Saggi-Denunce-Inchieste-Articoli dei lettori

martedì 12 giugno 2012

Don Giorgio Panini, il prete assassino, fra un paio d'anni potrà uscire dal carcere... una giustizia su misura che ognuno vede a modo proprio


Questa triste storia, che ha come protagonista in negativo un ex parroco di Vignola, Comune del modenese, dimostra una volta di più, se mai fosse servita la prova del nove, che i casi insabbiati e non pubblicizzati hanno svolgimenti diversi da quelli reclamizzati nei programmi che si dicono "di intrattenimento". Che i casi trattati in maniera leggera dai media nazionali, poi dimenticati, vivono di una vita a parte e godono di privilegi giudiziari. In ogni modo, sia si enfatizzino le vittime sugli schermi televisivi o sui giornali, tipo Sarah Scazzi e Melania Rea, sia si enfatizzino i "presunti colpevoli", meglio sarebbe il chiamarli indagati, si chiamino questi Sabrina Misseri o Salvatore Parolisi, sia si taccia su chi viene ucciso in modo efferato, sia si tenga l'assassino in una cappa di vetro nascosto all'opinione pubblica, il discorso non cambia in quanto la Giustizia, quella che si vorrebbe uguale per tutti (come scritto nelle aule dei tribunali) in un modo o in un altro perde sempre. Infatti chi viene presentato al pubblico quale autore di un omicidio, continuamente giorno dopo giorno, pur senza prove e senza confessione può restare in galera anche anni in attesa di un verdetto che tarda ad arrivare, chi invece viene colto in flagranza di reato può trovarsi, a soli tre anni dal delitto, nella condizione di essere presto libero.

Un'assurdità che non può avere basi giuridiche logiche ma che, purtroppo, vive e vegeta da secoli nel nostro Stato. Stato che chiamare "di Diritto" pare davvero esagerato. Così capita che chi è stato trovato con la camicia macchiata del sangue di chi molto probabilmente ha stuprato e quasi ucciso, e la ragazza sarebbe morta di certo se il proprietario del Guernica non fosse uscito dal locale per fumarsi una sigaretta, da qualche giorno è ai domiciliari... così capita che Sabrina Misseri da venti mesi sia in carcere in attesa di un verdetto che non arriverà prima di fine anno, che Salvatore Parolisi sia costretto a restare in cella senza poter neppure vedere sua figlia. Così capita che Don Giorgio Panini, ex parroco di Vignola appunto, dopo aver ucciso un uomo ed aver ferito a morte la di lui moglie (ci fu un intervento chirurgico quasi disperato), riuscirà ad essere nuovamente libero, grazie a sconti di pena ed agevolazioni carcerarie, verso il 2015. Mica male per chi, a detta dei Pm (che mi trovano pienamente concorde), ha programmato due omicidi e non è riuscito nell'intento perché ha solo sbagliato l'orario di attuazione del piano.

Ripercorriamo la storia di questa tragedia. Siamo nel 2009, Don Giorgio Panini, che si occupa di cinque parrocchie Vignolesi, vive da trentacinque anni al piano terra di una villa assieme all'amico del cuore, Sergio Manfredini, ed a sua moglie Paola. Al piano superiore abita la famiglia del figlio di Manfredini. Il parroco e l'amico hanno in comune anche gli investimenti in denaro ed immobili, una miriade di case ed alberghi situati in ogni punto d'Italia, sia al nord che al sud, e pure i conti correnti sono cointestati. Gli affari vanno molto bene, ma ad un certo punto il prete si innamora di una delle sue "donne". Se si spretasse, per vivere una vita nel lusso e nell'agiatezza del suo immenso patrimonio, nascerebbero dei problemi in quanto diversi loro alberghi sono in uso ai fedeli e collegati, quindi, alla chiesa. Il suo socio non può non farglielo notare, non può essere d'accordo con una simile decisione che sposterebbe gli equilibri economici raggiunti e li costringerebbe a dividere il patrimonio ed a smobilizzare i beni in comune. Forse nasce di qui l'idea degli omicidi? Non si sa, si sa solo che in un primo momento si smentisce la presenza di un'amante e, in alternativa, si insiste su un raptus omicida nato da non si sa bene cosa. Poi si scopre che la fidanzata invece esiste. Vediamo la donna del prete, la intervistò Enrico Fedocci per i canali Mediaset.


 Detto e visto quanto sopra passiamo a scoprire cosa accadde in quei giorni di fine 2009, sia prima che durante l'omicidio. Don Giorgio fece due cose inusuali a pochi giorni dal delitto. Si presentò ai carabinieri raccontando di aver notato strani personaggi, forse "balordi", aggirarsi attorno alla villa in cui viveva assieme all'amico, ed andò a riempire una tanica di benzina ad un distributore automatico. Ma cose ancor più strane ne fece anche la notte del 23 dicembe, quella dell'aggressione. Puntò la suoneria della sua sveglia sull'orario dell'assassinio, aggredi le sue vittime a volto coperto, indossò un paio di guanti ed usò un coltello di piccole dimensioni non preso da quelli presenti in casa. Inutile chiedere spiegazioni all'imputato che a chi lo interroga ribadisce di non ricordare quasi nulla. Qualcosa dice il suo avvocato che parla di una tanica di scorta, caso mai fosse rimasto senza benzina (alquanto pericoloso lasciare una tanica di benzina in auto), che parla di un pulsante della sveglia in posizione "off", quindi non inserito (ma proprio perché fatta suonare in un orario inusuale, un orario che non si userà più, non si lascia il pulsante in posizione attiva). Poche risposte riesce a dare sul passamontagna e sui guanti, al raptus non si comanda, mentre il coltello di piccole dimensioni, dice, scagionerebbe il suo cliente dall'aver premeditato i delitti (strano perché i balordi usano coltelli di piccole dimensioni, e lui ai carabinieri aveva parlato di balordi).

Entrando poi nei particolari di quella notte, si scopre che solo l'intervento del figlio, aveva sentito la madre chiedere aiuto, ha scongiurato altre morti. Dopo le venti coltellate inferte al Manfredini, infatti, Don Giorgio era passato a colpire la donna, la ferita al collo sarebbe risultata mortale se non operata in urgenza, ed aveva attaccato chi era sceso ad aiutare i genitori, anche lui ha necessitato di una operazione per sistemare la mano ferita. Fortunatamente, pur se menomato, l'uomo è riuscito a colpire il prete in testa con un candelabro trovato in casa, non ci fosse riuscito, molto probabilmente, avrebbe ucciso anche lui e sua moglie. Insomma, non pare proprio che l'ex religioso "fedele agli insegnamenti di Dio" abbia agito spinto da un impulso nato al momento. Pare invece, come ipotizzato dai Pm, che il tutto sia stato programmato affinchè la colpa andasse ad una delle tante bande criminali che entrano nelle ville di chi sta economicamente bene. Una rapina finita nel sangue. Non sarebbe stata la prima e neppure l'ultima. Chi avrebbe potuto incolpare il prete, l'amico che da trentacinque anni divideva tutto col Manfredini e sua moglie, se trovato ferito all'entrata mentre i suoi panni insanguinati bruciavano all'interno della villa assieme ai cadaveri?

Fra l'altro la perizia psichiatrica lo dava come sano di mente al momento delle aggressioni, ed il dire che non aveva moventi per uccidere, a tutti i procuratori è sembrato essere un eufemismo. Eppure, grazie al rito abbreviato ed al milione di euro versati nelle tasche della parte civile (ha venduto una proprietà ma le altre sono ancora sue), che accettandoli ha rinunciato a presenziare in aula, a fine 2011 l'ergastolo a cui non poteva scampare s'è tramutato in vent'anni di carcere. Ed al processo d'appello, conclusosi pochi giorni fa, grazie alla buona condotta ed all'esclusione di tutte le aggravanti, quindi i giudici hanno creduto volesse uccidere solo il Manfredini e che gli altri si siano beccati qualche coltellata per sbaglio (strano perché il Manfredini era già morto quando ha accoltellato sua moglie e suo figlio), la condanna è scesa a dieci anni, di cui tre già scontati. Motivo per cui a fine 2014, a metà pena, potrà beneficiare di uscite bonus, e l'anno dopo di una liberazione condizionata ad obblighi di firma e tutelata dagli assistenti sociali. Per finire nel 2017 sarà libero come l'aria e potrà godersi il lusso che ancora si trova ad avere intestato.

E chi se ne frega se Sabrina Misseri e Salvatore Parolisi, non trovati con le armi in pugno e senza prove, se ne stanno in carcere e probabilmente, grazie anche ai media, prenderanno l'ergastolo. Chi se ne frega se certi Pm vengono isolati e smentiti, pur avendo svolto un lavoro meticoloso e ponderato, ed altri esaltati pur in assenza di riscontri che avvallino le loro ricostruzioni. La nostra giustizia è bella anche perché ognuno la vede a modo proprio. Chi è sano di mente e confessa di aver ucciso, se oscurato dall'informazione, dopo sei anni torna libero e può godersi i suoi molti denari, i casi sono migliaia. Chi urla la propria innocenza, se illuminato in negativo dall'informazione, resta in carcere e prima che da un tribunale viene condannato dal popolo istigato dai media. 

Quegli stessi media che dopo essersi gettati nella notizia se ne sono fregati del Manfredini, come d'altronde la sua famiglia che ha accettato il risarcimento sapendo di agevolare un omicida, forse perché qualcuno ha spinto affinché in video si tacesse di un prete assassino... la chiesa può tanto in Italia.


Tutti gli articoli su:
Sarah Scazzi 
Roberta Ragusa  

13 commenti:

  1. buongiorno ..
    siamo messi male se possono accadere queste situazioni ,
    possibile che un gruppo di persone abbiano queste facolta' di rovinare delle persone ,, e dico rovinate come se stessero a modo loro fecendo un omicidio? xhè se persone sono in attesa di giudizio dovrebbero essere almeno ai domiciliari . senza che qusta gogna mediatica sia come una tortura continua ..
    chi è sicuramente colpevole deve pagare . certo un coplpevole non ci piacerebbe a spasso .. ma ci sono tanti che non essendo sicuri della coplevolezza si gongolano al pensiero che queste persone siano carcerate ..

    RispondiElimina
  2. la giustizia è il vero cancro di questo paese di m.!

    RispondiElimina
  3. Caro Massimo,
    gli assurdi che tu sottolinei, sono effetti della cosiddetta procedura premiale, il cui scopo dichiarato sarebbe quello di facilitare il giudizio, individuando prima possibile il colpevole. Dovrebbe essere un "premio" alla giustizia, ed invece è un premio al delitto. Si considera che chi confessi, meriti il premio di una libertà prossima, se non immediata, soprattutto se alla confessione si unisce una qualche recita penitenziale (questo spiega le manfrine del terrorista di Brindisi). Il "premialismo" va considerato come la "faccia buona" del sistema inquisitoriale, lo spirito di "clemenza".
    Viceversa, chi non confessa e quindi non collabora, è considerato un pericolo per l'ordine pubblico, e pertanto va punito tenendolo in carcere e diffamandolo in lungo e in largo sulla stampa. Sabrina Misseri e la madre Cosima, se avessero confessato, anche senza rispetto della realtà, un omicidio colposo, a quest'ora sarebbero a casa felici e contente. La SS. inquisizione odia chi non facilita il suo losco lavoro, e dunque si vendica in un modo illegittimo. Vi sono sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione sugli arresti domiciliari da dare anche ad imputati di omicidio, purché non mafiosi, e nondimeno la SS. Inquisizione tarantina non se ne cura. Penso che, comunque, la figura che faranno alla fine e il risarcimento che dovrà essere versato alle due donne, li solleciterà a cambiare professione.
    Intanto il presidente del Tribunale di Lecce è sotto esame del CSM a causa dell'incompatibilità della presenza del figlio avvocato. Insomma giuristi che non sanno o non vogliono applicare la legge quando si tratta di affari loro.

    RispondiElimina
  4. Qui entra in ballo anche la questione dei soldi: il sacerdote ha potuto mettere a tacere la parte civile con un milione di dollari. Non tutti gli assassini o presunti tali dispongono di tali cifre. E anche questo, purtroppo, fa la differenza.

    RispondiElimina
  5. scusate ovviamente "milione di euro" il lapsus, viste le cifre in ballo, è facilmente comprensibile!

    RispondiElimina
  6. L' ennesima prova do come la giustizia possa essere influenzata dai media. Ciò dimostra che in Italia è necessario rivedere in senso più restrittivo le norme che regolano il diritto di cronaca giudiziaria.
    Quanto al caso del prete in sè è anche la dimostrazione di come i poteri forti (Vaticano in questo caso) riesca ad aggiustare i processi.

    RispondiElimina
  7. ciao michele
    dubito che il vaticano sia intervenuto in questo affare ..
    quel prete penso non possa nemmeno dir messa ..
    se ha pagato lo ha fatto con i soldi dei suoi intrallazzi .
    penso che il vaticano con gli ultimi casi poco piacevoli che ha avuto .non si . sputtani x quel sacerdote .. ciao

    RispondiElimina
  8. Nel processo Misseri oltre a mancare le prove del delitto ascritto alle imputate,la gigantesca campagna mediatica pare che abbia deciso per il verdetto colpevoli

    RispondiElimina
  9. Non ci posso credere!!??!!
    Scandaloso!
    Ho un'amica di Vignola, molto praticante, ci vediamo tutte le estati al mare e non mi ha mai parlato di questa vicenda ... ad agosto le chiederò.
    Anche tra gli abitanti della cittadina c'è stato riserbo??

    Massimo, tu continui a sorprendermi, in senso positivo, naturalmente.

    Ma quanti soldi aveva questo prete? Un milione di euro???
    Ho i brividi, come ho scritto stasera in un post sulla vicenda di Melania Rea dove risiedono le “certezze” della legalità da parte di noi cittadini?
    Ci ingannano, la legge NON è “uguale per tutti”.

    Mimosa

    RispondiElimina
  10. Ciao Massimo, ciao a tutti.

    Avete letto del processo durato 3 anni per il furto di un ovetto Kinder da 1 euro circa?
    Se vi è sfuggita questa performance della Giustizia Italiana basta digitare sulla barra google: furto ovetto kinder
    e sarete appagati.

    Sira

    RispondiElimina
  11. http://www.massimilianofrassi.it/blog/come-operano-i-pedofili-il-caso-di-finale-ligure-e-del-pedofilo-giovanni-bocchio.html

    Questo caso caduto nel nulla?

    Condanna definitiva, tre gradi.


    Anna Bari

    RispondiElimina
  12. L'avv. della difesa, Prati, lo lascio intuire a a Lei: volandocontrovento? Davvero?

    Anna Bari

    RispondiElimina
  13. Come possono entrare commenti del genere in questo articolo?

    Scusami Anna, ma se il tuo modo di leggere e scrivere non va oltre l'astio che nutri per l'avvocato Coppi, è meglio che inizi a fare Yoga. Un avvocato nella sua carriera difende migliaia di persone, chiaramente non solo gli innocenti. Come un procuratore accusa centinaia di persone e non solo i colpevoli.

    Il bello è che la giustizia non si misura in base alla bravura di un avvocato o di un procuratore, ma in base alle prove ed alla bravura del giudice. E il bello di chi scrive in maniera corretta non è il criticare una persona per partito preso qualsiasi cosa dica o faccia, ma il criticare in base a quanto accade e fa nel momento.

    Vuoi che per poter dire di volarecontrovento io parli male del Coppi? Quando il Coppi si comporterà come gli avvocati Biscotti e Gentile, ci sono articoli nel blog su di loro, che stimo anche se non mi sono piaciuti quando hanno difeso l'assassino di Meredith (bravi a sfruttare la situazione) e per come si sono mossi in alcuni momenti ad Avetrana, quando hanno abusato dei media e parlato da procuratori (e li ho criticati), lo farò. Qual'è il problema.

    Se posso, Anna, ti consiglio di superare l'ostacolo perché se trasporti il caso di Avetrana e l'avvocato che difende Sabrina Misseri in ogni articolo che leggi, ti ritroverai a vivere una vita da persona sempre troppo incazzata.

    Se non posso resta come sei, ma cerca almeno di capire qual'è il mio modo di essere. Non sono un fan di nessuno e non seguo le idee di nessuno. Non c'è chi possa pagarmi per farmi scrivere quanto vuole (al contrario dei giornalisti di Taranto che si sono intascati 500 euro dai piccoli comuni, messi a bilancio e per questo scoperti da altri giornalisti, per parlare bene di una sagra o di un paese e far accorrere gente), io non critico la persona in quanto tale, mai, critico l'operato della persona nel momento. Questo significa che se in altri casi merita elogi da me avrà elogi.

    La persona intesa come essere umano è sacra e mai da umiliare (neppure gli imputati), ma nessuno è perfetto (meno di tutti io). E ciò che chi è sotto l'occhio dei media dice o fa in determinate situazioni, se contrario a logiche o principi, va criticato perché in uno Stato democratico la critica è ammessa e perché è la critica che crea lo Stato democratico.

    Massimo

    Ps. Vedi Anna a cosa serve avere la mail di chi commenta? Potessimo dialogare al di fuori del blog, forse potremmo anche trovare un punto di incontro e capirci meglio. Punto che leggendoci e scrivendoci da estranei, quasi fossimo nemici quando in effetti neppure ci conosciamo (Volandocontrovento? Davvero?), difficilmente riusciremo a trovare...

    RispondiElimina