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lunedì 20 dicembre 2010

Ultime chiamate per il morto

La riforma Gelmini scatenerà le ultime proteste e chi trama nell'ombra avrà finalmente la possibilità di realizzare il suo sogno e vedere uno studente, un negoziante, un poliziotto, o un ignaro passante, sul tavolo di un obitorio.


Requiem all'Ateneo di Ferrara
Ci risiamo. La Gelmini sta per essere approvata e ci si prepara ad una nuova ondata di violenza. La capitale sarà nuovamente invasa con rischio di incidenti al livello massimo?
Se sì chi sarà a pagarne le conseguenze? Chi sarà il Carlo Giuliani o lo Iam Tomlinson di turno? La storia si ripeterà e noi piangeremo e ci dispereremo come già accaduto?
E' chiaro che in un paese democratico le proteste non si possono reprimere. Ed anche che chi vuole zittire la voce di parte del popolo si rispecchia nei ministri fascisti dell'anteguerra. Ma è altrettanto chiaro che se non ci sarà la giusta responsabilità da entrambe le parti ci troveremo dinanzi a due "tir", in fase di sbandamento, destinati di certo a scontrarsi frontalmente.
Chiunque sia a guidare deve sapere che la direzione giusta non è quella dello scontro continuo, che a volte conviene aggirare il muro piuttosto che cercare di abbatterlo. Specialmente se quel muro è composto di persone che sono, prima che poliziotti, figli amati dai loro genitori e padri amati dai loro figli, esattamente come chi, con pieno diritto, protesta.
La causa della morte di Carlo Giuliani è stata la paura di un celerino attaccato da un branco di scalmanati mentre era all'interno di una camionetta. Ian Tomlinson si trovava accanto alla sua edicola purtroppo ubicata al centro degli scontri. Due morti inutili che hanno portato solo dolore e tanta amarezza. A cosa sono servite? Qualcosa è cambiato? Nulla si è modificato nella mente senza memoria di chi cerca nella violenza lo sbocco che la violenza non avrà mai. Non è in alcun modo giustificabile un campo di battaglia urbano creato "ad oc", per quanto grande e capibile sia la protesta, che rischia di portare all'obitorio il corpo di uno dei nostri cari, da qualunque parte dello schieramento questo si trovi.

Non è morale la mia, è logica. Se qualcuno trama nell'ombra, e cerca con un ultimo colpo di coda di portare all'esasperazione la classe studentesca per propri scopi, è lui che dev'essere fermato. E' lui che avrà la colpa di eventuali morti! Il problema è che questa persona, o gruppo, non pagherà mai per quanto accadrà durante gli scontri. Nessuno andrà mai da lui a chiedergli  il conto. Conto che toccherà, invece, a chi si lascerà influenzare inserendosi, senza una propria e reale volontà, nel marasma creato dal momento. Gli universitari devono capire, se ancora qualcosa si muove nelle loro menti, che chi degenera le situazioni va sempre dalla parte del torto. E gli infliltrati, che nulla hanno a che vedere con la loro storia ed il loro malessere, vengono mandati da chi vuole modificare la protesta per portarla ad una strumentalizzazione che aiuti i suoi di interessi e non quelli ricercati dal 99,99% dei manifestanti.

Per cui, cari ragazzi e ragazze, protestate perché è giusto farlo ma con fantasia e pacificamente, altrimenti rischiate di essere paragonati a chi non volete essere paragonati, a quelli del '77. 

Vi porto a conoscenza dei nomi di alcuni ragazzi che morirono in quel periodo perché, sono certo, la maggioranza di voi non sa che tante persone ci rimisero la vita per una protesta che nel tempo non ha lasciato nulla se non un partito, Democrazia Proletaria. Partito che si è stretto attorno a Mario Capanna, leader dei movimenti del '68, e si è fossilizzato, assieme ai nuovi studenti politicizzati, a causa di un buono stipendio, oggi diventato una bella pensione, senza portare niente di quanto i vari movimenti professavano, se non libri che nulla hanno aggiunto alla Cultura. E sono sicuro che anche tanti di quegli ex deputati non ricordano i nomi dei ragazzi morti durante le manifestazioni, Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Roberto Crescenzio, per citarne solo tre altrimenti si va per le lunghe (però vi garantisco che le vittime furono molte di più e parecchie erano semplici operai che mai avrebbero pensato di trovarsi in un inferno del genere). 

Perciò, se mai fossi riuscito a farvi pensare, ragionate sulle conseguenze ed emarginate chi vi vuole portare dove non vorreste. La vita che avete a disposizione è una e, credetemi, in ogni caso merita di essere vissuta.

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