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mercoledì 4 maggio 2016

La pubblicità mediatica colpevolista e Massimo Bossetti. Quando lo slogan ti entra nella testa puoi fare all'amore usando un cucchiaino...


Ci sono casi di cronaca nera che per alcuni editori si rivelano manna che piove copiosa dal cielo. Per chi possiede reti televisive l'omicidio di un bimbo, di una ragazzina o anche di una madre, rende molto più che un film da record di incassi o una partita della nazionale di calcio mandata in onda in prima serata. La pubblicità è l'anima del commercio: le multinazionali la usano per convincere il popolo della bontà dei loro prodotti (per guadagnare milioni) e i politici per ottenere una croce accanto al loro nome (per guadagnare consensi). Dall'ottobre del 1926 ad oggi, cioè dalla prima pubblicità trasmessa sulla radio italiana in poi, si è capito che per vendere meglio un sapone o per convincere di una tesi di parte basta insistere sullo stesso slogan per mesi. Quindi l'equazione vuole che insistere su uno slogan, prima o poi porti le menti altrui a farlo proprio e ad accettarlo come realtà acquisita. Non importa di come si parla di questo o di quello, se sia una pubblicità camuffata da notizia, se si pubblicizzi la verità o solo una mezza verità: basta parlarne per stimolare e portare dalla propria parte le menti altrui. Il gossip è una tipica pubblicità camuffata da notizia. La foto del tal soggetto vip che pare sbaciucchiarsi con l'amica sposata della moglie permette ad alcuni media di dare spazio alla notizia. Dalla foto non si capisce bene, magari si stavano solo salutando e a pochi metri c'erano pure la moglie di lui e il marito di lei che facevano altrettanto. Ma che importa della visione totale, chi fa foto inquadra il particolare perché è quello che serve per creare la notizia. Ed ecco, riportando il tutto alla cronaca nera trattata come gossip, come può capitare che si convincano gli italiani che esiste una prova regina, un Dna analizzato dai migliori biologi che appartiene a un assassino. Nessuna carta a suffragare l'inquadratura totale, solo il particolare che messo in risalto nei posti giusti balza agli occhi e fa notizia.

Chi mette in circolo il particolare di un'informazione, sia che parli di una foto equivoca o di un Dna, sa bene che nessuno penserà al totale e che una volta entrato nelle vene (il particolare) poco ci metterà a farsi un idoneo spazio nella scatola cranica. La pubblicità bussa alle porte della mente e chiede di entrare. La mente ne è attratta ed accoglie il nuovo ospite a braccia aperte. Viviamo nella parte occidentale del mondo, siamo nell'epoca del consumismo e la pubblicità è un animale ormai domestico che sa farsi voler bene. Un animale che quando viene inserito negli appositi spazi mediatici, quelli con su scritto "pubblicità", può convincere ad aprire il portafoglio anche per acquistare qualcosa che non serve perché scadente o inutile. Ma non esistono solo gli spot pubblicitari regolari, anche lo spazio che i vari media offrono giornalmente a chi diffonde notizie su un crimine e sull'indagato di turno va catalogato nel settore pubblicitario. Basta contornare la notizia con uno slogan efficace e il gioco è fatto. Insomma, tutti noi abbiamo catalogato e fatto nostro uno "slogan" che a poco a poco ci è entrato nella mente. Infatti, dopo anni di bombardamenti mediatici ora tutti sappiamo che mangiare un certo Yogurth ci fa "fare l'amore con il sapore", come sappiamo che la passata di pomodoro "o così o è P..". E in fondo... "che mondo sarebbe se non ci fosse la N...?". Dopo aver ascoltato mille volte lo stesso ritornello ora possiamo dire che nella mente ci è entrata una nuova verità. Una verità che galleggia fra le nostre cellule cerebrali anche se non è scientificamente provata.

La verità è che i nomi dello yogurth, della passata e anche di quella cioccolata che rende il mondo migliore li conoscete benissimo. Per cui avete passato il test preliminare e ora potete ben capire quanto nuocciano alla salute quelle notizie sugli imputati, cavalcate oltre ogni limite dai soldatini di gomma dell'editoria, che quando non sono farlocche sono comunque raccontate nella giusta maniera ingannevole perché, è chiaro, nessuno, ci vien detto e scritto dai media, vuole puntare il dito dato che ogni imputato è innocente fino al terzo grado di giudizio. Peccato che lo dicano mentre portano le menti italiche nella direzione opposta: cioè a colpevolizzare chi si dichiara innocente e ancora non è stato processato. Il loro è un po' come quel gioco mentale in cui si fa dire al ragazzino che si vuol confondere "gialleggia - gialleggia - gialleggia - gialleggia - gialleggia - gialleggia - gialleggia - gialleggia - gialleggia - gialleggia" prima di chiedergli cosa fa un sasso sull'acqua. Il ragazzino, come la maggior parte degli italiani, si crede furbo e mentre ripete dieci volte la parola gialleggia ci ragiona su... ma nove volte su dieci ci ragiona male perché alla domanda risponderà che il sasso "galleggia" e non che gialleggia (anche voi avete risposto che galleggia?) nonostante sappia bene che un sasso gettato sull'acqua non galleggia ma va a fondo.

Ora, qualsiasi risposta abbiate dato fate un ulteriore sforzo per capire che quel settore pubblicitario che non è anticipato dalla scritta "pubblicità" nasce dalla continuità certosina che chi accusa usa nel diffondere le proprie convinzioni. Convinzioni che i media trasformano in notizie che a forza di essere ascoltate diventano  slogan, quindi certezze che tali restano anche se chi accusa non farà entrare nel processo quanto lei stessa ha fatto pubblicizzare.

Le persone acquistano volentieri ciò che viene pubblicizzato da un giusto slogan. Questo chi brama il potere e il consenso popolare lo sa bene. Chi vuol rovinare una persona "in vista" pubblicizza piccoli stralci di intercettazioni estrapolati da lunghe telefonate (d'altronde la legge italiana non vuole che i media riportino le intercettazioni per intero), mentre chi vuol convincere di una tesi colpevolista invia ai media video montati ad hoc ben sapendo che nel loro percorso pubblicitario verranno accompagnati dai de profundis dei soliti noti, quelli sempre presenti nell'etere. E questo aiuterà la credibilità colpevolista e porterà le menti italiche alla conclusione che in chi accusa esiste un'alta professionalità (sono professionisti e non ce n'è uno di loro che sbagli, mica sono come le equipe di quei chirurghi che asportano il rene sano e lasciano quello malato) e che la colpevolezza dell'accusato di turno è certa ancor prima di finire le indagini e ancor prima di far decidere a una giuria se l'accusa ha lavorato su basi solide o ha creato fondamenta di zucchero filato.

I trucchi pubblicitari privi di garanzie sono ormai la norma quando il crimine è mediatico, a dispetto di quanto vorrebbe la legge. Parlando con la gente sempre indaffarata che non ha possibilità di addentrarsi nella notizia, se non con quanto ascolta in televisione o legge su giornali e settimanali, si nota subito che chi opera per i media si mostra insensibile alle norme penali e troppe volte non si fa scrupoli... alla faccia del codice etico che dovrebbero rispettare e invece aggirano.

Da sempre tutti i più noti, pur di continuare con la pubblicità colpevolista, in sfregio alla più elementare civiltà sociale si parano il dietro riempiendosi la bocca della parola giustizia in nome di chi è stato ucciso. Come se nessuno li avesse mai educati ai valori morali si ergono a giudici, senza averne le capacità, e non si fan scrupoli né a istigare i loro seguaci né a diventare loro stessi criminali quando spudoratamente accusano chi si dichiara innocente e deve essere ancora giudicato. Per trenta denari diventano i fautori delle sofferenze altrui e nessuno (o quasi) dice o fa nulla per far tornare il tutto a una normalità accettabile. Troppo difficile disegnare una legge che in un simile marasma mediatico mandi indagato e condannato il personaggio pubblico che anziché educare il cittadino alle più elementari norme giuridiche gli imbroglia la mente con l'ignoranza del pregiudizio?

L'ignoranza del pregiudizio è ciò che basta e avanza per istigare chi si adagia alle convinzioni della bella "diva televisiva" o del "giornaletto adorato". E' ciò che basta e avanza per rendere appetibili gli omicidi e catturare l'attenzione dell'essere insoddisfatto, quello da sempre stressato da una vita piatta che non lo soddisfa e lo rende nervoso. Lo stress fa la miccia ogni giorno più corta... e lui accumula rabbia senza far nulla di concreto. E' incapace di esplodere contro il potere che lo vessa e di urlare con voce sempre più alta che non sta vivendo la sua vita ma quella disegnata per lui da chi, dall'alto, tira i fili e lo gestisce come una marionetta. Chi comanda lo sa che l'italiano vive e vegeta nell'eterna speranza che tutto si sistemi, lo sa che fra una bastonata e l'altra basta una carota per convincerlo a subire altri tipi di angherie statal-governative. Aumentano i costi della benzina, delle sigarette, degli alcolici che al seviziato statale servono per dimenticare la giornata appena trascorsa... aumentano le lamentele di chi lo comanda a bacchetta e aumenta la bile quando la sua banca non gli accorda il prestito che gli serve per pagare il dentista per i figli e il meccanico che presto metterà le sue mani su quella maledetta auto a cui non può rinunciare.

Aumenta la fila all'ufficio postale da cui deve ritirare l'ultima raccomandata di Equitalia, all'azienda sanitaria che gli prenoterà per l'anno successivo la visita specialistica, agli uffici del sindacato cui è obbligato ad andare per presentare la denuncia dei redditi. Più il cittadino perde tempo, ore di lavoro e soldi, più la rabbia gli sale. Eppure, piuttosto che ricercare una propria dignità e un futuro per i suoi figli, piega il capo e tace. Per tenerlo a freno lo stato gli regala uno sfogo nel virtuale, un imputato da usare come un punching ball su cui sfogare il nervoso accumulato da anni di vessazioni. Uno spazio mediatico che può seguire anche in chiaro sugli schermi televisivi e uno spazio internet dove tutto pare sia concesso e le offese non conoscono limiti.

Grazie alla pubblicità mediatica, capace di trasformare un qualsiasi essere umano in un criminale, il vessato stressato diventa prima un fan e poi parte integrante di chi accusa. Diventa un elettore che vota il partito che per primo e più si è pubblicizzato (ma solo perché le indagini le fa chi accusa e chi difende deve attendere che vengano chiuse), un hoolligan da stadio a cui per giudicare bastano le parole dell'inquisitore, pronunciate mille volte da un qualsiasi quaquaraqua televisivo, e gli slogan colpevolisti scritti a caratteri cubitali sulle pagine di un settimanale in giallo che spesso si mostra truccato quanto le immagini che pubblica in copertina.

Gli slogan dei media l'italiano stressato che non si ferma mai li conosce a memoria perché a forza di ascoltarli li ha fatti propri. Anche quando esce dal supermercato nella sua testa rimbalza il ritornello "Bossetti è colpevole perché il Dna nucleare non mente". Oramai è una verità acquisita che non pensa neppure di mettere in discussione. Del resto ha troppa fretta per pensare che in carcere ci possa essere un innocente... ha appena acquistato una decina di yogurt e non vede l'ora di impugnare un cucchiaino per farci all'amore...

70 commenti:

  1. Massimo
    Sei insuperabile nel descrivere con la metafora i meccanismi del persuasore occulto e del sistema mediatico. Meglio di un trattato di psicologia sociale e di teoria delle comunicazioni di massa.

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  2. Ciao Massimo, ben ritrovato. Ah, come capisco gli effetti notturni dei fumi di alcol e sigarette, lo yogurt lo prendo quando ne ho voglia e non tutte le mattine, il cucchiaino l’ho sempre impiegato per gustare altre delizie ... Ma anche da sobri non si può mettere in discussione che il Dna menta. Quanti casi sono stati risolti con questo riscontro? Centinaia. Solo nel caso di Bossetti viene messo in discussione. Perché?
    Si tratta di un errore di laboratorio? Di un”trucco” per incastrare un individuo qualunque, purché sia uno? Uno qualunque, e che dietro all’aggressione di Yara c’è un connubio di mali affari?
    No, il Dna non può mentire! L’opinione pubblica deve crederci, ne va della credibilità della Giustizia, altrimenti crolla la fiducia verso gli organi che indagano, sparisce la sicurezza che tutti noi cittadini abbiamo bisogno di riporre in chi sta operando per proteggerci dai malfattori.
    L’Accusa deve solo provare che quel Dna sia di Massimo Giuseppe Bossetti e la Difesa deve provare che non è il suo.
    E se è provato sia il suo, ma lui non c’entra, la Difesa deve riuscire a spiegare chi e come l’ha fatto finire sul corpo di Yara. Semplicemente questa è la procedura. Tutto il resto sono fantasie e speranze.
    Anche Parolisi è stato condannato all’ergastolo per il suo Dna in un residuo di saliva in bocca a Melania.
    Vorrei tanto che il Dna fosse “onestamente” usato come incontrovertibile prova scientifica e non come strumento artificiale per incastrare un “qualunque” colpevole!
    Mimosa

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  3. Massimo,
    complimenti hai centrato benissimo lo scopo della pubblicità.
    Condivido parola per parola, pure virgole e punti.

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  4. Mimosa,
    è un piacere rileggerti.
    Condivido anche le tue riflessioni.

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  5. Massimo, grazie. Al risveglio il tuo articolo, perfetto nell'insieme e in ogni passaggio, ci voleva proprio: lo scoramento che ogni giorno mi provoca il fenomeno che hai descritto, e che mi pare abbia ormai raggiunto punte di volgarità e di ipocrisia davvero insostenibili, stamani grazie a te è un po' alleviato. Leggerti e rileggerti mi ha fatto da balsamo. Buona giornata e complimenti dal profondo del cuore.

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  6. Caro Massimo,
    non ti si leggeva da tanto, è bello poterlo fare di nuovo.
    Condivido tutto del tuo articolo, scritto nel tuo solito stile chiaro, schietto e originale.
    Hai ragione e lo sappiamo. Anche i drogati di gossip lo sanno, ma gli piace continuare così. Per questo ci mettono molto di loro, con autentica passione. Pettegolare e demolire gli altri per molti è un vero e proprio sport, li carica di adrenalina e li fa sentire potenti, intelligenti, furbi senza pensare che furbi, intelligenti e potenti sono gli autori dell'inganno mediatico che li cattura.
    Magari fosse solo un giochino perverso limitato ai salotti casalinghi e ai bar! Purtroppo coinvolge tutti i rapporti sociali, arriva nei tribunali, nelle corsie degli ospedali, nelle aule liceali e universitarie.
    Ma non dobbiamo sentirci demoralizzati, l'importante è saperlo e averlo sempre ben presente, anche per poterci difendere.
    Grazie a te per il tuo contributo.

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  7. Gialleggia, gialleggia, gialleggia... Suona un po' come mtDNA, nDNA,
    mtDNA, nDNA... Questa ripetizione delle lettere D, N, A... Come far
    vedere con chiarezza a tutti che il rilevamento del DNA di Bossetti in
    realta' fa acqua da tutte le parti e, molto semplicemente, affonda?

    Non basta puntare i pugni e dire: affonda, affonda, affonda.
    Purtroppo, ripartiamo da 3 fatti indiscussi del caso e analizziamoli
    oggettivamente ed esclusivamente sulla base di pubblicazioni puramente
    scientifiche.

    1. FIBRE: sul corpo sono state rilevate delle fibre

    Esiste un'abbondanza di letteratura scientifica che tratta sia le
    modalita' del trasferimento che i tempi di persistenza delle fibre in
    campo forense. Innanzi tutto, va sottolineato che anche le fibre, sia
    quelle naturali che quelle man-made, hanno un proprio "DNA", spesso
    riconducibile ad un determinato luogo e/o industria manufatturiera.
    Basta analizzarle con PLM o anche metodi meno sofisticati sia, nella
    maggior parte dei casi, per rivelarne la reale provenienza che,
    virtualmente sempre, escluderne la provenienza da una determinata
    stoffa. Inoltre, i tempi di persistenza delle fibre nell'ambito di una
    crime scene e' stato testato e ritestato in circostanze disparate. Tra
    le pubblicazioni piu' recenti outdoors, ovvero all'aperto, e su
    carcassa (corpo intero) vale davvero la pena leggere:

    The persistence of fibres on skin in an outdoor deposition crime scene
    scenario, Palmer & Polwarth 2011

    Non solo gli autori analizzano e discutono i risultati ottenuti su
    carcassa, ma li comparano con studi precedenti (documentati e
    referenziati) su singoli lembi di pelle. Per chi non conosce
    l'inglese, riporto l'esito: dopo 2 (due) giorni la maggior parte delle
    fibre e' persa; dopo 12 (dodici) giorni la quantita' delle fibre
    rimanenti e' decresciuta esponenzialmente. I residui sono discussi.

    Esistono altri studi; nessuno prova la persistenza per 90 giorni
    consecutivi outdoors. Cosa c'entrano le fibre con il DNA? Le fibre
    sono state uno dei mantra per provare che Yara e' entrata nel furgone
    di Bossetti, per non parlare del pettegolezzo delle fibre rosse come
    da coperta rossa. Le fibre stanno a Bissetti come gli occhiali e la
    borsa stavano a Parolisi. Stupidi specchietti per altrettanto sciocche
    allodole pronte a cadere in tranello. Peccato che la letteratura
    scientifica smentisca.

    segue

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  8. 2. NATURA DELLA TRACCIA

    Qualunque liquido biologico, sia che contenga DNA (es. saliva), che
    non lo contenga (es. semenogelina), e' formato tra varie altre
    componenti da un marker unico e specifico che permette di distinguerlo
    sia da qualunque altro liquido biologico umano (es. sangue e saliva)
    che da un altro liquido biologico di identica natura ma di provenienza
    animale (es. sangue umano e sangue di cavallo).

    Ebbene, ogni singola traccia forense da liquido biologico e'
    rilevabile finche' ne sono rilevabili i markers. Questo include
    sangue, saliva, sperma, urina, liquido vaginale, etc. Per quanto
    invece riguarda le tracce di natura epiteliale (compresi muco o vomito
    in cui la portante genetica e' data da microparticelle epiteliali che
    si staccano in fase di violenta espulsione dal corpo, es starnuto), in
    fase di analisi e' la presenza stessa di DNA ad indicare la traccia e
    si procede all'identificazione della natura della traccia per
    esclusione dalle precedenti. Detto cio', data la natura sparsa, non
    stabile e non duratura del DNA epiteliale, e' molto raro che questo
    venga rilevato anche in indoors crime scenes (al chiuso) ore post
    deposito, meno che mai giorni o settimane.

    La letteratura sull'unicita' della natura delle tracce e la
    persistenza dei markers e' talmente ampia che basti dire che tale
    informazione puo' essere trivata in qualunque recente testo di scienze
    forensi. Inoltre ne ho gia' postata in abbondanza su questo blog.

    E' stato detto che la traccia contenente il DNA nucleare di Bossetti
    frammisto al DNA della vittima abbia presumibilmente testato positivo
    ad un test PRESUNTIVO sul sangua. Quelka stessa traccia pero' ha
    testato negativa a qualunque test ACCERTATIVO sui markers. Come e'
    possibile? Una traccia che non testi puo' solo essere touch, ma
    perche' fosse touch Bossetti avrebbe letteralmente dovuto
    stropicciarsi tra le dita quell'elastico un'oretta o due prima del
    prelievo della traccia stessa in fase autoptica.

    E allora, se ogni traccia da liquido biologico esiste solo finche'
    esiste il proprio marker, e ai test accertativi quella traccia ha
    testato ripetutamente negativa, qual'era la natura del liquido
    biologico depositato da Bossetti sull'elastico delle mutandine della
    vittima? La risposta e' molto semplice: non si trattava di alcun
    liquido biologico esistente in natura. Ergo: Bossetti non ha mai
    depositato quella traccia (ne' la vittima, tanto per essere chiari
    fino in fondo); solo il suo DNA e' presente, ma non il suo liquido
    biologico il che significa che la traccia non e' sua.

    E' risaputo e provato da ben 7 anni che un DNA rubato, una volta
    amplificato, puo' essere facilmente trasferito in una base ematica
    terza alla quale siano stati tolti i globuli bianchi. Tale miscuglio
    testa positivo al DNA rubato e positivo a test presuntivi sul sangue,
    ma negativo a test ematici accertativi.

    Comunque sia, Bossetti non ha depositato quella traccia, sebbene
    sottoposta a numerosi e ripetuti test, ha testato negativa a qualunque
    test su qualunque materiale biologico, dimostrando di non appartenere
    alla categoria dei fluidi biologici umani di rilascio naturale e
    pertanto di non essere stata ne' rilasciata ne' depositata in modo
    diretto e/o naturale laddove e' stata rilevata.

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  9. 3. PERSISTENZA DEL DNA SU FIBRE SINTETICHE

    La traccia di DNA di Bossetti e' stata rilevata su fibra sintetica a
    90 giorni dal presunto rilascio. Ma quali sono i tempi di persistenza
    e permanenza di un liquido biologico su fibra sintetica? O meglio: ma
    le fibre sintetiche hanno la capacita' di trattenere DNA?

    La letteratura forense ci insegna che in test di laboratorio, e
    pertanto in condizioni ideali e controllate di trasferimento e di
    conservazione dei campioni, la concentrazione di DNA su fibra organica
    ha una tenuta elevata. Infatti su cotone tende a decrescere lentamente
    nel tempo e ad essere rilevato anche 30 giorni post deposito. Al
    contrario, quella su fibra sintetica scende a picco entro un paio di
    settimane dal trasferimento (Awny 2011).

    La struttura chimica delle fibre organiche e' molto diversa da quella
    delle fibre inorganiche. Da una parte le fibre organiche (lino, seta,
    cotone) permettono la formazione di dipole-dipole, ovvero legami di
    idrogeno formati dall'attrazione intermolecolare tra il liquido
    biologico (acido nucleico del DNA) e il gruppo O-H (ossigeno-idrogeno)
    del tessuto organico - ovvero in parole piu' semplici legami di
    idrigeno tra la componente organica della stoffa e la componente
    organica DNA. Tutto cio' non avviene e non puo' avvenire con le fibre
    inorganiche, come ad esempio i gruppi di CQN e CMO (rispettivamente
    cyano e carbonyl) del polyester, che al contrario delle fibre
    organiche non attraggono e non formano legami con il DNA.

    Quanto sopra per quanto riguarda il DNA contenuto in un liquido
    organico (sangue, saliva, sperma, urina). Per quanto riguarda invece
    il DNA epiteliale (touch, muco, vomito), la tenuta su stoffa e' stata
    testata ed e' risultata praticamente nulla (Sethi et al 2013).
    Replicando il modello del sexual assault, e' stato chiesto a dei
    volontari di afferrare e tirare con forza ("grab and struggle") per 15
    secondi consecutivi dei lembi di stoffa di vario tipo indossati da una
    volontaria; stoffa sia organica che inorganica (cotone, polyester e un
    blend cotone/polyester). Ogni campione di stoffa e' stato sottoposto
    ad estrazione a 12 ore e a 7 giorni post deposito. Gia' a 12 ore, la
    tenuta massima di DNA su cotone era 7 pg/ul (umano) and 5 pg/ul
    (maschile), ovvero ben al di sotto del limite di rilevazione minimo di
    23 pg/ul del DNA del Quantifiler Duo kit. Cio' equivale a risultati
    inferiori allo standard profile detection range, ovvero allo standard
    in base per rilevare un profilo genetico. Va sottolineato che a 12
    ore dal contatto, i risultati sul blend cotone/polyester erano minimi
    a 1pg/ul e 4pg/ul, mentre quelli sul polyster erano praticamente
    inesistenti a 1pg/ul e 0pg/ul.

    Ora, non solo il DNA di Bossetti ma anche quello della Brena sarebbero
    stati rilevati su sintetico, ovvero su stoffa incapace di offrire lo
    yield (tenuta) necessario per la conservazione della traccia organica,
    proprio per via dell'impossibilita' delle fibre specifiche di creare
    un hydrogen bonding che leghi il DNA alla stoffa. E' irrilevante che
    l'uno fosse un elastico e l'altro fosse tessuto a maglia; entrambi non
    avevano la capacita' chimica di legare a se' il DNA in un modello
    dipole-dipole ne' di trattenerlo a se' con hydrogen bonding. Il
    sintetico semplicemente non ha quel genere di struttura chimica.

    segue

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  10. Contrariamente ai tempi testati nella letteratura in merito, perche'
    il DNA di Bossetti potesse essere rilevato su quell'elastico non solo
    avrebbe rotto una serie di calcoli chimici, ma ne avrebbe anche
    bypassato gli esiti, aggrappandosi per presunti 90 giorni e per di
    piu' all'aperto su fibre che a mala pena trattengono abbastanza DNA da
    liquido organico per 30 giorni in condizioni ideali di laboratorio.

    Nel caso del DNA della Brena, addirittura, i 90 giorni e la
    persistenza all'aperto sarebbe avvenuta su fibre che non riescono a
    trattenere neanche 1/23esimo del DNA epiteliale necessario per
    ricavarne un profilo per neanche 12 ore di conservazione al chiuso e
    protetta post deposito vigoroso e continuato. Ma questa e' un'altra
    storia...

    Annika

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  11. Annika,
    spiegazione chiara, comprensibile, precisa. GRAZIE.

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  12. Le disamine approfondite di Annika, vere e proprie consulenze scientifiche, dovrebbero essere messe a conoscenza della difesa. La quantità di informazioni e il livello di conoscenze che contengono dimostrano un approccio interdisciplinare ricco e articolato, ben lontano da tante iper-semplificazioni della scienza spettacolo divulgativa di tanti specialisti e consulenti nostrani.

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  13. Sei straordinaria Annika, per chiarezza espositiva, pazienza, competenza scientifica, va da sé che se non si è pienamente padroni del contenuto spiegato, non si trasmette nulla.
    Soprattutto quel che vibra nel tuo paziente ripetere è la passione di ripetere-spiegare-ripetere-rispiegare-ripetere-rispiegare... con pazienza certosina.
    Anche altri in realtà hanno fatto altrettanto, a loro e a te un GRAZIE di cuore per la ricerca di verità.

    Vanna

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  14. Sì Gilberto, hai ragione.
    E' talmente padrona della materia che riesce a rendere comprensibile il nocciolo della questione secondo un metodo di nuclei tematici che sbobina spiegando con semplicità.
    SOLO chi è padrone del proprio sapere riesce a far tanto e a trasmetterlo con passione e a condividerlo.
    In realtà il nocciolo della cultura è tutto lì nella trasmissione e nella condivisione.

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  15. @ Annika

    Quello che scrivi ed hai scritto di tecnico sul blog mi ha sempre affascinato per la sua chiarezza, coerenza e precisione (ed anche per la bibliografia allegata!).

    Quello che poi a me tormenta veramente è una domanda a cui non so proprio rispondere (e immagino neppure tu...), ed è questa: possibile che i vari consulenti tecnici di questo caso non sappiano quello che sai tu e non sappiano dirlo in maniera efficace? In particolare quelli della difesa?

    È possibile che nel 2016 (non dico nel 2011) i vari Portera, Cattaneo, Lago e, soprattutto, Ranelletta, Capra e Gino, non abbiano le stesse nozioni che tu hai e non siano stati in grado di dare alle stampe, per così dire, uno scritto chiaro e coerente con tanto di bibliografia, come quello dei tuoi 4 commenti qui sopra? Magari articolandolo anche meglio visto che dovrebbero essere tra i migliori nel loro campo?

    Cosa succede? Sono ignoranti in materia (penso alla questione delle fibre, del DNA e tutto il resto) oppure hanno soltanto delle remore che hanno portato gli uni, quelli dell'accusa, a negare che vi siano incongruenze nella parte scientifica e gli altri, quelli della difesa, a fare discorsi piuttosto lunghi e complicati con tanto di metafore quasi incomprensibili? (Salvo in parte da questo discorso la Ranelletta che mi sembra la più "sveglia" -- passatemi il termine!).

    Voglio dire, un scienziato, perché quelli sono scienziati, sia dell'accusa che della difesa, è possibile che trovi tutto questo plausibile oppure che non trovi parole chiare per negare che lo sia?

    Mi chiedo: siamo messi così male, c'è così tanto marcio in Danimarca (mi perdonino i danesi!)? O c'è qualcosa d'altro che mi sfugge? Ma cosa?

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  16. @Annika, mi unisco a tutti e ti ringrazio per le spiegazioni.

    RispondiElimina
  17. @Gilberto

    -scrive: Le disamine approfondite di Annika, vere e proprie consulenze scientifiche, dovrebbero essere messe a conoscenza della difesa.

    Le disamine sono sicuramente approfondite, dettagliate e documentate, ma se poi la difesa si avventura per davvero sulle strade proposte da Annika, e mi dispiace doverlo scrivere, a mio avviso Massimo Bossetti in carcere ci rimane a lungo.

    Ad esempio, al punto "1. FIBRE: sul corpo".
    Possiamo tutti concordare che qualche studio ci indica l'elevata improbabilità della permanenza di queste fibre sul corpo, tuttavia l'accusa potrebbe sempre trovare una spiegazione verosimile sostenendo per esempio che le fibre sono state catturate nella ferita nella immediata prima fase dell'emorragia quando i fattori della coagulazione contenuti nel sangue hanno fatto sì che la fibra rimanesse imbrigliata nel coagulo.

    E' chiaro perciò che se la Corte si sente dire da esperti consulenti che le fibre sul corpo della vittima derivano dal furgone di Massimo Bossetti, la difesa non può semplicemente sostenere il contrario dicendo che sarebbero dovute volare via tutte e di conseguenza quelle trovate non vanno considerate.
    La difesa, come in effetti sembra aver fatto, deve limitarsi a dimostrare che le fibre non derivano dal furgone del Bossetti.

    Gli approfondimenti sulla possibilità o meno della permanenza di una fibra in questo caso è meglio lasciarli agli accademici, anche perché può sempre saltar fuori una consulenza tecnica in cui si sostiene che 1 fibra può permanere per 95 giorni, mentre è chiaro che una volta dimostrato che la fibra non appartiene al furgone di Massimo Bossetti anche una rivoluzione copernicana nel campo delle scienze forensi non cambierebbe la posizione dell'imputato sulla questione.


    Anche sul punto "2. NATURA DELLA TRACCIA" ritengo che abbia fatto bene la difesa a non avventurarsi in rischiose questioni indirette per smentire l'indizio più diretto di tutta la vicenda Bossetti: il profilo del DNA.

    La traccia attribuita al Bossetti non può esistere in natura, ma tentare di dimostrarlo prendendo vie traverse in cui si chiamano in causa elementi proteici o altri analiti assenti significa esporsi ad una infinità di possibilità che la difesa ha fatto bene ad evitare concentrandosi esclusivamente sulla natura di quella molecola che è l'unica ad avere una proprietà particolare: l'unica in grado di identificare "un" colpevole davanti ad una Corte.

    Il DNA nucleare ha la caratteristica di indicarci un individuo, il DNA mitocondriale ha la stessa caratteristica. Queste due molecole sul reperto indicano individui diversi. E' questo il punto su cui ha fatto bene la difesa a concentrarsi.
    Utilizzare l'assenza di "anonime" proteine non potrebbe essere più convincente anzi, porge il fianco e non confuta definitivamente l'ormai classica "però il DNA nucleare è il suo".
    Invece, una volta dimostrato che il DNA mitocondriale R0a non appartiene a Massimo Bossetti e spiegato che il suo DNA mitocondriale (per le ragioni spesso esposte) non può essere assente, si è instillato un dubbio definitivo sulla questione dell'identificazione che l'accusa e la Corte non potranno mai dirimere.

    E' la natura identificativa di determinate molecole che ha tirato in ballo il Bossetti, ed è quindi sul piano dell'identificazione che bisogna affrontare la questione per risolverla a suo favore.

    [...] continua

    RispondiElimina
  18. [...] continua

    Anche sul punto "3. PERSISTENZA DEL DNA SU FIBRE SINTETICHE" mi sento di muovere le stesse critiche del punto precedente, inoltre sulla questione ho fornito alcuni dettagli in altri commenti.


    Poi bisogna avere sempre presente un fatto fondamentale.
    Se la difesa si limita a sostenere che il DNA non è di Massimo Bossetti e le fibre non appartengono al suo furgone poi è tenuta solo a dimostrare questi fatti. E' sufficiente creare un dubbio su tali questioni e Massimo Bossetti torna a casa.

    Al contrario se si spinge a sostenere che il DNA e le fibre sono sul corpo anche se non dovrebbero esserci poi verrà chiamata a spiegare come mai delle molecole su reperti indicano il Bossetti. A quel punto cosa fa? Accusa un ignoto di averle depositate? Accusa gli inquirenti di aver falsificato le prove?

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  19. Biologo

    Le tue osservazioni sono corrette sotto il punto di vista della strategia processuale. In commento al post precedente ho scritto sulle possibili ipotesi alternative che una difesa potrebbe anche seguire ma che in un processo è forse meglio evitare per non incorrere in conseguenze nefaste per l'assistito.

    Credo però che quanto scritto da Annika andasse al di là delle oramai scontate considerazioni sul mtDNA e sulle fibre compatibili con tantissimi tessuti di autoveicoli utilizzati da Yara (ma non essendo state analizzate in modo scientifico potrebbero anche riferirsi a tessuti in genere e non necessariamente a quelli utilizzati per i sedili delle auto o dei pullman).

    Ragioniamo tra di noi per poter arrivare a risposte che mettano assieme tutti gli elementi a nostra disposizione. Quelle fornite in aula dai consulenti dell'accusa e della parte civile si prestano a troppe confutazioni ed è quindi corretto cercare di darcele.

    Dissento però sulla natura della traccia in quanto la ritengo questione molto importante. Se non riesci a diagnosticare la natura di una traccia dalla quale sei riuscito ad estrarre un DNA più che sufficiente per tipizzare un genotipo nucleare si straordinaria qualità, le alternative sono due:

    - o la traccia è originale ma molto recente (con riferimento al ritrovamento del cadavere ed alla repertazione) e deriva da cellule epiteliali

    - o la traccia non ha alcuna validità forense in quanto di materiale biologico effettivo non ve ne era (a parte forse quello di Yara dovuto non tanto a sangue ma a tessuti in via di decomposizione e non ancora troppo degradati)

    Su questo credo valesse la pena spingere anche se implicitamente con la seconda ipotesi la difesa si sarebbe messa nuovamente nell'imbuto del sospetto di un DNA sintetico difficilmente provabile in assenza di materiale originale da testare (ma guarda caso, come con Parolisi il RIS di Roma distrusse i reperti dopo le analisi, per Bossetti si è partiti da abbondante materiale biologico per arrivare, ancor prima di Previderè, ad averlo esaurito tutto).

    RispondiElimina
  20. Biologo
    Sic et Non
    Quello che dici sta a dimostrare, anche partendo da punti di vista diversi e argomentando secondo riferimenti scientifici difformi, che di certezze proprio non ce ne sono. Ma c'è un fatto al quale nessuno mi ha risposto circa la metodologia scientifica: LA SITUAZIONE CONTROLLATA. Un cadavere rimasto in balia di chiunque per mesi e sul quale si trova del materiale genetico può sì offrire spunti investigativi ma in nessun caso ha rilevanza probatoria (e la di là della dicotomia nucleare e mitocondriale, della possibilità di 'leggere' tale materiale a distanza di mesi). La metodologia scientifica, e tu lo sai meglio di me, comporta di poter identificare le variabili dipendenti e indipendenti. Se su un cadavere rimasto per mesi all'addiaccio e alla mercé di chiunque, trovano un mio effetto personale banalissimo (che non comporti una denuncia di smarrimento, e non credo che per un Dna che risulti da una macchiolina ci sia tale necessità) non credo proprio che il fatto abbia rilevanza probatoria, chiunque può avercelo collocato, può esserci finito per caso o dolosamente. Il DNA, a meno che non si tratti di un litro del mio sangue, è solo un DATO, non è prova di niente. Purtroppo c'è un equivoco nel quale sono caduti un po' tutti. Dare importanza a una traccia infinitesima di Dna è come mandare a nozze gli assassini. Per depistare è sufficiente collocare l'indizio dove più opportuno. Il solo DATO del DNA è senz'altro utile per l'investigatore, ma non dovrebbe esserlo per il giudice.

    RispondiElimina
  21. @ DanF

    cit)Quello che scrivi ed hai scritto di tecnico sul blog mi ha sempre affascinato per la sua chiarezza, coerenza e precisione (ed anche per la bibliografia allegata!).

    Quello che poi a me tormenta veramente è una domanda a cui non so proprio rispondere (e immagino neppure tu...), ed è questa: possibile che i vari consulenti tecnici di questo caso non sappiano quello che sai tu e non sappiano dirlo in maniera efficace? In particolare quelli della difesa?

    È possibile che nel 2016 (non dico nel 2011) i vari Portera, Cattaneo, Lago e, soprattutto, Ranelletta, Capra e Gino, non abbiano le stesse nozioni che tu hai e non siano stati in grado di dare alle stampe, per così dire, uno scritto chiaro e coerente con tanto di bibliografia, come quello dei tuoi 4 commenti qui sopra? Magari articolandolo anche meglio visto che dovrebbero essere tra i migliori nel loro campo?


    Molto pertinente la tua lunga, tormentosa domanda, alla quale ci sarebbero due sole, perentorie risposte:
    1) I nostri "scienziati" non avrebbero una preparazione adeguata, (che ritengo una assurdità)
    2) Oppure, se così non fosse, il caso si baserebbe su un inverosimile dolo.

    Molti di noi conoscono, e non da oggi, le qualità professionali e l'onestà intellettuale di Annika, per cui riteniamo veritiere ed inoppugnabili le sue dichiarazioni.
    In un passato, non tanto remoto, sostenemmo con sincera passione i suoi quesiti scientifici inerenti un caso delittuoso i cui giudicanti non ritennero idonei, per l'assoluzione del presunto reo.
    In tale occasione, lo stesso Massimo Prati inviò una lettera aperta ad uno dei "papaveri" della scienza forense, contenente le conclusioni proposte da Annika, con la preghiera di voler dare un qualsiasi risposta.
    Una risposta mai arrivata.
    Non siamo in "Danimarca" caro Dan, ma le cose stanno proprio come supponi tu.
    Pino

    RispondiElimina
  22. Eh, caro Massimo,
    Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
    Nullo, però che 'l pastor che procede,
    rugumar può, ma non ha l'unghie fesse;

    per che la gente, che sua guida vede
    pur a quel ben fedire ond'ella è ghiotta,
    di quel si pasce, e più oltre non chiede.

    Le norme per impedire lo scempio che descrivi ci sono, ma quando ad alimentarlo è proprio l'autorità che dovrebbe impedirlo, perché la gente dovrebbe esser più seria sulla giustizia dei suoi stessi sacerdoti.

    RispondiElimina
  23. Appunto, Gilberto,
    bisognerebbe stabilire che la sola prova del DNA non può bastare. Dev'essere integrata da altre prove (non indizi, però, che siano prove vere) e da un movente.

    Se il corpo viene ritrovato al chiuso e dopo poche ore è un conto, ma dopo mesi trascorsi all'aperto non c'è più nessuna sicurezza che non sia avvenuta una contaminazione anche di natura dolosa. Quindi, in quei casi ma forse sempre, sarebbe giusto praticare subito un test di metilazione per escludere qualsiasi natura sintetica delle tracce e poi procedere con le analisi che ne stabiliscono l'origine.
    Quando non c'è nessun sospettato al momento dell'estrazione, come nel caso di Yara, dovrebbe essere obbligatorio lasciare da parte un campione da esaminare dopo, se in futuro dovesse saltar fuori un accusato. Perché poi non gli si può dire "Abbiamo consumato tutto, la verifica ormai non si può fare".
    E se la quantità fosse troppo scarsa per permettere tutte queste indagini, la prova non dovrebbe valere in dibattimento.
    So che gli inquirenti fremono per trovare il colpevole, d'altronde è il loro ruolo, ma il rischio di accusare un innocente è troppo forte.

    RispondiElimina
  24. @Gilberto

    -scrive: Un cadavere rimasto in balia di chiunque per mesi e sul quale si trova del materiale genetico può sì offrire spunti investigativi ma in nessun caso ha rilevanza probatoria

    e scrive: Purtroppo c'è un equivoco nel quale sono caduti un po' tutti. Dare importanza a una traccia infinitesima di Dna è come mandare a nozze gli assassini.

    Proprio per questo è fondamentale mettere in dubbio l'unico indizio identificativo in quella situazione non controllata, l'unico indizio che offre una lettura per le ipotesi dell'accusa: quel misterioso profilo del DNA di Massimo Bossetti.

    Non si può lasciare nemmeno un po' di spazio ai vari "solo durante l'azione omicidiaria", "solo con un contatto con la vittima", "ci spieghi allora come è finito il suo DNA su", ecc..

    L'appartenenza stessa di quel DNA all'imputato è dubbia, e su tale dubbio bisogna insistere perché ogni altra ipotesi si presta a spiegazioni utili all'accusa.



    @TommyS.

    - scrive: Dissento però sulla natura della traccia in quanto la ritengo questione molto importante. Se non riesci a diagnosticare la natura di una traccia dalla quale sei riuscito ad estrarre un DNA più che sufficiente per tipizzare un genotipo nucleare si straordinaria qualità, le alternative sono due

    E' chiaro che la natura della traccia è rilevante, ma il punto è che se l'accusa insiste per far credere insignificante persino un elemento altamente identificativo come la presenza del DNA mitocondriale di un'altra persona, allora non ha molto senso tentare una via ancora più complessa ed indiretta per risolvere la questione.

    Se le consulenze dell'accusa arrivano incredibilmente al punto di sostenere l'irrilevanza di un DNA estraneo, dubito fortemente che ci sarebbero ostacoli particolari per questo tipo di accusa a far mettere nero su bianco che il DNA ha potuto resistere senza problemi su quel corpo.

    RispondiElimina
  25. Biologo

    Cio' che ho postato non sono miei pareri o opinioni personali; sono
    fatti documentati frutto di test i cui risultati sono stati pubblicati
    su riviste scientifiche.

    Muovi pure tutte le critiche che vuoi. Per farlo pero' non ti basta
    tentare di smontare cio' che scrivo appigliandoti a cavilli fuori
    contesto. Per ribattere ad una serie di fatti scientifici appurati e
    comprovati devi controreferenziare la tua discussione punto per punto.
    Altrimenti, non fai altro che descrivere scenari immaginari frutti
    della tua fantasia e privi di qualunque base o prova scientifica.

    Trova una pubblicazione sugli esiti di test sulla persistenza di fibre
    su pelle o su carcassa incastrate tra i lembi di una ferita coperta da
    parziale coagulazione a 95 giorni dal deposito in ambiente esterno.

    Trova una pubblicazione, una qualunque, che provi la possibilita' che
    un profilo genetico possa essere rilevato da DNA presente all'interno
    di una traccia la cui natura biologica abbia testato negativa ad una
    serie ripetuta di test accertativi. Sai, le scienze forensi hanno
    regole ferree ed imprescindibili, soprattutto per quanto riguarda
    l'accertamento dei markers da traccia biologica.

    Infine, posta per tutti gli utenti del blog una pubblicazione sulla
    persistenza del DNA su elastico (lycra, elastane, spandex, etc) e
    altre fibre sintetiche (polyester, nylon, etc) a 90 giorni dal
    deposito, o un testo di chimica che provi la possibilita' che il DNA
    possa legarsi alla fibra sintetica. Anzi, meglio ancora: quale sarebbe
    la formula chimica di tali dipole-dipole?

    Alle referenze si risponde con le referenze. Postale e avrai la mia
    attenzione; in caso contrario, scusa ma non mi interessa chi critica a
    vuoto ed ignorero' la tua risposta. E comunque, questo e' un blog
    pubblico e le diatribe pseudo-scientifiche non referenziate annoiano
    chi di scienze non si intende ed abbassano il livello della
    conversazione.

    Referenze. Attendo.

    Annika

    RispondiElimina
  26. Nautilina
    Anche se un corpo viene trovato al chiuso, e non c'è un litro del mio sangue (uso una iperbole) una piccola traccia col mio Dna non è una prova. L'assassino potrebbe essersi procurato preventivamente un 'frammento' del mio materiale genetico. La prova è un'altra cosa, occorre una configurazione di elementi. Un conto è l'indizio raccolto dalla scientifica che potrà ricavare utili elementi per sviluppare l'indagine. Altra cosa parlare tout court di elemento probatorio. Si sta confondendo un DATO isolato con il procedimento logico-deduttivo.

    RispondiElimina
  27. @ Rumpole

    La tua citazione è troppo importante, mi permetto di farne la parafrasi (Dante, purgatorio)

    Le leggi esistono, ma chi opera per farle osservare? Nessuno perché il pastore che guida il gregge è capace di interpretare la Scrittura ma non possiede il retto discernimento del bene e del male nell’amministrare la giustizia, (non ha le unghie divise, cioè non distingue il bene dal male)
    E perciò l’umanità, che vede la sua guida tendere solo a quei beni materiali di cui essa stessa è avida, si pasce soltanto di tali beni, e non chiede altro.

    RispondiElimina
  28. @Annika

    Guarda che le argomentazioni di Biologo hanno un senso, al di là di ogni differenza che possiate avere dal punto di vista tecnico-scientifico.

    La sua è un'argomentazione che ha a che vedere con gli aspetti propri delle dinamiche processuali: i giudici, di tutti i tipi, non sono scienziati (sì ti può capitare il genetista piuttosto che il medico patologo tra i popolari, ma è un caso su chissà quanti) e quelli che dirigono le danze sono i togati, i quali hanno una mentalità preminentemente umanistica per formazione.

    Senza voler far torto a nessuno, tantomeno alle scienze umanistiche, è comunque più probabile che i giudici si facciano impressionare e convincere da concetti diretti ed apparentemente dotati di logica inattaccabile (il DNA nucleare è l'unico che identifica, il mitocondriale è un surplus, che origine abbia non importa, sarà sopravvissuto 90 giorni per intercessione della Madonna, ma quel che conta è che identifica Bossetti, il quale non aveva spiegazione innocente per quel DNA, ergo Bossetti è colpevole), piuttosto che si facciano prendere dai dubbi per via di incongruenze scientifiche del reperto, che giudicheranno come "inconferenti", per usare uno dei loro termini preferiti.

    Per farla breve un processo non è un congresso di biologia.

    Ciò non toglie che le tue obiezioni siano validissime, il vero problema è riuscire a farle entrare in maniera efficace nella dinamica processuale.

    RispondiElimina
  29. @Gilberto

    Grazie.
    Solo, alla luce della rinnovata attualità di questi endecasillabi, mi vien fatto di pensare che la parafrasi del primo dovrebbe/potrebbe esser più pregnante.
    Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
    Nullo, perchè...

    Le leggi ci sono, ma in mano a chi, sta la loro applicazione?
    Di nessuno, perchè...

    RispondiElimina
  30. Gilberto,
    hai perfettamente ragione, anche al chiuso sarebbe lo stesso, il rischio di contaminazione dolosa purtroppo oggi è possibile. Per questo la legge andrebbe cambiata.
    E oltre la legge, c'è la mente dell'uomo, ma quella è più difficile cambiarla.

    RispondiElimina
  31. Luca Cheli

    Approfitto della tua risposta per chiarire che i miei post non hanno
    il fine di suggerire alla difesa (di Salvatore o Bossetti) cosa dire o
    come smontare una determinata conclusione scientifica dell'accusa. In
    questo blog, semplicemente condivido con voi in un'italiano molto
    spicciolo cio' che so, ovvero fatti scientifici referenziabili. Che
    poi questi fatti dimostrino, carte e test alla mano, che tante delle
    conclusioni dell'accusa sono scientificamente inaccettabili (e,
    diciamolo, offensive) non sposta la mia posizione di oggettivita'.

    Non ho mai ritenuto Salvatore innocente per un personale "gut
    feeling"; ne' penso che Bossetti non c'entri nulla con Yara per via
    dei suoi occhioni blu. Da una parte Sg, foto della perizia Bruno,
    assenza di caffeina nei capelli e tempi di algor e rigor post
    dissanguamento, tanto per nominare i fatti piu' salienti, raccontano
    tempi di decesso di gran lunga piu' vicini al momento del ritrovamento
    del corpo. Dall'altra, l'impossibilita' di accertare l'origine
    biologica della traccia, l'assenza di markers, i tempi del DNA
    profiling da traccia esposta ad acqua e altri elementi outdoors, la
    presenza di fibre sulle ferite e la distribuzione sul corpo dei
    processi decompositivi, raccontano una storia molto diversa sulla
    conservazione del cadavere.

    Per via di un paio di specchietti per allodole ben collocati, ci ho
    messo del tempo a capire le dinamiche dell'omicidio Rea. Nel caso
    Gambirasio, nonostante l'incongruenza rispetto ai fatti cosi' come
    esposti dall'accusa, ne' l'inspiegabile assenza del mtDNA di Bossetti,
    ne' i tempi di persistenza del DNA outdoors, ne' l'inaudita
    impossibilita' di accertare l'origine biologica delle due tracce, mi
    hanno detto molto. E' stata proprio la traccia stessa sugli slip nella
    sua interezza (anzi, permettimi, INTEREZZA) a fornirmi la scintilla,
    confermata poi dall'anomala traccia della Brena.

    Non intendo parlare di come credo siano andate le cose per la povera
    Melania, ne' rivelare le mie conclusioni sul caso Gambirasio. Intendo
    parlare di fatti, quei fatti dai quali nessuno puo' prescindere,
    nemmeno un giudice che di scienze non si intenda, proprio perche'
    accertati in ambito scientifico imparziale e internazionalmente
    riconosciuto.

    Non mi intendo di dinamiche processuali e mi fido, fino a prova
    contraria, di cio' che in molti scrivete sul blog. Un giudice che non
    si intenda di scienze probabilmente si fida del procuratore, o come si
    chiami l'accusa in Italia, per la spiegazione delle prove scientifiche
    a supporto del processo

    Scrivi:
    "...è comunque più probabile che i giudici si facciano impressionare e
    convincere da concetti diretti ed apparentemente dotati di logica
    inattaccabile (il DNA nucleare è l'unico che identifica, il
    mitocondriale è un surplus, che origine abbia non importa, sarà
    sopravvissuto 90 giorni per intercessione della Madonna, ma quel che
    conta è che identifica Bossetti, il quale non aveva spiegazione
    innocente per quel DNA, ergo Bossetti è colpevole), piuttosto che si
    facciano prendere dai dubbi per via di incongruenze scientifiche del
    reperto, che giudicheranno come "inconferenti", per usare uno dei loro
    termini preferiti."

    continua...

    RispondiElimina
  32. Se realmente i giudici italiani non hanno imparato niente dall'errore
    commesso dai loro colleghi ai danni di Galileo e continuano a negare
    le verita' scientifiche facendosi ancora scudo di equilibrismi
    pseudo-scientifici di bassa lega, allora la terra e' piatta, al centro
    dell'universo e decorata con stelline sul soffitto, e io alzo le mani.
    Cio' nonostante, le incongruenze del caso Gambirasio restano e sono
    state testate e provate in ambito scientifico oggettivo ed
    indipendente dal caso stesso. E dato che in scienze alle referenze si
    risponde con altrettante referenze, almeno in altri paesi se chiunque
    della difesa riuscisse a portare dati incontestabili al processo,
    toccherebbe poi all'accusa dover provare nuovamente le proprie tesi
    con altrettante prove e referenze.

    Comunque sia, parentesi chiusa su questioni giuridiche che non
    conosco. Io continuero' a postare non tanto per chi scrive su questo
    blog, persone tutte colte ed informate sui fatti LIBERE di farsi una
    propria opinione, ma per chi legge e non scrive. Penso a quelle
    persone che si intendono di altro e che magari non riuscirebbero a
    trovare i nessi tra le varie discordanze forensi, o che magari non
    parlano bene l'inglese e non leggerebbeto mai certi articoli
    specifici. E poi penso agli altri, compresi giornalisti, amici,
    hackers, assassini...

    Annika

    RispondiElimina
  33. @ Pino

    Grazie della tua comprensione!

    La domanda credo sia una delle prime che dovremmo porci, oltre a quelle sui fatti specifici del processo. Io spero che oltre alle due risposte possibili che ho dato ve ne sia una terza che mi sfugge e sia più tranquillizzante...

    @ Annika e Biologo

    Ovviamente, negli ultimi scambi, avete ragionato su piani diversi: l'una sul piano stretto delle evidenze scientifiche, l'altro sul piano delle convenienze processuali. Dico ad Annika che certe "eredità culturali" sono dure da passare e quelle della Santa Inquisizione è una di queste (con tutto il corollario di una mentalità cavillosa e antiscientifica). Poi mettici di mezzo decenni di fascismo e comunismo e la frittata è fatta!

    Infine mi permetto di chiedere ad entrambi, se volete rispondere naturalmente, cosa ne pensate del dr. Portera, il consulente scientifico della parte civile (quella che rappresenta la famiglia della vittima)?
    Si dice sia stato lui ad insistere durante le indagini per fare ulteriori accertamenti sul DNA perché aveva molti dubbi, poi quando è venuta fuori l'incongruenza del mtDNA si è praticamente appiattito sulle posizioni della pubblica accusa e dunque immagino sulla linea scelta dagli avvocati di parte civile.

    Grazie a entrambi per i validissimi contributi!

    RispondiElimina
  34. Annika,
    Che dire...hai piena ragione. Possiamo solo ringraziarti!!
    Ci sarebbero moltissime ragioni per seguire la strada che indichi . Ma purtroppo credo che Biologo abbia detto cose sensate conoscendo i metodi italiani. Sicuramente ,qualora l'imputato non venisse assolto,Salvagni&Co. dovranno mettere in campo altre scelte. Comunque Salvagni, pubblicamente aveva lanciato un appello a chiuque avesse qualcosa da aggiugere alla causa,indice di mente aperta e possibilista,nutro perciò il pensiero che quanto andrai postando sarà solo che d'aiuto nelle scelte future. È brutto detto così,assodato che non c'è una prova forense sul piatto.
    Ciao e millissime grazie !

    RispondiElimina
  35. @Biologo
    Hai scritto: "Proprio per questo è fondamentale mettere in dubbio l'unico indizio identificativo in quella situazione non controllata, l'unico indizio che offre una lettura per le ipotesi dell'accusa: quel misterioso profilo del DNA di Massimo Bossetti."
    Sono daccordo,ma mi sembra che la difesa l'abbia fatto. Allora mi chiedo: cosa
    potrebbe fare di più? Mi rispondo che l'unico modo per risolvere la questione
    sarebbe andarci giù duri e chiedere un'analisi per stabilire se quella traccia sia stata volutamente creata in laboratorio. Ma,a parte il rischio enorme, dal punto di vista processuale,sarebbe ancora possibile farlo, non avendo più il reperto?
    Scusami comunque se la mia domanda era stata già posta e se mi è sfuggita l'eventuale spiegazione.

    @Annika
    "Penso a quelle persone che si intendono di altro e che magari non riuscirebbero a trovare i nessi tra le varie discordanze forensi, o che magari non parlano bene l'inglese e non leggerebbeto mai certi articoli
    specifici."
    Sono io!!! Per questo ti ringrazio moltissimo!
    Come ringrazio Biologo, TommyS, Luca Cheli e tutti quelli che ci aiutano a capire, con pazienza e generosità.

    RispondiElimina
  36. @Annika

    -scrive: Muovi pure tutte le critiche che vuoi. Per farlo pero' non ti basta tentare di smontare cio' che scrivo appigliandoti a cavilli fuori contesto.

    I miei sarebbero cavilli fuori contesto?
    Nei commenti precedenti ti ho fatto notare che proprio tu vuoi sostenere l'impossibilità della permanenza della traccia sul corpo con pubblicazioni che si riferiscono alla permanenza del DNA su degli infissi laccati!

    Cosa dovrebbero fare gli avvocati del Bossetti, chiedere alla Corte un'assoluzione in base ad una pubblicazione sugli infissi? I consulenti dell'accusa rispedirebbero facilmente le osservazioni al mittente.

    Quella traccia rilevata sul corpo non è di Massimo Bossetti, lo dimostra chiaramente il DNA mitocondriale, perché la difesa dovrebbe esporsi a rischiose complicazioni quando a non essere per nulla convincenti sono proprio i consulenti dell'accusa nel momento in cui si fa cenno alle questioni che riguardano i profili del DNA mitocondriale?



    -scrive: Per ribattere ad una serie di fatti scientifici appurati e comprovati devi controreferenziare la tua discussione punto per punto.

    Cosa dovrei "controreferenziare", il tempo di permanenza del materiale genetico sugli infissi e sulle borse in acrilico? Non metto affatto in discussione le pubblicazioni a cui fai riferimento, ma non si può certo dire che siano attinenti al caso in questione.



    -scrive: Altrimenti, non fai altro che descrivere scenari immaginari frutti della tua fantasia e privi di qualunque base o prova scientifica.

    La fantasia la lascio volentieri ai colpevolisti e agli innocentisti complottisti; mi limito ad osservare delle incongruenze in ciò che affermi, non mi puoi accusare di fantasticare solo perché le ho fatte notare.



    -scrive: Trova una pubblicazione sugli esiti di test sulla persistenza di fibre su pelle o su carcassa incastrate tra i lembi di una ferita coperta da parziale coagulazione a 95 giorni dal deposito in ambiente esterno.

    Ambiente esterno è vero, ma il corpo era vestito.
    Di certo non c'è bisogno di pubblicazioni scientifiche per sostenere che delle fibre rimaste in una ferita poi ricoperta con dei vestiti possono permanere a lungo insieme al corpo. Anzi questa spiegazione è anche coerente con quanto osservato dalla dott.ssa Ranalletta quando ha fatto notare che non c'è corrispondenza esatta tra i tagli sui vestiti e la parte anatomica sottostante.

    Inoltre la difesa sembra aver dimostrato che le fibre presentano caratteristiche diverse da quelle del furgone del Bossetti, tanto meglio! Se avessero tentato di cavarsela cercando di spiegare che tutte le fibre volano via o vengono lavate via entro 90 giorni, come tu suggerisci, si può esser certi che l'accusa avrebbe avuto modo di sostenere che le fibre si sono mantenute sul corpo proprio grazie ai vestiti che lo ricoprivano.

    [...] continua

    RispondiElimina
  37. [...] continua

    -scrive: Trova una pubblicazione, una qualunque, che provi la possibilita' che un profilo genetico possa essere rilevato da DNA presente all'interno di una traccia la cui natura biologica abbia testato negativa ad una serie ripetuta di test accertativi.

    Non puoi sostenere un fatto e poi chiedere a me di mostrare prove che dimostrano il contrario.
    Inoltre, dire che la negatività ad un test presuntivo invalida automaticamente il test del DNA sullo stesso campione non corrisponde al vero:

    Evidence examiners should also consider that a variety of circumstances, such as washing, rain, heat, and time, may reduce the concentration of blood in the sample, with small amounts of contaminant being sufficient to give rise to a false negative in the presumptive test. Examiners may, therefore, encounter stains that look like blood, but these stains would not be recognized as such in a presumptive test. This would give rise to a false negative in an otherwise reliable presumptive test, with the result that important evidence may be lost.

    The frequency with which contamination-related problems are encountered is unknown, but such problems do exist. Therefore, it is impossible to enumerate the specific circumstances in which special care should be taken to avoid such problems. As we noted in the introduction, the important point is that presumptive tests performed on a bloodstain may give rise to a negative result, thereby truncating subsequent tests.


    https://www2.fbi.gov/hq/lab/fsc/backissu/july1999/ponce.htm

    Dove per "contaminant", se leggi il resto della pubblicazione, viene espresso chiaramente che si intendono agenti riducenti.



    -scrive: Infine, posta per tutti gli utenti del blog una pubblicazione sulla persistenza del DNA su elastico

    Sul punto ti ho già risposto in altri commenti facendoti notare che il tessuto a coste del polsino della giacca ha una trama spessa e complessa in cui un campione biologico può insinuarsi e rimanere intrappolato con relativo DNA, non c'è bisogno di chiamare in causa dipole-dipole o altri legami chimici specifici al legame con le fibre della sola molecola di DNA.

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  38. @andres

    -scrive: Ma,a parte il rischio enorme, dal punto di vista processuale,sarebbe ancora possibile farlo, non avendo più il reperto?

    Se non c'è più il reperto non c'è più nulla da fare.


    @Dan F.

    -scrive: Infine mi permetto di chiedere ad entrambi, se volete rispondere naturalmente, cosa ne pensate del dr. Portera, il consulente scientifico della parte civile (quella che rappresenta la famiglia della vittima)? Si dice sia stato lui ad insistere durante le indagini per fare ulteriori accertamenti sul DNA perché aveva molti dubbi, poi quando è venuta fuori l'incongruenza del mtDNA si è praticamente appiattito sulle posizioni della pubblica accusa e dunque immagino sulla linea scelta dagli avvocati di parte civile.

    Il consulente di una parte non è tenuto a fare gli interessi anche della parte avversa.

    Poi non dimentichiamo che la colpevolezza di Massimo Bossetti si sta tentando di dimostrarla anche in base ad elementi che non sono soltanto le analisi del DNA.
    Se in base a questi altri elementi (furgone, celle telefoniche, intercettazioni in carcere, ecc.) il dott. Portera si è convinto sinceramente della colpevolezza del Bossetti non è che gliene posso fare una colpa solo perché a me tutti questi indizi non convincono affatto.

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  39. @Biologo
    Ecco, appunto. E allora di che stiamo a parlare? Se, come pare, non è rimasto niente da poter analizzare,nessuna indagine è più possibile.Dobbiamo credere a quel che dice l'accusa per fede? Se Bossetti venisse condannato sulla base di
    analisi non verificabili,sarebbe un precedente pericolosissimo.
    Oppure non è vero che non è rimasto niente? C'è qualcuno che ne sa qualcosa?

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  40. Se avessero autorizzato una perizia collegiale avremmo saputo se c'è ancora qualcosa o meno.

    Così come stiamo si va ad impressioni: quella esaurita dovrebbe essere la 31G20 ma, apparentemente non le altre.

    Tuttavia fino al giorno in cui un perito nominato dal tribunale non si presenta al RIS o a chi per loro con un habeas corpus della Corte per il DNA, potremo solo fare ragionevoli supposizioni.

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  41. Grazie Luca per la risposta, ma quella di cui parliamo e che è il fulcro della diatriba (dna nucleare senza mito, attribuito a Bossetti, con mito di un altro soggetto sconosciuto ) è proprio la 31G20.
    Alla fine, mi sembra di capire che non c'è certezza , ovviamente per noi, che la traccia sia effettivamente esaurita.
    Ed è possibile che le altre, non siano state mai analizzate?

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  42. Nell'intervista di Radio Padana Libera a Marzio Capra di cui al link riportato, Marzio Capra afferma che non esiste più' il reperto originale ma solo una provetta in cui e' contenuto il materiale estratto

    il link e' il seguente e l'intervista a Capra inizia al min. 47

    https://www.youtube.com/watch?v=05BxeVlcFYQ

    Alex

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  43. Alex, grazie.
    Perfetto! Famo a fidasse, allora.

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  44. andres
    Credo che il punto sia un'altro. L'accusa non intende,è sorda.Primo.
    Secondo,non sono disposti confrontarsi con la difesa.
    Terzo, si gioca a carte coperte,quindi, è -plausibile- (diamo una possibilità) che fosse una minuscola contaminazione,
    Biologo l'ha espresso più volte : come è possibile che su di un corpo alto 1,50/1,60(sparo a casaccio,potrebbe essere una altezza media di una 13enne),struttura fisica importante (Yara non era esile nè mingherlina) ferita in 8/9 parti: torace collo ascella schiena glutei e gambe ci fosse proprio negli slip 3 punti di spillo che il luminol non ha rilevato ( cadavere contaminato da escrementi e dna animali, di cui si sono cibati,cruda realtà. Mi ricorda tanto una strana traccia su pedali ) guardacaso prorio sulle mutandine e guardacaso queste 3 minuscole tracce sarebbero cadute sopra altre 3 ,ancor più minusculosissime tracce riconducibili a un soggetto ROa.
    Qundi,su un tot di superfice libera del cadavere,proprio lì dovevano finire!
    Quante provabilità si potrebbero mettere in conto affinchè si riuscisse centrare proprio quelle ?
    Il materiale di quelle tracce era di già -a loro dire -esiguo- benchè al Bossetti negli interrogatori dicessero : " ...ce n'era tanto , ma proprio tanto..."
    Ce n'era talmente tanto da fare 4 amplificazioni e puff non c'era più.

    La cosa strana assai è che non vogliono nemmeno fare vedere alla difesa i reperti : perchè ? Se tutto è stato fatto in buona fede,perchè non è stato videoregistrato?
    Perchè non sono stati tenuti dei vetrini?
    Perchè i biologi o genetisti (Staiti e Gentile) non hanno preservato una percentuale per il contradditorio,consapevoli che così vuole la legge per far addivenire una traccia, prova forense?
    Se la corte sarà obiettiva, se non sarà strattonata di quà o di là (come nel caso Sollecito,Stasi e altri) , non avendo nessuna prova forense in mano, non avendo certezza che Bossetti stava in quel campo,non avrebbe motivo nemmeno di porsi tante domande,le prove non ci sono, Bossetti assolto. Punto.

    O sono concordanti gli indizi?
    Bossetti,nel contradditorio, ne è uscito immischiato in questa brutta storia?
    Parrebbe di no,eppure è stato creato un mostro,perchè?.
    Il suo autocarro era in via dell'Aeronautica alle 17 e 15/20?
    Ammesso fosse il suo,e non concesso in quanto non si è voluto periziare,dando quindi per suo quel veicolo,ancora manca 1' ora e 20" affinchè sparisca Yara,dov'è stato in tutto quel tempo? Assodato che non c'è un testimone ,dico uno,l'abbia notato davanti la palestra ? Le celle anche avessero fornito testimonianza che stava a Brembate,possono dire che era anche a Chignolo e che è lui l'omicida ?


    Io mi auguro vivamente non si condanni in questo modo.

    Colgo l'occassione per complimentarmi con Massimo Prati,al solito,semplicemente fantastico.

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  45. Dudù

    La traccia 31g20 non esiste, non è mai esistita, per estrarre un DNA leggibile da una traccia di sangue questa deve essere visibile a occhio nudo, si può quantificare la dimensione della traccia, sono calcoli che sono stati già fatti; se poi quella traccia era mista, con la componente minoritaria pari al venti per cento, la traccia nella sua totalità doveva essere ben visibile, invece di quella traccia non c'è un'immagine, nella foto degli slip non c'è nessuna macchiolina nella zona 31g20, basta osservarla; quella traccia da cui hanno estratto il DNA di Ignoto1 è un falso creato in laboratorio, citando Gilberto si può dire che esiste il referto ma il reperto 31g20 non esiste, anzi non è mai esistito, quel DNA proviene da altra fonte.

    RispondiElimina
  46. Paolo A Ne sono
    Sempre più convinta anch'io.
    Stò guardando QG , poco fà il general Garofano ha fatto una affermazione da accapponare la pelle. Si è espresso sul caso Bonino,l'infermiera di Piombino,asserendo che oggi lui si trova fare cinsulenze di parte. Ebbene,lui, non Nuzzi o chi per esso, ha ammesso che si crede che venga arrestato un indivuido perchè ci sono le prove però da quando fà le consulenze di parte,ha - scoperto (!!!) - che non sempre è così !
    D'altronde verrebbe da dire, se vuole lavorare un colpo al cerchio e una alla botte deve dare !
    E allora come non vedere quanto soldi e potere di alcuni fà guardare al bicchiere mezzo vuoto!
    Parleranno di Bossetti ora,chissà se c'è l'avv Salvagni, lo guardo.

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  47. @Dudù @ Paolo A
    Ne sono convinta anch'io. e allora a) Bossetti viene assolto perchè non si riterrà
    valida la prova per il Dna anomalo, per l'impossibilità di riesaminare il reperto,
    eccetera oppure b) viene condannato. A questo punto cosa potranno fare gli avvocati? Come potrebbero dimostrare che quel dna non esiste ed è stato creato in laboratorio, se non c'è niente da esaminare? Non potranno certo dire che è sintetico! Come potrebbero dire una cosa del genere, muovendo un'accusa terribile verso Procura e Ris, senza poterlo provare? Hanno le mani legate. E si spiega la cautela usata dalla difesa.
    Ma nel caso "a", Bossetti sarebbe libero, finalmente, ma a che prezzo? Per la maggior parte delle persone resterebbe un mostro che non si è riusciti a condannare.

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  48. andres
    C'è molta più gente che ragiona di quel che pensi. Non guardando certe pagine colpevoliste che nascono su ogni omicidio, ci sono fake con ben altri scopi.
    Anche Bergamonews si è interrogato ,ha scritto che forse non si saprà mai la verità, l'avevo postato.
    Ieri sera, servizio QG,Sturlese Tosi è andato alla ricerca di scoprire come faceva la procura avere in mano le lettere poi acquisite. In buona sostanza sembrerebbe che Bossetti e la signora Luigina era da un pò che si scrivevano,in una lettera avrebbe manifestato la voglia di togliersi la vita,la signora preoccupata ha avvisato una guardia, sarebbe poi nato un controllo e da lì la conoscenza dei contenuti delle lettere. Apparentemente questa la story. IlLegalmente acquisite. Materiale illegale finito dentro il processo.
    Ma se guardi il servizio ed il contenuto di quelle lettere emerge quello che un pò tutti qui sospettiamo, una persona semplice e in buona sostanza ingenua che nei rapporti epistolari "vuota il sacco" e tutto si può pensare tranne che sia lui il colpevole. Verrebbe quasi di dire: ecco perchè è stato scelto lui !
    Meluzzi ha preso le difese a spada tratta, i rapporti epistolari sono prettamente privati,serve un'ordinanza di un giudice per poterle leggere,esprimendo che se nessuno si rivolgerà alla corte dei diritti europea, lo farà lui. Forse è un bene siano state rese pubbliche,emerge un imputato intonso,e Salvagni ha fatto benissimo farle acquisire tutte.
    Le prove o ci sono o non ci sono.
    Anche il caso di Venezia/Mestre ha dimostrato che è stata condannata una persona erroneamente a ben 23 anni di carcere.

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  49. Ma è corretto che le lettere del sig. Bossetti vengano diffuse su Facebook? Non mi riferisco a Giallo, ci sono altre pagine in cui gente che ha corrispondenza con lui pubblica a destra e manca, ma il permesso c'è?

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  50. Per andres

    Il processo penale è caratterizzato da un'asimmetria strutturale: l'accusa deve provare oltre ogni ragionevole dubbio la colpevolezza dell'imputato, cioè se dovesse sorgere un dubbio, anche minimo, la corte dovrebbe assolvere l'imputato; la posizione della difesa è diversa, nel processo deve porre in evidenza che c'è o meglio, che ci sia almeno un ragionevole dubbio sulla colpevolezza dell'assistito.

    Teoricamente la questione colpevolezza o innocenza si gioca su questo terreno, ora nel caso in questione questi ragionevoli dubbi sollevati dalla difesa esistono o no.
    Per me di dubbi ne esistono e sono anche molti, sono dubbi che riguardano le modalità del rapimento, per esempio nessuno ha visto Yara salire sul furgone di Bossetti, non risulta che Yara conoscesse Bossetti, è strano che non vi siano contatti telefonici tra i due anche indiretti tra conoscenze comuni, c'è una testimonianza di una donna che dice di avere visto Bossetti insieme ad Yara un giorno di settembre, ma è una testimonianza molto dubbia, comunque la sera nessuno ha visto Yara in compagna di Bossetti o sul suo furgone e questo è un ragionevole dubbio si o no.
    Di dubbi ve ne sono molti, tralascio tutti quelli che non riguardano la cosiddetta prova regina su cui molti hanno posto lo sguardo e non riescono a distoglierlo, ma anche su questa prova esistono dei dubbi o anche solo uno che sia ragionevole, per me si, esistono dei dubbi più che ragionevoli, elenco alcuni di quelli macroscopici: perché il DNA di Ester Arzuffi non ha fatto match con quello di Ignoto1 ne 2012, non venite a raccontarmi che è stato inviato a Giardina per l'esame del DNA mitocondriale quando nel documento della Polizia inviato alla Procura è chiaramente indicato che si seguivano due direttrici, una relativa al DNA nucleare eseguito dalla Polizia e dai RIS, mentre quella sul DNA mitocondriale prendeva la direzione di Tor Vergata. Perché nella traccia 31g20 non c'è il DNA mitocondriale di Bossetti, ma quello di un altro individuo, quando sappiamo che il DNA mitocondriale ha una resistenza e persistenza molto maggiore di quello nucleare.

    Come vedi Andreas, dubbi ragionevoli ce ne sono e questi sono alcuni, la corte se vorrà avrà di che appigliarsi per un'eventuale assoluzione, non ho dubbi, il problema però è se avrà la forza di applicare il diritto oppure soccomberà di fronte a pressioni istituzionali, mediatiche, corporative; la mia paura è che la sentenza sarà condizionata da queste interferenze più che dagli elementi emersi durante il processo.

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  51. Come non condividere i vostri ultimi.
    La difesa, già quando prese l'incarico, era a conoscenza delle difficoltà per difenderlo ancor più con quelle modalità predefinite, gli interessi corporativi hanno un peso ciclopico su tutto, cosa potrebbero fare rimpallare l'uno all'altro?
    Non lo faranno sicuro, per cui continueranno a coprirsi le spalle.
    Materiale per smontare l'accusa c'è se li faranno parlare e vorranno ascoltarli, altrimenti rimane la corte europea, lo scrissi anche tempo fa, e bene ha fatto a dirlo Meluzzi che in sede mediatica un peso cel'ha.
    A noi non resta che continuare a esprimere ed evidenziare tutto quello che gira al contrario.
    Comunque una bella pubblicità all'estero di come funziona qui sarebbe opportuna.
    OT, come riferimento all'estero.
    Amanda Knox, quando mai un cittadino americano è stato giudicato colpevole fuori confini stelle e strisce? Gli USA se li prendono e li processano loro.
    Difatti fecero accuse su come si era lavorato in quella stanza, se dietro non ci fossero stati gli States... comunque c'era il Guedè pronto da incriminare...
    Anche in quel caso, la cui conclusione mi stupì, furono due i "colpevoli": la mezzosangue Kercher e il puro sangue Guedé, colpevoli di aver utilizzato il gabinetto e fatto sesso estremo.




    E sempre di sesso si parla negli omicidi strani.

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  52. @TommyS :
    "Su questo credo valesse la pena spingere anche se implicitamente con la seconda ipotesi la difesa si sarebbe messa nuovamente nell'imbuto del sospetto di un DNA sintetico difficilmente provabile in assenza di materiale originale da testare (ma guarda caso, come con Parolisi il RIS di Roma distrusse i reperti dopo le analisi, per Bossetti si è partiti da abbondante materiale biologico per arrivare, ancor prima di Previderè, ad averlo esaurito tutto).
    5 maggio 2016 17:00:00 CEST"

    In questo caso anche il nostro ordinamento prevede che la prova venga ritenuta nulla, non utilizzabile.
    L'anomalia è che da noi il codice venga applicato "alla come ci conviene" :(

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  53. Norad,
    sei sicura che il codice preveda questo? Non è ciò che leggo in certi siti colpevolisti. Secondo quelli invece è tutto regolare. Accertamento senza avvisare la controparte, OK perché all'epoca non c'era nessuna controparte (?), esaurimento dei reperti, tutto va ben madama la marchesa.
    Rimpiango di non aver studiato giurisprudenza, certe volte (ma solo raramente).

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  54. @Nautilina, credo proprio di essere sicura :)

    Ma per esempio a Stasi distrussero l'hard disk del computer che avrebbe potuto dar prova della sua presenza a casa propria e hanno fatto finta di niente.

    Brodo Knorr :)))

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  55. Paolo A

    Una traccia molto piccola puo' anche non essere visibile ad occhio
    nudo. Parliamo di nanogrammi, naturalmente. Fatto sta che, per
    permettere al RIS molteplici test, la traccia specifica doveva
    misurare molto di piu' di una manciata di nanogrammi. Per questo e per
    via delle tante inspiegabili incongruenze scientifiche da me discusse
    in post precedenti, tendo anch'io ad essere d'accordo con te. Quella
    traccia e' tanto autentica quanto una moneta di cioccolato, anzi
    ancora meglio, quanto i filmati delle telecamere.

    Mai dimenticare le pacche sulle spalle tra gli hackers di big brother.

    RispondiElimina
  56. @ Biologo

    Su Portera: tolto il DNA tu ritieni veramente che una persona intelligente possa convincersi della colpevolezza di Bossetti sulla base degli altri indizi che restano? I quali, tolto il DNA, non sono più nulla?
    Resta il DNA: tu credi che Portera "creda veramente" in quel DNA?

    So che è una domanda difficile ma ritengo vada fatta. Portera non mi pare sia l'ultimo arrivato e se lui ci crede perché non noi? Se non ci crede allora recita una parte: ma è possibile che lui sostenga una parte, che è anche quella dei genitori della vittima, non credendo nell'unica vera prova? Tolta la quale contro Bossetti non resta praticamente più nulla?
    Spero di spiegarmi...

    Io mi sono sempre chiesto in questi mesi: è possibile che almeno una parte degli inquirenti e la stessa parte civile, Portera compreso, ritengano Bossetti coinvolto nell'omicidio di Yara nonostante quel DNA ed il poco valore degli altri indizi? Cioè lo ritengano colpevole sulla base di qualcosa che non è mai uscito in tribunale perché magari non sarebbe ammesso come prova? O qualcosa del genere?

    Lungi da me voler fare il complottista ma vi sono casi in cui, ad esempio, non puoi o non vuoi citare certi testimoni o addurre alcune prove. E allora ti "arrangi"...



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  57. @Dan F.

    -scrive: Su Portera: tolto il DNA tu ritieni veramente che una persona intelligente possa convincersi della colpevolezza di Bossetti sulla base degli altri indizi che restano? I quali, tolto il DNA, non sono più nulla?
    Resta il DNA: tu credi che Portera "creda veramente" in quel DNA?


    Non ho motivo di pensare che il dott. Portera sia in malafede.

    Per via della posizione che occupa in questo contesto e date le sue competenze, l'unico fatto che gli viene richiesto di approfondire con spirito critico è la questione del DNA; sulle intercettazioni, i furgoni, e le celle telefoniche potrebbe essersi semplicemente fidato del giudizio degli altri tecnici che ritengono colpevole Massimo Bossetti.

    RispondiElimina
  58. @ Biologo

    Lo "spirito critico" di Portera non ha messo in discussione la validità di quel DNA (a quanto ne so): perché? Perché ha indotto la colpevolezza di Bossetti dal giudizio dei tecnici sugli altri indizi e quindi da questo ha dedotto che il DNA deve essere proprio il suo? Quindi non avrebbe valutato il DNA in quanto tale ma solo in dipendenza dal giudizio di altri su altre e diverse prove?
    Questo ti sembra normale? Non credo.

    Quindi deve aver concluso che quel DNA è valido in sé, è una prova che non ha reali anomalie. Questo però ci fa tornare all'inizio: perché un tecnico come lui ritiene quel DNA valido in sé? Perché ci crede veramente o per altri motivi, che non sono il parere dei tecnici sugli altri indizi?

    Neanch'io penso che Portera sia in malafede.

    RispondiElimina
  59. Annika
    Quello che ho scritto sulla visibilità della macchia di sangue non me lo sono inventato, è una cosa che ho letto da qualche parte, forse anche nella perizia Stasi-Poggi;
    Il fatto è che se solo i globuli bianchi hanno il DNA, per ottenere una traccia leggibile di DNA occorrono circa 20 cellule, a 20 globuli bianchi corrispondono tot globuli rossi, quel tot di globuli rossi corrisponde a una quantità di sangue in millilitri cubici, che versata su una superfice è all'incirca grande come una punta di spillo, molto piccola ma comunque visibile.
    Però nel caso della traccia 31g20 si parla di traccia mista con percentuali di apporto del 20% per la componente minoritaria, quindi la traccia doveva essere grande cinque volte la traccia minima e quindi ben visibile.
    Il ragionamento sopra esposto è ovviamente solo teorico, non tiene conto di eventuali degradazioni o altro, diciamo che probabilmente un risultato di questo genere è ottenibile in condizioni controllate di laboratorio, in altre condizioni la macchia avrebbe dovuto essere ben più grande, quindi la questione della traccia 31g20 è piuttosto strana anche da questo punto di vista.
    Chi ha conoscenze di biologia più approfondite può facilmente fare i calcoli, magari potrebbe farli e pubblicarli e verificare se quello che ho scritto corrisponde al vero o meno.

    RispondiElimina
  60. Dan F
    Ci sono misteri insondabili nella mente umana che mai saranno svelati. :D
    Diciamo che, a parte i misteri, esistono tante spiegazioni alternative 'terra terra': solidarietà ai colleghi, spontanea o richiesta fedeltà alle determinazioni del PM, valutazione personale errata...Ma si può sempre sbagliare senza essere in malafede o poco preparati.
    Sbagli poi ne fanno anche i cervelloni e i luminari.
    Portera ha fiducia in quel DNA, Capra no. Non mi pare sia la prima e l'unica disputa fra scienziati che la pensano in modo diametralmente opposto sullo stesso argomento.

    RispondiElimina
  61. @ Nautilina

    Mi chiedo cosa affermerebbero Capra e Portera a parti inverse.

    Certo ogni processo è "un gioco delle parti" ma alcuni punti dovrebbero essere eguali per tutti (come la legge di gravità diciamo): evidentemente la genetica forense è tutt'altro che una scienza di certezze (ma Annika cosa ne direbbe?).

    RispondiElimina
  62. Capra a parti inverse ha già dimostrato come si comporterebbe: nella sua deposizione ha criticato tutta la Procura TRANNE la Cattaneo visto che con lei deve collaborare per il caso della fonderia di Marcheno.

    RispondiElimina
  63. E allora?
    Ti dà fastidio che si critichi la Procura?
    E che è infallibile come il Papa? ( Che poi tanto infallibile manco è).

    RispondiElimina
  64. A qualcuno da fastidio che si critichi Capra solo perchè IN QUESTO CASO lavora per la difesa del sig. Bossetti?
    Io ho solo detto quello che ho sentito, tranqui tutti :D

    RispondiElimina
  65. Tranqui tu,
    noi siamo strapacifici, difatti lasciamo aperte tutte le porte prima di dichiarare colpevole qualcuno, non stiamo lì passivamente a fare monumenti di colpevolezza su prove-indizi-passaggi-cani col raffreddore-corna ereditarie presenti e future...
    Però siamo curiosi...


    RispondiElimina
  66. @dan.f
    Capra e Portera, a parti inverse, direbbero esattamente il contrario di ciò che stanno dicendo ora. I periti dicono ciò che aggrada al committente. In proporzione al compenso che ricevono. Tutti.

    RispondiElimina
  67. Paolo A

    Sono d'accordo con te. A mio parere, la traccia che inchioda Bossetti
    e' una non traccia, mai esistita. Il fatto in se' che fosse non
    visibile potrebbe essere uno dei fattori determinanti, e ne ho anche
    altri in mente. Penso ai tempi di rilevabilita' di un profilo da
    traccia esposta ad elementi - Raymonds non e' l'unica ad aver
    pubblicato in merito; penso alla persistenza dei fluidi organici su
    fibra inorganica; annovererei anche l'assenza di mtDNA contro il nDNA
    e il fatto che il profilo fosse misto con quello invece completo di
    una tredicenne (nella scala dei valori dei DNA shedders, i teenagers
    sono quelli piu' in basso); e, per me cio' che realmente lancia
    segnali di allarme consiste nel non essere riusciti a determinare la
    natura del fluido biologico di provenienza ne' del profilo di Yara,
    ne' di quello di Bossetti... e questo puzza di marcio.

    Mi sono chiesta per tanto tempo il motivo per cui una traccia talmente
    ambigua e cosi' ovviamente falsa fosse anche tanto sbandierata ed
    ostentata. Poi ho ripensato a quanto ho appena scritto nel paragrafo
    precedente, ho guardato il tutto da un'angolazione differente, e la
    traccia NELLA SUA INTEREZZA ha assunto connotati ben diversi dalla
    mera denotazione attribuitale al processo.

    Ci sarebbe poi l'altro DNA, quello di Silvia Brena, che ho notato
    alcuni cercano di nascondere sotto il tappeto e di cui non tutti
    sembrano voler parlare anche qui sul blog, come se non contasse. Un
    DNA che, analizzato per quello che realmente e', o meglio non e',
    aprirebbe una Pandora's box che a quanto pare non va toccata. Un DNA,
    ha scritto un nuovo utente sull'altro thread, apparentemente di
    "dimensioni industriali". Ora, fermo restando che il DNA epiteliale e'
    sempre di dimensioni di rilascio scarsissime (il DNA epiteliale
    comprende touch, muco e vomito) e sempre di persistenza
    insignificante, l'unica possibilita' reale che una traccia ha per
    misurare un po' piu' di qualche misero nanogrammo consiste nella
    provenienza da liquido biologico, ovvero sangue, sperma, urina, saliva
    e liquido vaginale. Escludendo lo sperma per via del gender, cosa mai
    poteva fare uno degli altri 4 potenziali candidati (sangue? saliva?
    urina? addirittura liquido vaginale?) sul polsino di una giacca
    addirittura neanche appartenente a Yara ma da lei indossata
    presumibilmente per 3 mesi consecutivi?

    Non e' che forse il corpo di Chignolo non presentava alcun DNA al
    momento del ritrovamento, e magari il DNA della Brena e' semplicemente
    servito ad "autenticare" l'altro DNA? E che l'altro DNA aveva
    certamente una sua funzione, forse non troppo ovvia, e che poi le cose
    sono un po' scappate di mano e si e' dovuto tirare fuori un
    co-profiler qualunque?

    RispondiElimina
  68. Dan F

    La genetica forense e' solo una branca delle scienze forensi.

    Le scienze forensi non impongono diktat, ma comunque si basano su
    fatti oggettivi, testati, provati e pubblicati. Ovviamente, le nuove
    scoperte ne ampliano costantemente gli orizzonti, e vi sono alcune
    aree aperte ad interpretazione, il che non toglie nulla
    all'oggettivita' ed imparzialita' della materia. Il fatto che alcuni
    (per fortuna pochi) individui che esercitano in tale professione siano
    poco al corrente con nuove scoperte o nuove tecniche, o che possano
    far assumere agli esiti dei propri test una certa luce piuttosto che
    un'altra, non incide affatto sull'oggettivita' in se' delle scienze
    forensi, ma piuttosto e' indice di mancata integrita' morale o onesta'
    professionale di chi di tali scienze si serve. D'altronde, in ogni
    lavoro e professione, c'e' chi eccelle, chi se la cava e chi fa acqua
    da tutte le parti; chi e' onesto e chi non lo e'. Senza dimenticare
    che anche i migliori a volte possono sbagliare.

    I dati scientifici, pero', indipendentemente da chi li maneggia e chi
    li strombazza, sono e restano quelli che sono. Se in tutto il resto
    del mondo e' provato che la Sg persiste post mortem nel canale
    vaginale massimo 48h TSI, lo stesso accade in Italia, anche se a
    qualcuno proprio non fa comodo che Parolisi sia innocente perche'
    significa raccontare un'altra verita'. E se nel resto del mondo e'
    provato che di una traccia forense autentica e' sempre possibile
    accertare in laboratorio la natura del liquido o materiale biologico,
    lo stesso vale per qualunque presunta traccia, anche su territorio
    italiano, anche su corpo disfatto ed irriconoscibile.

    Annika

    RispondiElimina
  69. @ Annika

    Grazie. Quello che hai detto era quello che mi aspettavo di sentirmi dire e, aggiungo, quello che vorrei sentirmi dire anche da altri esperti, o presunti tali, chiamati a deporre in tribunale. Perché è quello che pensavo e penso io tuttora (anche se approfondendo il caso di cui stiamo parlando mi sono venuti molti dubbi su tante cose, in primis proprio sulle "scienze forensi").

    Quello che mi rende perplesso è come due o più uomini di scienza, ed anche di buon livello (come dovrebbero essere i principali consulenti in questo processo) siano su posizioni molto distanti in merito ad alcuni fatti, che riguardano il DNA in particolare. Capisco l'esigenza di appoggiare una parte ma qui, nel caso di Portera ad esempio, stiamo dalla parte civile, cioè quella che tutela la vittima: che senso avrebbe non evidenziare le anomalie della prova principale? Non le riconosci come tali oppure non lo fai perché ti sei convinto della colpevolezza di Bossetti (o almeno del suo coinvolgimento) per altre vie? Ma quali? Gli altri indizi che senza DNA contano zero? Mah...

    E Capra, difesa, perché non ha mai sollevato obiezioni sulle concentrazioni ottime di DNA dopo gli ipotetici 3 mesi all'aperto sotto pioggia e neve e sopra un corpo in decomposizione? Anzi su questo punto è stato possibilista dicendo che siamo nel campo della "medicina sperimentale"... Mah...

    Le tue ragioni scientifiche, avvallate anche da altri, non sono mai entrate a processo con questa chiarezza (che io sappia almeno). Come mai? Non sono abbastanza fondate? Ma il contrario invece si? La frase più stupefacente tra quelle lette dei testimoni tecnici è stata di un biologo della polizia che, a proposito di DNA e del suo esser problematico, ha affermato: "i casi possibili sono infiniti..."! Già, e tra questi un intervento alieno o divino...

    Capisci che allora uno si chiede se quella forense è scienza o è solo retorica per sostenere una parte, che oggi può essere accusa, domani difesa e dopodomani chissà... Primum vivere dicevano i latini.

    Oppure hanno ragione loro e questa scienza non ha reali fondamenti provati. Il che sarebbe ancora più sconfortante.

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  70. Per quel poco che ne so, quella forense è una scienza relativamente giovane, ma è sempre scienza, quindi si basa su dati oggettivi, validi fino a prova contraria. Poi però ci sono gli uomini, e qui cominciano i dolori!
    A volte gli scienziati riescono a litigare anche di fronte a dati chiari e incontrovertibili, o che dovrebbero essere tali, per il vizietto di tirare la coperta dal proprio lato. Lo fanno anche quando in apparenza non ci sono interessi economici in ballo, per puro gusto di polemica, per vanità o ambizione professionale.
    In un processo, però, gli interessi ci sono eccome: per un esperto si tratta di scegliere in quale campo operare, se favorire la procura e la parte civile o la difesa, e da chi ricevere lauti compensi.
    Per un semplice testimone, è questione di sostenere il proprio operato e l'ente che lo mantiene, mica può darsi la zappa sui piedi.
    Logico che l'obiettività sia un tantino alterata.

    Il punto è che non dovrebbero proprio esistere periti e consulenti di parte, gli unici da ammettere ai processi dovrebbero essere super partes, indipendenti e retribuiti dallo stato.

    E' un sistema da correggere, anche se dubito si possa cambiare in maniera radicale.

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