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venerdì 4 gennaio 2013

Andrea Calevo rapito da una banda di balordi? No, sono stati i poliziotti, i carabinieri e i procuratori, a collaborare e lavorare in maniera eccezionale

Liberazione Andrea Calevo (video Polizia di Stato)

E' bello guardare il video girato dalla Polizia durante la liberazione di Andrea Calevo. E' bello perché non sempre si vedono carabinieri e poliziotti collaborare in perfetta sinergia per raggiungere un unico scopo. Ci sono stati casi, non ultimo il sequestro di Yara Gambirasio, in cui il dualismo e la voglia di visibilità mediatica (leggi la lettera inviata all'Eco di Bergamo da chi ha indagato) hanno avuto la meglio sulle indagini e sulla giusta coordinazione. Ogni istituzione credeva di essere migliore e farsi ammirare per la sua bravura, ma alla fine chi ci ha rimesso è stata la giustizia, è stata la famiglia che ancora non sa chi sia stato a rapire e ad uccidere Yara. La piccola Gambirasio scomparve il 26 novembre del 2010 e nei primi giorni si perse tempo per decidere se la sua scomparsa fosse una fuga volontaria o un sequestro. La scientifica si mise all'opera solo il 30 novembre. Lo stesso giorno in cui, nonostante ci fossero più testimonianze che parlavano di due persone strane in strada in un orario compatibile col rapimento, l'unico teste che dava garanzie, un ragazzo schivo e tranquillo, fu intimidito e fatto passare per un "mitomane".

Andrea Calevo, al contrario, è stato rapito la sera del 16 dicembre e già il 18, a meno di 48 ore e grazie proprio a quella sinergia che non dovrebbe mai mancare e che nel caso specifico ha accomunato in un unico faldone quanto scoperto da Carabinieri e Polizia, la procura di Genova, coordinata dal dottor Michele Di Lecce, aveva in mano nomi e numeri di cellulare da mettere sotto controllo. Un paio di giorni dopo era in possesso anche dell'impronta digitale di chi aveva spedito la lettera con la richiesta del riscatto. Facile ora dire, come stanno facendo i media, che i sequestratori erano balordi di bassa lena. I giornalisti hanno esperienza in criminalità? Forse qualcuno di loro ha conosciuto quei professionisti del crimine che non fanno mai errori? Forse qualcuno di loro ha collaborato attivamente ad un sequestro di persona e notato che nessuno dei suoi complici ha commesso errori? No, uomini del genere non li hanno mai conosciuti, perché criminali immuni da errori, e meno male è così, non ne esistono. Tutti sbagliano, anche chi deve seguire un copione già scritto e imparato a memoria. La differenza fra il mito del professionista e la realtà reale del mondo criminale che continuamente fa errori, è che di chi ha rapito il Calevo si conoscono i movimenti e le parole, mentre di altri non si sa nulla. Forse che Yara ha avuto la disgrazia di incontrare professionisti criminali esenti da errori? Nessuno lo potrà mai credere perché non è così.

E le solite domande fioccano: Se anche a Lerici le indagini, come accaduto con la piccola Gambirasio, fossero partite tardi o avessero preso inizialmente altre direzioni? Se i carabinieri, o i poliziotti, avessero pensato di poter risolvere il "caso" in pochi giorni e per questo nascosto alla "controparte" quanto scoperto nelle prime ore? Se chi aveva in mano le indagini, invece di partire immediatamente con la ricerca mirata di videocamere che rimandassero le immagini dell'auto del Calevo, videocamere che indicassero il percorso fatto dopo il sequestro, si fossero puntati sull'azienda, sugli amici e sui dipendenti, vagliando ogni indicazione a 360 gradi solo nei giorni successivi? Se qualche agente bisognoso di euro avesse "cantato" coi giornalisti dicendo loro che la pista portava ad un imprenditore della zona? Perché è chiaro che a Lerici nessun poliziotto e nessun carabiniere ha sgarrato, visto che la stampa la si è usata per arrivare allo scopo e non il contrario. Se si fossero cercati i banditi fuori dal territorio, in fondo  di fronte alle telecamere ogni prete e ogni sindaco dice sempre che non ci sono criminali nei loro Comuni, dando per scontato che un basista extracomunitario avesse informato parenti o amici albanesi? Perché no? Chi aveva in mano le indagini lo avrebbe potuto fare, avrebbe potuto dare la precedenza all'apparenza, dato che il sequestro si era inquadrato in ciò che pareva trattarsi di un furto portato a termine da una delle tante bande dell'est che si aggirano in Italia ed entrano nelle ville isolate del nostro territorio.

Volendo dirci la vera e sincera verità, dobbiamo ammettere che in tutti noi dopo il sequestro è nato qualche pensiero strano. Io ho parlato con persone che lo credevano l'ideatore del suo rapimento, che pensavano ad un Andrea Calevo addirittura fuggito all'estero, sotto il sole brasiliano o delle isole Caiman, perché braccato dai creditori, perché vittima di sue inconfessabili cazzate o perché stanco della sua vita. In antitesi ho parlato con persone che lo davano già per morto e sepolto a causa di una vendetta o di una reazione. Lo specchio di quanto gli italiani pensano, d'altronde, è l'ormai famoso sensitivo Mario Allocchi. Lui, già a due giorni dalla scomparsa, aveva chiamato un canale televisivo per dire che Andrea era morto ed il suo corpo si trovava sotto l'acqua. Dopo aver letto la sua veggenza, qui l'articolo, il mio pensiero, come quello di tanti altri, ha iniziato a pensare positivo. Non è stato difficile visto che il veggente in questione, quest'anno ospite quasi fisso di Maurizio Costanzo (che non è sparito dagli schermi e continua ad avere un seguito di tre milioni di spettatori al giorno), è lo stesso che per Roberto Straccia, poi ritrovato cadavere, aveva previsto una fuga d'amore e un ritorno entro Natale, qui l'articolo, lo stesso che aveva parlato di una Vanessa Rosi uccisa la stessa mattina della scomparsa, qui l'articolo, invece se n'era andata per motivi suoi ed ora è tornata a casa.

Insomma, se è vero che tutti al mondo possono fare previsioni e dare giudizi, anche farsi un'idea sbagliata nell'immediatezza degli eventi, è anche vero che chi è preposto ad indagare non può avere idee preconcette e deve vagliare ogni situazione, ogni pista, in maniera neutra e professionale. E quando si tratta di fatti criminali non si può perdere tempo, neppure i piccoli e veloci secondi, non si possono far passare i giorni e attendere prigionieri di un pregiudizio. Ripeto, ora è facile dire che gli investigatori liguri sono stati agevolati da banditi improvvisati, ma non è così. Loro sono stati eccezionali, esemplari in ogni movimento e situazione. Se, come accaduto ad altri in altre situazioni, invece di agire avessero atteso? Se non fossero andati subito a farsi consegnare i dvd delle videocamere di sorveglianza presenti nei negozi delle cittadine liguri e toscane? Alcune di queste cancellano le registrazioni filmando sopra il vecchio filmato dopo sole 24 ore, quindi un ritardo di una sola mezza giornata le avrebbe rese inutilizzabili. E se non avessero da subito paragonato la voce di chi chiedeva un riscatto (Pierluigi Destri) con quelle di tutti gli archivi, dei Carabinieri della Polizia e dei tribunali, in questo momento forse parleremmo di un'altra storia e di una banda ben organizzata.

La "banda" che non fa mai 'passi falsi' non è quella che ha una grande professionalità, è quella agevolata dalle incertezze e dalle convinzioni sbagliate di chi ha in mano le indagini. Dire che Destri & Co. erano balordi, solo perché parlavano troppo con l'ostaggio, è una sciocchezza madornale perché Andrea Calevo, se non l'ha capito e non si fida di quanto scrivo lo chieda al procuratore di Genova, era entrato in un tunnel buio e non sarebbe uscito vivo dal sequestro. Non si può lasciar vivere l'uomo che capisce di aver fatto solo pochi chilometri prima di trovarsi prigioniero in una stanza al buio. Lo si tiene vivo fino a quando non scotta e se brucia lo si vende ad altre bande più organizzate. Lo avete visto il posto in cui ha vissuto per quindici giorni? Credete davvero che il Calevo sia la prima persona rinchiusa in quello sgabuzzino sotterraneo che non ha finestre e si apre solo dall'esterno? Per quale motivo c'è chi costruisce in casa sua una prigione del genere? Dai che lo avete capito tutti! Ora l'importante è che capiate anche le varie strategie difensive, che non iniziate a credere alle parole di chi chiede perdono, alle parole di chi dice di non sapere niente di quanto avveniva in quella casa. L'importante è che non lo credano i giudici. Trovare attenuanti equivale a dare sconti di pena a chi ha tolto la libertà ad un uomo, a chi molto probabilmente lo avrebbe ucciso o venduto a peso d'oro. Equivale a sminuire il lavoro eccezionale svolto da carabinieri poliziotti e magistrati...

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2 commenti:

  1. sarebbe un guaio se tutti sequestri fossero uguali....i criminali dovrebbero tremare a questo punto,perchè sarebbero facile trovarli.....è come dire se tutti ragionassero la stessa maniera che mondo sarebbe!?....concludo nel dire di sicuro che questo sequestro ha del diverso da altri sequestri....buon pomeriggio....

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  2. concordo, in questo paese disastrato le uniche nostre eccellenze sono Carabinieri e Polizia!

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