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mercoledì 22 dicembre 2010

La strategia peggiore è lo scontro fisico

Vandali a Palermo (Foto Corriere della Sera.it)
Mentre in quel di Roma gli studenti alzano gli indici di gradimento, nelle altre città il livello dei vandalismi e degli scontri li abbassa. E non è da credere che un movimento studentesco, quale ormai è quello ricevuto al Quirinale dal Presidente Napolitano, non si muova seguendo le stesse linee guida.
Il 14 Dicembre a Roma c'è stato l'inferno mentre a Palermo tutto era filato liscio ed i cortei avevano paralizzato la città senza alcuno scontro. Ieri invece c'erano in Sicilia quelli dei caschi del saccheggio capitolino e nel Lazio gli angeli che ognuno di noi vorrebbe avere come figli.

Cosa credere? Nelle interviste tutti i giovani dicono che quelli dei caschi sono una rappresentanza limitata all'interno del movimento studentesco, quello che non tutti fanno davanti alle telecamere è il dissociarsi da questi vandali che rovinano l'immagine simpatica costruita col genio dagli studenti che nella loro azione romana hanno coinvolto, e portato dalla loro parte, i cittadini, i sindacati, ed il Presidente della Repubblica.

Se grazie a loro c'era la possibilità di avere una migliore visibiltà, un maggior coinvolgimento popolare ed istituzionale, grazie agli altri ci saranno ancora media, quali giornali e televisioni, che punteranno il dito contro i facinorosi dimenticandosi di parlare delle vere, reali e pressanti, esigenze studentesche. I fatti accaduti, pur nella loro fondamentalmente minima gravità, non vanno stigmatizzati e lasciati passare quasi fossero nell'ordine naturale delle cose. 

A Palermo si è attaccato la Questura, la stessa che si spacca il dietro ogni giorno per combattere la mafia e che conta centinaia di vittime a causa di questo eterno conflitto, a Milano ci sono state cariche dei poliziotti contro gli studenti e degli studenti contro i poliziotti, a Torino è stata attaccata, con pietre e sassi, la sede del PDL, a Napoli, come a Palermo, la prima fila di dimostranti aveva i casco ed era irriconoscibile. Anche qui petardi e fumogeni contro le sedi della Questura e della Provincia. 

A Genova hanno portato a termine un atto di ritorsione vero e proprio. Le vetrine della sede del quotidiano Il Secolo XIX sono state infrante dalle pietre di chi, grazie alla Polizia, non è riuscito ad entrarvi. Il tutto era premeditato da tempo ed era una scelta derivante dal fatto che la redazione del giornale aveva deciso, giorni prima, di pubblicare i nomi dei ragazzi arrestati il 14 Dicembre. Quindi fra questi vandali e quelli di Roma vi è una connivenza e nessuna dissociazione! Ciò che da più preoccupazione è che nessuno di quegli pseudostudenti abbia pensato al fuggi fuggi che ci sarebbe stato nel tradizionale mercato di San Nicola, a pochi metri dal Secolo, che avrebbe potuto portare a feriti, se non a morti. 

C'è da sperare che nelle università trovi spazio una sola ala di pensiero e che non ci siano mai scontri fratricidi all'interno degli atenei. Alcuni di lieve entità, a dire il vero, ci sono già stati, ma al momento non possono pregiudicare una coalizione che ha bisogno di unità nella sua base e di aiuti esterni rilevanti. 

Ieri abbiamo assistito alle due facce della medaglia. La prima bellissima con i suoi canti i suoi costumi il suo genio e le sue nuove conquiste. La seconda aberrante e degna solo del disprezzo da parte di tutti i cittadini. Il popolo vorrebbe essere accanto agli studenti perché li vede come figli propri a cui va dato un futuro, ma fino a quando attaccheranno  le sedi della Polizia o dei Carabinieri, dove vivono e lavorano gli altri figli acquisiti del popolo, resteranno interdetti e non sapranno da quale parte far pendere la bilancia.

La strada giusta è ora visibile e raggiungibile da ogni giovane che la voglia seguire, basta poco per arrivare ad almeno una méta intermedia. Però la prima cosa da fare è allontanare chi va a manifestare col casco e con la chiara intenzione di arrecare guai. Finora è andata grassa, cerchiamo di non peggiorare le cose per il bene di tutti gli studenti e delle università.

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