, nel quali poi troveranno link che richiamano ad altre associazioni e ad altro
materiale informativo. Questo il link - “Wrongful Conviction Day”.
Ma per gli anni futuri sarebbe opportuno pensare a creare anche
in Italia, in corrispondenza del WCD, eventi virtuali e materiali che ci permettano
di unire la nostra voce a quella degli altri paesi e ad ottenere più forza per
la riforma di un sistema i cui guasti, e i danni che essi generano, abbiamo
tutti sotto gli occhi.
Sarebbe ora di allargare lo sguardo dai singoli casi
(certo degni di attenzione e una tragedia per coloro che vi sono coinvolti) ai
problemi strutturali del sistema giudiziario italiano, che sono poi in gran
parte la causa diretta di quei casi e del loro devastante impatto a livello
umano.
E’ tempo insomma di aprire gli occhi e di guardare al problema
per quello che è veramente: "non un caso, ma un sistema"
Buon WCD2015 a tutti. Luca Cheli
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Per conoscere meglio gli organizzatori dell'evento.
AIDWYC è una organizzazione canadese no-profit che ha deciso di aiutare le vittime di ingiusta detenzione subentrando all'associazione "Giustizia per Guy Paul Morin", un'organizzazione nata per dare sostegno a Guy Paul Morin, condannato ingiustamente in via definitiva nel 1992. Il Comitato di questa organizzazione si è ricostituito come AIDWYC nel maggio 1993. Dopo la definitiva assoluzione di Guy Paul Morin, risarcito con 1.250.000 Dollari, i volontari del gruppo hanno esaminato centinaia di casi riuscendo a dimostrare l'innocenza di 18 persone che in totale avevano già scontato 175 anni di prigione per crimini non commessi.
Sotto riporto il riassunto dell'odissea di Guy Paul Morin e le conclusioni della successiva indagine governativa che ha portato a capire i motivi per cui tanti investigatori e procuratori si incalliscono su una loro preferenza e la vogliono colpevole a tutti i costi.
Guy stava lavorando il 3 ottobre 1984, quando la piccola Christine Jessop, dopo essere tornata da scuola a casa in autobus scomparve. La bimba aveva nove anni, i suoi genitori erano al lavoro e quando tornarono trovarono solo il suo zaino sul balcone. Christine venne trovata quasi tre mesi dopo, il 31 dicembre 1984, accoltellata a 50 km da casa sua. Era stata violentata e c'erano abbondanti tracce di sperma sulle sue mutandine. I primi sospetti su Guy Paul nacquero a febbraio 1985, quando la madre della piccola disse alla polizia che il loro vicino di casa era un tipo strano perché suonava il clarinetto. Guy venne interrogato, aveva un buon alibi, tuttavia fu sospettato perché sapeva troppe cose sul ritrovamento, come le sapevano tutti quelli che in quei giorni leggevano i giornali visto che il caso venne molto seguito trattandosi dell'omicidio di una bimba di nove anni. Nonostante l'alibi granitico fu arrestato e la sua casa perquisita. Diede volontariamente campioni del suoi capelli, del suo sangue e della sua saliva e nel gennaio successivo subì un processo che durò 4 settimane e vide testimoniare contro di lui periti che dichiararono fosse uno dei suoi capelli quello trovato nella collana di Christine e che le fibre trovate sul cadavere provenivano dalla casa di Morin e dai sedili della sua auto, segno che la bimba era salita con lui. Inoltre due compagni di cella di Guy si presentarono di fronte al giudice per dire che in carcere aveva confessato il crimine. Si fece di tutto per condannarlo, ma il suo alibi granitico lo salvò e venne assolto.
Però la procura non si arrese, chiese un altro processo e alla fine l'ottenne. Si celebrò a maggio del '90 e in questo non solo si usarono le stesse testimonianze già usate, ma si chiamarono a testimoniare tantissime persone che avevano ricordato cose che prima non ricordavano. Tra queste un poliziotto che disse di essere stato in casa di Morin la notte della scomparsa, un membro della band in cui Guy suonava, un vicino di casa e la madre di Christine che parlarono di come lo videro nei giorni della scomparsa. Chi lo descrisse indifferente al crimine, chi lo vide sconvolto, chi si sentì rifiutare un passaggio in auto e chi invece lo sentì gridare: "Aiutami, Dio aiutami". Dulcis in fundo, un'amichetta della piccola uccisa dichiarò che Guy si era intrattenuto più volte a parlare con loro e che ogni volta stringeva talmente forte ciò che aveva in mano che le nocche gli diventavano bianche. Guy Paul Morin, dopo queste testimonianze venne dichiarato colpevole alla faccia dell'alibi granitico. A quel punto nacque l'organizzazione "Giustizia per Paul Guy Morin" che diede mandato a più avvocati per rifare tutte le analisi su fibre e capelli e smentire i compagni di cella che lo accusavano. Ma mentre i legali si accingevano a consegnare i loro fascicoli al giudice ci fu il colpo di scena. La scienza migliorò in quegli anni e permise di fare il test del dna sullo sperma nelle mutandine che, manco a dirlo, non corrispondeva al dna di Morin.
Dopo il suo rilascio, un governatore dello stato ordinò un'inchiesta per far luce sui motivi che avevano portato poliziotti e giudici a condannare Morin e il suo stato a pagare un milione e duecentocinquantamila dollari. Il risultato fu reso pubblico.
Conclusioni inchiesta governativa su errore giudiziario Morin.
La causa principale dell'errore giudiziario fu un pericoloso e comune fenomeno di visione limitata. Chi ha indagato e scritto il rapporto ha descritto l'indagine e la teoria della pubblica accusa come una visione a tunnel che stringe la mente e non fa vedere oltre il proprio naso. Le menti di poliziotti e procuratori avevano accettato la teoria che Guy avesse ucciso Christine e le informazioni che ricevevano si tramutavano in valutazioni personali poi colorate da loro stessi in maniera irragionevole. Per la Polizia e le Procure è facile cadere nella visione a tunnel, in particolare quando sono sotto forte pressione per risolvere o perseguire un caso altamente ed emotivamente mediatico. La Visione a tunnel è dunque una caratteristica comune presente in molti errori giudiziari. Si tratta di una trappola in grado di catturare anche il miglior agente di polizia o il miglior pubblico ministero, perché le due parti comunicando si rafforzano a vicenda così da rendere impossibile vedere oggettivamente le prove e capire quanto siano affidabili i periti e i testimoni. Il fenomeno è pericoloso perché alcune persone coinvolte nelle indagini perseguono il convincimento di colpevolezza anche dopo l'assoluzione dell'imputato, magari scagionato dal Dna unito a un alibi di ferro.
A questi errori contribuiscono anche i periti che pur non avendo la certezza delle loro analisi spiegano ai procuratori talmente bene quanto potrebbe essere avvenuto che questi si convincono di avere vere prove anche quando non hanno in realtà alcuna certezza. Periti che tra l'altro, quando s'accorgono di errori non li correggono pubblicamente, ma ne parlano ai procuratori che al massimo, a processo, non si addentrano nella questione poco chiara. Inoltre, anche se la scienza forense ha fatto passi da giganti c'è sempre la possibilità che nelle varie fasi (ritrovamento, repertamento, imbustamento, scartamento ecc...) avvenga una contaminazione che può stravolgere i risultati.
Per ultimi parliamo dei testimoni che col passar del tempo ricordano quanto non ricordato in precedenza. Nel caso di Guy Paul Morin, dopo l'analisi del dna e la sua liberazione alcuni testimoni ammisero di essere stati influenzati dalla Polizia (che aveva una visione a tunnel) e altri che essendo convinti della colpevolezza volevano aiutare la giustizia e ottenere la sua condanna. Non sono mancati quelli che hanno dichiarato di aver capito solo dopo la testimonianza di aver dichiarato il falso. Capitolo a parte e scomodo per gli informatori (i compagni di cella che lo accusavano di aver confessato il crimine). Si appurò che avevano mentito per convenienza personale. Infatti erano inseriti in liste apposite usate da poliziotti e procuratori che, nel caso non avessero prove a conferma ma solo indizi, li usavano come testimoni sgravandoli di qualche pena accessoria così da migliorare il loro soggiorno in carcere.
Grazie Massimo per aver espanso l'articolo con il tuo contributo.
RispondiEliminaSpero che molti lettori abituali del blog si interessino all'argomento.
Luca
Grazie Luca
RispondiEliminaBellissima iniziativa la tua di segnalare e tradurre la manifestazione in oggetto e che non conoscevo. Come però osservi nel tuo articolo è importante oltre che individuare i singoli casi, capire quali sono i problemi strutturali del nostro sistema giudiziario e come funziona il meccanismo che porta alla condanna di tanti innocenti.
Hai pubblicato quello che non è facilmente leggibile nella quotidianità, ma che molti dovrebbero conoscere.
RispondiEliminaUn caro saluto, Pino
La vicenda Morin, che non conoscevo, mette i brividi.
RispondiEliminaQuanti innocenti sono stati "distrutti" dalla miopia degli inquirenti?
4 milioni negli ultimi 50 anni, solo in Italia ...
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2015/09/29/news/carceri_negli_ultimi_50_anni_incarcerati_4_milioni_di_innocenti_-123919471/